La Biodiversità del Terminillo - Lynx - Natura & Ambiente
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Aquila reale Falco pellegrino<br />
L’ Aquila reale occupa nel <strong>La</strong>zio gli ambienti montani a scarsa antropizzazione<br />
con orografia movimentata e versanti fortemente acclivi. Ogni coppia<br />
nidificante possiede un territorio che può arrivare a 250 km 2 e comprende<br />
vari tipi di habitat quali le formazioni rupestri per lo più calcaree,<br />
le praterie cacuminali, i boschi e le aree con vegetazione arbustiva rada.<br />
Prevalentemente il periodo riproduttivo inizia nel mese di marzo e si conclude<br />
in quello di luglio. <strong>La</strong> specie preda elettiva è la Lepre (Lepus sp.) che<br />
può arrivare a coprire il 70% in biomassa <strong>del</strong>l’alimentazione <strong>del</strong> rapace<br />
(Borlenghi, 2008). Più in generale preda mammiferi di piccole e medie<br />
dimensioni, compresi alcuni ungulati domestici quali agnelli e capretti; la<br />
dieta comprende anche uccelli e rettili. Nella stagione invernale la specie<br />
è moderatamente necrofaga. Considerata minacciata nella Lista Rossa regionale<br />
(Calvario et al., 2011), nel <strong>La</strong>zio la consistenza <strong>del</strong>la specie è stimata<br />
in otto coppie nidificanti stabili e 2 di nuova formazione ed i Monti<br />
Reatini con le loro due coppie di adulti e la presenza di alcuni individui<br />
immaturi ne ospitano una consistente porzione <strong>del</strong>la popolazione regionale<br />
(Borlenghi, 2011). Una criticità rilevante per la specie è dovuta alla<br />
realizzazione di impianti eolici in vicinanza dei siti riproduttivi come anche<br />
importante è il mantenimento di significative estensioni di zone aperte<br />
in quota, utilizzate a scopi trofici dalla specie, libere da qualsiasi disturbo<br />
e/o attività sportiva. Per quanto riguarda il disturbo indiretto e gli abbattimenti<br />
illegali si deve operare verso un miglior controllo <strong>del</strong> territorio da<br />
parte degli organismi preposti. Infine, il rischio di elettrocuzione con gli<br />
elettrodotti deve trovare mitigazione in opere di modifica di alcune infrastrutture<br />
impiantistiche.<br />
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Grande falcone dalla struttura compatta e robusta che nel <strong>La</strong>zio nidifica in<br />
vari ambienti: dalle falesie costiere alle pareti rocciose in zone montane, dalle<br />
scarpate tufacee a quelle di arenaria, nonché su edifici in aree urbane e industriali.<br />
<strong>La</strong> distribuzione altimetrica dei siti di nidificazione evidenzia una<br />
preferenza per le aree poste fino a 250 m s.l.m. e comunque entro i 1000 m<br />
s.l.m., oltre questa quota le segnalazioni subiscono un netto decremento, fino<br />
ad arrivare alla quota massima registrata nel <strong>La</strong>zio di 1300 metri s.l.m.<br />
Il nido è costituito da cavità o cenge poste nelle zone sommitali o mediane<br />
<strong>del</strong>le pareti rocciose, direttamente sul terreno o all’interno di nidi abbandonati<br />
di Aquila reale e Corvo imperiale. Gli adulti occupano il sito gia in gennaio-febbraio<br />
e la deposizione avviene in marzo-aprile. Le covate sono formate<br />
da 3-4 uova che vengono incubate principalmente dalla femmina per un<br />
periodo di 28-33 giorni. L’allevamento <strong>del</strong>la prole dura 40 giorni dopo i quali<br />
avviene l’involo, evento che si verifica generalmente nei mesi di maggio e giugno.<br />
Il successo riproduttivo medio è di 2,3 giovani involati per coppia che ha<br />
allevato giovani (Brunelli, 2007, 2008). <strong>La</strong> dieta è costituita quasi esclusivamente<br />
da uccelli, che cattura in volo, anche di taglia medio-grande. In passato<br />
i principali fattori di minaccia erano costituiti dalla persecuzione diretta e dal<br />
furto di piccoli e uova. Altri fattori limitanti sono costituiti dal disturbo provocato<br />
dall’attività venatoria presso i siti di nidificazione, dall’impatto con le<br />
linee elettriche, dall’arrampicata sportiva. Un ulteriore fattore di rischio può<br />
essere rappresentato dagli impianti eolici. Anche in termini di consistenza<br />
numerica vi è stato un forte incremento, passando dalle 25-30 coppie stimate<br />
negli anni’80 alle attuali 92-106 (Brunelli et al., 2007), sui Monti Reatini sono<br />
presenti 4 coppie nidificanti.