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cibo - Gola gioconda - I piaceri della tavola in toscana, in Italia e nel ...

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paese dove l’unica alternativa all’emigrazione era la disoccupazione<br />

o il mestiere <strong>in</strong>grato del cavatore.<br />

È la storia di Renata e di suo marito. Pochi anni fa erano una<br />

disoccupata e un cavatore, poi fecero un capodanno a Parigi.<br />

«Lì – spiega Renata con la sua cadenza “carar<strong>in</strong>a” – le brasserie<br />

che vendevano il lard come un specialità sopraff<strong>in</strong>a ci hanno<br />

fatto venire <strong>in</strong> mente che noi avevamo un’opportunità a cui non<br />

avevamo pensato. Il lardo che si faceva a Colonnata era molto<br />

più buono di quello francese. Tornata a casa, ne ho parlato con<br />

la mamma e <strong>nel</strong> 1999, chieste le autorizzazioni alla Asl, abbiamo<br />

aperto un laboratorio. In casa il babbo, come tutti i Colonnesi,<br />

faceva la “conchetta” di lardo per uso familiare, che tenevamo<br />

per noi, amici, parenti e per il dottore; così abbiamo <strong>in</strong>iziato<br />

con lardo, crema di lardo e la vergazzata (pancetta)».<br />

Sei anni dopo, Renata è fiduciaria del presidio Slow Food. Nel<br />

frattempo il lardo di Colonnata ha ottenuto l’Igp, suo marito ha<br />

lasciato la cava per lavorare con lei e altri due ragazzi, il laboratorio<br />

si è <strong>in</strong>grandito. Ogni anno, <strong>in</strong>fatti, producono 200 qu<strong>in</strong>tali<br />

di lardo, che diventa morbido e profumato dentro le conchette<br />

di marmo vetr<strong>in</strong>o (a grana f<strong>in</strong>e) estratto dai canaloni delle Apuane,<br />

dove stagiona almeno sei mesi a temperatura ambiente.<br />

«In questi giorni – spiega ancora Renata – siamo <strong>nel</strong> pieno <strong>della</strong><br />

produzione. A Colonnata il lardo si fa s<strong>in</strong> dai tempi dei Longobardi.<br />

Già negli anni ’60 i gourmet e l’élite <strong>della</strong> gastronomia<br />

venivano a Colonnata a rifornirsi; ma il lardo è diventato un<br />

prodotto noto al grande pubblico solo da pochi anni. Qui siamo<br />

meno di 300 abitanti e l’età media dei produttori è di quarant’anni,<br />

le aziende produttrici sono 15, e 12 di queste hanno costituito<br />

l’Associazione di tutela, che è nata <strong>nel</strong> 2000. Ora il paese non<br />

dipende più solo dall’estrazione del marmo, e si è sviluppato un<br />

fiorente mercato del turismo gastronomico».<br />

Pane & patate<br />

Sembra <strong>in</strong>credibile, ma è possibile conquistare un mercato partendo<br />

da un borgo montano di quaranta anime. Il fornaio Paolo<br />

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