Marzo - Aprile - Maggio 2012 - Costa Etrusca
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di Mauro Sozzi<br />
Vogliamo esaminare<br />
un po’ più da vicino il<br />
“caso Lucchini”. Riesaminarlo,<br />
proprio in considerazione<br />
del tira e molla<br />
che si sta facendo, prima di<br />
giungere, almeno si spera, a<br />
una sua decente risoluzione. Si<br />
dice che si sta cercando un<br />
compratore, si dice che si stia<br />
provando ad interessare al<br />
massimo il governo: insomma<br />
si dice, si dice… però il tempo<br />
sta passando e “Betta non<br />
si marita”.<br />
Per contro, a questa crisi che<br />
tocca, in crescendo, il mondo,<br />
l’Europa e l’Italia si sta verificando,<br />
nel contesto dell’acciaio,<br />
un forte aumento della<br />
produzione che supera la quantità<br />
che il relativo mercato richiede.<br />
Secondo noi, è molto significativo<br />
rilevare le quantità prodotte<br />
dai paesi sviluppati, tra<br />
i principali produttori di acciaio<br />
al mondo, e le quantità invece<br />
prodotte dai paesi in via di<br />
sviluppo o, come si dice, emergenti,<br />
nei due differenti periodi<br />
degli anni 1995 e 2010.<br />
Paesi sviluppati: (Usa, Germania,<br />
Francia, Inghilterra,<br />
Italia), anno 1995, tonnellate<br />
200 milioni; anno <strong>2012</strong>, tonnellate<br />
209 milioni. Paesi<br />
emergenti: (Cina, India, Brasile,<br />
Corea del Sud), anno<br />
1995, tonnellate 208 milioni;<br />
anno <strong>2012</strong>, tonnellate 757<br />
milioni.<br />
Si rileva così, che i paesi sviluppati<br />
hanno avuto un incremento<br />
del 4,5%, mentre<br />
in quelli in via di sviluppo<br />
l’incremento è stato del<br />
263,9%.<br />
Questi paesi emergenti, così come<br />
tanti altri di minore importanza,<br />
faranno salire ancora<br />
la produzione con l’aggravio,<br />
tra l’altro, per noi, che<br />
potranno offrire al mercato<br />
anche prezzi più convenienti.<br />
Ciò in conseguenza del costo<br />
inferiore della loro manodopera,<br />
dell’adozione, in<br />
parte di cicli operativi più<br />
evoluti: quali quelli da forno<br />
elettrico che permettono anche<br />
Lucchini: la grave crisi dell’acciaio<br />
Quel tira e molla<br />
sulla pelle di tutti<br />
una riduzione notevole del<br />
personale. Questa situazione<br />
favorevole gli permette, di<br />
avere una forte penetrazione<br />
nel mercato per la maggiore facilità<br />
di piazzare i loro prodotti<br />
(prezzi inferiori). Infatti, nel nostro<br />
Paese si è registrato un forte<br />
aumento delle importazioni<br />
di prodotti siderurgici, provenienti<br />
da paesi extracomunitari<br />
che dal 12% del 1994 sono<br />
salite al 30% e più nel<br />
2010. Se poi teniamo conto<br />
che, da noi, la richiesta di<br />
prodotti in acciaio non è affatto<br />
aumentata, va da se, che quella<br />
quantità entrata, ha creato<br />
più di un problema ai nostri<br />
produttori.<br />
C’è pure lo sviluppo tecnologico,<br />
che può essere definito<br />
rampante e gioca un ruolo<br />
importante. Ne è chiara dimostrazione<br />
l’andamento delle<br />
modalità di fabbricazione<br />
dell’acciaio, modalità che nel<br />
1990 interessavano, nel mondo,<br />
per l’80% il ciclo integrale<br />
e per il 20% il forno<br />
elettrico. Oggi, invece, si utilizza<br />
già per il 60% l’elettrico<br />
e per il 40% l’integrale.<br />
Si sta sviluppando, in maniera<br />
considerevole anche il trattamento<br />
di riduzione diretta del<br />
minerale, dando luogo ad una<br />
utilizzazione immediata dello<br />
stesso forno elettrico. Comunque,<br />
