(Perca fluviatilis) nel Lago di Varese - Dote Regione Lombardia
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Gestione della popolazione <strong>di</strong> persico reale<br />
(<strong>Perca</strong> <strong>fluviatilis</strong>) <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Quaderni della Ricerca<br />
n° 120 Ottobre 2010<br />
PAGINA 1
INDICE<br />
PRESENTAZIONE DELL’ASSESSORE DELLE REGIONE LOMBARDIA Pag.4<br />
PRESENTAZIONE DELL’ASSESSORE DELLE PROVINCIA DI VARESE Pag.5<br />
PREMESSA Pag.6<br />
1. INTRODUZIONE Pag.7<br />
1.1 Linee <strong>di</strong> intervento attuate <strong>nel</strong> progetto e piano delle attività Pag.7<br />
1.2 Area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o Pag.9<br />
1.2.1 Qualità delle acque Pag.10<br />
1.2.2 Zooplancton e zoobenthos Pag.16<br />
1.2.3 Fauna ittica Pag.19<br />
1.2.4 Decremento del pescato <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> Pag.21<br />
1.3 Il persico reale Pag.24<br />
1.4 Pesca e sfruttamento del persico reale Pag.27<br />
1.5 Allevamento del persico: stato dell’arte Pag.28<br />
2. STUDIO DELL’AUTO-ECOLOGIA DEL PERSICO NEL LAGO DI VARESE Pag.33<br />
2.1 Attività <strong>di</strong> campo Pag.33<br />
2.2 Raccolta dei campioni e analisi del pescato Pag.33<br />
2.3 Stu<strong>di</strong>o dell’accrescimento ponderale Pag.36<br />
2.4 Determinazione delle classi <strong>di</strong> età e dell’accrescimento lineare Pag.38<br />
2.5 Determinazione dello spettro alimentare Pag.42<br />
2.6 Possibile competizione con specie alloctone Pag.46<br />
2.6.1 Pesce gatto e gardon Pag.47<br />
2.6.2 Ampiezza <strong>di</strong> nicchia e competizione interspecifica Pag.48<br />
2.6.3 Possibile impatto del pesce siluro sul persico<br />
<strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> Pag.54<br />
2.7 Biologia della riproduzione del persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> Pag.60<br />
2.7.1 Calcolo della fecon<strong>di</strong>tà e dell‘in<strong>di</strong>ce gonado-somatico Pag.60<br />
2.7.2 Età <strong>di</strong> prima maturazione sessuale Pag.63<br />
2.7.3 Stu<strong>di</strong>o della deposizione in ambiente naturale Pag.63<br />
2.7.4 Stima dello stock <strong>di</strong> riproduttori e del tasso <strong>di</strong><br />
mortalità annuale Pag.75<br />
3. DESCRITTORI FISIOLOGICI MOLECOLARI DELLO STANDARD DI VITA DEL PERSICO<br />
NEL LAGO DI VARESE Pag.90<br />
3.1 L’ipossia Pag.90<br />
3.2 Sperimentazione Pag.92<br />
3.2.1 Risultati ottenuti Pag.93<br />
PAGINA 2
4. ALLEVAMENTO DEL PERSICO Pag.98<br />
4.1 Riproduzione controllata e schiusa delle larve Pag.98<br />
4.1.1 Primo svezzamento e gestione dello stock Pag.100<br />
4.1.2 Accrescimento avannotti 2007-2010 Pag.103<br />
4.1.3 Mortalità delle larve Pag.105<br />
4.1.4 Qualità delle larve Pag.108<br />
4.1.5 Efficienza <strong>di</strong> predazione Pag.112<br />
4.2 Allevamento in risaia set-aside Pag.121<br />
4.3 Allevamento in accumulatore <strong>di</strong> plancton Pag.124<br />
4.3.1 Monitoraggio delle acque Pag.130<br />
5. CONCLUSIONI Pag.136<br />
5.1 Ciclo biologico del persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> Pag.143<br />
5.2 Dimensionamento <strong>di</strong> una struttura per la produzione <strong>di</strong> avannotti e<br />
giovanili <strong>di</strong> persico Pag.151<br />
6. BIBLIOGRAFIA Pag.153<br />
PAGINA 3
PRESENTAZIONE DELL’ASSESSORE DELLA REGIONE LOMBARDIA<br />
La pesca nei laghi lombar<strong>di</strong> ha storicamente rappresentato<br />
un‘importante risorsa economica per le popolazioni locali che<br />
attorno all‘acqua hanno organizzato la loro vita sociale e <strong>di</strong><br />
lavoro. Le specie ittiche dei laghi lombar<strong>di</strong>, oggi purtroppo<br />
ridotte a produzioni <strong>di</strong> nicchia ma ancora molto ricercate sulle<br />
tavole dei ristoranti più esclusivi, possono e meritano <strong>di</strong> tornare<br />
ad essere un elemento <strong>di</strong> arricchimento del territorio e <strong>di</strong> forte<br />
richiamo turistico. Ciò sarà possibile solo se sapranno superare<br />
in qualità e sicurezza i prodotti ittici importati.<br />
In quest‘ottica il progetto <strong>di</strong> ricerca PERLAVAR, cofinanziato<br />
da <strong>Regione</strong> Lombar<strong>di</strong>a, mira ad in<strong>di</strong>viduare e programmare<br />
interventi <strong>di</strong> recupero per ristabilire una gestione equilibrata della risorsa alieutica,<br />
fondamentale per la pesca e per l‘ambiente. Oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o è stato, in particolare, il<br />
ciclo biologico del persico reale <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Si tratta infatti <strong>di</strong> una specie che, oltre<br />
a stimolare illustri cuochi e palati raffinati, costituisce un a<strong>nel</strong>lo fondamentale <strong>nel</strong>la catena<br />
trofica dei laghi lombar<strong>di</strong>.<br />
La ricerca ha evidenziato i problemi che affliggono la popolazione <strong>di</strong> persico reale ed ha<br />
sperimentato interventi <strong>di</strong> recupero per questa preziosa risorsa. I ricercatori hanno stu<strong>di</strong>ato<br />
il ciclo biologico del persico reale <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong>, valutandone la consistenza della<br />
popolazione, la fertilità e la crescita. I dati ottenuti sono serviti per elaborare interventi<br />
mirati, inclusi ripopolamenti, impiegando tecniche efficaci e poco costose.<br />
A fianco dell'allevamento intensivo del persico in acque ricircolate, con risparmio <strong>di</strong><br />
acqua e <strong>di</strong> energia, sono state sperimentate con successo anche altre soluzioni integrate<br />
con attività agricole.<br />
Il progetto quin<strong>di</strong> fornisce in<strong>di</strong>cazioni utili per programmare interventi finalizzati alla<br />
gestione della pesca <strong>nel</strong> lago <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Giulio De Capitani<br />
Assessore all’Agricoltura <strong>Regione</strong> Lombar<strong>di</strong>a<br />
PAGINA 4
PRESENTAZIONE DELL’ASSESSORE DELLA PROVINCIA DI VARESE<br />
La Provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, con l‘intento <strong>di</strong> tutelare e valorizzare il<br />
patrimonio ittico <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>spone, spesso sostiene specifici progetti che<br />
vedono la collaborazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi soggetti tra cui le Università, le<br />
Amministrazioni Regionali e Locali e le Associazioni. L‘importanza del<br />
Progetto, che ho il piacere <strong>di</strong> presentare, deriva dalla necessità e dalla<br />
volontà espressa dalle Istituzioni Regionali, Provinciali e dall‘Università<br />
dell‘Insubria, <strong>di</strong> gestire in modo ragionato la risorsa ittica del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>, ed in particolare la popolazione <strong>di</strong> persico reale. Nella comunità ittica del <strong>Lago</strong>, il<br />
persico ha da sempre rappresentato una grande risorsa economica per la pesca<br />
professionale ed una fonte <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione per quella <strong>di</strong>lettantistica. Oltre a ciò, il persico<br />
è l‘unico percide autoctono delle acque interne italiane e risulta un fondamentale<br />
regolatore <strong>nel</strong>la catena trofica lacustre.<br />
Tale specie, una volta molto abbondante <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong>, ha subito dalla fine degli anni ‘70 un<br />
forte decremento e la popolazione esistente ha raggiunto <strong>di</strong>mensioni decisamente<br />
preoccupanti, che hanno spinto i vari Enti pubblici coinvolti ad intraprendere uno stu<strong>di</strong>o<br />
sperimentale sulla specie per poter definire possibili strumenti <strong>di</strong> recupero e <strong>di</strong><br />
conservazione.<br />
Sono certo che il libretto <strong>di</strong>vulgativo qui presentato possa costituire un efficace veicolo <strong>di</strong><br />
promozione delle attività scientifiche realizzate <strong>nel</strong>l‘ambito del progetto PERLAVAR e<br />
contestualmente, un utile strumento <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong> una così importante risorsa ittica del<br />
<strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, quale, appunto, il persico.<br />
Bruno Specchiarelli<br />
Assessore all’Agricoltura Gestione Faunistica – Commercio della Provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
PAGINA 5
Premessa<br />
del persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Il Progetto Perlavar-07 può essere considerato la prosecuzione <strong>di</strong> un lavoro sperimentale,<br />
iniziato precedentemente dall‘Università degli Stu<strong>di</strong> dell‘Insubria. E‘ stato finanziato<br />
prevalentemente dalla <strong>Regione</strong> Lombar<strong>di</strong>a e co-finanziato dalla Provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
(Settore Politiche Agricole e Gestione Faunistica) dall‘Associazione <strong>Varese</strong> Europea e<br />
dalla stessa Università dell‘Insubria. Il progetto è volto ad un approfon<strong>di</strong>mento della<br />
conoscenza della biologia e dell‘ecologia del persico reale <strong>nel</strong>le acque del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>. Esso è anche complementare ad altre attività <strong>di</strong> tutela e <strong>di</strong> sostegno già<br />
intraprese dalle Amministrazioni Provinciale e Regionale, relative a specie come<br />
l‘alborella, il luccio e la trota. Il progetto si pone pertanto in un quadro <strong>di</strong> iniziative<br />
finalizzate alla tutela ed alla valorizzazione delle comunità ittiche autoctone<br />
caratteristiche delle acque interne della <strong>Regione</strong>. Elaborato e condotto dall‘Unità <strong>di</strong><br />
Acquacoltura e Biotecnologie Animali del Dipartimento <strong>di</strong> Biotecnologie e Scienze<br />
Molecolari dell‘Università degli Stu<strong>di</strong> dell‘Insubria <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, ha visto la collaborazione <strong>di</strong><br />
alcune importanti realtà locali operanti sul bacino lacustre. Innanzitutto la Cooperativa<br />
Pescatori del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> che ha contribuito in modo determinante alla riuscita del<br />
progetto e l‘Associazione APD Ti<strong>nel</strong>la‘72 che ha concesso l‘utilizzo dell‘impianto<br />
ittiogenico <strong>di</strong> Groppello (Va), collaborando così alle attività <strong>di</strong> campo e <strong>di</strong> allevamento<br />
del persico.<br />
PAGINA 6
1. Introduzione<br />
Nel <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, il persico reale ricopre grande importanza sia per l‘equilibrio della<br />
catena trofica, sia come risorsa economica e ricreativa per le comunità <strong>di</strong> pescatori,<br />
professionisti e <strong>di</strong>lettanti che vi operano. Gli anni ‗70 ed ‘80 hanno visto un‘importante<br />
fenomeno <strong>di</strong> eutrofizzazione del <strong>Lago</strong>, in conseguenza del quale la sua comunità ittica ha<br />
subito un forte decremento, culminato con l‘evidente scomparsa dell‘alborella (Alburnus<br />
alburnus alborella) ed una drastica <strong>di</strong>minuzione della popolazione <strong>di</strong> persico reale. Da<br />
qui, la necessità <strong>di</strong> avviare uno stu<strong>di</strong>o mirato a valutare lo stato della popolazione <strong>di</strong><br />
persico presente, ed in<strong>di</strong>viduarne i problemi, sviluppando una strategia <strong>di</strong> gestione della<br />
pesca comprendente interventi correttivi, sia <strong>di</strong> tipo amministrativo che <strong>di</strong> tipo biologico,<br />
finalizzati al recupero della risorsa alieutica e della bio<strong>di</strong>versità.<br />
1.1 LINEE DI INTERVENTO ATTUATE NEL PROGETTO E PIANO DELLE ATTIVITÀ<br />
Dati gli obiettivi del progetto, comprendenti il monitoraggio della popolazione <strong>di</strong> persico<br />
reale e la progettazione <strong>di</strong> una strategia <strong>di</strong> gestione della stessa, gli stu<strong>di</strong> si sono orientati<br />
su alimentazione, riproduzione e sopravvivenza della specie <strong>nel</strong>lo specifico habitat<br />
lacustre.<br />
Figura 1.1: Il <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, visione aerea.<br />
Parallelamente al lavoro su campo, finalizzato allo stu<strong>di</strong>o dell‘auto-ecologia della specie,<br />
