Visualizza la rivista - Padri Dehoniani
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Variabile<br />
to su questo punto – è non solo di annunciare<br />
Cristo, ma anche sostenere<br />
che l’ambito delle cose ordinate dal<strong>la</strong><br />
ragione attende questo annuncio, ne è<br />
capace, sicché accogliendolo riscopre<br />
meglio le sue stesse possibilità, si conferma<br />
nel<strong>la</strong> propria verità. Questo è il<br />
punto centrale del<strong>la</strong> Caritas in veritate:<br />
siccome il cristianesimo è <strong>la</strong> religione<br />
“dal volto umano” e il Dio cristiano dice<br />
un grande “sì” all’uomo 2 , tutto l’ambito<br />
umano, compreso il <strong>la</strong>voro, ne viene illuminato,<br />
invitato a prendere coscienza<br />
del<strong>la</strong> propria verità, sostenuto e incoraggiato<br />
ad essere maggiormente se<br />
stesso, purificato dalle ideologie e dagli<br />
interessi di parte. Cristo, ci dice <strong>la</strong> Caritas<br />
in veritate, non è venuto a dirci come<br />
dobbiamo <strong>la</strong>vorare, ma è venuto a<br />
illuminare il <strong>la</strong>voro; non è venuto a dirci<br />
come dobbiamo essere imprenditori,<br />
ma è venuto a illuminare <strong>la</strong> realtà dell’economia.<br />
Senza negarle o sovrapporvisi<br />
dall’esterno, ma sve<strong>la</strong>ndone più in<br />
profondità il senso autonomo, <strong>la</strong> pienezza<br />
del<strong>la</strong> loro vocazione.<br />
In questo consiste <strong>la</strong> “<strong>la</strong>icità” del<strong>la</strong><br />
religione cristiana. Sembrerebbe una<br />
contraddizione: da un <strong>la</strong>to si afferma il<br />
primato di Dio e dall’altro ci si dice rispettosi<br />
del<strong>la</strong> <strong>la</strong>icità, ossia dell’autonomia<br />
metodologica dei diversi livelli del<strong>la</strong><br />
realtà. Ebbene, <strong>la</strong> Caritas in veritate viene<br />
a dirci che non c’è contraddizione.<br />
Cristo non toglie niente di quanto è umano,<br />
lo fa meglio emergere dall’interno<br />
in tutta <strong>la</strong> sua umanità. Un mondo<br />
del <strong>la</strong>voro che fosse organizzato secondo<br />
questa luce non sarebbe meno tale,<br />
56 PRESENZA CRISTIANA<br />
<strong>la</strong> realtà del <strong>la</strong>voro non verrebbe negata<br />
o sminuita, ma valorizzata.<br />
Cosa c’entra tutto questo con il primato<br />
del ricevere sul fare? Quanto viene<br />
da Dio lo si può solo ricevere e, oscurato<br />
Dio, l’uomo si illude di poter fare<br />
tutto con le sole sue forze. Comincia così<br />
il disastro del fare senza che prima ci<br />
sia il ricevere. Dio è <strong>la</strong> fonte ultima del<strong>la</strong><br />
gratuità e del dono, è <strong>la</strong> Verità e <strong>la</strong> Carità,<br />
che possono solo essere ricevute e non<br />
possono venire prodotte. Oscurato Dio,<br />
si indeboliscono <strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> verità e <strong>la</strong><br />
spinta del<strong>la</strong> carità e tutta <strong>la</strong> vita sociale si<br />
impoverisce. La Caritas in veritate ci dice<br />
che abbiamo bisogno di verità e carità,<br />
abbiamo bisogno di quanto non possiamo<br />
produrre e che ci rimane indisponibile.<br />
Questo è evidente anche esaminando<br />
<strong>la</strong> nostra normale esistenza umana<br />
senza infingimenti. Quello che non<br />
possiamo produrre è <strong>la</strong> cosa più produttiva,<br />
quel<strong>la</strong> più indispensabile. Scriveva<br />
un economista: «In realtà, nel<strong>la</strong> moderna<br />
economia c’è molto più sacrificio, fiducia,<br />
cooperazione e coordinamento che<br />
non self-interest, che apparentemente è<br />
considerato guidare l’attività economica<br />
nel<strong>la</strong> forma normale di mercato.<br />
La moderna economia funziona perché<br />
centinaia di migliaia di perfetti estranei<br />
possono fidarsi. Essi sono sufficientemente<br />
