Scuola e Cultura - Ottobre 2007 - scuola e cultura - rivista
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<strong>Ottobre</strong> - Novembre - Dicembre <strong>2007</strong> 18<br />
Quando sarò rinato…<br />
La sacralità di Luzi<br />
[…]ahimè questo bruciore / tra le piume, quella<br />
stilla / di sangue che mi cola […] / sì, sono io / quel<br />
grumo / che crolla a piombo sul selciato […]” 1 .<br />
Nella piuma è l’uomo indifeso che non può nulla dinanzi<br />
all’odio disumano, anche perché non può da solo<br />
l’amore scacciar via le forze del male. È necessario, per<br />
rinascere, per tornare - come vuole il poeta - allo stato<br />
originario, l’intervento di Dio, padrone del mondo. Ed è<br />
qui l’invocazione del poeta, suggellata da intimità<br />
spirituale o, se vogliamo, da incontrovertibile purezza<br />
che è solo dell’anima creativa, schietta e nitida nelle<br />
immagini che ci vengono proposte. Mira infatti, con la<br />
forza della preghiera, il poeta, a nuova vita per le<br />
generazioni che verranno. “Oh Dio del mondo, quando<br />
sarà rinato?” 2 , è infatti il grido non di un uomo stanco di<br />
soffrire (il poeta che cerca la pace) in un contesto ove<br />
solo gocce di sangue è possibile cogliere a grumi, cioè<br />
la morte - anche lenta - dell’essere indifeso, ma di tanti,<br />
tantissimi altri che (come lui) desiderano la gioia in<br />
questo mondo inondato di interminabili brutture, amiche<br />
del male. Versi, quelli di Luzi, significativi di dolcezza<br />
nell’approdo dell’anima al Dio della vita, che uniscono a<br />
Dio l’uomo che (nella fede) sogna il bello nella speranza<br />
che nella fede realizzi il sogno desiderato. Il poeta è<br />
infatti sicuro di rinascere, un giorno, perché è certo<br />
dell’amore di Dio per l’uomo. Misticismo - se vogliamo -<br />
di natura trascendentale, - frutto di dolce sofferenza<br />
come antidoto al male, come espiazione - insomma -<br />
dovuta a sofferenza accettata, sopportata per amore. In<br />
tal senso l’invocazione diventa preghiera efficace per la<br />
vita degli esseri e delle cose, in quanto accolta come<br />
frutto di amore che invoca Amore.<br />
Nello stormo, uno degli ultimi messaggi del poeta<br />
all’umanità sofferente, realizza dunque un percorso,<br />
un’ascesi direi mistica, nella certezza d’una ricompensa<br />
che, piovuta dall’Alto, salverà il mondo.<br />
Dice infatti Luzi, commentando il Vangelo di Giovanni,<br />
che “[…] alla miseria morale degli uomini […] è<br />
contrapposta l’abbondanza d’amore del Padre per il<br />
Figlio e nel Figlio a tutti gli uomini […]”. Eppure,<br />
rifacendosi alla V stazione della Via Crucis: “Com’è solo<br />
l’uomo. Come può esserlo! Tu sei dovunque - dice - ma<br />
dovunque non ti trova. Ci sono luoghi dove tu sembri<br />
assente e allora geme perché si sente deserto e<br />
abbandonato […]. Anche io, figlio dell’uomo, temo la<br />
prova che mi attende […]. Io che in nome tuo ho<br />
resuscitato Lazzaro ho paura e dubito che la morte sia<br />
vincibile. Ma a questo mi hai mandato, a vincere la<br />
vittoria della morte” 3 .<br />
“Ci sono luoghi - dunque - dove tu sembri assente”.<br />
L’'affermazione del poeta riguarda le parole che Gesù<br />
rivolge al Padre nella disperazione verso il Calvario. Un<br />
grido, forse un urlo per il mondo in rovina che ancora<br />
non capisce la sofferenza del Dio d’amore. Solo è allora<br />
Gesù nella sua atroce sofferenza nonostante l’umanità<br />
sia tanta. Solo perché l’uomo insegue l’effimero, il<br />
superfluo, le cose inique rinunciando al vero amore che<br />
viene da Dio. Ecco perché “Devo io portare la vita - dice<br />
- dove la vita è assente e portarla con la mia morte<br />
