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La Biodiversità del Terminillo - Lynx - Natura & Ambiente

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luppo; a quei processi cioè che hanno definitivamente portato all’emarginazione<br />

<strong>del</strong>le genti di montagna e <strong>del</strong>la loro cultura. Certo, anche a Rieti si formò<br />

un gruppo di forti scalatori <strong>del</strong> CAI che nel corso degli anni sono stati<br />

protagonisti <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>l’alpinismo locale.<br />

Tuttavia, ancora oggi si tende a concepire lo spazio montano come un luogo<br />

privo di storia naturale e umana, a uso di un popolo di pendolari provenienti<br />

dalla città. Questi però ignorano i sentieri che attraversavano le valli, gli antichi<br />

ripari e la lentezza di una vita certamente più dura, ma soprattutto non<br />

comprendono la natura e il valore scientifico e culturale che essa contiene.<br />

Eppure il matrimonio tra uomo e montagna in tutte le culture ha rappresentato<br />

un elemento costante e vivo. Fin dall’antichità, con la loro bellezza, le<br />

montagne hanno conquistato artisti, filosofi e mistici, diventando simbolo di<br />

ascesi in senso fisico, morale e spirituale. Certo, anche altri ambienti offrono<br />

scenari “fantastici”, come i mari, le foreste, le pianure e i deserti che sono<br />

uno spettacolo <strong>del</strong>la natura. Come dice Dino Buzzati: <strong>La</strong> montagna ha due<br />

dimensioni eccezionali, la ripidezza e l’immobilità: la prima moltiplica la sensazione<br />

di lontananza e accresce il senso <strong>del</strong> mistero; la seconda crea una fatale<br />

tendenza <strong>del</strong>l’uomo a uno stato di tranquillità.<br />

Tuttavia l’idea <strong>del</strong>l’ascesa-ascesi, <strong>del</strong>la montagna come dimora degli dèi celesti<br />

o luogo eletto per l’iniziazione al mistero divino, <strong>del</strong>la congiunzione terracielo<br />

nella sublimità <strong>del</strong>le altezze, è costante in tutte le culture. È il Sinai di<br />

Mosè e, nel Nuovo Testamento, il Monte degli Olivi e il Golgota. Ma è anche<br />

l’Olimpo dei Greci, nella tradizione Indù, il monte Meru nella catena <strong>del</strong>l’Himalaya,<br />

è il luogo dove Shiva medita e si realizza spiritualmente; gli antichi<br />

ariani <strong>del</strong>l’India non avevano templi, era sulle cime dei monti che compivano<br />

i loro rituali. Nelle più antiche tradizioni elleniche, l’eroe sparisce tra le cime<br />

<strong>del</strong>le montagne; in quelle buddhiste si parla di una montagna, dove scompaiono<br />

gli uomini giunti al risveglio spirituale; in quelle taoiste c’è l’immagine <strong>del</strong><br />

monte Kuen-Lun, dove esseri regali bevono la bevanda <strong>del</strong>l’immortalità. Nelle<br />

civiltà precolombiane, gli imperatori, sacralizzati, si occultavano sui monti dopo<br />

la morte che, anche qui, non è vista come dissoluzione ma come apertura

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