responsabili e affidabili per<br />
far vo<strong>la</strong>re in sicurezza gli aerop<strong>la</strong>ni, perché<br />
i cibi venduti nei negozi corrispondano<br />
alle descrizioni delle etichette, per<br />
mantenere le promesse e così via» 3 . Abbiamo<br />
sentito ripetere fino al<strong>la</strong> nausea,<br />
in occasione del<strong>la</strong> recente crisi finanzia-<br />
ria, che si trattava di una crisi di fiducia.<br />
Ma abbiamo inteso fino in fondo il significato<br />
di questa espressione? La Caritas<br />
in veritate <strong>la</strong> chiama necessità che il senso<br />
ci sia donato e che non lo produciamo<br />
noi. Io mi fido di un altro quando vedo<br />
che nel nostro incontro c’è qualcosa<br />
che ambedue presupponiamo, qualcosa<br />
che precede e fonda il nostro rapporto<br />
e che è ad esso irriducibile. Lo scopo<br />
del<strong>la</strong> finanza non è <strong>la</strong> finanza, lo scopo<br />
del mercato non è il mercato, lo scopo<br />
del <strong>la</strong>voro non è il <strong>la</strong>voro, questo ci viene<br />
a dire <strong>la</strong> Caritas in veritate.<br />
Ma questo riconoscimento è il presupposto<br />
indispensabile perché <strong>la</strong> finanzia,<br />
il mercato e il <strong>la</strong>voro siano veramente<br />
se stessi e non cadano completamente<br />
nel<strong>la</strong> disponibilità degli interessi.<br />
Senza una luce ricevuta non ce <strong>la</strong> fanno.<br />
Un aspetto del<strong>la</strong> precedenza del ricevere<br />
sul fare è di partico<strong>la</strong>re interesse<br />
per chi si occupa di <strong>la</strong>voratori e di <strong>la</strong>voro.<br />
Ci riferiamo al<strong>la</strong> questione se venga prima<br />
<strong>la</strong> giustizia o <strong>la</strong> carità. La giustizia è un<br />
fatto naturale, umano, razionale. Del<strong>la</strong><br />
giustizia si occupa <strong>la</strong> ragion pratica, non<br />
c’è bisogno di rive<strong>la</strong>zione. La carità, invece,<br />
non appartiene al<strong>la</strong> natura ma al<strong>la</strong> sopranatura.<br />
Chi si occupa del mondo del<br />
<strong>la</strong>voro è molto interessato al<strong>la</strong> giustizia e<br />
tende a pensare che prima debba essere<br />
raggiunta <strong>la</strong> giustizia e poi, eventualmente,<br />
si debba anche vivere <strong>la</strong> carità.<br />
Ma se andiamo in profondità vediamo<br />
che così non è: senza <strong>la</strong> carità non è possibile<br />
nemmeno <strong>la</strong> giustizia: “Per vedere i<br />
poveri bisogna volerli vedere” – scriveva<br />
don Mazzo<strong>la</strong>ri. Ecco perché <strong>la</strong> giustizia<br />
ha bisogno anche del<strong>la</strong> gratuità e del dono<br />
(n. 34), ha bisogno del ricevere prima<br />
del fare. Non che <strong>la</strong> carità sostituisca <strong>la</strong><br />
giustizia o che <strong>la</strong> renda superflua: essa <strong>la</strong><br />
fa essere più giustizia, <strong>la</strong> illumina con<br />
qualcosa che riceviamo e non produciamo.<br />
Pensiamo al<strong>la</strong> giustizia commutativa:<br />
è sì una forma di giustizia ma quanto<br />
cieca e limitata! Pensiamo al<strong>la</strong> giustizia<br />
sociale: possiamo considerar<strong>la</strong> veramente<br />
tale quel<strong>la</strong> attuata per via politica?<br />
Senza un supplemento d’anima <strong>la</strong> giustizia<br />
diventa una “fredda giustizia”. Questo<br />
voleva dire Benedetto XI quando nel<strong>la</strong><br />
Deus caritas est affermava che anche uno<br />
Stato perfettamente funzionante avrebbe<br />
comunque avuto bisogno del<strong>la</strong><br />
carità: non per gli emarginati residuali,<br />
ma per funzionare perfettamente. “I poveri<br />
li avrete sempre con voi” non vuol<br />
dire che dei vinti ai margini del percorso<br />
ci saranno sempre – questo è fin troppo<br />
evidente – ma significa che senza l’attenzion<br />
e al<strong>la</strong> povertà frutto del<strong>la</strong> carità non