sono state condotte sperimentazioni <strong>di</strong> laboratorio per verificare alcune fasi critiche dello<br />
sviluppo larvale e della risposta alle principali noxae ambientali. Sono inoltre state<br />
PAGINA 7
sviluppate e sperimentate tecniche <strong>di</strong> allevamento finalizzate ad un programma <strong>di</strong><br />
ripopolamento attivo. Nel corso <strong>di</strong> oltre tre anni <strong>di</strong> lavoro, sono state sperimentate alcune<br />
delle più comuni tecniche <strong>di</strong> allevamento (gabbie galleggianti, vasche a ciclo aperto,<br />
risaie, ecc.), oltre a tecniche più avanzate, utilizzando a quest‘ultimo scopo lo stabulario<br />
ittico del Dipartimento <strong>di</strong> Biotecnologie e Scienze Molecolari (DBSM).<br />
Lo stu<strong>di</strong>o sul persico in ambiente naturale ha permesso <strong>di</strong> raccogliere dati sull‘intera<br />
comunità ittica del <strong>Lago</strong> e sul suo ―stato <strong>di</strong> salute‖. Le informazioni via via ottenute sono<br />
state utilizzate per miglioramenti successivi al programma <strong>di</strong> ricerca.<br />
Piano delle attività attuate <strong>nel</strong> progetto PERLAVAR-07<br />
Stu<strong>di</strong>o dell‘autoecologia<br />
della<br />
specie <strong>nel</strong> lago <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong><br />
Stu<strong>di</strong>o della riproduzione in<br />
ambiente naturale e<br />
controllato<br />
Monitoraggio della <strong>di</strong>eta<br />
Stu<strong>di</strong>o dell‘accrescimento<br />
In<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> possibili<br />
fenomeni <strong>di</strong> competizione<br />
con specie alloctone<br />
Creazione <strong>di</strong> una zona <strong>di</strong><br />
ban<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pesca<br />
Stima dell‘impatto della<br />
pesca sulla specie<br />
ATTIVITÀ DEL PROGETTO<br />
Riproduzione<br />
controllata e<br />
ripopolamento<br />
Creazione <strong>di</strong> uno stock <strong>di</strong><br />
riproduttori catturati in<br />
ambiente naturale<br />
Applicazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />
tecniche per la produzione<br />
<strong>di</strong> larve e post-larve<br />
Prove <strong>di</strong> accrescimento in<br />
vasche a terra o gabbie<br />
galleggianti<br />
Produzione <strong>di</strong> giovanili e<br />
sub-adulti per il<br />
ripopolamento<br />
Accanto alle principali linee <strong>di</strong> azione, durante lo svolgimento del progetto sono state<br />
intraprese anche attività <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione e sensibilizzazione, coinvolgendo le comunità <strong>di</strong><br />
pescatori, i comuni rivieraschi ed i citta<strong>di</strong>ni in un programma <strong>di</strong> informazione circa le reali<br />
problematiche relative alla pesca <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> ed alla necessità <strong>di</strong> recuperare la<br />
risorsa come una fonte <strong>di</strong> ricchezza per l‘intero territorio.<br />
PAGINA 8<br />
Divulgazione dei<br />
risultati<br />
Sensibilizzazione degli Enti,<br />
delle Associazioni e del<br />
pubblico sul tema della<br />
pesca responsabile<br />
Divulgazione dei risultati<br />
ottenuti:<br />
• Seminari per i corsi <strong>di</strong><br />
laurea e dottorato<br />
• Conferenze locali e<br />
nazionali<br />
• Pubblicazioni <strong>di</strong>vulgative<br />
e specialistiche<br />
• Workshop<br />
Obiettivo<br />
Sviluppo <strong>di</strong> un modello per la gestione sostenibile della popolazione <strong>di</strong> persico<br />
reale <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>
1.2 AREA DI STUDIO<br />
Il <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è un corpo lacustre <strong>di</strong> modeste <strong>di</strong>mensioni, collocato tra le colline<br />
moreniche della zona nord-occidentale subalpina lombarda. Di origine glaciale, si è<br />
formato su depositi morenici e alluvionali <strong>di</strong> vario spessore, anteriori all'ultima glaciazione<br />
Würmiana.<br />
Il suo bacino imbrifero si estende su <strong>di</strong> un'area piuttosto eterogenea per una superficie<br />
complessiva <strong>di</strong> 110 km 2 , giace su rocce calcaree, raramente affioranti, le quali<br />
conferiscono al <strong>Lago</strong> una buona capacità tamponante ed elevata alcalinità (Tabella<br />
1.1).<br />
Fiume Bardello<br />
Max prof. 26 m<br />
Canale Brabbia<br />
Figura 1.2: Mappa batimetrica del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Il bacino è delimitato verso Nord dal gruppo montuoso del Campo dei Fiori e verso Ovest<br />
da una serie <strong>di</strong> colline <strong>di</strong> modesta altezza che costituiscono lo spartiacque con il <strong>Lago</strong> <strong>di</strong><br />
Monate; a Sud la linea <strong>di</strong> <strong>di</strong>spluvio è segnata dalle colline tra il <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> Comabbio e<br />
l'abitato <strong>di</strong> Vergiate, mentre ad Est la delimitazione del bacino imbrifero attraversa la città<br />
<strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Lami, 1986).<br />
Torrente Ti<strong>nel</strong>la<br />
Il <strong>Lago</strong> è poco profondo (Figura 1.2) ma caratterizzato da sponde molto ripide; il volume<br />
dell'epilimnio rappresenta il 64% del totale, collocando il <strong>Lago</strong> tra quelli naturalmente<br />
pre<strong>di</strong>sposti all'eutrofia, come in<strong>di</strong>cato dal rapporto <strong>di</strong> Thieneman (Lami, 1986).<br />
Gli unici due immissari significativi sono il Canale della Brabbia, che riversa <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong> le acque in uscita dal <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> Comabbio ed il Torrente Ti<strong>nel</strong>la che nasce dal<br />
Campo dei Fiori e sfocia in zona Groppello <strong>di</strong> Gavirate; l'unico emissario è il Fiume<br />
Bardello, che origina dalla punta occidentale del <strong>Lago</strong> per sfociare poi <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong><br />
PAGINA 9
Maggiore. In base al rapporto tra il volume del <strong>Lago</strong> e la portata me<strong>di</strong>a dell'emissario, il<br />
tempo teorico <strong>di</strong> ricambio è calcolato in 1,9 anni. Il bacino imbrifero del <strong>Lago</strong> è<br />
caratterizzato da una densità <strong>di</strong> popolazione piuttosto elevata, <strong>di</strong> circa 700 abitanti km -2<br />
(Crosta, 1999). In esso si trovano 24 comuni, caratterizzati da un <strong>di</strong>screto sviluppo<br />
industriale ed un‘attività agricola trascurabile.<br />
Tabella 1.1: Principali caratteristiche del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Latitu<strong>di</strong>ne (°N) 45° 48'<br />
Longitu<strong>di</strong>ne (°E) 08° 45'<br />
Altitu<strong>di</strong>ne (m s.l.m.) 238<br />
Superficie (km 2 ) 14,8<br />
Perimetro (km) 24<br />
Profon<strong>di</strong>tà massima (m) 26<br />
Profon<strong>di</strong>tà me<strong>di</strong>a (m) 10,7<br />
Volume <strong>di</strong> acqua (m 3 ) 0,1x109<br />
Fosforo totale (μg l -1 ) 90-100<br />
Livello trofico naturale (μg l -1 )* 20 (MEI = 0,27)<br />
In<strong>di</strong>ce MEI attuale 5,77<br />
Trasparenza me<strong>di</strong>a (m) 3<br />
Tempo <strong>di</strong> ricambio acqua (anni) 1,9<br />
Classificazione OECD eutrofico<br />
OECD = Organization for Economic Cooperation and Development<br />
* Valutato me<strong>di</strong>nate applicazione dell'in<strong>di</strong>ce MEI (in<strong>di</strong>ce morfoedafico).<br />
L'applicazione del MEI permette <strong>di</strong> definire gli obiettivi <strong>di</strong> qualità <strong>di</strong> un determinato bacino<br />
1.2.1 Qualità delle acque<br />
Di seguito riportiamo alcuni dati relativi alle caratteristiche chimiche e fisiche delle acque<br />
del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, pubblicati da ARPA-<strong>Varese</strong> <strong>nel</strong> 2009, relativi al monitoraggio<br />
effettuato <strong>nel</strong> bacino tra il 2008 e il 2009.<br />
I dati mostrano ancora delle criticità soprattutto durante il periodo compreso tra la<br />
primavera e l‘autunno dove si osserva una marcata stratificazione delle acque, che<br />
comporta un accumulo <strong>di</strong> nutrienti e forte ipossia negli strati profon<strong>di</strong>.<br />
- Temperatura<br />
Il <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> mostra una forte stratificazione termica delle acque soprattutto durante i<br />
mesi estivi. Nel mese <strong>di</strong> luglio 2008 la <strong>di</strong>fferenza tra temperatura superficiale e ipolimnica è<br />
stata <strong>di</strong> 11,3°C. La stratificazione raggiunge il suo massimo in agosto con una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />
14,6 °C tra ipolimnio ed epilimnio. La stratificazione resta evidente anche <strong>nel</strong> mese <strong>di</strong><br />
PAGINA 10
settembre per poi <strong>di</strong>minuire fino alla completa isotermia durante i mesi invernali (Figura<br />
1.3).<br />
Figura 1.3: Andamento della temperatura delle acque del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> <strong>nel</strong> 2008 (Arpa, 2009).<br />
- Ossigeno<br />
Uno dei prinicipali problemi legati all‘eutrofizzazione è la scarsità <strong>di</strong> ossigeno presente<br />
negli strati profon<strong>di</strong> con presenza <strong>di</strong> sacche anossiche che spesso possono interessare<br />
anche strati <strong>di</strong> acqua prossimi alla superficie. La concentrazione <strong>di</strong> ossigeno <strong>di</strong>sciolto <strong>nel</strong><br />
<strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, è strettamente regolata dal regime termico del corpo idrico. Dopo la<br />
formazione del termoclino, da maggio a novembre, <strong>nel</strong>lo strato epilimnico l‘ossigeno<br />
<strong>di</strong>sciolto può raggiungere <strong>di</strong> giorno concentrazioni molto elevate, con frequenti fenomeni<br />
<strong>di</strong> sovrassaturazione (fino al 150%), dovuti a massive fioriture algali. Al contrario, negli strati<br />
profon<strong>di</strong>, si verificano frequenti con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> anossia totale con percentuali <strong>di</strong> saturazione<br />
inferiori al 10% per tutto il periodo estivo in cui è presente il termoclino. Durante il periodo<br />
invernale in tutta la colonna d‘acqua, la concentrazione <strong>di</strong> ossigeno non supera<br />
comunque il 70% del valore <strong>di</strong> saturazione, a causa del rimescolamento degli strati<br />
ipolimnici con quelli epilimnici (Zaccara et al., 2007). I dati raccolti mostrano, durante la<br />
stratificazione, un sensibile calo della concentrazione <strong>di</strong> ossigeno a partire da 4 metri <strong>di</strong><br />
profon<strong>di</strong>tà (Figura 1.4). Secondo i dati ARPA già alla fine del mese <strong>di</strong> maggio si osserva<br />
una forte <strong>di</strong>fferenza tra le concentrazioni <strong>di</strong> ossigeno dello strato epilimnico ed ipolimnico<br />
(16,2 mg l -1 pari ad una sovrassaturazione del 164% fino a 4 metri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà mentre sul<br />
PAGINA 11
fondo si trovano 0,36 mg l -1 pari al 2% <strong>di</strong> saturazione). Soltanto <strong>nel</strong> mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre,<br />
grazie alla <strong>di</strong>minuzione della temperatura delle acque ed il progressivo rimescolamento<br />
della colonna d‘acqua, la concentrazione <strong>di</strong> ossigeno torna ad essere omogenea <strong>nel</strong>la<br />
colonna (in me<strong>di</strong>a 4,73 mg l -1 , 39% sat.) (Figura 1.4).<br />
Figura 1.4: Andamento delle concentrazioni <strong>di</strong> ossigeno <strong>nel</strong>la colonna d‘acqua del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> <strong>nel</strong> 2008<br />
(Arpa, 2009).<br />
- pH<br />
Anche il pH, ha mostrato un andamento paragonabile a quello della temperatura e<br />
dell‘ossigeno <strong>di</strong>sciolto (Figura 1.5). Durante il periodo <strong>di</strong> stratificazione dell‘acqua si<br />
osservano valori <strong>di</strong> pH più elevati nei primi metri della colonna ed un progressivo<br />
abbassamento del pH all‘aumentare della profon<strong>di</strong>tà. Durante il mese <strong>di</strong> luglio per<br />
esempio, si passa da un massimo <strong>di</strong> 8,7 a 3 metri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà ad un minimo <strong>di</strong> 7,5 sul<br />
