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volume - Centro Documentazione Luserna

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Aspetti storici 25<br />

“Calceranica” sta il nome di “Plaiff” che corrisponde esattamente all’attuale denominazione<br />

di questa località nel dialetto di <strong>Luserna</strong> 5 . A Centa si trova ancora<br />

un fascicolo di fatture ecclesiastiche tedesche, come mi ha assicurato Don Carlo<br />

Rossi, ex curato di Centa. In Val dei Mocheni si sa che ci sono ancora 5 località<br />

in cui si parla il tedesco, e anche a Vignola (Walzurg) l’idioma tedesco non è del<br />

tutto scomparso.<br />

Anche più addentro nella Valsugana si trovano tracce tedesche della lingua<br />

tedesca di una volta: ad esempio a Selva (Zilf), Roncegno (Rotschài), Torcegno,<br />

Borgo (Burge) e Telve. Una precisa documentazione in merito, con nomi tedeschi<br />

di masi e di famiglia, ci perviene da J. Patigler (Ferdinzs. 28 p. 79).<br />

Sicuramente hanno origine tedesca gli abitanti di Piné che confinano con l’area<br />

fluviale dell’Avisio. Una volta questa località veniva costeggiata da una strada<br />

che da Pergine, passando per il dosso della montagna, raggiungeva Lavis.<br />

Anche il paese di Lavis era tedesco, si chiamava Navis, anche Nevis (la gente di<br />

Faogna lo chiama ancora oggi nèvas) e faceva parte dell’ufficio circondariale di<br />

Bolzano. L’Avisio, sulla sponda del quale si trova Lavis, attorno al 1500 costituiva<br />

ancora il confine tra le zone linguistiche tedesca e italiana in Tirolo. Paigler<br />

(p. 75) cita un passaggio dal Diarium di Massarelli (p. 134) che afferma espressamente<br />

che sull’Avisio l’italiano termina del tutto, mentre dall’Avisio fino a<br />

Verona e Vicenza si parla in parte tedesco, in parte italiano. Concorda ancora<br />

Goethe (“Viaggio in Italia” 11 settembre 1786): «Qui mi trovo dunque a Roveredo,<br />

dove la lingua si spartisce; più sopra si alternano ancora il tedesco e l’italiano». Anche<br />

per Trento Patigler svolge delle ricerche sulla base di un reclamo dei tedeschi lì<br />

residenti e dei comuni nel distretto urbano e scopre che ancora attorno al 1500<br />

approssimativamente un quarto della popolazione di questa città sarebbe stata<br />

tedesca. È risaputo che nel prologo al Concilio di Trento la città viene chiamata<br />

«sentina Italorum et Germanorum». Si può con buona ragione affermare che<br />

perfino rappresentazioni teatrali tedesche di religiosità popolare, in grande stile,<br />

si siano svolte a Trento ancora nel XVI sec., il che è certo per Cavalese (Cafless)<br />

in Val di Fiemme (cfr. Wackernell, Altdeutsche Passionsspiele p. IX s.). Sotto<br />

Trento i comuni tedeschi si estendevano dai monti della Val d’Adige sinistra fin<br />

giù in pianura, come Folgaria (Folgràit), Terragnolo (Laim) e Vallarsa (Attlmayr<br />

p. 92 ss.).<br />

Per quanto riguarda l’estensione storica della lingua tedesca nell’alta Italia,<br />

Attlmayr scoprì in base al ricco materiale che l’ex direttore di posta austriaco<br />

J. G. Widter gli mise a disposizione a Vicenza, che si parlava tedesco non solo nei<br />

7 e 13 comuni (presso Vicenza e Verona), ma anche sulle propaggini meridionali<br />

dei monti tra Verona e Bassano, nella Val d’Astico e addirittura nella pianura<br />

oltre Vicenza. Come documentazione cita il manoscritto di un conte Caldogno<br />

5 Il Bacher annota: «Il documento è stato trovato dall’uomo di fiducia della tedesca<br />

Schulvereinsgruppe Frankfurt a. M., dott. Lotz, a S. Sebastiano e acquistato per se stesso.<br />

A <strong>Luserna</strong> egli lo diede da leggere al maestro Sim. Nicolussi, al quale devo<br />

l’informazione».

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