DIALOGO SULLA LETTERATURA - Comune di Livorno
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NOSTALGIA DEI PANCALDI<br />
<strong>di</strong> Corrado Pizzinelli, “Toscana Qui”, III, 5, maggio 1983<br />
«Una volta erano tanti i toscani a Roma – <strong>di</strong>ce Giorgio Caproni – Ricordo<br />
Angioletti, Cassola, Cancogni. Adesso siamo <strong>di</strong> meno. In questa città<br />
io ci venni nel 1929, ma ci rimasi poco tornandovi solo nel ’48. Facevo<br />
l’insegnante elementare e collaboravo a molte riviste letterarie. Sono<br />
nato a <strong>Livorno</strong>. Mio babbo era ragioniere in una <strong>di</strong>tta importatrice <strong>di</strong><br />
caffè. Poi <strong>di</strong>ventò amministrazione della società che costruiva le nostre<br />
motosiluranti d’assalto, i famosi MAS. Da <strong>Livorno</strong> mio padre trasferì<br />
la famiglia a Genova perché aveva assunto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>tta<br />
genovese export-import <strong>di</strong> pesce in scatola e così io feci una parte dei<br />
miei stu<strong>di</strong> a Genova. Però, nonostante tanta parte, e importante, <strong>di</strong> vita<br />
trascorsa a Genova, io sono toscano. Dentro».<br />
In che senso?<br />
«Ma non so... mi ritrovo toscano nel carattere. Nella mia strafottenza,<br />
semplicità e schiettezza. Spiritualmente poi, pur ammettendo che se ho<br />
nostalgia per una città questa è Genova, debbo <strong>di</strong>re che <strong>Livorno</strong> resta<br />
la mia città del cuore e del sogno. Il mio libro Il seme del piangere è tutto<br />
ambientato a <strong>Livorno</strong>, una <strong>Livorno</strong> immaginaria dove si svolge la vita<br />
<strong>di</strong> Anna Picchi, cioè <strong>di</strong> mia madre».<br />
Cosa resterà fra cinquanta o cent’anni della sua poesia?<br />
«Non lo so. Mi domando piuttosto cosa resterà <strong>di</strong> tutta la poesia. Vivrà<br />
ancora fra cinquant’anni in una società come questa? La nostra è una<br />
civiltà massificata che non ha più lo scatto poetico, non ha più quello che<br />
io chiamo “il grano <strong>di</strong> follia” poetico. Oggi predomina il ragionamento e<br />
la sociologia ha preso il posto della letteratura. Tutto oggi è sociologia...<br />
e mai si sono commessi tanti delitti quanti se ne commettono oggi!»<br />
Senta, se al poeta Caproni fossero dati particolari poteri e la possibilità <strong>di</strong><br />
fare quello che vuole, ma per una volta sola, cosa farebbe?<br />
«Oh sì, so cosa farei... vorrei che ogni giovane ritrovasse se stesso e<br />
avesse il senso della propria poesia».<br />
Ma lei stesso poco fa non <strong>di</strong>ceva che oggi non c’è poesia e che fra cinquanta o<br />
cent’anni forse non ci sarà più?<br />
«Sì, non c’è poesia. L’ho detto, ma aggiungo anche che i giovani soffrono<br />
<strong>di</strong> questa mancanza. Aver la poesia è per me avere il dono <strong>di</strong> trovare la