Letteratura italiana Due itinerari di lettura - Mondadori Education
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un’alta montagna selvaggia…<br />
Non era quel porto illusorio<br />
la California o il Perù,<br />
ma il monte del Purgatorio<br />
150 che trasse la nave all’in giù.<br />
E il mare sovra la prora<br />
si fu richiuso in eterno.<br />
E Ulisse piombò nell’Inferno<br />
dove ci resta tuttora…<br />
155 Io penso talvolta che vita, che vita sarebbe la mia,<br />
se già la Signora vestita <strong>di</strong> nulla non fosse per via.<br />
Io penso talvolta…<br />
Primo Levi<br />
(Torino, 1919-ivi, 1987)<br />
<strong>Due</strong> <strong>itinerari</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong><br />
Siamo nel cap. xi <strong>di</strong> Se questo è un uomo, intitolato Il canto <strong>di</strong> Ulisse. Nel campo<br />
<strong>di</strong> Auschwitz, il narratore (venticinquenne), con l’autorizzazione dei sorveglianti,<br />
si sta recando insieme a un compagno (Jean, studente alsaziano ventiquattrenne) alle<br />
cucine, <strong>di</strong>stanti circa un chilometro, per prendere il rancio (una marmitta <strong>di</strong> cinquanta<br />
chili, da portare con due stanghe sulle spalle) destinato a un intero gruppo <strong>di</strong><br />
internati. Jean, nel loro gruppo <strong>di</strong> lavoro, ricopre la carica <strong>di</strong> Pikolo, ovvero <strong>di</strong> fattorino<br />
e <strong>di</strong> contabile. La conversazione tra i due compagni avviene mentre camminano<br />
verso le cucine. E giacché Jean (<strong>di</strong> madrelingua francese) ha detto che a lui piace l’Italia<br />
e che vorrebbe imparare l’italiano, a Levi viene in mente <strong>di</strong> parlargli <strong>di</strong> Dante, del<br />
canto xxvi dell’Inferno, il canto <strong>di</strong> Ulisse. Ecco, allora, Ulisse, nell’inferno (vero) del<br />
Lager. Levi recita a Jean i versi a memoria, con qualche inesattezza e molti vuoti nel<br />
ricordo. Dalle sue letture scolastiche, nella trage<strong>di</strong>a del campo <strong>di</strong> concentramento,<br />
riaffiorano a barlumi segmenti e frammenti sparsi. Tuttavia un verso brilla con sicurezza:<br />
«Ma misi me per l’alto mare aperto» (v. 100) e poi, come un’illuminazione,<br />
l’«orazion picciola»: «Considerate la vostra semenza». In questo luogo <strong>di</strong> morte, i versi<br />
risuonano come se anche il narratore li sentisse per la prima volta. Sono una liberazione,<br />
echeggiano come un riscatto della <strong>di</strong>gnità umana offesa, «come uno squillo<br />
<strong>di</strong> tromba, come la voce <strong>di</strong> Dio».<br />
E<strong>di</strong>zioni: Se questo è un uomo, Torino, De Silva, 1947; Se questo è un uomo, Torino, Einau<strong>di</strong>,<br />
1958; Opere, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1987-1990, 3 voll., i (Se questo è un uomo, La tregua, Il sistema<br />
perio<strong>di</strong>co, I sommersi e i salvati), introduzione <strong>di</strong> Cesare Cases, 1987, ii (La chiave a stella, Se<br />
non ora quando?, Ad ora incerta, Altre poesie), introduzione <strong>di</strong> Cesare Segre, 1988, iii (Storie<br />
naturali, Vizio <strong>di</strong> forma, Lilít, L’altrui mestiere, Racconti e saggi), introduzione <strong>di</strong> Pier Vincenzo<br />
Mengaldo, 1990; Opere, a cura <strong>di</strong> Marco Belpoliti, introduzione <strong>di</strong> Daniele Del Giu<strong>di</strong>ce,<br />
Torino, Einau<strong>di</strong>, 1997, 2 voll.<br />
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