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DIALOGO SULLA LETTERATURA - Comune di Livorno

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ARIA DEL TENORE<br />

“Il poeta e la poesia”, Atti del convegno <strong>di</strong> Roma dell’8 febbraio<br />

1982, a cura <strong>di</strong> Nicola Merola, Liguori, Napoli 1986<br />

Sono negato costituzionalmente ai <strong>di</strong>scorsi. Il pubblico mi turba. Per<br />

questo da giovane smisi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are il violino. Mi limiterò dunque a semplici<br />

e brevi osservazioni intorno ai miei versi.<br />

Versi ine<strong>di</strong>ti, naturalmente. Tanto ine<strong>di</strong>ti da non figurare nemmeno sul<br />

fascicolo <strong>di</strong>stribuito in sala, forse a causa d’un ritardo o d’un <strong>di</strong>sguido<br />

postale.<br />

Ho scelto <strong>di</strong> proposito una poesia, appunto per evitare lunghe e complicate<br />

spiegazioni, abbastanza chiara da non abbisognare <strong>di</strong> troppi commenti.<br />

Del resto ho sempre creduto (e vedo che Bigongiari è d’accordo<br />

con me) che la poesia in genere, come la musica o qualsiasi altra arte,<br />

sia sempre intraducibile in termini logici per la plurivalenza che in essa<br />

assume la parola (anche secondo la posizione che essa occupa nel verso)<br />

oltre l’usuale co<strong>di</strong>ce della normale comunicazione.<br />

Aria del tenore (la poesia che leggerò) fa parte del mio prossimo libro, il<br />

cui titolo, chiesto in prestito a Weber, è Il franco cacciatore, anche se il<br />

riferimento all’opera weberiana è, per la verità, molto <strong>di</strong> sguincio, pur<br />

non mancando, nell’insieme, precisi punti <strong>di</strong> contatto.<br />

Quella che soprattutto m’interessa è la figura del cacciatore (e cacciatori<br />

già se ne trovano parecchi nelle mie precedenti opere), vista – come<br />

già la figura del viaggiatore – in veste <strong>di</strong> cercatore.<br />

Cercatore <strong>di</strong> che? Di <strong>di</strong>o? Della verità? Di ciò che sta <strong>di</strong>etro il fenomeno<br />

od oltre l’ultimo confine cui può giungere la ragione? Della propria o<br />

dell’altrui identità?<br />

Una domanda vale l’altra, e forse si tratta soltanto <strong>di</strong> ricerca per amor<br />

<strong>di</strong> ricerca.<br />

Venendo ai versi in causa, potrebbero anche essere interpretati in veste<br />

<strong>di</strong> favola metaforica, <strong>di</strong> allegoria, <strong>di</strong> apologo.<br />

Tema <strong>di</strong> fondo, la follia omicida che purtroppo non soltanto da oggi imperversa<br />

nel mondo. Una follia omicida che si traduce in follia suicida, dato<br />

che chi uccide l’uomo non fa, sostanzialmente, che uccider se stesso.<br />

Così l’assassino si confonde con l’assassinato, in quanto l’assassinato,<br />

con la sua morte, genera la morte dell’assassino, e i due termini <strong>di</strong>ventano<br />

a questo modo reversibili o intercambiabili.<br />

Due uomini che si o<strong>di</strong>ano mortalmente (tento <strong>di</strong> raccontarvi il mio apologo)<br />

e che per un anno intero si sono cercati con furia tra la folla, s’incontrano<br />

finalmente nella macchia, o per meglio <strong>di</strong>re durante la mac-

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