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Marzo - Aprile - Maggio 2012 - Costa Etrusca

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62 marzo - aprile - maggio <strong>2012</strong><br />

Con questa edizione <strong>Costa</strong><br />

<strong>Etrusca</strong> si propone di ripercorrere<br />

l’evolversi dei<br />

collegamenti marittimi tra<br />

l’Isola d’Elba e il Promontorio<br />

di Piombino, dall’alba<br />

delle civiltà che si sono<br />

sviluppate nel Mar Mediterraneo<br />

fino ai giorni nostri.<br />

In questa prima uscita<br />

si riportano le vicende<br />

storiche dei traffici nel Canale<br />

fino al periodo immediatamenteantecedente<br />

alla Grande Guerra<br />

quando la Navigazione Toscana<br />

già deteneva la concessione<br />

delle linee sovvenzionate.<br />

di Emilio Guardavilla<br />

Fu solo per le leggerezze<br />

sconsiderate della Glaciazione<br />

di Würm se la continuità<br />

territoriale dell’Arcipelago<br />

Toscano si<br />

compromise irrimediabilmente<br />

e, dalla notte dei<br />

tempi, si portò alla ribalta<br />

nelle dispute che i consorzi<br />

umani interessati imbastirono<br />

nel corso dei secoli.<br />

Non è peregrino immaginare<br />

che tutto questo<br />

ebbe inizio a partire da<br />

poco più di dodicimila<br />

anni fa, allorché il Canale<br />

di Piombino, grazie al<br />

progressivo scioglimento<br />

dei ghiacci, vide la luce.<br />

Si liquefece, nacque e<br />

crebbe in maniera sempre<br />

più prepotente tanto da<br />

essere in grado di porre<br />

fine alle ambizioni continentali<br />

di quella maestosa<br />

penisola che fino ad allora<br />

poteva permettersi di<br />

guardare alla “Corsardinia”<br />

senza alcun timore<br />

reverenziale. Il mare,<br />

neonato ma non per questo<br />

indulgente, impose le<br />

sue regole alle flore e alle<br />

faune ancor in cerca della<br />

loro maturità e, per lungo<br />

tempo, poté solo compiacersi<br />

del proprio operato.<br />

Le strade<br />

del mare nostro<br />

Storia dei collegamenti marittimi nel Canale di<br />

Piombino dall’alba della civiltà ai giorni nostri<br />

Protoelba<br />

Ma nonostante il proverbiale<br />

immobilismo delle<br />

ere geologiche l’Eneolitico<br />

era già alle porte, e la<br />

caccia al giacimento, sia<br />

esso di ferro o di rame, rientrava<br />

già nelle mire<br />

espansionistiche di perspicaci<br />

imprenditori dalle<br />

capigliature bizzarre e da<br />

usi e costumi che avrebbero<br />

fatto parlare di sé fino<br />

ad oggi. Di lì a poco,<br />

sempre geologicamente<br />

parlando, è ovvio, la<br />

“Protoelba” sarebbe diventata<br />

un punto nevralgico<br />

delle attività commerciali<br />

di un mare costretto<br />

dalle terre, il Mar<br />

Mediterraneo.<br />

Pur non vivendo da protagonista<br />

l’Età del Bronzo,<br />

il millennio che precedette<br />

la venuta del Redentore<br />

Corsardinia<br />

Le nostre coste come si presentavano nel Quaternario<br />

registrò sull’isola il fiorire<br />

di attività socio-economiche<br />

vivaci e dinamiche;<br />

tali e tante da suscitare<br />

le curiosità interessate<br />

delle popolazioni che<br />

stavano già scrivendo la<br />

storia del Mare Nostrum.<br />

Aethalia, “la fuligginosa”,<br />

è il toponimo che<br />

scelsero per lei i Greci sin<br />

dalle prime sporadiche<br />

visite che le vollero recare,<br />

per altro dimostrando<br />

un malcelato scopo di lucro<br />

negli intenti dei loro<br />

navigatori ed esploratori.<br />

Il pretesto, tanto mitico<br />

quanto inverosimile, fu<br />

quello della ricerca del<br />

Vello d’Oro perpetrata ad<br />

oltranza da Giasone e la<br />

sua ciurma di argonauti i<br />

quali vi soggiornarono<br />

quel tanto che bastò a la-<br />

sciare il loro segno nella<br />

toponomastica. Con Porto<br />

Argos (Portoferraio) vollero<br />

celebrare il candore<br />

delle sue coste esposte a<br />

nord e al contempo esaltare<br />

la fervente attività<br />

metallurgica che vi scoprirono<br />

in atto.<br />

Molto meno romantico e<br />

di certo più spudoratamente<br />

opportunistico fu<br />

l’approccio della civiltà<br />

<strong>Etrusca</strong> che nel breve lasso<br />

di due secoli si insediò<br />

e riuscì a tessere una fitta<br />

rete di commerci via mare<br />

di quella preziosa risorsa<br />

che ai tempi erano i<br />

minerali ferrosi. Non per<br />

caso, proprio allora, la<br />

città di Populonia, con il<br />

suo terminale marittimo<br />

nel porto di Baratti, divenne<br />

un polo siderurgico<br />

di primaria importanza<br />

che fu capace di sostentare<br />

gli armamenti ai più<br />

grandi eserciti della storia.<br />

Inoltre, anche se non<br />

vi sono attestazioni certe<br />

al riguardo dei trasporti<br />

via mare, in questo periodo<br />

il minerale elbano è<br />

presente in svariate località<br />

delle coste del Mediterraneo;<br />

è lecito immaginarsi<br />

che i porti dell’Isola<br />

fossero assiduamente frequentati<br />

da navi provenienti<br />

da tutto il bacino.<br />

Con la dominazione Romana,<br />

l’Isola prese allora<br />

il nome di Ilva in onore<br />

della chimerica stirpe ligure<br />

che per prima l’avrebbe<br />

colonizzata, i duecentoventiquattrochilometri<br />

quadrati di terra<br />

emersa a poche miglia<br />

dalle coste tirreniche as-

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