il ciclo da forno elettrico<br />
consente, già ora, ri-<br />
spetto all’integrale, anche un<br />
risparmio energetico del 40%<br />
circa. Persino in Italia, il ciclo<br />
elettrico ha un notevole vantaggio<br />
quantitativo sul ciclo integrale.<br />
I circa 30 milioni/anno<br />
di tonnellate che si producono,<br />
sono, per oltre i due<br />
terzi, da forno elettrico. Sono<br />
distribuite in almeno venticinque<br />
acciaierie, le cui dimensioni<br />
e, appunto, il relativo<br />
ciclo permettono una dimestichezza<br />
operativa che uno stabilimento<br />
a ciclo integrale<br />
non può avere; ricavandone un<br />
conseguente vantaggio per il<br />
loro facile adeguamento all’andamento<br />
del mercato.<br />
In Italia sono rimasti, dopo<br />
la chiusura delle acciaierie di<br />
Bagnoli e Cornigliano, solo due<br />
stabilimenti a ciclo integrale:<br />
quello Lucchini di Piombino,<br />
e quello Riva di Taranto.<br />
La loro capacità produttiva<br />
è, rispettivamente, di circa<br />
2 e 11 milioni di tonnellate/anno.<br />
I morsi, della forte crisi attuale,<br />
si sono fatti e si stanno facendo<br />
sentire: anche Taranto,<br />
infatti, marcia con solo tre<br />
dei cinque altoforno di cui<br />
dispone. Contiene un po’ la crisi<br />
poiché opera nel settore dei<br />
grossi tubi, dove è veramente<br />
all’avanguardia e non risente<br />
molto dell’attuale situazione<br />
negativa. Non è così,<br />
purtroppo per Piombino, la<br />
cui produzione, sia dimensionale<br />
che qualitativa, è in concorrenza,<br />
per buona parte, con<br />
quella dei produttori da forno<br />
elettrico.<br />
L’esposizione di cui sopra, ci<br />
è parsa interessante per fare<br />
emergere buona parte delle<br />
varie cause che, secondo noi,<br />
creano allo stabilimento Lucchini<br />
grosse difficoltà, ponendolo<br />
in una situazione<br />
preoccupante. Queste difficoltà,<br />
a nostro avviso, rendono<br />
il “caso” una questione di<br />
27<br />
“lana caprina”. Sia chiaro che<br />
l’obiettivo a cui si deve mirare<br />
è quello di mantenere lo<br />
stabilimento in vita, al fine<br />
di far sì che non venga a mancare<br />
il lavoro per le relative circa<br />
duemila maestranze.<br />
Dobbiamo anche guardare in<br />
faccia la realtà: è difficile trovare<br />
chi rilevi lo stabilimento.<br />
E ciò non è affatto incomprensibile<br />
dato che i debiti<br />
accumulati non possono far<br />
pensare che sia un buon investimento,<br />
anche in conseguenza<br />
di come sta andando il<br />
relativo mondo dell’acciaio. Però,<br />
alla difficoltà di trovare<br />
un privato, ci pare anche difficile<br />
intravedere un valido<br />
interessamento da parte dello<br />
Stato. Un interessamento, come<br />
sarebbe logico aspettarsi in<br />
una situazione del genere dove<br />
una notevole quantità di<br />
persone rischia di perdere il lavoro.<br />
Chissà… potrebbe anche essere,<br />
e Dio non voglia, che<br />
questo accada proprio per la<br />
difficoltà che il “caso” presenta<br />
e sia proprio per questo<br />
che assistiamo ad una latitanza<br />
di chi, invece, dovrebbe<br />
trovarsi in “prima linea”, per<br />
sbrogliare, in un modo o nell’altro,<br />
la “matassa”.<br />
È necessario che la risoluzione<br />
avvenga quanto prima, perché<br />
c’è in gioco una notevole<br />
parte dell’economia del territorio.<br />
Si devono avere le<br />
idee chiare, oggi, per poter<br />
fare le scelte giuste per il domani.<br />
La situazione<br />
della fabbrica<br />
si aggrava<br />
sempre più.<br />
Idee chiare<br />
per le scelte<br />
del domani