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12 MODULO 5 Il sistema tributario italiano
I CONDONI TRIBUTARI
I tempi di decisione delle controversie sono comunque estremamente lunghi e
provocano un duplice danno:
◆ ai contribuenti in buona fede, che rimangono nell’incertezza sul loro debito o sul
loro credito nei riguardi del fisco;
◆ allo Stato, che, fondamentalmente per i medesimi motivi, non può disporre di
entrate certe, ma soprattutto, vista la frequenza dei casi di elusione ed evasione,
resta per lunghi periodi creditore di somme molto ingenti.
Inoltre alcuni Governi hanno ritenuto di poter frenare la crescita del debito pubblico
con provvedimenti molto discussi.
In sostanza, non di rado si è offerta ai contribuenti la possibilità di pagare somme,
variamente determinate, ma stabilite in modo definitivo, a saldo del loro debito
fiscale, certo o incerto che fosse, e in genere prescindendo dal suo importo effettivo
o stimato. Si tratta dei cosiddetti condoni tributari.
Con l’espressione condoni tributari si indicano provvedimenti non omogenei, perché riguardano
irregolarità di vario genere, che hanno in comune la possibilità di effettuare un versamento
di denaro per estinguere la contravvenzione.
È facilmente intuibile che i condoni rivestono maggiore interesse per i contribuenti
dolosi, che stimano con sufficiente precisione l’importo dei tributi che hanno
sottratto allo Stato e alla comunità. Tuttavia capita sovente che anche i contribuenti
più onesti aderiscano ai condoni: in un sistema tributario come il nostro,
particolarmente articolato, in cui spesso le norme fiscali si presentano complesse e
di difficile interpretazione e non di rado in contrasto tra loro, il condono è spesso
visto come un’operazione di “pulizia tributaria”.
La rilevazione statistica degli effetti dei condoni ha dimostrato che:
◆ realizzano gettiti decrescenti, perché incoraggiano l’evasione e vengono interpretati
come una dichiarazione di incapacità dei Governi di identificare e perseguire
i comportamenti illegali;
◆ provocano nell’opinione pubblica reazioni che portano a una diminuzione delle
entrate tributarie, perché favoriscono i disonesti e fanno pensare a una diminuzione
dell’interesse delle maggioranze di Governo per la lotta all’evasione;
◆ comportano danni, sia materiali sia morali, che potranno essere corretti soltanto
con l’impiego di risorse più consistenti e quindi solo tramite un futuro aumento
della spesa pubblica.
4. Le strutture del sistema tributario
Come ogni ramo della Pubblica amministrazione diretta statale, l’Amministrazione
finanziaria fa capo a un Ministero (o Dicastero), il cui titolare è ovviamente un
componente del Consiglio dei ministri e partecipa alla formazione delle scelte del
Governo. Come ogni altro ministro gode di una certa autonomia nelle materie di
sua competenza. L’art. 95 della Costituzione prevede un delicato equilibrio fra i poteri
del Governo nel suo complesso e quelli dei singoli ministri.
Per oltre mezzo secolo di storia della Repubblica, il vertice dell’Amministrazione finanziaria
è stato un Dicastero autonomo, il Ministero delle Finanze, spesso chiamato a collaborare
strettamente con il Tesoro e il Bilancio e programmazione economica. Già negli
anni Novanta questi ultimi due Dicasteri erano stati affidati a un unico ministro e, successivamente,
si sono attribuite a un solo titolare tutte le competenze in materia di gestione
della spesa pubblica, di entrate e di bilancio.