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Appello dell’associazione di volontariato “Un mondo in cammino” ai par<strong>la</strong>mentari europei<br />

“Non dimenticate <strong>la</strong> Cecenia”<br />

Non dimenticare <strong>la</strong> Cecenia.<br />

È questo l’appello rivolto ai<br />

par<strong>la</strong>mentari nazionali europei dall’associazione<br />

di volontariato “Un mondo<br />

in cammino” (Mic), da oltre un decennio<br />

attiva nei territori dell’ex Unione<br />

Sovietica con progetti di cooperazione<br />

internazionale e di aiuti umanitari.<br />

Con l’intento di sensibilizzare “non solo<br />

l’opinione pubblica e <strong>la</strong> società civile,<br />

ma anche il mondo politico nazionale<br />

e internazionale”, l’associazione italiana<br />

e il Comitato per <strong>la</strong> pace nel<br />

Caucaso ricordano l’ennesimo omicidio,<br />

avvenuto a settembre, di due attivisti<br />

per i diritti umani nel<strong>la</strong> capitale<br />

Grozny, da uomini che si erano qualificati<br />

come personale di sicurezza. Poche<br />

ore dopo, i loro corpi sono stati ritrovati<br />

nel portabagagli del<strong>la</strong> loro automobile.<br />

A Makhachka<strong>la</strong>, capitale del Daghestan,<br />

è stato recentemente chiuso l’ufficio<br />

delle Madri del Daghestan per i diritti<br />

umani. Due esponenti dell’associazione,<br />

Svet<strong>la</strong>va Isaeva e Gulnara Rustamova,<br />

insieme ad altri attivisti, avvocati e<br />

giornalisti locali, sono stati additati con<br />

nome e cognome come sostenitori e<br />

fiancheggiatori dei gruppi armati illegali.<br />

Sui vo<strong>la</strong>ntini distribuiti nel<strong>la</strong> capitale<br />

si invitava ad eliminarli.<br />

Dall’invasione dei carri armati russi,<br />

nel dicembre 1994, non c’è tregua alle<br />

sofferenze dei ceceni, provati da due<br />

guerre in 15 anni. E non solo per le decine<br />

di migliaia di cittadini rimasti uccisi<br />

sotto i bombardamenti di Grozny. Molti<br />

giovani poco più che ventenni sono<br />

scomparsi dalle proprie case nel<strong>la</strong> notte.<br />

O per strada, al<strong>la</strong> luce del giorno. Senza<br />

che nessuno indaghi e cerchi i mandanti.<br />

Persone scomparse nel nul<strong>la</strong>. A volte<br />

i parenti stessi hanno svolto le indagini<br />

sul<strong>la</strong> scomparsa di figli, fratelli o mariti.<br />

Raccogliendo informazioni, persino i<br />

nomi, ma per qualche strano motivo il<br />

pubblico ministero non fa nul<strong>la</strong>.<br />

Per abbattere il muro del silenzio e<br />

fare luce sulle sparizioni dei loro figli,<br />

mariti o fratelli, le donne cecene si sono<br />

rivolte al<strong>la</strong> Corte europea dei diritti<br />

dell’uomo a Strasburgo, istituzione che<br />

dal 1959 garantisce il rispetto dei diritti<br />

riconosciuti nel<strong>la</strong> Convenzione europea<br />

dei diritti dell’uomo, vinco<strong>la</strong>nte<br />

per 47 stati, Russia inclusa. In più di 100<br />

Grozny. I due, Zarema Sadu<strong>la</strong>yeva, e il<br />

marito Alik Dzhabrailov erano stati rapiti<br />

e qualche giorno dopo trovati cadavere<br />

nel bagagliaio del<strong>la</strong> loro auto.<br />

La donna era presidente di una organizzazione<br />

non governativa (“Salviamo<br />

<strong>la</strong> generazione”), partner locale di<br />

un Mondo in cammino, nel<strong>la</strong> realizzazione<br />

di una campagna Generazione<br />

senza mine, per i bambini vittime di<br />

questi ordigni esplosivi disseminati<br />

per il territorio caucasico , “tristi eredità”<br />

dei due recenti conflitti.<br />

A rendere noto l’omicidio è stato Alexander<br />

Cherkasov, un portavoce di<br />

un’altra Ong, “Memorial”, del<strong>la</strong> quale<br />

sentenze, <strong>la</strong> Corte europea dei diritti<br />

dell’uomo ha giudicato <strong>la</strong> Russia responsabile<br />

di gravi vio<strong>la</strong>zioni dei diritti<br />

umani in Cecenia. Per questo, l’Human<br />

Rights Watch ha invitato il governo<br />

russo a garantire che siano presi subito<br />

provvedimenti efficaci per questi casi.<br />

La piena attuazione delle sentenze del<strong>la</strong><br />

Corte europea è uno dei modi migliori<br />

per porre fine alle impunità in Cecenia,<br />

aveva sostenuto Tanya Lokshina,<br />

vice direttore dell’Ufficio russo<br />

dell’Human Rights Watch.<br />

Oggi<br />

aveva fatto parte Natalia Estemirova, <strong>la</strong><br />

giornalista rapita nel<strong>la</strong> capitale cecena,<br />

e uccisa il 15 luglio scorso.<br />

Una situazione drammatica, secondo<br />

l’Odv italiana che ha accusato di “eccessiva<br />

acquiescenza” le istituzioni internazionali,<br />

“in partico<strong>la</strong>r modo il Consiglio<br />

d’Europa”. Atteggiamento che sarebbe<br />

all’origine di “una responsabilità indiretta<br />

nel<strong>la</strong> mattanza di giornalisti e attivisti<br />

per i diritti umani, che nei primi otto<br />

mesi di quest’anno ha mietuto vittime<br />

illustri in Cecenia e in tutta <strong>la</strong> Federazione<br />

Russa: Stanis<strong>la</strong>v Markelov, Anastasia<br />

Boburova, Natalia Estemirova,<br />

Zarema Sadu<strong>la</strong>eva e suo marito”.<br />

Se i diritti fondamentali, come quello<br />

al<strong>la</strong> vita, vengono vio<strong>la</strong>ti da uno Stato,<br />

le vittime possono fare ricorso al<strong>la</strong><br />

Corte che, accertata <strong>la</strong> vio<strong>la</strong>zione, condanna<br />

lo Stato in causa e impone alle<br />

autorità nazionali il pagamento alle vittime<br />

di un indennizzo monetario e anche<br />

<strong>la</strong> riapertura di indagini.<br />

Dal 24 febbraio 2005, data del<strong>la</strong> prima<br />

sentenza di condanna al<strong>la</strong> Russia per<br />

sei giovani rapiti in Cecenia, Mosca ha<br />

accumu<strong>la</strong>to 117 verdetti di responsabilità.<br />

I ricorsi a Strasburgo continuano: al-<br />

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