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Edizione del 07/04/2013 - Corriere

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CORRI R<br />

Domenica 7 aprile <strong>2013</strong> STORIA DEL TERRITORIO<br />

Un’opera nata come punto di raccolta <strong>del</strong>le acque<br />

Dallo Yemen a Frigento,<br />

l’architettura <strong>del</strong>l’acqua<br />

Sono nati così gli orti circondati con muri di mattoni cotti al sole e disposti secondo geometrie<br />

di singolare bellezza che hanno la precisa funzione di sottrarre di notte al vento l’umidità che<br />

trasporta per restituirla di giorno alle piante. Proprio come le grandi fortificazioni <strong>del</strong>lo Yemen<br />

GERARDO TRONCONE<br />

« Lo Yemen, architettonicamente,<br />

è il paese più<br />

bello <strong>del</strong> mondo.<br />

Sana'a, la capitale,<br />

è una Venezia<br />

selvaggia sulla<br />

polvere senza<br />

San Marco e senza la Giudecca,<br />

una città-forma, la cui<br />

bellezza non risiede nei deperibili<br />

monumenti, ma nell'incompatibile<br />

disegno... è<br />

uno dei miei sogni »<br />

Pier Paolo Pasolini<br />

Siamo nel cuore<br />

<strong>del</strong>l’Irpinia, a pochi<br />

anni dalla<br />

morte di Silla. Antisto,<br />

mentre osserva<br />

dal basso il<br />

colle roccioso di fronte a lui,<br />

sa di avere un compito non<br />

facile, forse impossibile. Il<br />

grande architetto, esperto<br />

d’idraulica, da decenni rinomato<br />

nel mondo romano come<br />

ideatore e costruttore di<br />

acquedotti e serbatoi, deve<br />

affrontare un problema che<br />

nessun’altro è riuscito a risolvere.<br />

A metà strada fra le due<br />

grandi città, la via che collega<br />

Roma a Brindisi, che tutti<br />

oramai chiamano Appia,<br />

corre lungo una cresta <strong>del</strong>-<br />

Paesaggio <strong>del</strong>lo Yemen<br />

l’Appennino campano, dove<br />

è più agevole risalire dalle<br />

coste tirreniche per poi discendere<br />

verso una <strong>del</strong>le valli<br />

che s’aprono all’ancor remota<br />

Apulia.<br />

Al di sopra di questa lunga<br />

cresta, che separe le strette<br />

valli di due fiumi, il più<br />

orientale dei quali è il celebre<br />

Aufidus teatro di secolari<br />

scontri fra Roma e le fiere<br />

popolazioni <strong>del</strong> posto, non<br />

vi sono montagne e neanche<br />

colline donde attingere l’acqua<br />

per gli uomini e gli ani-<br />

mali che a migliaia ogni<br />

giorno vi transitano. L’acqua<br />

bisogna caricarla molte miglia<br />

più in basso, usarla con<br />

parsimonia, e questo non<br />

giova al traffico dei mercanti,<br />

alla marcia rapida degli<br />

eserciti diretti in Oriente, ai<br />

pellegrini che raggiungono<br />

qui a migliaia da ogni parte<br />

d’Italia il luogo che fu il più<br />

sacro per i popoli Italici: la<br />

mortale valle d’Ansanto,<br />

l’ombelico terrestre che collega<br />

il cielo agli inferi.<br />

Appena più in alto <strong>del</strong>la lunga<br />

dorsale c’è solo questo<br />

piccolo colle, che rifulge di<br />

luci strane grazie alle rocce<br />

colorate che vi affiorano e<br />

che si eleva di un centinaio<br />

di passi sulla quota <strong>del</strong>la<br />

strada. Tutta l’acqua che nascondeva<br />

nelle sue pieghe è<br />

stata cercata, trovata, incanalta<br />

in condotte e fontane,<br />

ma non basta, specie d’estate,<br />

quando le piccole falde si<br />

essiccano e la sete non dà<br />

tregua.<br />

Cisterne romane - galleria interna<br />

