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università degli studi di milano la trilogia delle ... - Vigata.org

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2. Le donne natura<br />

quest’eccezione è usata <strong>di</strong>fferentemente da Maruzza e da sua figlia Resina.<br />

Infatti mentre <strong>la</strong> prima, si rivolge al mare e utilizza il suo canto per mani-<br />

festare ciò che prova una donna: «quanno s’innamura, quanno le nasci un<br />

figlio, quanno le mori qualichi persona cara» (p.131). La seconda è come se<br />

si trovasse sempre nel mare e quin<strong>di</strong> non ha bisogno <strong>di</strong> invocarlo. Di con-<br />

seguenza le sue sono storie fantastiche, che par<strong>la</strong>no <strong>di</strong> pescispada, <strong>di</strong> delfini<br />

e <strong>di</strong> pescecani, e che trattano temi come l’amore e l’amicizia, nonostante Re-<br />

sina sia troppo picco<strong>la</strong> per sapere qualcosa riguardo questi due sentimenti.<br />

Oltre al<strong>la</strong> bellezza e al<strong>la</strong> voce, vi è un terzo elemento che accomuna Maru-<br />

zza, Minica e Resina, avvicinandole alle sirene d’Omero e all’antichità c<strong>la</strong>ssica:<br />

l’utilizzo del<strong>la</strong> lingua greca. Tutte e tre le donne conoscono il greco e lo par<strong>la</strong>no,<br />

con <strong>la</strong> so<strong>la</strong> <strong>di</strong>fferenza che Maruzza e Minica se ne avvalgono, riprendendo i<br />

versi dell’O<strong>di</strong>ssea, so<strong>la</strong>mente durante il rituale del matrimonio per invocare il<br />

<strong>di</strong>o del mare e sancire davanti al<strong>la</strong> sua presenza <strong>la</strong> sacra unione: «τοῖσιν ϑεοί<br />

ὄλβια δοῖεν ζωέμεναι…» 30 (p.74). Invece, per Resina il greco si sviluppa come<br />

lingua madre, senza che nessuno glielo insegni, in maniera del tutto innata.<br />

Tuttavia il suo utilizzo si limita ai primi anni <strong>di</strong> vita, cioè fino a che non impar-<br />

erà l’i<strong>di</strong>oma umano. Ma sia per Rosario La Ciura, che ha <strong>di</strong>fficoltà a compren-<br />

dere il greco antico par<strong>la</strong>to da Lighea, sia per Gnazio, che non ha <strong>la</strong> minima<br />

idea <strong>di</strong> che lingua si tratti, esso non ostaco<strong>la</strong> gli ottimi sviluppi dell’incontro.<br />

Queste caratteristiche sanciscono <strong>la</strong> vera natura <strong>di</strong> Maruzza, che non si esprime<br />

mai attraverso l’aspetto fisico. Infatti, come già accennato prima, nei racconti<br />

melusiniani, per un lieto proseguire del<strong>la</strong> storia è necessario che <strong>la</strong> forma primi-<br />

tiva del<strong>la</strong> fata rimanga ce<strong>la</strong>ta. Maruzza, come una perfetta Melusina, sceglie<br />

il proprio compagno e per amore decide <strong>di</strong> andare a vivere con lui. Da questo<br />

momento in poi, il suo obiettivo sarà quello <strong>di</strong> «condurre una vita umana, nel<br />

vano tentativo <strong>di</strong> integrarsi nel mondo <strong>degli</strong> uomini» 31 e per farlo sarà neces-<br />

sario apparire come una donna “naturale”. In quest’ottica, <strong>la</strong> figura <strong>di</strong> Maru-<br />

zza vive una sorta <strong>di</strong> trasformazione sociale e comportamentale. All’inizio del<br />

30<br />

«gli dei <strong>di</strong>ano loro fortuna, che vivano…», O<strong>di</strong>ssea, libro VII, vv. 148-149, in A. Camilleri, Maruzza<br />

Musumeci, cit., p.74<br />

31<br />

Harf-Lancner, M<strong>org</strong>ana e Melusina. La nascita <strong>delle</strong> fate nel Me<strong>di</strong>oevo, cit., p.90<br />

30

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