DIALOGO SULLA LETTERATURA - Comune di Livorno
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i sezione<br />
problema dell’esistenza del male: i nazisti, per esempio, che portavano il<br />
nome <strong>di</strong> Dio inciso nella cintura. Gott mit uns, ad Auschwitz...».<br />
Ma la vita, Caproni, che fine fa in tutto questo? Come riesce ad aprirsi<br />
un varco fino alle corde fondamentali della sua poesia?<br />
«La vita? Ma la vita è azione, è stare sempre sul filo. È la caccia, non<br />
importa se a spettri. “Non sono, con me stesso, / ancora solo”, ho detto in<br />
una poesia che amo molto. Ecco, credo sia in questo la vita. E poi, sa, ho<br />
scritto molte poesie d’amore... In poesia, del resto, persino <strong>di</strong>etro la negazione<br />
più ra<strong>di</strong>cale si vede apparire, in positivo, il mondo: cioè la vita».<br />
Una vita che recentemente la poesia sembra aver recuperato tuffandosi<br />
nelle masse...<br />
«No, niente affatto. La poesia non può avere sulle masse la forza d’urto<br />
del rock and roll; non può bruciarsi nell’effimero <strong>di</strong> una “piazzata”. Se il<br />
romanzo agisce nello spazio, la poesia lo fa nel tempo. Occorrono anni,<br />
alla poesia vera, per acquistare lettori. Altro che serate <strong>di</strong> massa!».<br />
Ma quest’«opera omnia», Caproni, questo volume così importante, non<br />
la spaventa un po’?<br />
«E già, ha l’aria del monumento funebre, no? D’altra parte, esclusi Il muro<br />
della terra e Il franco cacciatore, tutti gli altri miei libri erano introvabili,<br />
e ristamparli separatamente sarebbe stato troppo costoso. Non c’era<br />
quin<strong>di</strong> altra soluzione che questa specie <strong>di</strong> vocabolario complessivo, per<br />
quanto inquietante e non beneaugurante potesse essere. E comunque mi<br />
son cautelato: ho una nuova raccolta, quasi pronta, che renderà questo<br />
libro fatalmente incompleto... Ma questo gliel’ho già detto».