fondo.<br />
Il valore <strong>di</strong> pH molto elevato <strong>nel</strong>lo strato epilimnico è indubbiamente dovuto all‘elevata<br />
produzione primaria ed al conseguente utilizzo della CO2 libera da parte del fitoplancton.<br />
L‘abbassamento del pH <strong>nel</strong>lo strato ipolimnico è invece da attribuirsi all‘ambiente<br />
PAGINA 12
iducente che si viene a creare in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ipossia/anossia. Solo <strong>nel</strong> mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre<br />
si osservano valori omogenei <strong>di</strong> pH in tutta la colonna d‘acqua (≈ 7,5).<br />
Figura 1.5: Andamento del pH <strong>nel</strong>la colonna d‘acqua del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> <strong>nel</strong> 2008 (Arpa, 2009).<br />
- Azoto ammoniacale e nitroso<br />
Anche l‘azoto è considerato un agente eutrofizzante in quanto insieme al fosforo è un<br />
nutriente fondamentale per la crescita algale.<br />
Azoto ammoniacale (N-NH3)<br />
Nel <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, l‘azoto ammoniacale, mostra minori concentrazioni <strong>nel</strong>l‘epilimnio<br />
rispetto che all‘ipolimnio durante il periodo <strong>di</strong> stratificazione delle acque così come<br />
avviene per il fosforo. Nel mese <strong>di</strong> luglio si passa da un minino <strong>di</strong> 0,04 mg l -1 fino a 4 metri <strong>di</strong><br />
profon<strong>di</strong>tà ad un massimo <strong>di</strong> 0,5 mg l -1 vicino al fondo (Figura 1.6). In superficie si assiste ad<br />
una riduzione significativa dell‘azoto ammoniacale grazie alla nitrificazione che permette<br />
il passaggio alla forma ossidata (N-NO2 - ).<br />
PAGINA 13
Azoto nitroso (N-NO2 - )<br />
Durante il monitoraggio del 2008, le concentrazioni <strong>di</strong> nitrito si sono mantenute al <strong>di</strong> sotto<br />
<strong>di</strong> 0,01 mg l -1 in quasi tutta la colonna d‘acqua con un aumento delle concentrazioni<br />
vicino al fondo. Il valore massimo riscontrato da Arpa è stato <strong>nel</strong> mese <strong>di</strong> giugno con 0,11<br />
mg l -1 a 20 metri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà (Figura 1.6).<br />
Figura 1.6: Andamento dei principali composti dell‘azoto (mg l-1) in superficie, a metà della colonna e vicino<br />
al fondo (Arpa, 2009).<br />
- Fosforo<br />
Il fosforo è considerato uno dei principali agenti eutrofizzanti, interviene infatti in molti<br />
processi biologici ed è uno dei principali nutrienti usati dalle alghe durante il loro ciclo<br />
vitale. Sulla base del suo In<strong>di</strong>ce Morfoedafico (MEI), il <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> dovrebbe contenere<br />
una concentrazione naturale <strong>di</strong> fosforo pari a 21 µg P l -1 , cui corrisponderebbe un livello<br />
trofico naturale <strong>di</strong> oligo-mesotrofia (OLL, 2004).<br />
Le acque del <strong>Lago</strong>, fin dai primi anni ‗60 hanno mostrato segni <strong>di</strong> forte deterioramento a<br />
livello qualitativo, per la presenza <strong>di</strong> scarichi civili ed industriali non depurati che hanno<br />
dato origine <strong>nel</strong> corpo idrico ad una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ipertrofia ([PT] >400 µg l -1 ). Il fosforo,<br />
noto come fattore limitante per la crescita algale <strong>nel</strong>le acque interne, è l‘elemento che<br />
controlla la produttività primaria dell‘ecosistema lacustre quin<strong>di</strong> un suo eccessivo apporto<br />
è causa <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> elevata produzione primaria o <strong>di</strong> eutrofizzazione, i quali a loro<br />
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volta possono influenzare negativamente la sopravvivenza e lo sviluppo delle biocenosi<br />
acquatiche. Una ridotta concentrazione <strong>di</strong> P potrebbe tuttavia comportare una riduzione<br />
della produzione planctonica con una conseguente ridotta crescita <strong>di</strong> alcune specie<br />
ittiche.<br />
Il <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è stato segnalato tra i primi casi <strong>di</strong> eutrofizzazione sul territorio italiano.<br />
Sono del 1960 le prime segnalazioni <strong>di</strong> Volleweider sul problema, tuttavia alla fine degli<br />
anni '70 la qualità delle acque lacustri era ulteriormente peggiorata. Il costante<br />
incremento demografico delle aree circostanti, la conseguente forte antropizzazione del<br />
bacino imbrifero, l‘assenza <strong>di</strong> un'adeguata gestione dei carichi organici inquinanti in<br />
ingresso <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> (Canziani e Crosa, 2005), erano all‘origine del problema.<br />
Nel 1967 venne presentato un progetto <strong>di</strong> intervento che prevedeva la costruzione <strong>di</strong> due<br />
rami <strong>di</strong> un collettore circumlaquale, dove dovevano essere convogliati tutti i reflui urbani<br />
e industriali prodotti <strong>nel</strong> bacino imbrifero, raggiungendo così l'impianto <strong>di</strong> depurazione<br />
previsto sul Comune <strong>di</strong> Bardello. Tale progetto fu realizzato soltanto <strong>nel</strong> 1986 e l'attivazione<br />
del sistema <strong>di</strong> collettamento, per altro non ancora del tutto completato, è avvenuta solo<br />
quando il <strong>Lago</strong> aveva ormai raggiunto una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> forte ipertrofia. Le elevate<br />
concentrazioni <strong>di</strong> nutrienti sono ancora depositate sul fondo del bacino, ma in ogni caso,<br />
il monitoraggio del fosforo <strong>di</strong>sciolto <strong>nel</strong>le acque mostra da alcuni anni una progressiva<br />
<strong>di</strong>minuzione.<br />
Come riportato da Arpa, le concentrazioni <strong>di</strong> ortofosfato (P-PO4) e fosforo totale (PT) tra<br />
<strong>di</strong>cembre e febbraio sono pressoché costanti in tutta la colonna d‘acqua con una<br />
concentrazione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 86,1 μg l -1 (PT). Nei mesi successivi, una volta iniziata la<br />
stratificazione delle acque, si osserva una significativa variazione delle concentrazioni <strong>di</strong><br />
fosforo tra zona eufotica e zona fotica. Con l‘aumento dell‘attività fotosintetica, infatti, la<br />
concentrazione <strong>di</strong> fosforo tende a <strong>di</strong>minuire <strong>nel</strong>l‘epilimnio, mentre a causa del rilascio <strong>di</strong><br />
ortofosfato dal se<strong>di</strong>mento dovuto alle basse concentrazioni <strong>di</strong> ossigeno ed all‘attività <strong>di</strong><br />
batteri che degradano la materia organica si osserva, <strong>nel</strong>l‘ipolimnio, un forte aumento<br />
delle concentrazioni con un massimo <strong>di</strong> 329 μg l -1 <strong>nel</strong> mese <strong>di</strong> ottobre (Figura 1.7). Il <strong>Lago</strong> è<br />
pertanto ancora da catalogarsi, per via delle sue concentrazioni <strong>di</strong> fosforo (80-100 µg P l -1 )<br />
in uno stato <strong>di</strong> eutrofia. La causa delle concentrazioni ancora elevate <strong>di</strong> fosforo è da<br />
in<strong>di</strong>viduare <strong>nel</strong>le fognature ancora esistenti e <strong>nel</strong> rilascio dai se<strong>di</strong>menti. Infatti quando<br />
l‘ossigeno sul fondo scende al <strong>di</strong> sotto del 10% <strong>di</strong> saturazione, si verifica un rilascio <strong>di</strong><br />
fosforo dai se<strong>di</strong>menti argillosi che è stimato in 3-5 ton<strong>nel</strong>late / anno.<br />
Confrontando la situazione attuale con quella pregressa, si riscontra tuttavia un netto<br />
miglioramento; infatti lo stato <strong>di</strong> ipertrofia in cui si trovava il <strong>Lago</strong> negli anni passati è ormai<br />
contenuto in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> eutrofia. L‘obiettivo finale calcolato secondo la meto<strong>di</strong>ca<br />
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proposta dal PRRA (Piano Regionale <strong>di</strong> Risanamento delle Acque), da raggiungere entro il<br />
2018, risulta <strong>di</strong> circa 32 g l -1 <strong>di</strong> fosforo, cui corrisponderebbe uno stato naturale <strong>di</strong> oligo-<br />
mesotrofia. Sbaglia tuttavia chi vuole ricondurre alla concentrazione <strong>di</strong> P tutti i problemi<br />
sanitari del <strong>Lago</strong>, quali la sua balneabilità, altrimenti dovuti ad un elevato carico<br />
microbico alimentato da scarichi fognari non depurati che ancora insistono in alcuni<br />
comuni costieri.<br />
Figura 1.7: Andamento del fosforo totale (PT) <strong>nel</strong>la colonna d‘acqua del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> <strong>nel</strong> 2008 (Arpa, 2008).<br />
1.2.2 Zooplancton e Zoobenthos<br />
- Zooplancton<br />
Lo zooplancton è un a<strong>nel</strong>lo fondamentale della catena alimentare in tutti gli ecosistemi<br />
acquatici, costituendo tra l‘altro l‘alimento principale dei pesci <strong>nel</strong>le fasi giovanili. Il<br />
substrato alimentare dello zooplancton è rappresentato principalmente dal fitoplancton,<br />
batteri e soli<strong>di</strong> sospesi, come <strong>di</strong> altri organismi zooplanctonici. Secondo Lalumera (2003), la<br />
comunità zooplanctonica del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è costituita da 26 Taxa dei quali 15<br />
appartengono al Phylum dei rotiferi, 7 appartengono al sottor<strong>di</strong>ne dei Cladoceri e 4 alla<br />
sottoclasse dei Copepo<strong>di</strong> (Tabella 1.2). Anche in questo caso le popolazioni presenti sono<br />
comunque tipiche <strong>di</strong> acque eutrofiche. La densità <strong>di</strong> tali organismi varia durante l‘anno<br />
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essendo strettamente legata al ciclo stagionale del fitoplancton e la massima<br />
abbondanza si verifica durante la primavera e la prima parte dell‘estate.<br />
Il Phylum dei rotiferi è rappresentato sia da specie planctoniche che sessili <strong>di</strong>ffuse in<br />
tutti gli ambienti acquatici, con <strong>di</strong>mensioni variabili tra 150 µm e 2.000 µm. Devono il<br />
loro nome alla corona <strong>di</strong> ciglia presente <strong>nel</strong>la zona apicale del corpo, la quale serve<br />
a creare un vortice d‘acqua che in<strong>di</strong>rizza l‘alimento (fitoplancton e detrito organico)<br />
verso l‘apparato buccale. Quest‘ultimo è munito <strong>di</strong> un organo trituratore, detto<br />
mastax, in grado <strong>di</strong> triturare la parete delle alghe unicellulari. I rotiferi risultano molto<br />
importanti <strong>nel</strong>la catena trofica acquatica in quanto costituiscono l‘alimento base<br />
dei primissimi sta<strong>di</strong> larvali dei pesci (Braioni e Gelmini, 1983).<br />
Gli zooplanctonti dominanti <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> appartengono al Phylum degli artropo<strong>di</strong>,<br />
classe dei crostacei brachiopo<strong>di</strong>. Essi sono rappresentati dagli or<strong>di</strong>ni dei Cladoceri e dei<br />
Copepo<strong>di</strong> ed entrambi costituiscono la fonte <strong>di</strong> alimentazione <strong>di</strong>retta dei pesci<br />
planctofagi e degli avannotti in genere.<br />
Ai Cladoceri appartengono specie <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni (0,2-4 mm), hanno il corpo<br />
latero-compresso, trasparente e costituito da un capo (cephalon) <strong>di</strong> cui non è<br />
visibile la segmentazione, da un torace (pereion) ben segmentato solo <strong>nel</strong> genere<br />
Leptodora e da un corto addome. La funzione motoria è espletata dalle antenne<br />
trasformatesi in organi motori. I Cladoceri sono tipici degli ambienti d‘acqua dolce e<br />
la loro <strong>di</strong>eta è prevalentemente fitofaga (i.e. Daphnia sp.) anche se alcuni generi<br />
sono predatori (i.e. Leptodora sp.) (Margaritora, 1983).<br />
I Copepo<strong>di</strong> costituiscono un gruppo <strong>di</strong> specie molto comune sia <strong>nel</strong>le acque dolci<br />
che marine ed hanno <strong>di</strong>mensioni comprese tra 0,5 e 1 mm. A <strong>di</strong>fferenza dei<br />
Cladoceri, nei Copepo<strong>di</strong>, la segmentazione del corpo è più visibile e le specie che<br />
vivono <strong>nel</strong>la regione pelagica dei laghi hanno una colorazione tendente al verde.<br />
