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Marzo - Aprile - Maggio 2012 - Costa Etrusca

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di Rino Bucci<br />

il genio?<br />

È fantasia, in-<br />

«Cos’è<br />

tuizione, colpo<br />

d’occhio e velocità d’esecuzione».<br />

Parole pronunciate<br />

da Gastone Moschin, il<br />

Rambaldo Melandri di Amici<br />

Miei, dopo l’ennesima<br />

bravata. Parole che calzano<br />

a pennello per descrivere<br />

Mario Cardinali. Un uomo<br />

difficile da raccontare. Che<br />

andrebbe vissuto nella sua<br />

parlantina micidiale, nei gesti<br />

irriverenti e nelle idee<br />

dissacranti. Mario Cardinali<br />

è l’editore-direttore-redattore,<br />

in una parola, il babbo<br />

del Vernacoliere. Quel fenomeno<br />

di satira in salsa livornese<br />

che da anni imperversa<br />

nelle case di mezza Toscana<br />

e che grazie agli abbonamenti<br />

è arrivato in ogni parte<br />

del mondo. Quarantamila<br />

copie medie di tiratura mensile<br />

e nessuna pubblicità.<br />

Un’azienda “a conduzione<br />

Cardinali” (oltre a Mario ci<br />

lavorano il fratello Umberto<br />

e il nipote Valter), una mosca<br />

bianca nell’universo della<br />

carta stampata. Le locandine,<br />

come gli editoriali, del<br />

Vernacoliere sono una spina<br />

nel fianco per chi viene preso<br />

di mira. Negli anni è toccato<br />

a tutti: Berlusconi, il<br />

Papa, i pisani, la Madonna, i<br />

vescovi e i ministri. Non si è<br />

salvato nessuno, nemmeno a<br />

sinistra.<br />

«Per trovare i titoli non ci<br />

dormo la notte – racconta il<br />

direttore – a volte vengono<br />

di getto altre serve tempo<br />

ma è tutto frutto della mia<br />

testa. Gli editoriali li penso<br />

il venerdì, in media impiego<br />

un’oretta a buttare giù il canovaccio.<br />

I temi sono sociali,<br />

di stretta attualità». Cardinali<br />

è anche l’uomo che è<br />

riuscito a sdoganare la topa,<br />

«categoria kantiana del suo<br />

pensare satirico», sulle locandine<br />

all’esterno delle<br />

edicole. E sulla topa, il babbo<br />

del Vernacoliere, ha vinto<br />

un processo nel gennaio<br />

Chi è Mario Cardinali<br />

Mario Cardinali, classe 1937, è nato a Livorno da mamma<br />

Cesira, che gestiva una bottega di frutta, e babbo<br />

Alfredo, per vent’anni operaio, poi produttore pubblicitario<br />

per Livornocronaca, nel quale Cardinali<br />

rivestiva i ruoli di editore, direttore e redattore.<br />

Con la registrazione in tribunale che risale al 1961,<br />

il giornale, prima settimanale, poi quindicinale, infine<br />

mensile, è una delle realtà editoriali storiche della<br />

città. Risale al 1982 la svolta satirica di Livornocronaca,<br />

che ha lasciato il posto al Vernacoliere.<br />

Cardinali, celibe, una laurea in Scienze Politiche, continua<br />

a rivestire i ruoli di editore, direttore e redattore<br />

all’interno del mensile. Può contare, tra i suoi<br />

più stretti collaboratori, sul fratello Umberto e il nipote<br />

Valter: Umberto si occupa di amministrazione,<br />

abbonamenti e spedizioni, Valter è il direttore tecnico<br />

della testata. Cardinali abita ad Antignano, la sede<br />

del Vernacoliere è a Scali del Corso 5.<br />

del 1984. «Andai in aula a<br />

rivendicare la mentalità e il<br />

linguaggio dissacrante dei<br />

livornesi». L’esito della sentenza<br />

fu sbandierato sul<br />

sommario del mese successivo,<br />

«La topa non è reato!<br />

Livorno in festa, il mondo<br />

esulta».<br />

Gli esordi. Mario Cardinali<br />

è nato a Livorno nel 1937 e<br />

se non fosse nato all’ombra<br />

dei “Quattro mori” forse<br />

avrebbe preferito non esistere.<br />

Di certo non ci sarebbe<br />

stato il Vernacoliere. «Mam-<br />

ma Cesira gestiva una bottega<br />

di frutta, babbo Alfredo,<br />

grande raccontatore di barzellette,<br />

era operaio. Poi è<br />

diventato produttore pubblicitario<br />

ed ha lavorato per il<br />

Livornocronaca». Cardinali<br />

si laurea nel 1962 in Scienze<br />

politiche. Un anno prima<br />

fonda quello che sarà e rimarrà<br />

«il su’ figliolo» e<br />

l’embrione del Vernacoliere.<br />

Livornocronaca. Fu registrato<br />

in tribunale nel ’61.<br />

Pubblicato prima a cadenza<br />

settimanale poi quindicinale<br />

19<br />

e infine mensile. Agli albori<br />

veniva stampato nella tipografia<br />

del Tirreno come <strong>Costa</strong><br />

<strong>Etrusca</strong> di cui fu compagno<br />

nel bancone su cui venivano<br />

composti i titoli. «Era<br />

un giornale da battaglia, facevamo<br />

inchieste sulla malasanità,<br />

sugli armamenti,<br />

sulle case popolari». Il giornale<br />

viveva di pubblicità e<br />

Cardinali ricopriva i ruoli di<br />

editore, direttore e redattore.<br />

«Mi ci sono trovato. È stata<br />

un’esigenza e in modo libero,<br />

fuori dal palazzo, dai<br />

condizionamenti». Con Livornocronaca<br />

arrivarono le<br />

prime soddisfazioni (l’iscrizione<br />

ad honorem all’albo<br />

dei giornalisti pubblicisti) e<br />

i primi processi.<br />

In aula. «Nel ’65 per l’anniversario<br />

del lancio dell’atomica<br />

su Hiroshima mandai<br />

un collaboratore ad intervistare<br />

i giovani. Volevo le loro<br />

opinioni sulla guerra. A<br />

corredo del pezzo pubblicai<br />

una foto di un cadavere<br />

bombatomizzato. L’immagine<br />

venne presa da una rivista<br />

di guerra. Fui processato<br />

per direttissima per<br />

pubblicazione di foto raccapricciante.<br />

Di questa storia<br />

ne parlò anche Benelux su<br />

Paese Sera. Fui assolto, ma<br />

Ecco a voi i “3 magnifici 3” del Vernacoliere<br />

Mario, il nipote Valter, direttore tecnico e il fratello Umberto, capo dell’amministrazione

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