Visualizza la rivista - Padri Dehoniani
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Danilo Fusato<br />
Variabile<br />
Proviamo a fare alcune osservazioni<br />
sul<strong>la</strong> enciclica di Benedetto XVI Caritas<br />
in veritate, sul<strong>la</strong> scorta di riflessioni<br />
fatte in occasione del<strong>la</strong> presentazione<br />
dell’enciclica al Comitato esecutivo<br />
del<strong>la</strong> CISL dall’arcivescovo Gianpaolo<br />
Crepaldi, presidente dell’Osservatorio internazionale<br />
“Cardinale Van Thuân”.<br />
Iniziamo con il rilevare che, come<br />
tutte le encicliche sociali, anche nel<strong>la</strong><br />
Caritas in veritate si possono riscontrare<br />
due livelli. Un primo livello, decisamente<br />
il più importante, riguarda l’ottica sintetica<br />
assunta dall’enciclica e quindi <strong>la</strong><br />
prospettiva di ampia portata che essa<br />
indica. Questo livello non sarà superato<br />
dai tempi, perché non tratta di nessuna<br />
problematica specifica partico<strong>la</strong>re, ma<br />
legge <strong>la</strong> storia umana al<strong>la</strong> luce del Vangelo<br />
ed esprime una sapienza cristiana.<br />
Un secondo livello è dato poi dalle singole<br />
tematiche specifiche esaminate<br />
dall’enciclica le quali, pur essendo in<br />
molti casi di ampia portata e non certo<br />
legate al<strong>la</strong> cronaca, risentono delle caratteristiche<br />
di questo nostro tempo.<br />
Ciò non vuol dire che in futuro queste<br />
parti dell’enciclica saranno automaticamente<br />
superate, perché come sappiamo<br />
<strong>la</strong> “storia degli effetti” arricchisce il<br />
senso di quanto pronunciato oggi e, paradossalmente,<br />
molte cose affermate<br />
oggi possono sprigionare meglio <strong>la</strong> loro<br />
verità domani. In ogni caso è bene sempre<br />
tenere distinti, ma non separati, i<br />
due livelli per una corretta ermeneutica<br />
dei documenti del magistero sociale.<br />
Cerchiamo, quindi, innanzitutto di mettere<br />
a fuoco <strong>la</strong> prospettiva di fondo indicata<br />
dall’enciclica e poi ad esaminare il<br />
Carità, giustizia<br />
e <strong>la</strong>voro<br />
Riflessioni sul<strong>la</strong> Caritas in veritate in rapporto al mondo del <strong>la</strong>voro<br />
settore partico<strong>la</strong>re del mondo del <strong>la</strong>voro<br />
per vedere come risulti illuminato<br />
dal<strong>la</strong> prospettiva di fondo precedentemente<br />
evidenziata.<br />
Presentando l’enciclica nel<strong>la</strong> Sa<strong>la</strong><br />
Stampa del<strong>la</strong> Santa Sede il 7 luglio scorso,<br />
si è usato un’espressione scritta da Joseph<br />
Ratzinger nell’ormai lontano 1967,<br />
in una tra le sue opere più importanti –<br />
“Introduzione al Cristianesimo” – per esprimere<br />
<strong>la</strong> prospettiva generale dell’enciclica,<br />
il nocciolo di quanto essa vuole<br />
dirci: “Il ricevere precede il fare” 1 . In cosa<br />
può ultimamente consistere il messaggio<br />
di un’enciclica sociale se non di riannunciare<br />
di nuovo e sempre il primato di<br />
Dio nel<strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> società? Questo<br />
ha fatto <strong>la</strong> Rerum novarum, per <strong>la</strong><br />
quale “non c’è soluzione del<strong>la</strong> questione<br />
sociale fuori del Vangelo”; questo ha fatto<br />
anche <strong>la</strong> Caritas in veritate affermando<br />
che “l’annuncio di Cristo è il primo e principale<br />
fattore di sviluppo” (n. 8). Nessuna<br />
sorpresa, quindi, da questo punto di vista.<br />
La sorpresa semmai deriva da un altro<br />
aspetto del<strong>la</strong> questione: l’annuncio<br />
del primato di Dio viene fatto con <strong>la</strong> pretesa<br />
che esso sia una vocazione che corrisponde<br />
ad una attesa.<br />
L’intento del magistero di Benedetto<br />
XVI – non diverso da quello del<strong>la</strong> Tradizione,<br />
ma certamente molto incentra-<br />
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