L‘alimento principale <strong>di</strong> cui si nutrono i Copepo<strong>di</strong> è costituito da fitoplancton,<br />
protozoi e detrito organico, (Stella, 1982).<br />
- Zoobenthos<br />
La comunità bentonica risulta alterata a causa dei fenomeni <strong>di</strong> anossia stagionali a livello<br />
del fondale. I gruppi dominanti della fauna bentonica sono forme larvali <strong>di</strong> insetti e vermi<br />
acquatici, in particolare larve e pupe <strong>di</strong> Ditteri, Oligocheti, molluschi e crostacei.<br />
L‘or<strong>di</strong>ne dei Ditteri è principalmente rappresentato dalle famiglie dei Chironomi<strong>di</strong> e dei<br />
Chaobori<strong>di</strong>, caratterizzate dall‘intero ciclo larvale e pupale in ambiente acquatico.<br />
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Le specie appartenenti ai Chironomi<strong>di</strong>, sono cosmopolite ed hanno colonizzato una<br />
grande varietà <strong>di</strong> ambienti; alcune risultano molto abbondanti in laghi eutrofizzati,<br />
poiché sono in grado <strong>di</strong> accumulare gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> pigmenti respiratori che<br />
permettono loro <strong>di</strong> sopravvivere anche a prolungati perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> anossia. Il corpo è <strong>di</strong><br />
forma tubolare, privo <strong>di</strong> pseudopo<strong>di</strong> e presentano una colorazione rossa (Lencioni et<br />
al., 2007). Quelli che vivono in ambienti lentici sono soprattutto filtratori <strong>di</strong><br />
fitoplancton e <strong>di</strong> soli<strong>di</strong> sospesi, oppure raschiatori (Ferrarese e Rossaro, 1981).<br />
Anche le specie appartenenti ai Chaobori<strong>di</strong> sono cosmopolite e vivono <strong>nel</strong>le acque<br />
lentiche <strong>di</strong> molti ambienti, spesso le pupe vengono confuse con quelle dei<br />
Chironomi<strong>di</strong> dai quali <strong>di</strong>fferiscono per i corni toracici ad imbuto, palette natatorie<br />
molto sviluppate e per la loro trasparenza. Inoltre i Chaobori<strong>di</strong> sono predatori <strong>di</strong><br />
organismi planctonici che catturano con l‘ausilio <strong>di</strong> antenne prensili mo<strong>di</strong>ficate.<br />
Tabella 1.2 Principali specie zooplanctoniche del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Lalumera, 2003).<br />
Phylum/Or<strong>di</strong>ni Specie<br />
Rotiferi<br />
Cladoceri<br />
Copepo<strong>di</strong><br />
Keratella cochlearis<br />
Keratella quadrata<br />
Testu<strong>di</strong><strong>nel</strong>la sp.<br />
Filinia longiseta<br />
Filinia opoliensis<br />
Kellicotia longispina<br />
Poliarthra sp.<br />
Conochilus sp.<br />
Asplanca priodonta<br />
Synchaeta pectinata<br />
Pompholix sulcata<br />
Brachionus angularis<br />
Ascomorpha ovalis<br />
Triocherca sp.<br />
Daphnia galeata<br />
Daphnia cucullata<br />
Diaphanosoma sp.<br />
Bosmina longirostris<br />
Chydorus sphaericus<br />
Leptodora kindtii<br />
Eu<strong>di</strong>aptomus padanus padanus<br />
Mesocyclops leukarti<br />
Termocyclops crassus<br />
Cyclops vicinus vicinus<br />
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Tra i vermi acquatici, la sottoclasse degli Oligocheti (Phylum degli A<strong>nel</strong>li<strong>di</strong>), è<br />
rappresentata <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> soprattutto dalla famiglia dei Tubifici<strong>di</strong>; tra questi<br />
troviamo specie che, come <strong>nel</strong> caso dei Chironomi<strong>di</strong>, sono in grado <strong>di</strong> resistere a<br />
perio<strong>di</strong> prolungati <strong>di</strong> anossia grazie agli alti livelli <strong>di</strong> pigmenti respiratori <strong>nel</strong> liquido<br />
ematico.<br />
Il Phylum dei molluschi è rappresentato soprattutto da gasteropo<strong>di</strong> come Viviparus<br />
ater e Phyza sp. e da bivalvi come Unio pictorum (autoctona) e Dreissena<br />
polimorpha (alloctona).<br />
Tra i crostacei bentonici, troviamo due specie alloctone <strong>di</strong> Decapo<strong>di</strong> immesse negli<br />
ultimi anni, Orconectes limosus e più recentemente anche Procambarus clarkii.<br />
1.2.3 La fauna ittica<br />
Come in tutti i corpi idrici ―isolati‖, anche <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la composizione della<br />
comunità ittica autoctona o naturale, risalente ai perio<strong>di</strong> antecedenti la forte<br />
antropizzazione, era in<strong>di</strong>scussamente il risultato <strong>di</strong> un equilibrio raggiunto tra specie<br />
ricoprenti <strong>di</strong>fferenti ―nicchie ecologiche‖ che <strong>nel</strong> corso dell‘evoluzione del <strong>Lago</strong> avevano<br />
trovato tra <strong>di</strong> loro un ―compromesso ecologico‖. Tale composizione ―naturale‖ tuttavia<br />
non ci è nota con certezza e possiamo solamente tentarne una ricostruzione sulla base<br />
delle caratteristiche del <strong>Lago</strong> e delle poche testimonianze scritte, oltre che della memoria<br />
dei pescatori più anziani. Già <strong>nel</strong> corso del XIX secolo furono introdotte alcune specie<br />
alloctone, quali il persico sole ed il persico trota. Nel XX secolo poi, fin dagli anni ‘50, è<br />
iniziato un drastico decremento delle popolazioni <strong>di</strong> salmoni<strong>di</strong>, particolarmente esigenti,<br />
seguito dalla <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> tutte le altre specie sensibili agli stress ambientali, quali il<br />
persico ed il luccio (Esox lucius) che per il ruolo <strong>di</strong> predatori terminali autoctoni sono<br />
particolarmente vulnerabili. Alla fine degli anni ‘80 risale la scomparsa dell‘alborella<br />
(Alburnus alburnus alborella), la cui popolazione mostrava però, già da almeno un<br />
decennio, i primi segni <strong>di</strong> sofferenza sulla base delle informazioni sul pescato. L‘attuale<br />
composizione del popolamento ittico, può essere valutata dall‘analisi dei dati relativi al<br />
pesce sbarcato dai pescatori professionisti della Cooperativa Pescatori <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. In<br />
Tabella 1.3 sono riportate le informazioni note sulla composizione, abbondanza e<br />
tendenza recente per la comunità ittica del bacino (Puzzi et al., 2001, Ceccuzzi, 2008).<br />
Questa è ormai per lo più caratterizzata da popolazioni ciprinicole limnofile<br />
particolarmente tolleranti come la scardola (Scar<strong>di</strong>nius erythrophtalmus), la carpa<br />
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(Cyprinus carpio), la tinca (Tinca tinca), il gardon (Rutilus rutilus) ed il carassio (Carassius<br />
carassius).<br />
Tabella 1.3: Composizione, abbondanza, recente tendenza e origine delle specie che compongono la<br />
comunità ittica del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Nome scientifico Nome comune Abbondanza* Origine** Tendenza***<br />
Acipenser (sp.) Storione ● A ↔<br />
Anguilla Anguilla Anguilla ●● A ↓<br />
Alburnus alburnus alborella Alborella ● A ↔<br />
Carassius carassius Carassio ●●● ALL ↑<br />
Cyprinus carpio Carpa ●●● A ↔<br />
Cobitis taenia Cobite ● A ↔<br />
Esox lucius Luccio ●●● A ↑<br />
Ictalurus melas Pescegatto ●●●● ALL ↓<br />
Ictalurus punctatus Pescegatto americano ●● ALL ↔<br />
Lepomis gibbosus Persico sole ●●●● ALL ↔<br />
Leuciscus cephalus Cavedano ●● A ↑<br />
Lota lota Bottatrice ● A ↔<br />
Micropterus salmoides Persico trota ●● ALL ↓<br />
<strong>Perca</strong> <strong>fluviatilis</strong> Persico reale ●● A ↓<br />
Rutilus rutilus Gardon ●●● ALL ↑<br />
Rutilus erythrophthalmus Triotto ● A ↔<br />
Salmo (trutta) trutta Trota fario ●● A ↔<br />
Scar<strong>di</strong>nius erythrophthalmus Scardola ●●● A ↓<br />
Silurus glanis Siluro ●●● ALL ↑<br />
Sander lucioperca Luciperca ●● ALL ↓<br />
Tinca tinca Tinca ●● A ↔<br />
Orconectes limosus Gambero americano ●●● ALL ↔<br />
Procambarus clarkii Gambero della Louisiana ●●● ALL ↑<br />
* Abbondanza: ●●●● molto elevata ●●●elevata ●●poco abb. ●rara<br />
** Origine: A = autoctona All = alloctona<br />
*** Tendenza: ↑ Aumento ↓ Diminuzione ↔ Stazionario<br />
Particolarmente interessante è la presenza, seppure spora<strong>di</strong>ca, della trota fario <strong>di</strong> ceppo<br />
atlantico (Salmo (trutta) trutta) che negli ultimi anni, anche grazie ad una campagna <strong>di</strong><br />
semina, viene significativamente catturata <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> sia dai pescatori <strong>di</strong>lettanti che dai<br />
professionisti. La sua presenza potrebbe essere legata a qualche delimitata zona <strong>di</strong><br />
risorgiva in <strong>Lago</strong>, in grado <strong>di</strong> mantenere temperature e concentrazioni <strong>di</strong> ossigeno idonee<br />
a questa esigente specie, anche <strong>nel</strong> periodo estivo. La comunità ittica del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
è stata mo<strong>di</strong>ficata in maniera profonda anche a causa delle immissioni, accidentali o<br />
volontarie, delle numerose specie alloctone che attualmente rappresentano<br />
numericamente oltre un terzo delle specie presenti, ma che dal punto <strong>di</strong> vista energetico<br />
rappresentano un carico ben superiore. Il peggioramento della qualità delle acque ha<br />
contribuito alla definitiva affermazione <strong>di</strong> specie ittiche euriecie quali il gardon (R. rutilus)<br />
immesso <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> da pescatori <strong>di</strong>lettanti ed il carassio (C. carassius), specie invasiva<br />
presente <strong>nel</strong> bacino fin dagli anni ‗90. Quest‘ultima specie, essendo particolarmente<br />
resistente all‘anossia, è <strong>di</strong>ventata in breve tempo una delle componenti più abbondanti<br />
della comunità, sia in termini numerici che <strong>di</strong> biomassa. Oltre al carassio ed al rutilo, è la<br />
sempre più evidente presenza <strong>di</strong> predatori quali il siluro (Silurus glanis), il lucioperca<br />
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(Sander lucioperca) ed il pesce gatto (Ictalurus melas), a costituire motivi <strong>di</strong> squilibrio della<br />
comunità ittica. Tali mo<strong>di</strong>ficazioni rappresentano un danno ingente non solo dal punto <strong>di</strong><br />
vista faunistico-naturalistico, ma anche dal punto <strong>di</strong> vista economico, a danno della<br />
pesca professionale che si era sviluppata nei secoli scorsi e che costituiva ormai una<br />
componente importante <strong>nel</strong>l‘equilibrio del <strong>Lago</strong> oltre che dell‘economia locale.<br />
Figura 1.8: Andamento della presenza <strong>di</strong> specie alloctone <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (OLL, 2004 mo<strong>di</strong>ficato).<br />
La Figura 1.8 riporta il trend della presenza <strong>di</strong> specie alloctone <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Alla fine<br />
del XIX secolo, la presenza <strong>di</strong> specie alloctone poteva essere ascritta al persico sole, al<br />
persico trota, oltre che a qualche ciprinide. Come si può osservare, la percentuale <strong>di</strong><br />
specie aliene dagli anni ‘90 ad oggi, è aumentata quasi del 20% rappresentando ormai<br />
circa il 40% del popolamento ittico del bacino.<br />
1.2.4 Decremento del pescato <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Fino agli anni ‘70, la popolazione <strong>di</strong> pesce persico del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, era ancora molto<br />
abbondante e rappresentava un‘importante risorsa economica per la locale comunità <strong>di</strong><br />
pescatori professionisti. La Figura 1.9, mostra il progressivo decremento del pescato<br />
professionale registrato dal 1957 al 1985 (per via dell‘inconsistenza delle catture, non sono<br />
stati aggiornati i dati <strong>di</strong> pesca negli anni successivi fino al 2003).<br />
Come si può osservare, già dalla seconda metà degli anni ‘60, pur rimanendo<br />
praticamente invariato lo sforzo <strong>di</strong> pesca, si è assistito ad un sensibile decremento delle<br />
catture: dal 1965 al 1985 la <strong>di</strong>minuzione è stata vicina all‘86% e la biomassa totale delle<br />
catture è passata, dagli 80.000 kg del 1965, a circa i 13.000 kg del 1985. Le prime specie<br />
che hanno subito questa forte <strong>di</strong>minuzione sono state l‘alborella, fondamentale ―specie<br />
