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Letteratura italiana Due itinerari di lettura - Mondadori Education

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6 <strong>Letteratura</strong> <strong>italiana</strong>. Un metodo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

l’esilio tra popoli <strong>di</strong>versi («<strong>di</strong>verso esiglio», v. 9). Ulisse affascina per la suggestione<br />

leggendaria delle sue <strong>di</strong>savventure, che sono però a lieto fine, perché riesce infine a<br />

‘baciare’ la propria terra, reduce vittorioso dalla guerra <strong>di</strong> Troia. Al poeta, invece, non<br />

sarà concesso alcun lieto fine e la sua tomba, in terra straniera, sarà – con epigrafica<br />

desolazione – «illacrimata», non confortata dal pianto <strong>di</strong> parenti o amici.<br />

E<strong>di</strong>zioni: Opere, a cura <strong>di</strong> Franco Gavazzeni, Milano-Napoli, Ricciar<strong>di</strong>, 1974, 1981, 2 voll.<br />

[A Zacinto] *<br />

Né più mai toccherò le sacre sponde<br />

ove il mio corpo fanciulletto giacque,<br />

Zacinto mia, che te specchi nell’onde<br />

del greco mar da cui vergine nacque<br />

5 Venere, e fea quelle isole feconde<br />

col suo primo sorriso, onde non tacque<br />

le tue limpide nubi e le tue fronde<br />

l’inclito verso <strong>di</strong> colui che l’acque<br />

cantò fatali 1 , ed il <strong>di</strong>verso esiglio<br />

10 per cui bello <strong>di</strong> fama e <strong>di</strong> sventura<br />

baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.<br />

Tu non altro che il canto avrai del figlio,<br />

o materna mia terra; a noi prescrisse<br />

il fato illacrimata sepoltura.<br />

«L’‘esiglio’ [v. 9] del mitico eroe greco [Ulisse] era stato ‘<strong>di</strong>verso’, […] perché<br />

profondamente <strong>di</strong>fferente era stata la conclusione del lungo errare dell’eroe omerico:<br />

l’Ulisse <strong>di</strong> Foscolo ‘baciò la sua petrosa Itaca’ [v. 11], fece cioè ritorno a quella<br />

natura a cui l’aveva strappato la storia (ossia la guerra <strong>di</strong> Troia […]); il destino personale<br />

del poeta, viceversa, si chiude con ben altra prospettiva: il ricongiungimento<br />

con la terra-madre non avverrà neppure dopo la morte, poiché, osserva Foscolo, ‘a<br />

noi / prescrisse il fato illacrimata sepoltura’ [vv. 13-14] (dove con quel ‘noi’ il destino<br />

singolo del poeta si <strong>di</strong>lata a destino corale dell’umanità moderna e la simbologia<br />

sottesa a tutto il sonetto si fa esplicita) e ‘del figlio’ la madre-natura non avrà ‘altro<br />

che il canto’ [v. 12]. L’orizzonte <strong>di</strong> questo stupendo sonetto foscoliano […] è assai<br />

più ampio della rievocazione dell’età infantile, della terra natale, della riven<strong>di</strong>cazione<br />

della propria origine greca, del canto-pianto sul proprio destino in<strong>di</strong>viduale. Esso<br />

li ricomprende e li sublima universalizzandoli nella trage<strong>di</strong>a dell’uomo moderno,<br />

* Metro: sonetto (schema: ABAB ABAB CDE CDE).<br />

1 l’acque … fatali: tutta la precettistica metrica tra<strong>di</strong>zionale (cfr. Pinchera 1999, pp. 57-58) vieta<br />

l’enjambement tra strofa e strofa, ma qui Foscolo non tiene conto del <strong>di</strong>vieto (come pure ai vv.<br />

4-5) con una splen<strong>di</strong>da inarcatura interstrofica.

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