Letteratura italiana Due itinerari di lettura - Mondadori Education
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16 <strong>Letteratura</strong> <strong>italiana</strong>. Un metodo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
Ma <strong>di</strong>te un vero 14 , un solo a me, tra il tutto,<br />
prima ch’io muoia, a ciò ch’io sia vissuto!» 15 .<br />
E la corrente rapida e soave<br />
50 più sempre avanti sospingea la nave.<br />
E s’ergean su la nave alte le fronti,<br />
con gli occhi fissi, delle due Sirene 16 .<br />
«Solo mi resta un attimo. Vi prego!<br />
Ditemi almeno chi sono io! chi ero!» 17 .<br />
55 E tra i due scogli si spezzò la nave 18 .<br />
Guido Gozzano<br />
(Torino, 1883-ivi, 1916)<br />
Il poemetto L’ipotesi, che Gozzano ha escluso dalle sue due raccolte (La via del<br />
rifugio, 1907 e I colloqui, 1911) – si legge nelle e<strong>di</strong>zioni moderne nella sezione Poesie<br />
sparse –, reca la data «Agliè Canavese, autunno 1907». È apparso a stampa la prima<br />
volta il 6 febbraio 1910, sul settimanale milanese «Il Viandante». Precede cronologicamente<br />
La signorina Felicita, inclusa nella seconda raccolta. L’ipotesi si articola in sei<br />
sezioni (per complessivi 157 versi) <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferente ampiezza, delle quali riportiamo la<br />
prima, la seconda, parte della terza e l’ultima (che introduce il tema <strong>di</strong> Ulisse). Il titolo<br />
del componimento si riferisce all’ipotetica (e autoironica) esistenza del poeta se la<br />
malattia non lo avesse condannato e se gli fosse consentito <strong>di</strong> vivere: avrebbe preso<br />
per moglie una fanciulla semplice, serena, tranquilla (la «signorina Felicita») e insieme<br />
sarebbero pacificamente invecchiati in una bella villa <strong>di</strong> provincia. Di qui la prospettiva<br />
spostata verso il futuro, propriamente in un giorno d’estate del 1940<br />
(Gozzano – morto trentatreenne nel 1916 – avrebbe avuto cinquantasette anni). La<br />
nuova civiltà della me<strong>di</strong>ocrità quoti<strong>di</strong>ana non conosce più né miti né eroi. Con «pace<br />
d’Omero e <strong>di</strong> Dante» (v. 109), Ulisse è paro<strong>di</strong>zzato in chiave borghese, antieroica<br />
(con espliciti e <strong>di</strong>retti rinvii al testo dantesco), e le sue avventure sono riproposte<br />
come espressione <strong>di</strong> frivolezza, d’infedeltà coniugale, <strong>di</strong> mania <strong>di</strong> ricchezza. E se ne<br />
va in America in cerca <strong>di</strong> fortuna, dato che «Non si può vivere senza / danari, molti<br />
danari…» (vv. 135-136).<br />
14 un vero: non «il vero», ma «un vero», come nel Montale <strong>di</strong> I limoni, vv. 28-29: «che finalmente<br />
ci metta / nel mezzo <strong>di</strong> una verità».<br />
15 un solo … vissuto!»: O<strong>di</strong>sseo chiede <strong>di</strong> dare un senso alla propria esistenza, «un vero» che basti a<br />
persuaderlo <strong>di</strong> non essere vissuto invano.<br />
16 E … Sirene: sul mare, <strong>di</strong> fronte alla nave, si ergono alte le fronti delle due Sirene, immobili e fisse,<br />
sì da mostrare ora la loro vera natura <strong>di</strong> scogli.<br />
17 Ditemi … ero!»: interrogative senza risposta, sulla propria identità presente e passata.<br />
18 E … nave: unica realtà il naufragio e unica verità la morte.