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foraggio‖ per il mantenimento degli equilibri della catena trofica, quin<strong>di</strong> il luccio ed il<br />
persico.<br />
Figura 1.9: Andamento del pescato professionale <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> dal 1973 al 1983 e dal 2003 al 2006<br />
(Provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> 2007 rapporto interno, Ceccuzzi, 2003).<br />
Per quanto riguarda il persico e l‘alborella, la Figura 1.10 mostra che già a partire dai primi<br />
anni ‘70 (1973), entrambe le specie mostravano i primi segni <strong>di</strong> decremento, fino ad<br />
arrivare verso la fine degli anni ‘80 all‘apparente scomparsa dell‘alborella dal bacino con<br />
un minino storico, relativo alla cattura <strong>di</strong> persico, <strong>nel</strong> 1985 con 175 kg. La con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
eutrofizzazione del bacino che ha comportato un drammatico stravolgimento della rete<br />
trofica, è stata la principale causa del cambiamento della composizione della comunità<br />
ittica del <strong>Lago</strong>.<br />
Figura 1.10: Andamento del pescato professionale <strong>di</strong> persico e alborella del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> fino al 1985<br />
(Provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> 2007 rapporto interno).<br />
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Inoltre, la presenza sempre più massiccia <strong>di</strong> specie alloctone, ha contribuito<br />
all‘impoverimento <strong>di</strong> alcune delle componenti fondamentali della catena trofica che fa<br />
capo al persico.<br />
Da uno stu<strong>di</strong>o sulla popolazione <strong>di</strong> pesce gatto presente <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Ceccuzzi,<br />
2003), ed in base ai dati raccolti <strong>nel</strong> corso del progetto PERLAVAR è stato possibile<br />
ricostruire il trend del pescato dal 2003 al 2006, riportato <strong>nel</strong>la parte destra del grafico in<br />
Figura 1.9. L‘aumento della biomassa <strong>di</strong> pesce catturato va ascritto per lo più ad una<br />
crescita demografica <strong>di</strong> due specie invasive: il pesce gatto (Ictalurus melas) ed il carassio<br />
(Carassius carassius) prive <strong>di</strong> interesse commerciale. La Figura 1.11 mostra la composizione<br />
del pescato professionale <strong>nel</strong> 2003 e <strong>nel</strong> 2006.<br />
Figura 1.11: Pescato professionale del 2003 e del 2006 <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Cooperativa Pescatori, 2006).<br />
Le specie prevalentemente catturate sono state: carassio 60,3% (35 t), pesce gatto17,3 %<br />
(19 t), scardola 14,65 % (8,5 t), altre specie come il persico, il luccio, tinca e l‘anguilla<br />
rappresentano solo il 7,75 % (4,5 t). A partire dal 2006 tra le specie rinvenute si è osservata<br />
la presenza sempre più massiccia del gardon (Rutilus rutilus) e del siluro (Silurus glanis).<br />
Quin<strong>di</strong> l‘incremento del pescato professionale osservabile dal 2003 al 2006 (Figura 1.8), è<br />
dovuto principalmente alla sempre maggiore presenza <strong>di</strong> specie alloctone che come<br />
detto in precedenza, rappresentano circa il 40% della fauna ittica presente <strong>nel</strong> bacino.<br />
Purtroppo non si hanno a <strong>di</strong>sposizione dati riguardanti il pescato <strong>di</strong> lucioperca (S.<br />
lucioperca), specie molto apprezzata e <strong>di</strong> elevato valore economico. La sua presenza è<br />
risultata abbondante durante i primi anni del 2000 per poi <strong>di</strong>minuire drasticamente tra il<br />
2005 ed il 2007, probabilmente a causa <strong>di</strong> un eccessivo sfruttamento sia da parte della<br />
pesca professionale che <strong>di</strong>lettantistica.<br />
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1.3 IL PERSICO REALE (PERCA FLUVIATILIS)<br />
Phylum: Cordata<br />
Subphylum: Vertebrata<br />
Super classe: Gnathostoma<br />
Classe: Osteitti<br />
Sottoclasse: Actinopterygii<br />
Or<strong>di</strong>ne: Perciformes<br />
Famiglia: Perci<strong>di</strong><br />
Genere: <strong>Perca</strong><br />
Specie: <strong>Perca</strong> <strong>fluviatilis</strong> (Linnaeus, 1758)<br />
- Morfologia<br />
Il corpo del persico ha una forma ovale compressa lateralmente anche se in in<strong>di</strong>vidui più<br />
anziani tende a comparire una certa gibbosità subito dopo il capo.<br />
La colorazione è verde più o meno accentuata sulla parte dorsale, mentre i fianchi<br />
tendono all‘argento o al dorato e sono percorsi in senso verticale da 6-9 striature nerastre.<br />
La testa è relativamente piccola e presenta una bocca abbastanza sviluppata, munita <strong>di</strong><br />
numerosi piccoli denti, in posizione me<strong>di</strong>ale. Come in tutti i Percidae, la pinna dorsale è<br />
doppia. La parte anteriore, <strong>di</strong> colore grigio, è munita <strong>di</strong> raggi spiniformi aguzzi e <strong>nel</strong>la<br />
parte terminale presenta un‘appariscente macchia nera. La pinna dorsale posteriore ha<br />
invece un colore tendente al grigio-giallastro e presenta solo raggi molli. Tutte le altre<br />
pinne sono <strong>di</strong> colore arancione-rossastro e non presentano raggi spiniformi. Il persico può<br />
raggiungere una taglia massima <strong>di</strong> 50 cm ed i 3kg <strong>di</strong> peso (Gandolfi et al., 1991).<br />
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- Distribuzione<br />
Il persico rappresenta l‘unico percide autoctono delle acque interne dell‘Italia<br />
Settentrionale ed è una specie in grado <strong>di</strong> adattarsi a numerosi ambienti, dai gran<strong>di</strong> laghi<br />
ai fiumi <strong>di</strong> pianura ricchi <strong>di</strong> vegetazione acquatica ed ostacoli sommersi. In Italia, l‘areale<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione originario era limitato al settore nord-orientale del <strong>di</strong>stretto Padano-Veneto<br />
(Ticino, Po, A<strong>di</strong>ge, Isonzo, laghi prealpini), ma <strong>nel</strong> corso degli anni la specie è stata<br />
introdotta anche <strong>nel</strong>l‘Italia centrale e meri<strong>di</strong>onale, in alcuni casi con grande successo.<br />
- Ecologia<br />
La specie ha abitu<strong>di</strong>ni gregarie, più marcate negli sta<strong>di</strong> giovanili, vivendo in branchi molto<br />
numerosi che stazionano in acque basse <strong>nel</strong> periodo estivo per poi portarsi in profon<strong>di</strong>tà<br />
durante i mesi invernali. Nei primi due anni <strong>di</strong> vita la <strong>di</strong>eta è costituita essenzialmente da<br />
zooplancton ed invertebrati bentonici; dal secondo anno <strong>di</strong> vita si nutre <strong>di</strong> piccoli pesci,<br />
in<strong>di</strong>rizzando successivamente la <strong>di</strong>eta alla completa ittiofagia.<br />
- Biologia riproduttiva<br />
La riproduzione della specie, nei laghi prealpini, avviene tra la seconda metà <strong>di</strong> aprile e la<br />
seconda metà <strong>di</strong> maggio, quando la temperatura dell‘acqua è compresa tra 12 e 14°C.<br />
In ambiente naturale la maturità sessuale è solitamente raggiunta dal secondo anno <strong>di</strong><br />
età per i maschi e dal terzo anno per le femmine. Il persico non mostra <strong>di</strong>morfismo<br />
sessuale tranne che durante il periodo riproduttivo, quando le femmine gravide <strong>di</strong> uova<br />
presentano il ventre gonfio e la papilla urogenitale sporgente ed i maschi espellono<br />
sperma, se maneggiati.<br />
La femmina, depone le uova in un unico nastro ovarico (<strong>di</strong> forma cilindrica cava) sulla<br />
vegetazione acquatica o su rami sommersi. Questo, in base alle <strong>di</strong>mensioni della<br />
femmina, può contenere dalle 5.000 alle 120.000 uova. I nastri ovarici vengono deposti su<br />
substrati lontani dal fondale, per permettere una migliore ossigenazione delle uova ed<br />
evitarne il collassamento (Figura 1.12). Le uova hanno un <strong>di</strong>ametro compreso tra 1,0 e 2,0<br />
mm in relazione alla taglia della femmina; dopo la fecondazione e l‘idratazione il<br />
<strong>di</strong>ametro aumenta raggiungendo <strong>di</strong>mensioni comprese tra 1,9 e 2,8 mm. La misura delle<br />
larve alla schiusa <strong>di</strong>pende dalla popolazione <strong>di</strong> origine e dalla taglia dei riproduttori,<br />
normalmente presentano una lunghezza compresa tra 4 e 5 mm ed un peso inferiore ad 1<br />
mg (0,4-0,8 mg).<br />
PAGINA 25
Dopo il riassorbimento del sacco vitellino (5-8 giorni), la larva è in grado <strong>di</strong> catturare prede<br />
con <strong>di</strong>mensione inferiore a 190 µm (Tamazouzt et al., 1998). Malgrado il persico alla sta<strong>di</strong>o<br />
giovanile ed adulto abbia abitu<strong>di</strong>ni carnivore, la taglia delle larve risulta molto piccola<br />
(≈ 6 mm), paragonabile a quella <strong>di</strong> piccoli ciprini<strong>di</strong> come ad esempio l‘alborella.<br />
Figura 1.12: Nastro ovarico <strong>di</strong> persico deposto su rami sommersi, (foto: Clau<strong>di</strong>a Imperiali).<br />
Tabella 1.4: Principali caratteristiche ecologiche del persico reale.<br />
Temperatura 4-31°C<br />
Ossigeno 1,3-13,5 mg/l<br />
Salinità
1.4 PESCA E SFRUTTAMENTO DEL PERSICO REALE<br />
La quantità <strong>di</strong> pesce persico pescato nei bacini idrici europei, è <strong>di</strong>minuita negli ultimi anni<br />
a causa <strong>di</strong> molteplici fattori, tra i quali:<br />
Degradamento della qualità degli habitat naturali<br />
Sovra-sfruttamento delle popolazioni selvatiche da parte della pesca<br />
professionale e sportiva<br />
Crescente competizione con specie alloctone<br />
Crescente cattura da parte <strong>di</strong> avifauna ittiofaga protetta<br />
Negli ultimi venti anni, la domanda <strong>di</strong> persico da parte dei consumatori ha<br />
potenzialmente superato l‘offerta, tanto da stimolare lo sviluppo <strong>di</strong> fasi <strong>di</strong> allevamento<br />
intensivo. Secondo le stime riportate dalla FAO <strong>nel</strong> 2007, la quota <strong>di</strong> persico catturato<br />
durante il 2005 in tutti i 25 stati membri dell‘Unione Europea ammonta a 21.555 t, mentre<br />
pur <strong>di</strong>sponendo <strong>di</strong> limitate informazioni sulla domanda da parte dello stesso mercato,<br />
alcuni dati fanno riflettere, visto che, la sola Svizzera importa fino a 5.000 t <strong>di</strong> filetto <strong>di</strong><br />
persico all‘anno (Watson, 2008), mentre in Nord Italia il consumo si aggira intorno alle 750 t<br />
per anno e la domanda, costantemente in crescita, viene spesso sod<strong>di</strong>sfatta in modo<br />
fraudolento, me<strong>di</strong>ante fornitura <strong>di</strong> filetti appartenenti a ben altre specie.<br />
PAGINA 27
1.5 ALLEVAMENTO DEL PERSICO: STATO DELL’ARTE<br />
Negli ultimi anni, le buone prospettive <strong>di</strong> mercato e la ricerca <strong>di</strong> nuove specie can<strong>di</strong>date<br />
per l‘acquacoltura, hanno fatto crescere in Europa l‘interesse verso il pesce persico, sia<br />
per quanto riguarda la produzione <strong>di</strong> filetto per il consumo umano, sia per la produzione<br />
<strong>di</strong> giovanili destinati a programmi <strong>di</strong> ripopolamento (Craig, 2001). La Tabella 1.5 riporta le<br />
produzioni annuali <strong>di</strong> pesce persico in Europa derivanti dalla pesca e dall‘acquacoltura<br />
(Watson, 2008).<br />
Tabella 1.5: Quantitativi <strong>di</strong> pesce persico prodotto dall‘acquacoltura e dalla pesca in Europa <strong>nel</strong> 2005, dati<br />
riportati dal rapporto FAO del 2007 (Watson, 2008).<br />
Paese Produzione pesca (t) Produzione acquacoltura (t)<br />
Finlan<strong>di</strong>a 13.102 –<br />
Russia 5.161 170<br />
Estonia 1.100 –<br />
Polonia 829 –<br />
Germania 396 –<br />
Svizzera 281 –<br />
Svezia 210 –<br />
Olanda 140 15<br />
Lituania 64 –<br />
Italia 63 ?<br />
Danimarca 55 15<br />
Grecia 30 –<br />
Romania 28 4<br />
Rep. Ceca 26 18<br />
Ucraina 25 68<br />
Belgio 25 –<br />
Bulgaria 13 –<br />
Slovacchia 6 –<br />
Irlanda – 25<br />
Macedonia – –<br />
Slovenia 1 5<br />
Totale 21.555 320<br />
Come si può osservare, anche se la situazione attuale vede un aumento della produzione<br />
<strong>di</strong> persico in acquacoltura (320 t/anno), la produzione derivante dall‘attività <strong>di</strong> pesca<br />
risulta ancora molto elevata (21.555 t/anno). Resta in ogni caso il fatto che anche se la<br />
