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Scuola e Cultura - Ottobre 2007 - scuola e cultura - rivista

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<strong>Ottobre</strong> - Novembre - Dicembre <strong>2007</strong> 13<br />

avevano mancato di rimandare a Rilke per alcuni temi o<br />

motivi come quello dell'ambito chiuso da cui il poeta<br />

procede per i suoi viaggi di evasione illimitata o per il<br />

depotenziamento dell'angoscia della morte 20 .<br />

Certo non è operazione semplice districare da un poeta<br />

che, come il cugino Tomasi, «ha letto tous les livres» 21<br />

quello che nella sua memoria letteraria potrebbe risalire<br />

direttamente a Rilke. Operazione sempre difficile. Come<br />

distinguere per esempio ciò che gli viene per via indiretta,<br />

per mediazione di altri scrittori? Non dimentichiamo che<br />

Piccolo «conosceva benissimo il greco antico; parlava<br />

correntemente lo spagnolo, il francese, l'inglese; lesse nei<br />

testi originali, persino quelli arabi, la poesia dall'antichità ai<br />

nostri giorni» 22 . Molte potrebbero essere comunque le<br />

riserve, essendo difficili una ricognizione e una<br />

sistemazione; mi si perdonino dunque eventuali forzature.<br />

Molto rilkiana, per esempio, mi sembra la convinzione,<br />

espressa nella già citata intervista a Ronsisvalle che «la<br />

poesia, la vita è memoria: noi viviamo di memoria», ma<br />

nulla prova che a Piccolo sia giunta direttamente da Rilke,<br />

da Leopardi o da altri scrittori o filosofi, italiani o stranieri,<br />

come Pirandello, De Roberto, Ungaretti, Proust, Yeats,<br />

Husserl, Heidegger ecc. Molto vicino al modello rilkiano<br />

(ma anche a quello leopardiano) è comunque il<br />

collegamento stretto tra la memoria e la notte. Si<br />

considerino i due versi finali della lirica E intanto la notte è<br />

venuta dalla raccolta Il raggio verde:<br />

[...]<br />

ma non sappiamo dove sorga la memoria<br />

e dove cominci l'invadenza discreta del flusso<br />

lunare 23 .<br />

Oppure quelli de La stagione:<br />

[...] Non vengono<br />

i giorni da profondità d'aria<br />

ma da una immensità di memoria 24 .<br />

Lemmi come "immensità" e unità sintagmatiche come<br />

“profondità d’aria” e “invadenza discreta” ricordano quelli<br />

del Rilke delle Duineser Elegien.<br />

Premetto che limiterò al minimo l’indicazione delle<br />

microsequenze parallele o simili nei due autori, per<br />

privilegiare piuttosto (ungarettianamente) la forma interna<br />

rilkiana presente in Piccolo, forma interna che risulta<br />

«scarsamente riversata all'esterno» e quindi «non<br />

vocabolista» (Lonardi). In altre parole ciò che si trova alla<br />

base della mia ricerca è in primo luogo il tentativo<br />

d'individuare le eventuali consonanze o affinità ideologiche<br />

e artistiche tra Rilke e Lucio Piccolo.<br />

Fra le corrispondenze una delle più significative è senza<br />

dubbio la profonda coscienza di sé, a cui ha forse<br />

contribuito in modo determinante la comune origine<br />

aristocratica (in Rilke più presunta e costruita che reale). In<br />

entrambi questa coscienza di sé si traduce in aristocrazia<br />

intellettuale ed artistica, dal che deriva un'alta concezione<br />

del Bello che finisce per essere tutt'uno con il Vero, in<br />

quanto unico "vero" possibile. A ciò correlata è l'attenzione<br />

al reale, che genera miti, scritti su un foglio del tempo<br />

attraverso filiformi stilemi, “dense” atmosfere<br />

simbolico/magiche. La parola poetica non risulta mai<br />

subordinata a ragioni contingenti esterne, ma è tutta<br />