(foto Mario Spagnuolo))<br />

Antisto ha esplorato per mesi<br />

tutta la zona, ha cercato<br />

dove l’erba più fitta indica<br />

una vena affiorante, dove gli<br />

uccelli s’accostano volteggiando,<br />

ma di acqua da recuperare<br />

è restata oramai solo<br />

quella <strong>del</strong>le nuvole, che<br />

capricciosamente la regalano<br />

abbondante d’inverno quando<br />

non serve e la fanno solo<br />

presagire e desiderare nel<br />

cuore <strong>del</strong>l’estate.<br />

Antisto non può fare di più,<br />

già medita il ritorno a Roma.<br />

Mentre dirige i lavori per sistemare<br />

le vasche di una<br />

fontana che distilla poche<br />

gocce, gli capita di parlare<br />

con dei legionari, di ritorno<br />

da una disfatta subita in terre<br />

lontane. Gli parlano di un<br />

luogo remoto, per raggiungere<br />

il quale bisogna raggiungere<br />

il confine <strong>del</strong> Mare Nostro,<br />

attraversare le sabbie<br />

d’Egitto, discendere per migliaia<br />

di miglia lungo la costa<br />

<strong>del</strong> mare che bagna il deserto<br />

<strong>del</strong>l’Africa, fino ad arrivare<br />

in un punto in cui la<br />

costa di fronte è a meno di<br />

20 miglia. Lì inizia un paese<br />

ricco di alture e corsi d'acqua<br />

che chiamano y-m-n,<br />

che significa Sud, che ha<br />

avuto una grande indimenticata<br />

regina. È il paese <strong>del</strong>le<br />

erbe profumate, che i Greci<br />

chiamano aromata e i romani<br />

incenso. È il paese dove<br />

non sono necessarie le provviste,<br />

perché la natura regala<br />

tutto. Nella capitale, Ma’rib,<br />

dove vivono chi dice 50<br />

chi 100mila persone, c’è una<br />

una grande diga, sormontata<br />

da quella che sembra una<br />

fortezza, ma non lo è. È una<br />

lunga muraglia vuota all’interno,<br />

con <strong>del</strong>le aperture che<br />

fanno entrare il vento da<br />

una parte e lo fanno uscire<br />

dall’altra. E dall’interno di<br />

quella muraglia, dove non ci<br />

sono sorgenti ma solo il vento<br />

che soffia imperioso, esce<br />

dal basso in mille rivoli l’acqua<br />

che riempie l’invaso e<br />

regala la vita ai campi a agli<br />

uomini <strong>del</strong>la città.<br />

La per là Antisto non dà peso<br />

al racconto, ma poi si ricorda<br />

<strong>del</strong>la cura con cui suo<br />

padre, nella nativa città di<br />

Compsa, che non è molto<br />

lontana dal colle, curava gli<br />

ulivi nel suo campo. Di come<br />

d’estate disponesse le<br />

pietre a protezione <strong>del</strong>le radici,<br />

inclinandole leggermente<br />

verso il centro. Gli spiegava<br />

che così il vento, soffiando<br />

attraverso le pietre e raffreddandosi,<br />

avrebbe lasciato<br />

lì qualche goccia d’acqua,<br />

che sarebbe poi caduta verso<br />

il basso, a dissetare (diceva<br />

proprio così) la pianta.<br />

Antisto realizzò in questo<br />

modo che su quel colle c’era<br />

tutto ciò di cui aveva bisogno<br />

per portare a termine il<br />

suo compito immane: c’era<br />

il vento, c’erano le pietre.<br />

Impiegò i mesi a venire in<br />

un’opera di cui solo lui conosceva<br />

il segreto. Nella parte<br />

più alta e più stretta <strong>del</strong><br />

colle <strong>del</strong>le pietre colorate<br />

scavò una lunga trincea, che<br />

attraversava l’altura da una<br />

parte all’altra.Vi edificò cinque<br />

gallerie sormontate da<br />

archi, una affiancata all’altra,<br />

con <strong>del</strong>le grandi prese<br />

d’aria sulle testate. Ricoprì<br />

