Ottobre - Federazione Trentina della Cooperazione
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Illustrazione di<br />
Pierluigi Negriolli.<br />
33<br />
CULTURA COOPERATIVA | racconti di cooperazione<br />
quel che mi davano. Cioè quel che<br />
volevano e quando l’avevano. Il resto<br />
dovevamo mangiarlo in casa perché<br />
non trovavo acquirenti in tempo per<br />
non rovinare i prodotti. E un conto è<br />
dover mangiare ciò che hai. Un altro<br />
è venderlo e con i soldi che guadagni<br />
poter mangiare quel che vuoi.<br />
Con la cooperazione è tutto diverso:<br />
i problemi commerciali li gestisce la<br />
cooperativa. Noi allevatori dobbiamo<br />
solo preparare il latte nelle celle<br />
refrigerate e ce lo vengono a prendere<br />
a giorni alterni. Con gli anni le cose<br />
sono migliorare anche in questo contesto.<br />
Trent’anni fa dovevo mungere<br />
a mano le mucche e andare a piedi<br />
fino in paese due volte al giorno per<br />
portare al centro di raccolta del latte<br />
una manciata di litri di prodotto.<br />
Con il sole, con la pioggia, con la<br />
neve. Infilavo le scarpe, andavo e mettevo<br />
il mio latte nei bidoni, insieme a<br />
quello di altri allevatori, che venivano<br />
conservati al fresco nella fontana<br />
di acqua corrente finché il furgone<br />
arrivava a prenderli. Poi c’è stata la<br />
fusione con il Caseificio di Borgo<br />
e le cose sono cambiate di nuovo.<br />
A fondovalle gli allevatori avevano<br />
aziende più grandi di noi <strong>della</strong> Valle<br />
dei Mocheni ed erano tutti vicini al<br />
caseificio perciò non conveniva più<br />
venire fin quassù tutti i giorni per<br />
pochi litri di latte. Ma la cooperativa<br />
non ci ha abbandonato. Ci siamo<br />
organizzati con delle celle refrigeranti<br />
e così basta venire a giorni alterni.<br />
Non c’è da lamentarsi: rispetto a<br />
trent’anni fa siamo signori.<br />
Per comperare una vacca una volta<br />
C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 9 - O T T O B R E 2 0 0 9<br />
andavo dai negozianti e la valutavo<br />
solo dall’aspetto. Bella o brutta. Non<br />
sapevo fare altrimenti. Poi i corsi,<br />
la formazione. Imparare, che gioia.<br />
Oggi valuto una vacca da ben altri<br />
parametri. La postura, l’ossatura, la<br />
mammella. E so che ogni razza vuole<br />
essere curata in un certo modo.<br />
Per fare bene il mio lavoro di corsi ne<br />
ho fatti tantissimi. Perché mi piace,<br />
perché imparo sempre cose nuove e<br />
perché credo che solo così si riesce a<br />
migliorare. Ne faccio ancora adesso<br />
e non smetterò mai. L’ultimo sulla<br />
gestione delle Fattorie didattiche. Se<br />
va in porto il progetto dell’agritur<br />
metterò in pratica tutto quel che ho<br />
imparato.<br />
Rimpianti? Quando le mie tre figlie<br />
erano piccole mi rimproveravo di<br />
non arrivare a stare abbastanza tempo<br />
con loro. C’erano le bestie, il formaggio<br />
da fare, la casa, i campi. Poi mi<br />
sono confrontata con delle amiche<br />
dipendenti, sempre alle prese con cartellino<br />
e permessi: per le udienze, per<br />
le feste <strong>della</strong> scuola, per le malattie. E<br />
mi sono ricreduta. Io sono sempre<br />
riuscita ad andare a udienze due volte<br />
all’anno per ogni materia, non alle<br />
generali. Sono sempre rientrata dalla<br />
stalla la mattina, quando si alzavano<br />
le mie figlie, per fare colazione con<br />
loro. Quando tornavano da scuola,<br />
con il loro carico di emozioni dalla<br />
giornata io c’ero, pronta a raccoglierlo,<br />
a condividerlo. E poi via di nuovo<br />
a lamponi. Ho 58 anni e troppe cose<br />
da fare… Alla pensione non ci penso<br />
neanche per un secondo.<br />
Racconto raccolto da<br />
DIRCE PRADELLA