12.06.2013 Views

Scuola e Cultura - Ottobre 2007 - scuola e cultura - rivista

Scuola e Cultura - Ottobre 2007 - scuola e cultura - rivista

Scuola e Cultura - Ottobre 2007 - scuola e cultura - rivista

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Ottobre</strong> - Novembre - Dicembre <strong>2007</strong><br />

professionalità all’interno del mondo scolastico ope<br />

legis; dibattito che, articolato intorno ai contenuti e la<br />

forma che tale figura verrebbe così a ricoprire,<br />

sembra guidato, autoreferenzialmente, più dalla<br />

preoccupazione di trovare nuovi spazi di inserimento<br />

per il professionista psicologo che dall’esigenza di<br />

confrontarsi su questioni relative ad esempio<br />

all’utilità, al tipo di prodotti, alle modalità<br />

metodologiche ed organizzative che l’intervento<br />

psicologico potrebbe offrire per generare servizio,<br />

ovvero soluzioni efficaci ed appropriate alle esigenze<br />

della <strong>scuola</strong> e di chi in essa lavora.<br />

Il modo di declinarsi dell’intervento psicologico in<br />

maniera sostitutiva od integrativa rimanda a quello<br />

che uno di noi ha definito nei termini di una<br />

distinzione tra due modi generali con cui la psicologia<br />

può entrare in rapporto professionale con la<br />

domanda di servizi del mondo scolastico: lavorare<br />

nella <strong>scuola</strong> e lavorare per la <strong>scuola</strong> (Salvatore,<br />

2001). Nel primo caso la <strong>scuola</strong> è concepita come un<br />

contenitore di soggetti ed eventi/processi psicosociali<br />

universali, che vengono assunti ad oggetto<br />

dell’intervento psicologico ed il compito dello<br />

psicologo è quello di farsi carico dell’incompetenza<br />

dell’utente prendendosi cura del problema affidatogli:<br />

si pensi, come esempio paradigmatico di questo<br />

modo di operare, agli interventi di sostegno<br />

psicologico rivolti ai discenti: la <strong>scuola</strong> ospita tali<br />

attività, riconoscendole utili; esse, tuttavia, assumono<br />

come fruitore un utente aspecifico (il ragazzo<br />

piuttosto che lo studente) tant’è che potrebbero<br />

realizzarsi allo stesso modo in altri contesti (i gruppi<br />

di volontariato, la parrocchia, le associazioni sportive,<br />

la caserma).<br />

Diversamente il lavorare per la <strong>scuola</strong> definisce una<br />

modalità di presa in carico che vede lo psicologo<br />

impegnato a conferire capacità ai propri committenti<br />

(in primis i docenti), piuttosto che a soddisfare<br />

bisogni: l’intervento in questo caso viene interpretato<br />

come occasione per gli attori scolastici di<br />

elaborare/acquisire competenze (in senso lato:<br />

strumenti, modelli interpretativi, strategie di azione)<br />

utili a consolidare la loro funzione, dunque a<br />

perseguire i loro scopi professionali, in funzione del<br />

raggiungimento di un risultato che non è prevedibile<br />

dal consulente ed i cui effetti mirano a superare non<br />

solo il caso specifico da cui è nata la richiesta di<br />

servizio ma anche a fornire al cliente la capacità di<br />

saper gestire autonomamente altri eventi di crisi che<br />

potrebbero configurarsi. E’ utile sottolineare che<br />

nell’ottica che stiamo proponendo poco conta il modo<br />

con cui si presentano fenomenologicamente le<br />

richieste del mondo scolastico. Non è la forma<br />

testuale della domanda a decidere la possibilità o<br />

meno dello psicologo di lavorare in un’ottica di<br />

servizio per lo sviluppo della <strong>scuola</strong>; sia che la<br />

domanda assuma la forma di una richiesta di<br />

intervento ortopedico sul singolo, sia che assuma la<br />

forma di una richiesta “di sviluppo della<br />

comunicazione efficace”, il criterio discriminante sta<br />

nella risposta della psicologia, nella sua capacità di<br />

farsi carico professionalmente delle risorse presenti<br />

nella domanda e di svilupparla in termini di<br />

committenza competente.<br />

In questo caso l’intervento mira non tanto alla<br />

consegna di un risultato ma di un prodotto, definibile<br />

come il valore derivante al cliente dall’utilizzo del<br />

risultato.<br />

Una tale ottica di orientamento al cliente ci pare<br />

peraltro si integri meglio con la prospettiva e gli<br />

obiettivi della <strong>scuola</strong> dell’autonomia, di una <strong>scuola</strong><br />

