qui - maria vita romeo
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Platone in Italia 91<br />
nelle mani di cattivi coppieri, s’inebria del vino forte e schietto della libertà<br />
oltre il dovuto e perseguita i suoi governanti, a meno che questi ultimi non<br />
siano del tutto remissivi e non concedano qualunque libertà su qualunque<br />
cosa. A quel punto, la città democratica ricopre d’insulti coloro che si mostrano<br />
obbedienti alle autorità e alle leggi, trattandoli come uomini di nessun<br />
valore, contenti di essere schiavi, mentre elogia e onora i governanti<br />
che si fanno simili ai sudditi e i sudditi che si fanno simili ai governanti. In<br />
una tale città è ine<strong>vita</strong>bile che il principio di libertà tocchi il suo culmine e<br />
si allarghi a tutto. E così nasce l’anarchia, che penetra anche nelle case private<br />
e alla fine sorge persino tra gli animali.<br />
Ma, com’è possibile una simile degenerazione?<br />
Nel senso che, ad esempio, un padre si abitua a diventare simile al figlio<br />
e a temere i propri figli. E il figlio diventa simile al padre e, pur di essere<br />
libero, non ha né rispetto né timore dei genitori. Un meteco si pone<br />
al livello di un cittadino e un cittadino al livello di un meteco, e lo stesso<br />
vale per lo straniero.<br />
Perbacco, siamo all’inversione dei ruoli! Anzi alla loro parificazione gioiosa<br />
e confusionaria. Ma queste cose noi le abbiamo predicate e propugnate appassionatamente<br />
su internet, sui giornali, alla televisione, raccogliendo una messe<br />
sempre più abbondante di consensi! A tal punto che un padre è oltremodo orgoglioso<br />
di non essere più «padre», ma «amico» del figlio. Con l’esaltante risultato<br />
di avere ormai ottenuto una massa sterminata di orfani ricchissimi di<br />
amici. Maestro amatissimo, vi sembra una con<strong>qui</strong>sta trascurabile? Dove trova<br />
una simile rivoluzione?<br />
La trovo nelle scuole, ad esempio. Infatti, questa inversione dei ruoli si<br />
accompagna ad una cieca avversione verso ogni tipo di autorità. Sicché il<br />
maestro teme gli allievi e, per paura d’essere accusato di autoritarismo, liscia<br />
loro il pelo per il verso giusto, li lusinga. Gli allievi, dal canto loro, se<br />
ne infischiano sia dei maestri sia dei pedagoghi. Insomma, i giovani si pongono<br />
alla pari dei più anziani e li contestano nei discorsi e nei fatti, mentre<br />
i vecchi accondiscendono ai giovani, indossano la maschera buffonesca del<br />
giovanilismo e si riempiono di facezie e smancerie, scimmiottando i giovani<br />
per non sembrare spiacevoli e autoritari.