quantità <strong>di</strong> persico allevato risulta ancora limitata, essa rappresenta una produzione <strong>di</strong><br />
nicchia <strong>di</strong> notevole interesse commerciale. La produzione in Italia, anche se presente,<br />
rappresenta ancora una produzione <strong>di</strong> nicchia molto limitata, spesso effettuata a latere<br />
<strong>di</strong> altre colture o in policoltura estensiva, <strong>di</strong> cui non si hanno dati <strong>di</strong> produzione atten<strong>di</strong>bili.<br />
PAGINA 28
- Riproduzione controllata<br />
Esemplari adulti <strong>di</strong> pesce persico mantenuti in cattività, possono ovulare<br />
spontaneamente, sia in presenza che in assenza <strong>di</strong> substrati adatti alla deposizione (es.<br />
rami sommersi). Per questo motivo, la cattura <strong>di</strong> riproduttori selvatici in ambiente naturale,<br />
pochi giorni prima del periodo riproduttivo, è un‘attività praticata da parte <strong>di</strong> molti<br />
allevatori per la produzione <strong>di</strong> larve in cattività. La deposizione può avvenire<br />
spontaneamente in vasche <strong>nel</strong>le quali sono presenti entrambi i sessi. La percentuale <strong>di</strong><br />
fertilizzazione delle uova varia me<strong>di</strong>amente tra il 65–70% ma può raggiungere anche il 90-<br />
100%. È anche possibile praticare la fecondazione artificiale a secco con i nastri ovarici,<br />
controllando la deposizione da parte delle femmine e la fertilizzazione me<strong>di</strong>ante<br />
spremitura <strong>di</strong>retta dei maschi sopra gli stessi nastri. Con questo metodo si possono<br />
ottenere percentuali <strong>di</strong> fecondazione superiori a quelli della fecondazione naturale (80-<br />
97%). La riproduzione semi-naturale, in ambiente controllato, è comunque preferita in<br />
quanto evita la manipolazione dei riproduttori (Craig, 2001).<br />
- Incubazione delle uova<br />
I nastri <strong>di</strong> uova vengono comunemente incubati su fili <strong>di</strong> supporto o altri tipi <strong>di</strong> substrati (sia<br />
artificiali che naturali), all‘interno <strong>di</strong> trogoli <strong>di</strong> acciaio inox che garantiscono una<br />
sufficiente ossigenazione delle uova; in alternativa possono essere usati vasi <strong>di</strong> Zug o<br />
McDonald, nei quali il nastro è libero <strong>di</strong> fluttuare <strong>nel</strong>la corrente idrica ascensionale che si<br />
crea al loro interno. Il numero <strong>di</strong> uova presenti in un nastro può essere stimato effettuando<br />
un rapporto fra il peso totale del nastro dopo l‘idratazione e il peso me<strong>di</strong>o delle uova.<br />
Nastri prodotti da grosse femmine (1,5 kg) possono essere lunghi anche 2,5 m e contenere<br />
più <strong>di</strong> 120.000 uova (Craig, 2001). II tempo d‘incubazione delle uova è temperatura-<br />
<strong>di</strong>pendente ed i dati <strong>di</strong>sponibili in<strong>di</strong>cano un intervallo compreso tra 90 e 243 gra<strong>di</strong>/giorno<br />
(GG) 1 dal momento della fertilizzazione alla schiusa. Thorpe (1977) e. Kestemont et al.<br />
(1999) hanno osservato che all‘interno <strong>di</strong> uno stesso nastro, ad una temperatura <strong>di</strong> 15 °C<br />
tra le prime uova che si schiudono e le ultime passano circa 5 giorni, che si riducono a 3<br />
se la temperatura è <strong>di</strong> 19 C°.<br />
1 I gra<strong>di</strong> giorno (GG) sono una misura atta ad in<strong>di</strong>care il regime termico cui un organismo è sottoposto. Il<br />
valore si ottiene moltiplicando la temperatura me<strong>di</strong>a giornaliera dell‘ambiente <strong>di</strong> incubazione per il numero <strong>di</strong><br />
giorni. Ad esempio 10 giorni <strong>di</strong> tempo per la schiusa ad una temperatura me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 14°C corrispondono a 140<br />
GG.<br />
PAGINA 29
- Allevamento dei primi sta<strong>di</strong> vitali<br />
La taglia delle larve risulta molto piccola (≈ 6 mm), paragonabile a quella <strong>di</strong> piccoli<br />
ciprini<strong>di</strong> come ad esempio l‘alborella. Le piccole <strong>di</strong>mensioni alla nascita hanno a lungo<br />
limitato lo sviluppo <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> larvicoltura adatte a questa specie. A partire dagli anni<br />
‘90 però, l‘interesse è cresciuto al punto che sono state sviluppate <strong>di</strong>verse metodologie <strong>di</strong><br />
allevamento, sia con tecniche estensive che intensive. Le principali problematiche che si<br />
devono affrontare per lo svezzamento larvale sono così riassunte:<br />
Le piccole <strong>di</strong>mensioni dell‘apertura buccale e dell‘intestino<br />
La <strong>di</strong>pendenza da prede vive<br />
La <strong>di</strong>fficoltà <strong>nel</strong>l‘accettare una <strong>di</strong>eta formulata in polvere o in micropellet,<br />
durante la fase <strong>di</strong> svezzamento<br />
La fragilità propria delle larve<br />
Il cannibalismo<br />
A causa <strong>di</strong> queste problematiche, <strong>nel</strong>la maggior parte degli allevamenti europei si è<br />
preferito, fino a pochi anni fa, adottare tecniche <strong>di</strong> allevamento estensivo o semi-<br />
intensivo allevando il persico in laghetti fertilizzati, vasche all‘aperto o gabbie galleggianti.<br />
Ultimamente l‘applicazione della tecnica dell‘allevamento con ricircolo dell‘acqua (RAS),<br />
dove le con<strong>di</strong>zioni ambientali sono stabili, ha permesso <strong>di</strong> raggiungere ottimi risultati<br />
anche con questa specie.<br />
- Allevamento in vasca out-door e in-door<br />
L‘allevamento del persico in vasca è sicuramente una delle tecniche più <strong>di</strong>ffuse,<br />
presentando molti vantaggi rispetto all‘allevamento in laghetti o in gabbie galleggianti.<br />
Tale metodo permette infatti un migliore monitoraggio delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> allevamento, un<br />
maggiore controllo delle malattie, delle parassitosi e del cannibalismo.<br />
Come detto in precedenza, le larve <strong>di</strong> persico alla nascita hanno un‘apertura buccale<br />
molto piccola e <strong>di</strong>pendono da una <strong>di</strong>eta composta da prede vive almeno per i primi 20<br />
giorni <strong>di</strong> vita (Tamazouzt et al., 1998). Nella maggior parte dei casi le larve vengono<br />
alimentate con zooplancton (es. nauplii <strong>di</strong> Copepo<strong>di</strong>), raccolto <strong>di</strong>rettamente in bacini<br />
fertilizzati posizionati vicini all‘allevamento. Il plancton viene poi sud<strong>di</strong>viso per <strong>di</strong>mensione<br />
attraverso una serie <strong>di</strong> setacci. In mancanza <strong>di</strong> ciò le larve possono essere allevate<br />
utilizzando colture artificiali <strong>di</strong> rotiferi come Brachionus calyciflorus o nauplii <strong>di</strong> Artemia<br />
salina che permettono ottime performance <strong>di</strong> accrescimento ed elevati tassi <strong>di</strong><br />
sopravvivenza. Le larve <strong>di</strong> persico infatti, possono catturare nauplii <strong>di</strong> Artemia (420-480<br />
PAGINA 30
μm) già quando hanno raggiunto una lunghezza <strong>di</strong> 6 mm, raggiungendo percentuali <strong>di</strong><br />
sopravvivenza anche del 70% rispetto allo stock iniziale (Kestemont et al., 1996).<br />
Pur essendo <strong>di</strong>sponibili mangimi <strong>di</strong> elevata qualità nutrizionale, formulati per larve con<br />
apertura buccale molto piccola (< 200 μm), questi non possono essere utilizzati come cibo<br />
starter per il pesce persico in quanto <strong>di</strong>fficilmente accettati. In numerose prove, effettuate<br />
in cattività, utilizzando mangime artificiale fin dalla nascita, le percentuali <strong>di</strong><br />
sopravvivenza si sono mostrate molto basse, non superando il 20-30% (Tamazouzt et al.,<br />
1998). Sono stati effettuati molto stu<strong>di</strong> per determinare la temperatura ottimale <strong>di</strong><br />
allevamento del pesce persico, risultata essere compresa tra 21 e 23 °C (Mélard et al.,<br />
1996). Larve e post-larve <strong>di</strong> persico però sopravvivono <strong>di</strong>fficilmente agli sbalzi termici, <strong>di</strong><br />
conseguenza, la maggior parte degli allevamenti che effettuano svezzamento in vasca<br />
utilizzano sistemi RAS dove le con<strong>di</strong>zioni ambientali possono essere grandemente più<br />
stabili. Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> temperatura variabile che caratterizzano le vasche all‘aperto, con<br />
ricambio continuo <strong>di</strong> acqua, consentono sopravvivenze talvolta molto limitate.<br />
- Gabbie galleggianti<br />
L‘allevamento <strong>di</strong> pesce in gabbie galleggianti è praticato in modo sempre più <strong>di</strong>ffuso, sia<br />
per specie marine che d‘acqua dolce, grazie ai limitati costi dell‘investimento. Il pesce<br />
persico è una specie che si presta ad un tipo <strong>di</strong> allevamento in ambienti confinati (gabbie<br />
galleggianti, vasche, ecc.) grazie alle sue abitu<strong>di</strong>ni gregarie, alla relativamente bassa<br />
aggressività e alla <strong>di</strong>eta opportunistica (Fontaine et al., 1996).<br />
- Pond fertilizzati<br />
Anche se l‘allevamento in laghetti fertilizzati è ampiamente praticato in acquacoltura,<br />
soprattutto <strong>nel</strong>la porzione orientale dell‘Europa, solo recentemente il persico è stato<br />
allevato per scopi commerciali o <strong>di</strong> ripopolamento con questa tecnica. Storicamente<br />
<strong>nel</strong>le policolture estensive il persico è stato considerato una specie ―invasiva‖ a causa<br />
della sua forte competizione alimentare con altre specie allevate (i.e carpa, tinca, ecc..)<br />
e la predazione attiva verso le classi giovanili <strong>di</strong> talune specie. L‘allevamento in laghetti<br />
fertilizzati <strong>di</strong> giovanili <strong>di</strong> persico destinati ad aziende che effettuano ingrasso e<br />
commercializzazione per consumo umano è tra<strong>di</strong>zionalmente praticato in Francia, in<br />
Irlanda e <strong>nel</strong>la Repubblica Ceca. Nel Nord della Francia, alcuni allevatori producono<br />
persico in monocolture, oppure in policoltura in laghetti <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, abituando<br />
progressivamente gli stock allevati ad accettare una <strong>di</strong>eta formulata in vasca o<br />
PAGINA 31
<strong>di</strong>rettamente nei laghetti. In Irlanda, l‘allevamento <strong>di</strong> giovanili <strong>di</strong> persico in laghetto è una<br />
tecnica relativamente nuova, in parte a causa della predominanza <strong>di</strong> allevamenti<br />
de<strong>di</strong>cati ai salmoni<strong>di</strong> ed in parte alla limitata tra<strong>di</strong>zione e familiarità con le tecniche <strong>di</strong><br />
acquacoltura estensiva. Nella Repubblica Ceca invece, la produzione <strong>di</strong> giovanili ed<br />
adulti <strong>di</strong> persico avviene sia in monocoltura che in policoltura, assieme alla carpa. In<br />
Italia, a parte in rari casi <strong>di</strong> policoltura, non sono ad oggi noti esempi <strong>di</strong> allevamento del<br />
persico con questa tecnica.<br />
Accanto alla produzione <strong>di</strong> giovanili <strong>di</strong> persico, eventualmente abituati ad accettare una<br />
<strong>di</strong>eta formulata, l‘allevamento in laghetto include anche il mantenimento <strong>di</strong> uno stock <strong>di</strong><br />
riproduttori e la produzione <strong>di</strong> pesci <strong>di</strong> taglia commerciale per la ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong>retta al<br />
consumatore. Tra i vantaggi dell‘allevamento del persico in laghetti fertilizzati, il più<br />
importante è la grande ―rusticità‖ che caratterizza gli stock e che li rende molto in<strong>di</strong>cati in<br />
programmi <strong>di</strong> ripopolamento.<br />
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2. Stu<strong>di</strong>o dell’auto-ecologia del persico<br />
del 2.1 ATTIVITÀ persico DI CAMPO <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Nell‘ambito dello stu<strong>di</strong>o, da marzo 2007 fino a giugno 2010 è stata effettuata una<br />
campagna <strong>di</strong> campionamento del persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, mirante a tre principali<br />
obiettivi:<br />
