Letteratura italiana Due itinerari di lettura - Mondadori Education
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40 <strong>Letteratura</strong> <strong>italiana</strong>. Un metodo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
Gesualdo Bufalino<br />
(Comiso, Ragusa, 1920-ivi, 1996)<br />
Scrittore <strong>di</strong> stile e <strong>di</strong> idee (professionalmente insegnante <strong>di</strong> scuole superiori, per<br />
trent’anni), sempre coraggiosamente fuori moda, Bufalino è un moralista in intenso<br />
colloquio con se stesso, esposto al miraggio <strong>di</strong>sperato <strong>di</strong> riuscire a vivere in una terra<br />
più abitabile, ma anche capace <strong>di</strong> sublimare il semplice fatto <strong>di</strong> esistere, <strong>di</strong> riscoprire<br />
la vitalità e l’incanto che appartengono ai semplici piaceri della quoti<strong>di</strong>anità. Fuori<br />
moda, e perciò anche attento a valorizzare i ritmi lenti e riflessivi, contro la smania<br />
della fretta, dell’approssimazione, dell’improvvisazione, della chiacchiera. Le sue<br />
massime fioriscono all’ombra costante della malattia e della morte, ma sa liberarsi<br />
con l’ironia («Morire. Non fosse che per fregare l’insonnia»; «‘Conosci te stesso’, <strong>di</strong>ce<br />
il filosofo. Fossi matto!») dalla prigionia dell’umor nero, del malumore, dello sconforto<br />
(«La felicità esiste, ne ho sentito parlare »). Così le sue scritture s’intrecciano <strong>di</strong><br />
comico e <strong>di</strong> grave, d’ironia e <strong>di</strong> trage<strong>di</strong>a (in chiave «ilarotragica», <strong>di</strong>ce lui, sulla scia<br />
dell’Hilarotragoe<strong>di</strong>a, 1964, <strong>di</strong> Giorgio Manganelli).<br />
E<strong>di</strong>zioni: Il malpensante, lunario dell’anno che fu, Milano, Bompiani, 1987; Il malpensante,<br />
lunario dell’anno che fu, in Bufalino 1992, pp. 1023-1129 (da cui si cita); Bluff <strong>di</strong> parole,<br />
Milano, Bompiani, 1994.<br />
Il malpensante (1987)<br />
Morire. Non fosse che per fregare l’insonnia.<br />
Parole e classi. «Defungere» è <strong>di</strong> destra, riguarda solo i potenti; «crepare» è <strong>di</strong> sinistra,<br />
vale solo per i plebei. «Morire», che tessera avrà?<br />
Metà <strong>di</strong> me non sopporta l’altra e cerca alleati.<br />
Mi sussurro all’orecchio pettegolezzi su me.<br />
Fra imbecilli che vogliono cambiare tutto e mascalzoni che non vogliono cambiare<br />
niente, com’è <strong>di</strong>fficile scegliere!<br />
Quanta fretta! E che smania, ogni giorno, <strong>di</strong> ingurgitare e vomitare una moda, un<br />
autore, un’idea! Mentre non abbiamo ancora finito, temo, <strong>di</strong> capire i presocratici.<br />
In un mondo d’arrivisti buona regola è non partire.<br />
<strong>Due</strong> labbra esigue, secche, <strong>di</strong>ritte… Devono venirne baci feroci.<br />
«Conosci te stesso», <strong>di</strong>ce il filosofo. Fossi matto!