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Scuola e Cultura - Ottobre 2007 - scuola e cultura - rivista

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<strong>Ottobre</strong> - Novembre - Dicembre <strong>2007</strong><br />

soluzione al seguente problema fondamentale: come<br />

può la <strong>scuola</strong> implicare gli allievi entro il proprio<br />

contesto di intervento, al punto che tale implicazione<br />

sia in grado di sviluppare ulteriore competenza<br />

(presso gli stessi allievi) ad utilizzare le risorse del<br />

setting formativo?<br />

La risposta tradizionale a questo interrogativo è<br />

viziata di un limite fondamentale. Essa, infatti, non<br />

tiene conto del carattere autonomo degli universi<br />

<strong>cultura</strong>li di cui sono portatori (in cui sono inscritti) gli<br />

allievi, sia in termini individuali che in quanto soggetti<br />

collettivi (le classi, i gruppi allargati). In altri termini, la<br />

<strong>cultura</strong> psicopedagogica tradizionale, o comunque<br />

dominante, tende a considerare la soggettività<br />

studentesca (intesa in senso lato come l’insieme dei<br />

mondi di significato che mediano/organizzano<br />

l’esperienza che gli studenti fanno della <strong>scuola</strong>,<br />

dunque la loro identità/inscrizione entro il setting<br />

formativo) come eteroregolabile ed allo stesso tempo<br />

come una componente data del contesto scolastico.<br />

Simile presupposto - spesso implicito – alimenta<br />

l’aspettativa che i significati che la <strong>scuola</strong> propone ai<br />

propri studenti siano accolti senza mediazioni dagli<br />

studenti, dunque da questi ultimi assimilati in ragione<br />

della loro qualità intrinseca (cioè, della qualità che la<br />

competenza del sistema professionale scolastico è in<br />

grado di garantire). Sulla base di simile presupposto,<br />

la <strong>scuola</strong> rivolge ai propri studenti iniziative<br />

comunicative che veicolano significati, valori, norme,<br />

richieste di ruolo, operando come se la capacità di<br />

tali proposte di sollecitare la risposta cooperativa<br />

degli studenti dipendesse essenzialmente dalla<br />

coerenza del messaggio e dalla<br />

legittimità/sensatezza del suo contenuto. Volendo<br />

parafrasare un ben conosciuto slogan, la logica è<br />

quella del “Se lo conosci, lo assumi”. In realtà, tra il<br />

testo prodotto dalla <strong>scuola</strong> e la sua appropriazione da<br />

parte dei destinatari vi è l’autonoma mediazione<br />

interpretativa operata dalla <strong>cultura</strong> degli allievi. Il che<br />

ci porta ad una conclusione che in prima istanza<br />

potrebbe risultare sconfortante: le strategie<br />

scolastiche non organizzano la posizione degli<br />

studenti, ma sono (sul piano simbolico) organizzate<br />

dalla <strong>cultura</strong> degli studenti.<br />

La conclusione ora proposta è difficile da accettare<br />

per due ragioni. Intanto, è solo in conseguenza del<br />

radicalizzarsi del divario tra gli universi <strong>cultura</strong>li del<br />

mondo adulto e giovanile, dunque in conseguenza<br />

della intervenuta reciproca incommensurabilità dei<br />

rispettivi sistemi di senso, che il problema della<br />

mediazione e dell’autonomia <strong>cultura</strong>le degli studenti<br />

ha acquisito pregnanza. Se è ormai pacifico –<br />

almeno sul piano concettuale – che ogni <strong>cultura</strong><br />

opera come un sistema autonomo, è meno<br />

accettabile per la <strong>scuola</strong> riconoscersi non più come<br />

un unico sistema <strong>cultura</strong>le, un’unica comunità<br />

transgenerazionale, ma come luogo transizionale di<br />

incontro tra culture tra loro tendenzialmente<br />

incommensurabili (mondo adulto/professionale e<br />

mondo giovanile/studentesco). In secondo luogo,<br />

riconoscere ciò implica un cambiamento non solo<br />

tecnico-metodologico ma della filosofia di fondo<br />

dell’impianto formativo scolastico.<br />

Tre le ipotesi metodologiche di lavoro che, a tale fine,<br />

ci sembra di poter suggerire:<br />

1) Lo sviluppo dell’efficacia dellaformazione<br />

scolastica non dipende solo dalla qualità tecnica dei<br />

contenuti dell’offerta formativa e delle<br />

metodiche/pratiche di insegnamento, ma in modo<br />

rilevante dalla qualità dell’implicazione/investimento<br />

degli studenti nel/sul setting di insegnamentoapprendimento.<br />

2) Non è data per la <strong>scuola</strong> la possibilità di<br />

incrementare dall’esterno tale qualità<br />

dell’implicazione degli studenti.<br />

3) Essa, al contrario, si sviluppa nella misura in cui gli<br />

studenti (come individui e come soggetto collettivo)<br />

sperimentano il contesto scolastico come salienza<br />

simbolica: oggetto mentale pregnante, dunque<br />

capace di riorganizzare l’esperienza stessa, quindi di<br />

inscriversi entro il sistema di identità e di<br />

intersoggettività che alimenta il senso di sé e del noi<br />

dell’allievo. In altri termini, un contesto acquista<br />

salienza simbolica nella misura in cui, in quanto<br />

assunto ad oggetto di desiderio, funziona come set<br />

mentale del soggetto/gruppo.<br />

Nell’ipotesi ora avanzata, lo sviluppo della salienza<br />

simbolica del setting di apprendimento sostanzia su<br />

un piano psicosociale la definizione di motivazione in<br />

genere concepita in chiave individuale e pragmaticocomportamentale.<br />

Sulla base delle considerazioni ora svolte, e in merito<br />

alla domanda delle istituzioni scolastiche di<br />

“rimotivare” gli allievi, i nostri interventi hanno<br />

assunto una visione bidimensionale dello scopo<br />

perseguito:<br />

• da un lato, incrementare la capacità di successo<br />

formativo delle scuole coinvolte, attraverso e nei<br />

termini della promozione della capacità di salienza<br />

simbolica dei setting di insegnamentoapprendimento:<br />

della loro capacità di funzionare da<br />

set mentali e di ancoraggio identitario per gli attori<br />

che li sperimentano come contesto di attività (in<br />

particolare, gli studenti).<br />

• dall’altro, in modo complementare, sviluppare la<br />

competenza metodologica degli insegnanti a trattare<br />

questo ordine di processi , in modo da rendere le<br />

scuole implicate autonome nella possibilità di<br />

perseguire nel tempo la strategia di intervento.<br />

In ragione di questa duplice prospettiva, l’intervento<br />

si è proposto non solo di ottenere risultati significativi,<br />

ma anche di caratterizzarsi in ragione dei seguenti<br />

criteri:<br />

- documentabilità ed ostensibilità dei risultati, in modo<br />

da fondare la generalizzazione spaziale e temporale<br />

della strategia sulla evidenza del valore aggiunto che<br />

la strategia stessa è in grado di assicurare alla<br />

<strong>scuola</strong>;<br />

- fattibilità degli interventi, loro sostenibilità e<br />

integrabilità nelle attività scolastiche normali;<br />

- trasparenza dei modelli di prassi adottati, in<br />

funzione del loro trasferimento agli insegnanti.<br />

Un’ultima riflessione a margine del progetto<br />

presentato. Esso sottende una concezione della<br />

<strong>scuola</strong> come un sistema (di costruzione) di significati,<br />

in cui sono implicati e implicabili (con ruoli<br />

evidentemente differenziati) tutti i membri della<br />

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