La Biodiversità del Terminillo - Lynx - Natura & Ambiente
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che si è visto quando si era più in alto. Quando non è più possibile vedere, almeno<br />
è possibile sapere.<br />
Questa filosofia <strong>del</strong>la montagna, forse si sposa più con una visione cittadina,<br />
meno con il duro lavoro <strong>del</strong> montanaro, tuttavia ci lascia una metafora molto<br />
efficace <strong>del</strong>la vita e un aspetto <strong>del</strong>la cultura alpinistica molto profondo.<br />
Tuttavia se la montagna è un Pantheon di miti e simboli arcaici, oggi questi<br />
simboli possono vivere anche attraverso la <strong>Natura</strong>, la montagna non solo come<br />
ascesa-ascesi ma anche come giardino <strong>del</strong>l’Eden popolato da migliaia di<br />
specie animali e vegetali. Anche qui la visione di una natura incontaminata<br />
da ammirare e tutelare spesso si è scontrata con la lotta che il montanaro ha<br />
sostenuto per proteggere i suoi greggi dai lupi: celebri i Lupari di Leonessa,<br />
che <strong>del</strong>la caccia al famoso mammifero ne fecero una professione. Una lotta<br />
che spesso si è trasformata in un abbraccio, perché non si può non amare<br />
l’ambiente in cui si nasce e si vive. <strong>La</strong> millenaria cultura <strong>del</strong>la montagna ha<br />
interpretato la difficile sfida <strong>del</strong> vivere in un ambiente tanto magnifico quanto<br />
severo, elaborando soluzioni di equilibrio tra le proprie esigenze e il mantenimento<br />
di quelle condizioni, senza di cui la vita stessa sarebbe diventata<br />
precaria, mediante una cura paziente, tenace e normalmente lungimirante<br />
che le ha consentito stabilità e perduranza fino a poche generazioni fa.<br />
Oggi questo mondo è quasi scomparso, come stanno scomparendo molte<br />
specie animali; la perdita di una cultura o di una forma vivente ci fa sempre<br />
sentire tutti più poveri. Per questo i Monti Reatini oggi sentono il bisogno<br />
di valori prima che di opere: non si tratta di recuperare la figura mitica <strong>del</strong><br />
montanaro o <strong>del</strong> buon selvaggio, ma di costruire una cultura <strong>del</strong>la montagna<br />
che abbia come fulcro la storia umana e la biodiversità, perché se riportare<br />
indietro la storia non è possibile, tutelare l’ambiente sì, cercando di coglierne<br />
non solo l’evidente valore scientifico, ma anche quello culturale. Infine, può<br />
esserci una sintonia, culturale, tra le esigenze degli uomini di oggi e “loro”,<br />
gli uomini <strong>del</strong>le montagne che mossero i primi passi attraversando queste<br />
catene montuose per andare a caccia, per guidare gli armenti, per prendere<br />
il ghiaccio o più semplicemente per soddisfare quell’insopprimibile esigenza<br />
di cercare, attraverso la montagna, l’armonia <strong>del</strong>la vita.