cioè portatrice di progetto e scopo, la cui offerta<br />

formativa prevedibilmente cambia e si trasforma per<br />

adeguarsi ai mutevoli contesti locali in cui e in<br />

funzione dei quali viene espletata.<br />

La psicologia per la <strong>scuola</strong>: alcuni esempi di<br />

ricerca-intervento.<br />

Dedicheremo ciascuno dei successivi paragrafi ad<br />

esempi di interventi di sviluppo di domande che, nate<br />

da esigenze contingenti della <strong>scuola</strong> dell’autonomia,<br />

sono state elaborate nella direzione di incrementare<br />

le capacità delle scuole committenti di percepirsi,<br />

proporsi e valutarsi come sistemi organizzatavi al<br />

servizio del sistema sociale e <strong>cultura</strong>le locale.<br />

La soddisfazione del cliente: l’atteggiamento dei<br />

genitori nei confronti della <strong>scuola</strong><br />

Il primo ambito di intervento che presentiamo<br />

riguarda la valutazione della soddisfazione dei<br />

genitori come metodo per incrementare la relazione<br />

tra questi ed il mondo scolastico.<br />

La domanda nasce da un’esigenza legislativa che<br />

impegna le scuole ad incrementare il proprio numero<br />

di allievi, e ad affrontare quindi il “libero mercato”<br />

delle iscrizioni per vedersi riconosciute una maggior<br />

quota di finanziamenti. Infatti, sebbene in maniera<br />

irrisoria, il numero degli alunni è uno dei parametri<br />

usati dal Ministero per calcolare il fondo di Istituto<br />

(con cui peraltro si possono retribuire ore aggiuntive<br />

ai docenti). Per affrontare questa esigenza le scuole<br />

hanno provveduto autonomamente a valutare se e<br />

quanto i propri clienti - studenti ma soprattutto<br />

genitori in quanto veicolo più diretto della decisione<br />

finale sull’Istituto da scegliere – fossero soddisfatti<br />

dell’organizzazione scolastica.<br />

La valutazione di soddisfazione avviene attraverso la<br />

misurazione della qualità percepita del servizio<br />

offerto (Grönroos, 1990), e delle sue diverse aree. Il<br />

modello SERVQUAL (Service Quality) di<br />

Parasuraman, Zethaml e Berry (1990) è il modello<br />

più noto e comunemente utilizzato anche nel mondo<br />

scolastico. In questo caso la valutazione concerne il<br />

grado di discrepanza tra le aspettative riferite ad un<br />

servizio tipico del settore in valutazione (e non quindi<br />

le aspettative rispetto allo specifico servizio che si sta<br />

valutando) e la percezione delle prestazioni<br />

effettivamente svolte dallo specifico servizio in<br />

valutazione. Il questionario proposto dagli autori<br />

indaga alcune dimensioni individuate come<br />

componenti fondamentali e decisive nella percezione<br />

di qualità da parte del cliente.<br />

Tuttavia nella maggior parte dei casi le scuole hanno<br />

fondato la propria valutazione su questionari autoprodotti<br />

improntati alla rilevazione di soddisfazione<br />

per singole aree concernenti caratteristiche strutturali<br />

della <strong>scuola</strong>, dimensioni dell’offerta formativa o, più<br />

comunemente, entrambi questi aspetti. Inutile dire<br />

che scevra dal contesto fondativo che ne giustifica i<br />

principi, la valutazione della soddisfazione del cliente<br />

è stata spesso ridotta a mero adempimento, senza<br />

una logica e un metodo che guidasse<br />

22

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!