[…]” 4 . Perché dalla morte nasce la vita: “Se il chicco di<br />
grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece<br />
muore, produce molto frutto” 5 “<br />
. Ma soprattutto umilia il<br />
Male, perciò vince la morte stessa (il male luciferino), e<br />
rinasce la vita.<br />
LETTERATURA<br />
Una lezione, quella di<br />
Luzi, davvero<br />
illuminante, veramente<br />
da considerare come<br />
buona, perché molto<br />
fedele al Vangelo.<br />
“Vorrei arrivare al<br />
varco - dice il poeta -<br />
con pochi, essenziali<br />
bagagli, liberato dai<br />
molti inutili, di cui<br />
l’epoca tragica e fatua<br />
ci ha sovraccaricato<br />
[…]. Occorre una<br />
specie di rogo<br />
purificatorio del vaniloquio cui ci siamo abbandonati e<br />
del quale ci siamo compiaciuti […] in attesa di fiorire alla<br />
prima primavera” 6 .<br />
Secondo Massimo Cacciari, quella di Luzi è “una poesia<br />
grondante di realtà […] e insieme costretta sempre a<br />
cercare ancora” 7 . Che cosa? Oserei dire la verità oltre la<br />
vita essendo (poesia) filosofia “nella paradossale<br />
condizione di essere sempre all’inizio, di non potersi mai<br />
dire o pretendere di dirsi compiuta” 8 . La poesia - dice<br />
ancora Cacciari - è un “donarsi nella parola dell’elegia<br />
che invoca” 9 , invoca la luce per nutrirsi della luce, per<br />
sconfiggere il dolore. E paradossalmente anche lui<br />
conclude: “E questa forse è la ragione per cui Luzi non è<br />
diventato filosofo” 10 perché “la filosofia non riesce a fare<br />
sentire il sapore di tutto ciò” 11 .<br />
Pensiero che non possiamo condividere, vedendo noi in<br />
Luzi un poeta filosofo forse alla maniera di Platone che<br />
“amava il bello per amor del bello” 12 , “non potendo (del<br />
resto) esserci filosofia senza poesia né poesia senza<br />
filosofia, perché senza ricerca non c’è conoscenza,<br />
come pure senza ricerca interiore non può esserci<br />
poesia, poiché poesia non viene al mondo se non è<br />
sollecitata a farlo” 13 . “Poesia e filosofia si identificano<br />
(infatti) nella conoscenza che avviene nel discernimento<br />
per mezzo dell’anima che concede bellezza per essere<br />
fatta di spirito per cui non v’è bellezza senza lo spirito<br />
che crea bellezza, come non v’è discernimento fuori<br />
dello spirito che produce la vita. Per questo motivo<br />
poesia e filosofia sussistono nell’anima venendo<br />
dall’anima e finendo nell’anima donde nasce per noi<br />
l’amore filosofico, prerogativa per la conoscenza<br />
obiettiva e oggettiva dovendo per questo l’essere<br />
pensante operare senza tener conto degli ideologismi di<br />
varia natura […] perché l’anima possa creare l’immagine<br />
liberamente agendo dunque in un pensiero libero e<br />
scevro di compromettenti impulsi interiori” 14 . E tutto<br />
avviene all’insegna dell’umiltà - identificandosi<br />
nell’amore poesia e filosofia - che per il poeta Luzi “è<br />
forse la sommità della nostra conoscenza” 15 .<br />
Per Achille Silvestrini addirittura Luzi “evoca il<br />
Purgatorio dantesco” tant’è che lo paragona a Sordello,<br />
trovatore di Mantova, trattandosi di “un’anima che,<br />
purgandosi, sale da un girone all’altro, per attingere il<br />
vertice del colle” 16 . Ecco il riscatto dovuto a sofferenza<br />
che è nella preghiera che Cristo rivolge al Padre,<br />
dicendo: “Perché, Padre, talora mi domando,<br />
l’incarnazione è tra gli uomini, perché non in altra specie<br />
tra quelle delle tue creature visibili e che pure ti<br />
testimoniano: gli uccelli, i pesci, le gazzelle, i daini” 17 Rocco Aldo Corina<br />
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