ripiegata su se stessa; è insomma intesa come<br />

«oltrepassante l'esistenza» (Lonardi), unica consolazione<br />

al dolore del vivere. In Canti barocchi (che già nel titolo<br />

contiene un ben delineato programma come<br />

programmatiche sono le raccolte di poesie di Rilke),<br />

troviamo una lirica significativa a riguardo, lirica che è<br />

necessario riportare interamente:<br />

Ma nella notte che varca<br />

- e fila silenzio ai borri<br />

e macera stelle ne le<br />

insenature raccolte -<br />

invano cercherai fermare<br />

col tuo calamo d'oro<br />

sulle fluide cortine<br />

il tulipano che non muta!<br />

Si perderà fra i rigidi<br />

cipressi e le querce<br />

incontro al fragile stellato,<br />

sarà fatuo ghirigoro,<br />

melodia che palpita<br />

solo del suo dileguarsi;<br />

e l'ansia, i dardi,<br />

le implorazioni del canto<br />

si spegneranno a soglie<br />

infinite a labili arcobaleni<br />

e la lampada che ti dà<br />

nimbo e sembra che arda<br />

di piume in luce, di chiome<br />

accese guarda come<br />

tacita avventa alle pareti<br />

l'ombre, come le tormenta<br />

per poco d'aria che muove...<br />

riconosci i terrori di una volta?<br />

Ma forse lo splendore<br />

d'ogni giorno è la gemma<br />

che manca a la corona<br />

quando il tempo, bianca<br />

lacrima, svanirà, e se ancora<br />

l'anno muoverà la zona<br />

multicolore delle stagioni<br />

sempre saranno la muta<br />

bellezza e il dolore che implora.<br />

Oltre agli evidenti riecheggiamenti leopardiani, vi sono<br />

elementi di ascendenza rilkiana. Mi limito ad alcuni esempi.<br />

Innanzi tutto "notte". Già nei primi tentativi la poesia di Rilke<br />

si caratterizza per la mitizzazione della casa, per il gusto<br />

per i silenzi, per le ombre, per il vento anche se è a partire<br />

dalle Neue Gedichte che risulta dominante quella che<br />

Mittner ha chiamato la «poesia mistica della notte» 25 .<br />

Parole o sintagmi nucleari nella poesia di Rilke e di Piccolo<br />

qui presernti sono: "dolore", "silenzio", "il lungo dolore", "il<br />

fuggire del tempo". Vari testi trapelano in filigrana: «varca»<br />

richiama, il procedere di Orfeo in Orpheus. Eurydike.<br />

Hermes, «invano cercai fermare» riecheggia il procedere<br />

del tempo nello Stundenbuch 26 «il tulipano che non muta!»<br />

è semanticamente collegato alla betulla nella lirica Kann<br />

mir einer sagen 27 ; soprattutto «i terrori di una volta»<br />

ricordano i terrori che hanno segnato profondamente<br />

l’infanzia di Rilke 28 e il modo di assorbire in sé la cosa dalla<br />

più insignificante e piccola alla più ampia, cosmica; come la<br />

tempesta di cui sente in anticipo lo scatenarsi 29 .<br />

Vi è poi la ripresa di tonalità generate da certe sequenze<br />

ritmiche, come in entrambi il particolare uso<br />

dell'enjambement, che può divenire fonte di nuove aperture<br />

semantiche: «soglie / infinite», «la muta / bellezza», «la<br />

zona / multicolore», «bianca / lacrima». Per Rilke riporto<br />

uno degli esempi più significativi, Die Kurtisane, ispirato,<br />

forse, dal famoso quadro delle due figure di donne («Le<br />

due cortigiane») di Carpaccio:<br />

Venedigs Sonne wird in meinem Haar<br />

ein Gold bereiten: aller Alchemie<br />

erlauchten Ausgang. Meine Brauen, die<br />

den Brücken gleichen, siehst du sie<br />

hinführen ob der lautlosen Gefahr<br />

der Augen, die ein heimlicher Verkehr<br />

an die Kanäle schliesst, so dass das Meer<br />

in ihnen steigt und fällt und wechselt. Wer<br />

mich einmal sah, beneidet meinen Hund,

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