qui - maria vita romeo
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Platone in Italia 93<br />
«belve focose e terribili», capaci di escogitare e procurare piaceri d’ogni sorta<br />
e qualità, state sicuro che allora il suo temperamento oligarchico comincia<br />
a mutarsi in democratico.<br />
Ma qual è il principio caratteristico che domina l’anima dell’uomo democratico?<br />
Vi dico subito che il principio che plasma il carattere dell’uomo democratico<br />
è il principio del desiderio, l’epithymetikon, lo stesso che domina l’anima<br />
dell’uomo oligarchico. Però c’è da fare un’importante precisazione:<br />
mentre nel tipo oligarchico l’epithymetikon è esclusivamente limitato al piacere<br />
di accumulare ricchezze; nell’uomo democratico, invece, questo principio<br />
del desiderio s’ingigantisce mostruosamente e va alla folle ricerca di<br />
qualunque piacere, senza misura e senza distinzione.<br />
Perdonate le mie interruzioni, amatissimo Maestro. Ma quando Voi parlate<br />
di «fuchi» famelici, che succhiano il sangue a chi lavora, e di «belve focose<br />
e terribili», che procurano ogni sorta di piacere nell’assoluta e gioiosa dimenticanza<br />
di qualsiasi dovere, a me, lo confesso, vien da pensare alle «sacre sponde<br />
ove il mio corpo fanciulletto giacque». Insomma, fuor di retorica e di poesia, io<br />
<strong>qui</strong> sento l’odore inconfondibile del mio mondo. Perciò vi prego di continuare.<br />
Una volta superata la fase di conflitti interiori, di tentennamenti e di<br />
ripensamenti, il giovane democratico opera le sue scelte definitive. Alla fine,<br />
quelle «belve focose e terribili» con<strong>qui</strong>stano l’acropoli dell’anima sua.<br />
E il giovane tornerà ad abitare apertamente e definitivamente presso quei<br />
«Lotofagi», quei mangiatori di loto, allucinati e alienati, i quali offrono volentieri<br />
a chiunque il loro unico e dolce pasto che magicamente fa viaggiare<br />
nella stupida dimenticanza della realtà.<br />
Perbacco, avevo ragione nel confessare che sentivo uno strano odore di patrie<br />
cucine!<br />
Non divaghiamo! Mi riferisco a quei mangiatori della dolce erba di loto<br />
la quale, secondo la narrazione di Ulisse, spegne ogni ricordo della patria<br />
ed accende unicamente la brama ardente di rimanere nella terra dei Lotofagi:<br />
«Chiunque l’esca dilettosa, e nuova gustato avea, con le novelle indietro<br />
non bramava tornar: colà bramava starsi, e, mangiando del soave loto,