tutto di qualche braccio di<br />

terra. All’interno dispose le<br />

pietre che aveva trovato sul<br />

posto, appena sbozzate, in<br />

modo che formassero mille<br />

piccoli canali nei loro interstizi.<br />

Solo alla fine, quando<br />

si tolsero gli schermi di legno<br />

dalle aperture e l’acqua<br />

dopo pochi giri di clessidra<br />

cominciò sgorgare dalle gallerie,<br />

anche gli atri capirono.<br />

Antisto aveva creato la macchina<br />

che raffreddando il<br />

vento ne traeva l’acqua.<br />

Va da sé che il racconto è di<br />

assoluta fantasia. Ma è pur<br />

vero che si sviluppa intorno<br />

ad alcuni frammenti di realtà<br />

che attendono la giusta e doversa<br />

collocazione da parte<br />

di chi ha le necessarie conoscenze.<br />

Vediamoli insieme.<br />

La cittadina di Frigento si<br />

sviluppa, a circa 900 metri di<br />

altezza, sul pianoro sommitale<br />

<strong>del</strong>lo sperone che costituisce<br />

il punto più alto <strong>del</strong>la<br />

cresta collinare che fa da<br />

spartiacque fra la valle <strong>del</strong><br />

fiume Ufita a nord e la valle<br />

<strong>del</strong> fiume Fredane a sud.<br />

Siamo nel cuore <strong>del</strong>l’Irpina,<br />

in un punto che si colloca<br />

esattamente a metà strada<br />

fra l’Adriatico e il Tirreno.<br />

L’alto pianoro è <strong>del</strong>imitato<br />

dalla strada dei Limiti, forse<br />

sottesa su un’antica murazione,<br />

che nel suo insieme<br />

costituisce una grandiosa<br />

balconata dalla quale lo<br />

sguardo può spaziare lungo<br />

tutto il giro <strong>del</strong>l’orizzonte, fino<br />

a scorgere luoghi e paesi<br />

di cinque regioni e undici<br />

province. La strada dei Limiti<br />

è anche il confine che racchiude<br />

il borgo antico di Frigento,<br />

con i suoi eleganti e<br />

sobri palazzi signorili, ognuno<br />

caratterizzato dal portale<br />

in pietra scolpita, dal picco-<br />

lo cortile interno col pozzo<br />

al centro e la scalinata per<br />

accedere al piano superiore,<br />

dal giardino ben tenuto, ricco<br />

fiori e alberi da frutto.<br />

Frequentato dall’uomo sin<br />

dalla preistoria (di straordinaria<br />

portata le decennali ricerche<br />

sul Paleolitico nel territorio<br />

frigentino condotte<br />

dal prof. Francesco Fe<strong>del</strong>e e<br />

<strong>del</strong> prof. Salvatore Forgione)<br />

poi da popolazioni di etnia<br />

osco-sannita, il colle di Frigento<br />

sale alla ribalta <strong>del</strong>la<br />

storia all’inizio <strong>del</strong> II secolo<br />

a.C., quando Roma ne prende<br />

materialmente possesso<br />

con la realizzazione <strong>del</strong>la via<br />

Appia, che concordemente si<br />

localizza sul margine meridionale<br />

<strong>del</strong>l’altura, lungo la<br />

cresta che fa da displuvio fra<br />

le due valli sottostanti. Non<br />

è da escludere che Roma abbia<br />

nella circostanza elevato<br />

a rango di municipium un<br />

preesistente oppidum sannita.<br />

Le testimonianze materiali<br />

<strong>del</strong> periodo romano sono<br />

significative e numerose,<br />

e vanno dal periodo repubblicano<br />

a quello tardo-imperiale.<br />

La storia successiva di<br />

Frigento, come<br />

quella di tutti i<br />

centri grandi e<br />

piccoli <strong>del</strong>l’Irpinia,<br />

è un palinsesto<br />

di pietra incorniciato<br />

nel<br />

verde: una storia<br />

che attraversa<br />

tutte le epoche,<br />

ognuna <strong>del</strong>le<br />

quali ha lasciato<br />

