università degli studi di milano la trilogia delle ... - Vigata.org
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2. Le donne natura<br />
vivenza <strong>di</strong> Co<strong>la</strong>, avrebbe potuto scoprire <strong>la</strong> vera natura del<strong>la</strong> ragazza; mentre<br />
Juha dal mondo sottomarino, dalle altre sue simili, le quali scoperto l’intruso,<br />
non possono che <strong>di</strong>struggere <strong>la</strong> storia d’amore, da un <strong>la</strong>to mostrando all’av-<br />
vocato l’esistenza <strong>di</strong> altre sirene e inducendolo così al tra<strong>di</strong>mento e dall’altro,<br />
portando entrambi al cospetto del<strong>la</strong> grande regina al<strong>la</strong> quale spetta <strong>la</strong> decisione<br />
sul loro futuro. Ma grotte salvifiche ricorrono anche in altri romanzi dell’auto-<br />
re, come ne Il casel<strong>la</strong>nte, nel quale Nino ne scopre una proprio all’interno del<br />
pozzo davanti casa sua:<br />
Pertanto, anche in questo caso è utilizzata per occultare e salvare qualcuno: in<br />
un primo momento Nino, sotto richiesta <strong>di</strong> don Simone, ci nasconde un solda-<br />
to americano ed in seguito Minica; entrambi devono essere posti al riparo dei<br />
bombardamenti. Così questo rifugio rimanda al<strong>la</strong> grotta scoperta dal commis-<br />
sario Montalbano ne Il cane <strong>di</strong> terracotta oltre che per il ritrovamento <strong>di</strong> un<br />
teschio con <strong>delle</strong> ossa, anche per il suo carattere atemporale e “salvifico”. Infatti<br />
quando Nino, qualche giorno prima dell’arrivo dell’americano, vi riscende per<br />
control<strong>la</strong>re in quali con<strong>di</strong>zioni essa si trovi, nota che «tutto era come l’aviva<br />
<strong>la</strong>ssato, il tempo là <strong>di</strong>ntra non funzionava» 78 . Lo stesso accade in quel<strong>la</strong> rinve-<br />
nuta da Montalbano:<br />
In questo caso vengono ritrovati i cadaveri <strong>di</strong> due giovani innamorati, vissuti<br />
77 A. Camilleri, Il casel<strong>la</strong>nte, cit., pp. 45-46<br />
78 Ivi, p. 124<br />
àvuta un dù metri e mezzo e <strong>la</strong>rga un tri metri. Era stata scavata dall’omo, non era<br />
cosa naturali, va a sapiri quanti centinara d’anni avanti. Ancora si vi<strong>di</strong>vano i segni<br />
dei piconi coi quali <strong>la</strong> marna era stata attaccata per ricavare quello spazio che doviva<br />
essiri sirvuto un tempo a tinirici carzarato qualichi poviro <strong>di</strong>sgraziato, o forsi ci si era<br />
ammucchiato un briganti. L’aria <strong>di</strong>ntra al<strong>la</strong> grutta era frisca e asciutta. 77<br />
Proprio in centro c’era un tappeto ancora in buono stato. A sinistra in alto del tappeto,<br />
una cioto<strong>la</strong>. A destra, in corrispondenza un bùmmolo. Faceva vertice <strong>di</strong> triangolo<br />
rovesciato, nel <strong>la</strong>to inferiore del tappeto, un cane pastore si terracotta, <strong>di</strong> grandezza<br />
naturale. Sopra il tappeto, due corpi incartapecoriti, come nei film dell’orrore, abbracciati.<br />
79<br />
79 A. Camilleri, Il cane <strong>di</strong> terracotta, Palermo, Sellerio, 1999<br />
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