18 marzo - aprile - maggio <strong>2012</strong> MARIO CARDINALI L’UOMO CHE GRAFFIA CON LA PENNA Vita e miracoli del Vernacoliere che bacchetta papi e ministri ma piace anche ai potenti
di Rino Bucci il genio? È fantasia, in- «Cos’è tuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione». Parole pronunciate da Gastone Moschin, il Rambaldo Melandri di Amici Miei, dopo l’ennesima bravata. Parole che calzano a pennello per descrivere Mario Cardinali. Un uomo difficile da raccontare. Che andrebbe vissuto nella sua parlantina micidiale, nei gesti irriverenti e nelle idee dissacranti. Mario Cardinali è l’editore-direttore-redattore, in una parola, il babbo del Vernacoliere. Quel fenomeno di satira in salsa livornese che da anni imperversa nelle case di mezza Toscana e che grazie agli abbonamenti è arrivato in ogni parte del mondo. Quarantamila copie medie di tiratura mensile e nessuna pubblicità. Un’azienda “a conduzione Cardinali” (oltre a Mario ci lavorano il fratello Umberto e il nipote Valter), una mosca bianca nell’universo della carta stampata. Le locandine, come gli editoriali, del Vernacoliere sono una spina nel fianco per chi viene preso di mira. Negli anni è toccato a tutti: Berlusconi, il Papa, i pisani, la Madonna, i vescovi e i ministri. Non si è salvato nessuno, nemmeno a sinistra. «Per trovare i titoli non ci dormo la notte – racconta il direttore – a volte vengono di getto altre serve tempo ma è tutto frutto della mia testa. Gli editoriali li penso il venerdì, in media impiego un’oretta a buttare giù il canovaccio. I temi sono sociali, di stretta attualità». Cardinali è anche l’uomo che è riuscito a sdoganare la topa, «categoria kantiana del suo pensare satirico», sulle locandine all’esterno delle edicole. E sulla topa, il babbo del Vernacoliere, ha vinto un processo nel gennaio Chi è Mario Cardinali Mario Cardinali, classe 1937, è nato a Livorno da mamma Cesira, che gestiva una bottega di frutta, e babbo Alfredo, per vent’anni operaio, poi produttore pubblicitario per Livornocronaca, nel quale Cardinali rivestiva i ruoli di editore, direttore e redattore. Con la registrazione in tribunale che risale al 1961, il giornale, prima settimanale, poi quindicinale, infine mensile, è una delle realtà editoriali storiche della città. Risale al 1982 la svolta satirica di Livornocronaca, che ha lasciato il posto al Vernacoliere. Cardinali, celibe, una laurea in Scienze Politiche, continua a rivestire i ruoli di editore, direttore e redattore all’interno del mensile. Può contare, tra i suoi più stretti collaboratori, sul fratello Umberto e il nipote Valter: Umberto si occupa di amministrazione, abbonamenti e spedizioni, Valter è il direttore tecnico della testata. Cardinali abita ad Antignano, la sede del Vernacoliere è a Scali del Corso 5. del 1984. «Andai in aula a rivendicare la mentalità e il linguaggio dissacrante dei livornesi». L’esito della sentenza fu sbandierato sul sommario del mese successivo, «La topa non è reato! Livorno in festa, il mondo esulta». Gli esordi. Mario Cardinali è nato a Livorno nel 1937 e se non fosse nato all’ombra dei “Quattro mori” forse avrebbe preferito non esistere. Di certo non ci sarebbe stato il Vernacoliere. «Mam- ma Cesira gestiva una bottega di frutta, babbo Alfredo, grande raccontatore di barzellette, era operaio. Poi è diventato produttore pubblicitario ed ha lavorato per il Livornocronaca». Cardinali si laurea nel 1962 in Scienze politiche. Un anno prima fonda quello che sarà e rimarrà «il su’ figliolo» e l’embrione del Vernacoliere. Livornocronaca. Fu registrato in tribunale nel ’61. Pubblicato prima a cadenza settimanale poi quindicinale 19 e infine mensile. Agli albori veniva stampato nella tipografia del Tirreno come <strong>Costa</strong> <strong>Etrusca</strong> di cui fu compagno nel bancone su cui venivano composti i titoli. «Era un giornale da battaglia, facevamo inchieste sulla malasanità, sugli armamenti, sulle case popolari». Il giornale viveva di pubblicità e Cardinali ricopriva i ruoli di editore, direttore e redattore. «Mi ci sono trovato. È stata un’esigenza e in modo libero, fuori dal palazzo, dai condizionamenti». Con Livornocronaca arrivarono le prime soddisfazioni (l’iscrizione ad honorem all’albo dei giornalisti pubblicisti) e i primi processi. In aula. «Nel ’65 per l’anniversario del lancio dell’atomica su Hiroshima mandai un collaboratore ad intervistare i giovani. Volevo le loro opinioni sulla guerra. A corredo del pezzo pubblicai una foto di un cadavere bombatomizzato. L’immagine venne presa da una rivista di guerra. Fui processato per direttissima per pubblicazione di foto raccapricciante. Di questa storia ne parlò anche Benelux su Paese Sera. Fui assolto, ma Ecco a voi i “3 magnifici 3” del Vernacoliere Mario, il nipote Valter, direttore tecnico e il fratello Umberto, capo dell’amministrazione