un segno, una<br />

traccia, un ricordo.<br />

Il disegno urbanistico<br />

<strong>del</strong>la cittadina<br />

mostra<br />

con chiarezza come<br />

l’asse viario<br />

generatore <strong>del</strong><br />

centro abitato sia<br />

stata l’odierna<br />

via San Giovanni<br />

che, partendo dal<br />

punto più alto<br />

<strong>del</strong> pianoro a<br />

nord-est, scende<br />

verso il basso in<br />

direzione sudovest,<br />

tagliando il pianoro in<br />

diagonale. Proprio all’estremità<br />

orientale <strong>del</strong> pianoro,<br />

nel suo punto più alto, fra la<br />

via dei Limiti e la via San<br />

Giovanni, sorge quella che è<br />

con buone probabilità la costruzione<br />

più antica pervenutaci<br />

in gran parte integra,<br />

alla quale da qualche anno<br />

si dà il nome di Cisterne Romane<br />

e che nei secoli addietro<br />

era nota come i Pozzi. È<br />

più che probabile che l’opera<br />

sia stata realizzata proprio<br />

in funzione <strong>del</strong>la via Appia,<br />

più che far fronte al fabbisogno<br />

idrico <strong>del</strong> centro, e per<br />

certe sue caratteristiche costruttive<br />

e funzionali, allo<br />

stato <strong>del</strong>le conoscenze, è a<br />

dir poco unica nel pur vasto<br />

panorama che caratterizza le<br />

opere d’ingegneria idraulica<br />

romane.<br />

16<br />

Il complesso è costituito da<br />

quattro gallerie, di cui tre visitabili,<br />

ma non è da escludere<br />

l'esistenza di una quinta,<br />

come si evince dall'analisi<br />

di alcuni scritti antichi. Lo<br />

storico Pietro Gaetano Flammia<br />

difatti nel 1845 parlava<br />

di “cinque pozzi … in parte<br />

intatti in situazione simmetrica,<br />

ed a foggia di corridoi,<br />

a circa 200 palmi lunghi ed a<br />

quattordici palmi alti e larghi,<br />

ed aventi comunicazione<br />

con grandi e sorprendenti<br />

condotti, i quali si estendevano<br />

moltissimo, secondo<br />

ravvisasi da ruderi in distruzione”.<br />

Poiché un palmo napoletano<br />

era pari a 26,45<br />

cm., se ne deduce una lunghezza<br />

stimata di circa 53<br />

metri.<br />

Alla struttura s’accede dall’antistante<br />

piazzetta attraverso<br />

una scala di quindici<br />

scalini. Il vano d’ingresso è<br />

stato realizzato in un’epoca<br />

successiva, essendo evidente<br />

la differenza dei materiali<br />

fra la volta che ricopre la<br />

scala e le altre parti <strong>del</strong> complesso.<br />

La prima cosa che si<br />

nota entrando è lo stupefa-<br />

Pianta di Frigento con ubicazione<br />

<strong>del</strong>le cisterne romane<br />

cente stato di conservazione<br />

<strong>del</strong>l'opera, nonostante i rari<br />

interventi di pulitura e restauro.<br />

Con riferimento alla<br />

scala d'entrata, una prima<br />

galleria si sviluppa frontalmente<br />

in direzione sud-nord,<br />

sulla sinistra di questa ve ne<br />

sono altre due perfettamente<br />

parallele e collocate alla<br />

medesima quota; sulla destra<br />

se ne intravede una<br />

quarta, attualmente colma di<br />

detriti quasi per intero. Le<br />

gallerie, perfettamente rettangolari<br />

in pianta, hanno<br />

una lunghezza di circa 21<br />

metri e una larghezza di circa<br />

due metri. I muri verticali<br />

hanno un'altezza di circa<br />

due metri e mezzo. Le tre<br />

gallerie ispezionabili sono<br />

coperte per l'intera lunghezza<br />

da volte a botte con un<br />

raggio di circa un metro. Le

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