Letteratura italiana Due itinerari di lettura - Mondadori Education
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24 <strong>Letteratura</strong> <strong>italiana</strong>. Un metodo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
ne del componimento <strong>di</strong> cui fa parte, dei do<strong>di</strong>ci versi che lo seguono, ai quali<br />
dà e dai quali prende rilievo. Non è né «brutto» né «scoperto»; è semplicemente<br />
«imme<strong>di</strong>ato», non cioè passato attraverso nessun alambicco <strong>di</strong> nessuna, più<br />
o meno sapiente, più o meno <strong>di</strong> moda, deformazione letteraria. Dice, con rara<br />
spontaneità, quello che deve <strong>di</strong>re, nel modo più semplice e <strong>di</strong>retto possibile.<br />
[…] Guardavo la faccia del mio interlocutore. […] La sua faccia […] concordava<br />
esattamente col suo giu<strong>di</strong>zio. Quell’uomo doveva necessariamente aver paura<br />
<strong>di</strong> un’imme<strong>di</strong>atezza come <strong>di</strong> una bomba; ammirare – come egli stesso volentieri<br />
confessa – assai più Petrarca che Dante. Era, in una parola, un petrarchista.<br />
Soffriva <strong>di</strong> un male, europeo per estensione, ma italiano alle origini; e <strong>di</strong> questo<br />
male almeno, io, nato agli estremi confini della patria, o non ho mai sofferto, o<br />
solo, e non in profon<strong>di</strong>tà, nella mia prima giovanezza. Attraverso l’innocente verso<br />
citato […], mi sono persuaso una ultima volta che gli italiani (che sono nella<br />
loro vita istintiva e – ve<strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> – nella musica, uno dei popoli più imme<strong>di</strong>ati<br />
della terra) non sopportano, in poesia, la vita, senza averla preventivamente uccisa<br />
e mummificata. Perché poi questo processo (che essi chiamano <strong>di</strong> «astrazione<br />
lirica», ed io <strong>di</strong> «congelamento» o <strong>di</strong> «involuzione») sia avvenuto proprio per la<br />
poesia, oggi come oggi, o non lo so ancora, o non voglio ancora <strong>di</strong>rlo. Ma che sia<br />
avvenuto è certo; come pure è certo che va cercata in esso una delle ragioni sia, in<br />
generale, del loro […] petrarchismo, sia, in particolare, della, fino a ieri almeno,<br />
contrastata fortuna della mia poesia (Saba 1988, pp. 1085-1086).<br />
E<strong>di</strong>zioni: Tutte le poesie, a cura <strong>di</strong> Arrigo Stara, introduzione <strong>di</strong> Mario Lavagetto, Milano,<br />
<strong>Mondadori</strong>, 1988.<br />
Me<strong>di</strong>terranee<br />
Ulisse *<br />
Nella mia giovanezza ho navigato<br />
lungo le coste dalmate 1 . Isolotti<br />
a fior d’onda emergevano, ove raro<br />
un uccello sostava intento a prede 2 ,<br />
5 coperti d’alghe, scivolosi, al sole<br />
belli come smeral<strong>di</strong>. Quando l’alta<br />
marea e la notte li annullava 3 , vele<br />
sottovento sbandavano più al largo,<br />
per fuggirne l’insi<strong>di</strong>a. Oggi il mio regno<br />
10 è quella terra <strong>di</strong> nessuno. Il porto<br />
accende ad altri i suoi lumi 4 ; me al largo<br />
* Metro: endecasillabi sciolti.<br />
1 dalmate: della Dalmazia.<br />
2 intento a prede: attento nel cacciare prede.<br />
3 li annullava: li nascondeva, li rendeva invisibili.<br />
4 Il porto … lumi: la quiete del porto è destinata ad altri, non a me.