Stu<strong>di</strong>o dell‘auto-ecologia della specie;<br />
determinazione della struttura <strong>di</strong> popolazione (età, taglia me<strong>di</strong>a, rapporto tra sessi,<br />
ecc..);<br />
monitoraggio della riproduzione in ambiente naturale, me<strong>di</strong>ante posizionamento <strong>di</strong><br />
substrati riproduttivi artificiali (fascine) in <strong>di</strong>verse zone costiere del <strong>Lago</strong>.<br />
2.2 RACCOLTA DEI CAMPIONI E ANALISI DEL PESCATO<br />
Con frequenza mensile ed in collaborazione con la Cooperativa Pescatori del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>, sono state effettuate pescate me<strong>di</strong>ante reti branchiali, cioè reti passive. Nella<br />
fattispecie è stata utilizzata la ―perseghera” una rete regolamentare con maglia da 25<br />
mm, 50 metri <strong>di</strong> lunghezza e 1,2 metri <strong>di</strong> altezza. Per i campionamenti sono state scelte 3<br />
zone del <strong>Lago</strong> (Figura 2.1) in base alla profon<strong>di</strong>tà, alla tipologia del fondale ed alle zone<br />
dove i pescatori professionisti posano solitamente le reti:<br />
Zona 1) Gavirate-Biandronno<br />
Zona 2) Cazzago Brabbia-Bo<strong>di</strong>o<br />
Zona 3) Schiranna-Calcinate del Pesce<br />
Sui campioni catturati sono state eseguite le seguenti operazioni:<br />
misurazione della lunghezza totale, standard e della circonferenza (cm);<br />
determinazione del peso (g);<br />
prelievo <strong>di</strong> gona<strong>di</strong> maschili e femminili per il calcolo dell‘in<strong>di</strong>ce gonado-somatico e<br />
della fecon<strong>di</strong>tà assoluta e relativa;<br />
prelievo degli stomaci per il successivo esame, in laboratorio, dei contenuti stomacali.<br />
PAGINA 33
Figura 2.1: Zone <strong>di</strong> posa delle reti per i campionamenti ittici.<br />
I soggetti catturati (n = 240) presentavano una lunghezza totale compresa tra 14,5 e 29,5<br />
cm ed un‘età compresa tra 1 e 7 anni. La lunghezza massima osservata nei campioni <strong>di</strong><br />
sesso femminile, è stata <strong>di</strong> 29,5 cm e quella minima <strong>di</strong> 10,5 cm (me<strong>di</strong>a pesata = 20,5 cm).<br />
Nei campioni <strong>di</strong> sesso maschile invece, la lunghezza massima osservata è stata <strong>di</strong> 27,5 cm<br />
e la minima <strong>di</strong> 10 cm (me<strong>di</strong>a pesata = 18,8 cm). Come si può osservare in Figura 2.2, la<br />
maggior parte dei campioni catturati con la maglia da 25 mm, ha un‘età compresa tra<br />
2+ e 4+. Inoltre, sulla totalità dei campioni, circa il 60% è risultato <strong>di</strong> sesso femminile, il<br />
rimanente 40% è risultato composto da maschi e soggetti con sesso indeterminato. Altri<br />
Autori riportano in popolazioni naturali <strong>di</strong> persico, un rapporto tra sessi solitamente<br />
60F:40M, (Goubier et al., 1983; Negri, 1999). Il fatto che le femmine siano preponderanti<br />
<strong>nel</strong> pescato, potrebbe tuttavia <strong>di</strong>pendere, almeno <strong>nel</strong> nostro caso, dal metodo <strong>di</strong><br />
cattura, infatti il minore accrescimento dei maschi rispetto alle femmine potrebbe<br />
renderne più improbabile la cattura. L‘efficienza <strong>di</strong> cattura della maglia utilizzata (25 mm)<br />
è più bassa per persici con lunghezza minore <strong>di</strong> 17 e maggiore <strong>di</strong> 23 cm. Le reti branchiali<br />
infatti, presentano due limiti <strong>di</strong> selezione: il punto <strong>di</strong> selezione minima corrisponde alla<br />
circonferenza massima del pesce, mentre il punto <strong>di</strong> selezione massima corrisponde alla<br />
circonferenza opercolare. Pesci con una circonferenza massima maggiore del perimetro<br />
della maglia non vengono catturati, lo stesso vale per pesci piccoli che riescono a<br />
passare attraverso le maglie stesse (Negri, 1999). In Figura 2.3 è riportata la relazione tra la<br />
lunghezza del pesce e la sua circonferenza massima. La misura della circonferenza e<br />
della lunghezza dei campioni ha quin<strong>di</strong> permesso <strong>di</strong> valutare la selettività della maglia da<br />
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25 mm. La relazione mostra che le lunghezze selezionate dalla rete sono proporzionali alle<br />
circonferenze massime dei campioni (a 10-14 cm <strong>di</strong> circonferenza massima corrispondono<br />
esemplari con lunghezza compresa tra 18 e 23 cm). Non sono mancati, soprattutto<br />
durante i mesi estivi, esemplari <strong>di</strong> taglia maggiore o minore accidentalmente impigliati<br />
<strong>nel</strong>la rete.<br />
Figura 2.2: Selezione della maglia da 25 mm utilizzata durante i campionamenti sul <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Figura 2.3: Relazione tra lunghezza totale dei campioni (cm) e la loro circonferenza massima (mm).<br />
PAGINA 35
2.3 STUDIO DELL’ACCRESCIMENTO PONDERALE<br />
La relazione lunghezza-peso è stata calcolata separatamente per i due sessi tramite la<br />
seguente equazione allometrica:<br />
Pt = a Lt b<br />
dove: Pt è il peso del pesce in grammi, Lt è la lunghezza totale del pesce in centimetri.<br />
Dall'analisi dei dati biometrici, sono state ricavate le curve riportate in Figura 2.4. Le<br />
equazioni <strong>di</strong> entrambe le curve, mostrano un coefficiente <strong>di</strong> regressione pari a 0,98.<br />
L‘esponente b assume, in genere <strong>nel</strong>le equazioni allometriche, un valore prossimo a 3 <strong>nel</strong><br />
caso in cui la specie ittica in esame presenti un accrescimento isometrico. Il persico tende<br />
ad accrescersi maggiormente in larghezza che in lunghezza e <strong>nel</strong>la maggior parte dei<br />
casi l‘equazione mostra valori superiori a 3. Nel nostro caso i valori <strong>di</strong> b sono risultati pari a<br />
3,3 per le femmine e 3,1 per i maschi, valori tipici <strong>di</strong> specie con accrescimento allometrico<br />
(Allen, 1938). Le femmine, a parità <strong>di</strong> età, hanno una lunghezza totale maggiore rispetto a<br />
quella dei maschi. Come verrà riportato in seguito, ciò potrebbe essere dovuto al fatto<br />
che i maschi mostrano una maturazione sessuale precoce (dal primo anno <strong>di</strong> età) rispetto<br />
alle femmine (dal secondo o terzo anno <strong>di</strong> età). Tutto ciò, si tramuta in un enorme<br />
vantaggio, dal punto <strong>di</strong> vista energetico, per le femmine. Infatti, queste ultime potranno<br />
sfruttare l‘intero budget energetico, per la crescita somatica, per un più lungo periodo <strong>di</strong><br />
tempo; viceversa i maschi dovranno investirne una grossa fetta del bilancio energetico<br />
per la maturazione del testicolo già dal primo anno <strong>di</strong> età, mostrando così un minore<br />
accrescimento in lunghezza ed in peso (Craig, 2001; LeCren 1951). Tuttavia la <strong>di</strong>fferenza<br />
in crescita tra i sessi potrebbe anche trovare altre spiegazioni su basi endocrine. La<br />
relazione lunghezza-peso viene calcolata <strong>di</strong> solito per raggiungere due obiettivi: primo<br />
per in<strong>di</strong>viduare l‘algoritmo che relaziona lunghezza e peso, secondo per poter misurare le<br />
variazioni <strong>di</strong> peso in relazione alla lunghezza, <strong>nel</strong>l‘arco dell‘anno. Si possono così osservare<br />
i cambiamenti <strong>nel</strong>la ―con<strong>di</strong>zione‖ del pesce, solitamente analizzata tramite il calcolo<br />
dell‘in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zione k della specie in stu<strong>di</strong>o:<br />
k = Pt x 100/ (Lt) 3<br />
Dove il peso è espresso in grammi e la lunghezza in centimetri.<br />
Tale coefficiente <strong>di</strong>pende da vari fattori, quali ad esempio:<br />
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La morfologia corporea: un in<strong>di</strong>viduo con un corpo affusolato avrà un coefficiente k<br />
inferiore rispetto ad un in<strong>di</strong>viduo della stessa specie con una corporatura più robusta.<br />
I processi riproduttivi: in prossimità della riproduzione la presenza <strong>di</strong> gona<strong>di</strong> mature<br />
comporta un aumento del valore <strong>di</strong> k, soprattutto <strong>nel</strong>le femmine.<br />
Lo stato nutrizionale e <strong>di</strong> benessere: un in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> una determinata specie, in buone<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute e con elevata <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> nutrimento, tenderà ad accumulare<br />
più energia nei tessuti, rispetto ad un in<strong>di</strong>viduo della medesima specie sottoposto a<br />
stress o con scarse <strong>di</strong>sponibilità alimentari.<br />
Figura 2.4: Relazione lunghezza-peso per il pesce persico del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (blu = maschi, rosso = femmine).<br />
L‘in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zione k è stato calcolato in tutti gli in<strong>di</strong>vidui catturati, per ogni mese <strong>di</strong><br />
campionamento e mostra un valore me<strong>di</strong>o simile per entrambi i sessi: 1,40 per le femmine<br />
e 1,14 per i maschi. In accordo con Le Cren (1951) i valori <strong>di</strong> k tendono ad aumentare con<br />
l‘età per entrambi i sessi. L‘andamento annuale dei valori <strong>di</strong> k raggiunge un picco, <strong>nel</strong><br />
periodo pre-riproduttivo corrispondente al mese <strong>di</strong> febbraio (Figura 2.5). Valori elevati <strong>di</strong> k<br />
si osservano per entrambi i sessi, anche durante il periodo estivo, quando le temperature<br />
elevate e l‘abbondanza <strong>di</strong> alimento <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> permettono un veloce accrescimento e la<br />
formazione <strong>di</strong> elevate quantità <strong>di</strong> lipi<strong>di</strong> <strong>nel</strong>la cavità intraperitoneale, con conseguente<br />
aumento delle <strong>di</strong>mensioni addominali. Viceversa, durante i mesi invernali, come in tutte le<br />
specie eteroterme, il persico si alimenta occasionalmente e tende a stazionare sul fondo<br />
del bacino; <strong>di</strong> conseguenza i valori <strong>di</strong> k tendono a <strong>di</strong>minuire. L‘accrescimento del persico<br />
infatti non è continuo, risultando massimo tra i mesi <strong>di</strong> giugno e agosto, mentre appare<br />
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idotto dal mese <strong>di</strong> novembre, fino alla primavera (Alessio et al.,1991). Oltre al regime<br />
termico del bacino, il fattore <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>pende da molteplici variabili che possono<br />
influenzare il tasso <strong>di</strong> accrescimento del pesce, quali <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> cibo, fenomeni<br />
gerarchici, cambiamenti ambientali, periodo <strong>di</strong> sviluppo delle gona<strong>di</strong>, <strong>di</strong>sponibilità<br />
stagionale delle risorse alimentari, parassitosi ed eventi patologici.<br />
Figura 2.5: Andamento del coefficiente <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>nel</strong> persico del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>; a) femmine, b) maschi.<br />
2.4 DETERMINAZIONE DELLE CLASSI DI ETÀ E DELL’ACCRESCIMENTO LINEARE<br />
La crescita nei pesci non è costante <strong>nel</strong> tempo, subendo rallentamenti in corrispondenza<br />
<strong>di</strong> scarsa <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> cibo o <strong>di</strong> basse temperature che rallentano l'attività metabolica.<br />
Nelle regioni temperate, le variazioni <strong>nel</strong> ritmo <strong>di</strong> crescita sono legate alla marcata<br />
stagionalità climatica e vengono ―memorizzate‖ a livello <strong>di</strong> tutte le strutture ossee (otoliti,<br />
scaglie, ossa opercolari, vertebre e raggi ossei delle pinne pettorali) <strong>nel</strong>le quali la<br />
deposizione dei sali minerali avviene con formazione <strong>di</strong> zone circolari concentriche dette<br />
"circuli".<br />
a b<br />
Figura 2.6: a) Punto <strong>di</strong> prelievo delle scaglie durante i campionamenti; b) esempio <strong>di</strong> scaglia ctenoide.<br />
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Sia <strong>nel</strong>le scaglie che <strong>nel</strong>le ossa, i circuli possono essere più o meno <strong>di</strong>stanziati tra loro a<br />
