università degli studi di milano la trilogia delle ... - Vigata.org
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1. Trilogia e fiaba<br />
vecchia casa, il canto <strong>delle</strong> magiche creature non scompare da <strong>Vigata</strong>. Resta<br />
conservato nel<strong>la</strong> conchiglia in<strong>di</strong>ana <strong>delle</strong> Sirene, ormai utile solo a conso<strong>la</strong>re<br />
un soldato americano vicinissimo al<strong>la</strong> morte. Con questa immagine, in cui le<br />
sirene non uccidono più, ma conso<strong>la</strong>no e soccorrono, termina <strong>la</strong> fiaba. In un<br />
alone <strong>di</strong> arcaicità, magia e serenità, quasi a voler segnare una sorta <strong>di</strong> lieto fine<br />
del<strong>la</strong> vicenda e un prelu<strong>di</strong>o al<strong>la</strong> fine del conflitto mon<strong>di</strong>ale. Dunque, un duplice<br />
finale, felice e drammatico al contempo, che risponde al<strong>la</strong> duplicità in<strong>di</strong>viduata<br />
da Harf-Lacner:<br />
Così, il padre muore sotto il centenario ulivo saraceno, proprio come aveva<br />
sempre desiderato, circondato dal silenzio e dal<strong>la</strong> pace, un giorno in cui al mon-<br />
do non sembra accadere nul<strong>la</strong>:<br />
Invece, per quanto riguarda i due figli “principali”, Co<strong>la</strong> non ottiene <strong>la</strong> gloria,<br />
ma qualcosa <strong>di</strong> più importante e prezioso: <strong>la</strong> salvezza, mentre Resina <strong>la</strong> possi-<br />
bilità <strong>di</strong> vivere per sempre nel suo ambiente naturale. In questo modo, in linea<br />
con i racconti melusiniani, l’unione tra <strong>la</strong> fata e il mortale, «nel mondo <strong>degli</strong><br />
uomini, è feconda e <strong>la</strong> male<strong>di</strong>zione che colpisce l’eroe risparmia <strong>la</strong> sua progenie<br />
aureo<strong>la</strong>ta per sempre del<strong>la</strong> inquietante luce del meraviglioso» 12 .<br />
11 Harf-Lancner, M<strong>org</strong>ana e Melusina. La nascita <strong>delle</strong> fate nel Me<strong>di</strong>oevo, cit., pp. 124-125<br />
12 Ivi, p. 238.<br />
Nelle narrazioni melusiniane coesistono una conclusione felice (propria dei racconti<br />
meravigliosi) e una conclusione drammatica o, per meglio <strong>di</strong>re, un epilogo che obbe<strong>di</strong>sce<br />
al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> logica del racconto e un epilogo che <strong>di</strong>pende da un altro sistema <strong>di</strong><br />
valori. Il primo è caratteristico del racconto, il secondo del<strong>la</strong> leggenda, sorta <strong>di</strong> racconto<br />
che ha origine nel<strong>la</strong> storia. L’eroe del «racconto» melusiano è lo sposo del<strong>la</strong> fata<br />
che, riconquistata <strong>la</strong> felicità perduta, scompare per sempre nel paese <strong>delle</strong> meraviglie,<br />
senza <strong>di</strong>scendenti e senza rimpianti. L’eroe del<strong>la</strong> «leggenda» melusiniana è il figlio<br />
del<strong>la</strong> fata: solo il padre sopporta <strong>la</strong> sventura del legame con l’altro mondo mentre al<br />
figlio tocca <strong>la</strong> gloria. 11<br />
Tutti i rumori che accompagnavano <strong>la</strong> matutina rapruta dell’occhi non c’erano<br />
cchiù. Nenti aciddruzzi che cantavano, nenti vinticeddro ’n mezzo alle foglie<br />
e nenti, soprattutto, rispirata calma e rego<strong>la</strong>ri <strong>di</strong> Maruzza che gli durmiva al<strong>la</strong>to.<br />
Che potiva essiri successo al munno?<br />
[…] Non si cataminava ’na foglia, un filo d’erba. Tutto fermo, pittato, come quel<strong>la</strong><br />
prima volta che Maruzza era vinuta a Ninfa. (p.143)<br />
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