Chiesa e povertà nel terzo mondo: il caso di una missione cattolica ...
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CHIESA E POVERTÀ NEL TERZO MONDO: IL CASO DI UNA MISSIONE CATTOLICA IN BRASILE.<br />
poveri, appoggiò sindacati e creò <strong>una</strong> com<strong>missione</strong> ad hoc, la Com<strong>missione</strong> Pastorale della<br />
Terra (CPT), per stu<strong>di</strong>are e per denunciare la grave situazione in cui versavano i conta<strong>di</strong>ni<br />
e i braccianti. La <strong>missione</strong> pastorale specifica del CPT era far conoscere al clero locale la<br />
vita del popolo. Per questa ragione <strong>il</strong> CPT raccoglieva (e raccoglie anche oggi)<br />
sistematicamente informazioni sui problemi rurali 282 e su tutti i conflitti legati alla terra. La<br />
CPT fornisce anche avvocati, per aiutare le persone ad ottenere <strong>il</strong> possesso del titolo legale<br />
della propria terra, per aiutare i lavoratori a resistere all’espulsione dalla terra, per assistere<br />
coloro che sono stati catturati o torturati, e per aiutare le famiglie in cui ci sono state<br />
vittime della violenza. C’è anche <strong>una</strong> componente religiosa <strong>nel</strong>la CPT, le “Romarias da<br />
terra”, che si realizzano annualmente. Sono pellegrinaggi della terra che sono iniziati <strong>nel</strong><br />
1978. Rad<strong>una</strong>no insieme lavoratori agricoli, religiosi, religiose, sacerdoti, vescovi. Si<br />
svolgono vie crucis e celebrazioni eucaristiche, ma anche momenti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione delle<br />
esperienze <strong>di</strong> sofferenza e <strong>di</strong> lotta degli agricoltori, sia sotto forma <strong>di</strong> testimonianze<br />
personali, sia <strong>di</strong> rappresentazioni teatrali 283 .<br />
Le suore furono subito immerse in questa problematica vitale per la gente del luogo.<br />
Appena arrivate le suore si trovarono in mezzo all’esodo rurale che colpì le campagne del<br />
Bras<strong>il</strong>e soprattutto negli anni ’70. Si trovarono immerse <strong>nel</strong> cuore del problema bras<strong>il</strong>iano:<br />
l’inesistente riforma agraria.<br />
La terra è un problema antico quanto <strong>il</strong> Bras<strong>il</strong>e.<br />
Dal 1500 al 1850 tutte le terre passarono sotto la proprietà della famiglia imperiale, che<br />
dava concessione d'uso ai nob<strong>il</strong>i.<br />
Nel 1850 l'imperatore per impe<strong>di</strong>re che i neri liberi dalla schiavitù venissero in possesso<br />
della terra, determinò che i proprietari delle terre per essere tali, dovevano comprare la terra<br />
<strong>di</strong>rettamente dalla famiglia imperiale 284 . Pochi la comprarono. Questo fu <strong>il</strong> primo passo<br />
verso <strong>il</strong> latifondo.<br />
Chi coltivava la terra non possedeva <strong>il</strong> titolo <strong>di</strong> proprietà: era riconosciuto <strong>il</strong> titolo <strong>di</strong><br />
“posse”: la terra è <strong>di</strong> chi la <strong>di</strong>sbosca e la coltiva.<br />
In queste comunità gli scambi avvenivano in natura e c’era da mangiare per tutti. La terra è<br />
ciò che permette <strong>il</strong> sostentamento della famiglia, è l’essenza della vita rurale. Questa<br />
situazione è cambiata: <strong>nel</strong> 1940 entrò in vigore la legge che obbligava a segnare al catasto<br />
la proprietà della terra: chi da <strong>di</strong>eci anni la lavorava come posseiro poteva chiedere <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto<br />
<strong>di</strong> proprietà, ma doveva pagare un topografo per tracciare <strong>il</strong> <strong>di</strong>segno e un notaio per farla<br />
registrare.<br />
La Riforma agraria non c’era e non c’è. Per far vedere che fanno qualcosa hanno deciso che un<br />
fazendeiro che ha a suo servizio un bracciante, dopo un tot <strong>di</strong> anni deve dare a lui un pezzo <strong>di</strong><br />
terra. I fazendeiros però, prima <strong>di</strong> arrivare a quel tot li hanno licenziati. Questa gente fuori<br />
dell'ambito dove ha sempre vissuto si ritrova sotto i ponti, <strong>nel</strong>la favelas oppure li con le mani in<br />
mano, senza fare niente... perchè non sa fare niente ed e ignorante. (int. N.4, p.5)<br />
Chi aveva sol<strong>di</strong>, tracciava la proprietà in base a fiumi e <strong>di</strong>rettrici, la faceva registrare e poi<br />
cacciava gli eventuali posseiros 285 .<br />
Nel 1970 <strong>il</strong> 50% dei conta<strong>di</strong>ni poveri possedeva <strong>il</strong> 22.4% delle terre e l’1% dei proprietari<br />
ricchi possedeva <strong>il</strong> 10.5% delle terre 286 .<br />
282<br />
Vei Madelaine Cousineau Adriance, op. cit., pag.169.<br />
283<br />
Ve<strong>di</strong> Libanio J.B. Il Bras<strong>il</strong>e: <strong>una</strong> <strong>Chiesa</strong> Viva, opt.cit.p.136.<br />
284<br />
Ve<strong>di</strong> Joao Pedro Sted<strong>il</strong>e Sem Terra, Poveri, ma lottatori e sognatori, Il Manifesto, (GO),1999<br />
285<br />
Ve<strong>di</strong> Daniele Dal Bon, Paolo Dal Pan, Franco e Franca Nota, Bras<strong>il</strong>e: progetti popolari a Teof<strong>il</strong>o Otoni,<br />
Gruppo Progetto, 1988<br />
286<br />
A cura <strong>di</strong> Al<strong>di</strong>ghieri M., Dal Corso M., Bras<strong>il</strong>e Quaderno CEDOR – America Latina n. 4, 1998.