formare delle bande <strong>di</strong> addensamento (corrispondenti alla stagione <strong>di</strong> crescita lenta o<br />
invernale), alternate a bande con circuli più <strong>di</strong>radati (corrispondenti al periodo compreso<br />
tra primavera ed inizio dell‘autunno).<br />
La regione formata da due bande stagionali successive, corrisponde quin<strong>di</strong> ad un anno<br />
completo <strong>di</strong> vita ed è definita "zona annuale". Il confine tra una zona annuale e quella<br />
successiva, prende il nome <strong>di</strong> annulo. Nel nostro caso, oltre alle scaglie, prelevate al <strong>di</strong><br />
sotto della linea laterale vicino alla pinna pettorale (Figura 2.6), sono state utilizzate, per la<br />
definizione delle classi <strong>di</strong> età, anche le ossa opercolari.<br />
Nell‘opercolo (Figura 2.7) le zone più opache <strong>nel</strong>le quali i circuli sono poco evidenti<br />
corrispondono alla stagione a rapido accrescimento (primavera-estate), mentre le zone<br />
più trasparenti, ben marcate tra una zona estiva e l‘altra, rassomiglianti ad un rilievo<br />
dell‘osso, sono le zone ad accrescimento lento (inverno) (Le Cren, 1947).<br />
Figura 2.7: Visione <strong>di</strong> un osso opercolare allo stereomicroscopio (20x), le frecce in nero in<strong>di</strong>cano le zone ad<br />
accrescimento lento invernale (annuli).<br />
Una volta determinata l‘età dei soggetti catturati, è stato possibile calcolare il tasso <strong>di</strong><br />
accrescimento lineare della popolazione <strong>di</strong> persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Lo stu<strong>di</strong>o<br />
dell‘accrescimento lineare consiste <strong>nel</strong> determinare la relazione tra le <strong>di</strong>mensioni<br />
corporee e l‘età del pesce. L‘equazione <strong>di</strong> von Bertalanffy (VBGF) utilizza dati <strong>di</strong> taglia e<br />
<strong>di</strong> età e si basa sulla seguente espressione:<br />
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Lt = L∞ [1- exp( -k (t-t0)]<br />
dove: Lt è la lunghezza totale del pesce al tempo t; L∞ è la lunghezza <strong>di</strong> un pesce ad età<br />
teoricamente infinita (in termini matematici è l'asintoto della curva descritta<br />
dall'equazione); k è un parametro <strong>di</strong> curvatura che misura la velocità con cui la curva<br />
tende all'asintoto; to è un parametro dal significato matematico, che in teoria definisce<br />
l'età alla quale il pesce ha una lunghezza pari a zero. L‘equazione <strong>di</strong> von Bertalanffy<br />
applicata ai dati raccolti risulta:<br />
entrambi i sessi: Lt = 33,17 (1-e -0,228 (t-1,34) );<br />
maschi: Lt = 32,85 (1-e -0,20 (t-1,56) );<br />
femmine: Lt = 35,52 (1-e -0,187 (t-1,71) ).<br />
La Figura 2.8, mostra la relazione lunghezza-età per il pesce persico del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>,<br />
calcolata attraverso il modello <strong>di</strong> von Bertalanffy. La curva non mostra il plateau previsto<br />
dal modello, probabilmente perché durante i campionamenti non sono mai stati catturati<br />
esemplari con età superiore a 7 anni. Per ogni classe <strong>di</strong> età, si è osservata un‘elevata<br />
variabilità delle lunghezze. Questo potrebbe <strong>di</strong>pendere da due principali fattori: innanzi<br />
tutto dalla <strong>di</strong>luizione temporale della riproduzione, a causa della quale pesci nati all‘inizio<br />
della stagione riproduttiva avranno più tempo per accrescersi rispetto a quelli nati alla<br />
fine della stessa. In secondo luogo, le femmine <strong>di</strong> persico mostrano un accrescimento<br />
maggiore rispetto ai maschi.<br />
Figura 2.8: Relazione lunghezza-età per il pesce persico del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Lt = 33,17 (1-e -0,228 (t-1,34) )).<br />
Per poter confrontare l‘accrescimento del persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> con quello <strong>di</strong> altri<br />
laghi, è stato calcolato l‘in<strong>di</strong>ce Φ’ (Pauly e Munro, 1984) secondo la formula:<br />
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Φ’ = Log (k) + 2Log (L∞)<br />
dove k e L∞ sono i parametri calcolati dalla formula <strong>di</strong> von Bertalanffy. L‘accrescimento<br />
del persico <strong>di</strong>pende da complesse interazioni tra temperatura dell‘acqua (Le Cren 1958;<br />
Coble, 1966), densità della popolazione (Rask, 1983), con<strong>di</strong>zioni trofiche del bacino e<br />
<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> alimento (Craig, 1978; Rask 1983). La Tabella 2.1 riporta i parametri<br />
dell‘equazione <strong>di</strong> von Bertalanffy (VBGF) calcolati per alcune popolazioni <strong>di</strong> persico<br />
europee, reperiti in letteratura ed i relativi valori <strong>di</strong> Φ’. Come si può osservare la<br />
popolazione <strong>di</strong> persico del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è tra quelle che mostrano il più elevato tasso <strong>di</strong><br />
accrescimento con una L∞ pari a 33,17 cm ed un Φ’<strong>di</strong> 2,39.<br />
Tabella 2.1: Tassi <strong>di</strong> accrescimento del persico in alcune località europee.<br />
Tutti i sessi Femmine Maschi<br />
Bibliografia<br />
Sito L ∞ k Φ' L ∞ k Φ' L ∞ k Φ'<br />
Slapton Ley; Enghilterra* ÷ ÷ ÷ 25,00 ÷ ÷ 22,00 ÷ ÷ Craig, 1974<br />
<strong>Lago</strong> Pounui; Nuova Zelanda** ÷ ÷ ÷ 34,80 0,20 2,39 24,80 0,25 2,18 Jellyman, 1980<br />
Fiume Po, Italia 18,76 0,408 2,15 ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ Alessio et al., 1991<br />
<strong>Lago</strong> Trasimeno; Italia* 26,67 0,405 2,46 ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ Lorenzoni et al., 1993<br />
<strong>Lago</strong> Ijssel, Olanda* 29,40 0,93 1,43 ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ Machiels & Wijsman, 1996<br />
<strong>Lago</strong> <strong>di</strong> Como, Italia** ÷ ÷ ÷ 24,60 0,42 2,40 19,00 0,61 2,34 Negri, 1999<br />
<strong>Lago</strong> Lugano, Italia* 48,23 ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ Puzzi et al., 2001<br />
<strong>Lago</strong> Langtjern, Norvegia** 19,52 0,33 ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ Heibo & Vøllestad, 2002<br />
<strong>Lago</strong> Ainijärvi; Finlan<strong>di</strong>a** 31,06 0,028 1,43 ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ Tolonen et al., 2003<br />
<strong>Lago</strong> Ängersjön; Svezia** ÷ ÷ ÷ 35,34 0,19 2,37 27,58 0,24 2,27 Heibo & Magnhagen, 2005<br />
<strong>Lago</strong> Stöcksjön, Svezia** ÷ ÷ ÷ 32,38 0,16 2,23 23,34 0,27 2,17 Heibo & Magnhagen, 2005<br />
<strong>Lago</strong> Trehörningen, Svezia*** ÷ ÷ ÷ 28,14 0,18 2,15 20,71 0,27 2,07 Heibo & Magnhagen, 2005<br />
<strong>Lago</strong> Pie<strong>di</strong>luco; Italia* 49,09 0,128 2,49 ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ ÷ Pe<strong>di</strong>cillo et al., 2008<br />
<strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>* 33,17 0,102 2,39 35,52 0,187 2,37 32,85 0,200 2,34 Questo stu<strong>di</strong>o, 2010<br />
* Ambiente eutrofizzato ** Ambiente mesotrofico *** Ambiente oligotrofico<br />
I valori <strong>di</strong> Φ’ riportati, mostrano una variazione in relazione alla latitu<strong>di</strong>ne; per latitu<strong>di</strong>ni<br />
inferiori, il tasso <strong>di</strong> accrescimento del persico sembrerebbe maggiore rispetto a zone nord-<br />
centro-europee. Inoltre, confrontando i valori <strong>di</strong> k dell‘equazione (VBGF), che descrivono<br />
quanto velocemente la popolazione in esame si avvicina alla L∞, si osserva che <strong>nel</strong>le<br />
regioni europee meri<strong>di</strong>onali il valore è più elevato, in<strong>di</strong>cando una maggiore velocità <strong>di</strong><br />
accrescimento. Questo fatto è confermato anche da Tesh (1955) il quale, attraverso uno<br />
stu<strong>di</strong>o effettuato su numerose popolazioni <strong>di</strong> persico presenti in Europa ha definito cinque<br />
<strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> accrescimento per la specie: a) molto buono: pesci <strong>di</strong> 2 anni con lunghezza<br />
(Lt) maggiore <strong>di</strong> 20 cm; b) buono: pesci <strong>di</strong> 3 anni con lunghezza (Lt)maggiore <strong>di</strong> 20 cm; c)<br />
moderato: pesci <strong>di</strong> 3 anni con lunghezza (Lt)maggiore <strong>di</strong> 16 cm; d) scarso: pesci <strong>di</strong> 3 anni<br />
con lunghezza (Lt) minore <strong>di</strong> 16 cm; e) molto scarso: tutti i pesci con lunghezza (Lt) inferiore<br />
a 16 cm. In base ai dati raccolti si può osservare che <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> l‘accrescimento<br />
è ―molto buono‖ rispetto agli standard definiti da Tesh; infatti, la lunghezza totale dei<br />
persici <strong>di</strong> 3 anni <strong>di</strong> età è maggiore <strong>di</strong> 20 cm. Questo rapido accrescimento potrebbe<br />
<strong>di</strong>pendere sia dalle con<strong>di</strong>zioni trofiche che termiche del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Hartman (1974)<br />
ha osservato che <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> Costanza (Germania) il tasso <strong>di</strong> accrescimento del persico<br />
PAGINA 41
aumentava in relazioni alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> eutrofizzazione del bacino. Egli suggerisce che<br />
l‘incremento <strong>di</strong> invertebrati acquatici, in relazione all‘aumento della produttività delle<br />
acque, permette una maggiore presenza <strong>di</strong> alimento per la fauna ittica che si riflette poi<br />
sulle performance <strong>di</strong> accrescimento.<br />
Oltre a ciò, il <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è un corpo d‘acqua poco profondo (profon<strong>di</strong>tà me<strong>di</strong>a 10,7<br />
m) e durante la stagione estiva, <strong>nel</strong>le acque epilimniche la temperatura supera<br />
normalmente i 20 °C, raggiungendo anche valori compresi tra 25 e 28 °C tra luglio e<br />
agosto (Canziani e Crosa, 2005). Come riportato da Ferguson (1958) e Hokanson (1977),<br />
questo range <strong>di</strong> temperature è molto vicino all‘optimum fisiologico della specie, che è<br />
compreso tra 21 e 25,4 °C. Inoltre una serie <strong>di</strong> esperimenti <strong>di</strong>mostrano che la temperatura<br />
ottimale alla quale il persico mostra il maggiore tasso <strong>di</strong> crescita è 23 °C (Mélard et al.,<br />
1996). Di conseguenza le caratteristiche del bacino, le temperature moderatamente<br />
elevate durante il periodo estivo e l‘elevato livello <strong>di</strong> trofia delle acque potrebbero essere<br />
i principali fattori che permettono al persico <strong>di</strong> mantenere buone performance <strong>di</strong><br />
accrescimento <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
2.5 DETERMINAZIONE DELLO SPETTRO ALIMENTARE<br />
I campioni <strong>di</strong> apparato <strong>di</strong>gerente prelevati (n = 215) e conservati in formalina al 4%, sono<br />
stati osservati in laboratorio allo stereoscopio. Per il riconoscimento delle categorie<br />
alimentari e la classificazione in laboratorio, sono stati utilizzati appositi manuali: ―Guide<br />
per il riconoscimento delle specie animali delle acque interne Italiane” (Consiglio<br />
nazionale per le Ricerche, 1977-1983). Per l‘analisi dello spettro alimentare è stato utilizzato<br />
il metodo ―Frequency of occurrence method” riportato da McCormack (1970); me<strong>di</strong>ante<br />
il quale il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui appartenenti a ciascuna categoria <strong>di</strong> alimento viene<br />
determinato per ogni stomaco ed espresso come percentuale sul totale delle categorie<br />
osservate.<br />
In base al grado <strong>di</strong> riempimento, gli stomaci sono stati <strong>di</strong>visi in 6 <strong>di</strong>verse categorie: vuoti,<br />
5%, 10-20%, 30-60%, 70-80%, 90-100%. Come mostrato in Figura 2.9, sulla totalità dei<br />
campioni catturati, si è osservata una forte preponderanza <strong>di</strong> stomaci vuoti (n = 69).<br />
Questo potrebbe <strong>di</strong>pendere dal fatto che spesso, soggetti immagliati in reti branchiali, a<br />
causa del forte stress, espellono il contenuto stomacale.<br />
In Figura 2.10 sono riportate le principali categorie alimentari osservate durante l‘analisi<br />
dello spettro alimentare del persico. Come si può osservare, le categorie maggiormente<br />
rappresentate, sia in termini <strong>di</strong> frequenza <strong>di</strong> comparsa che <strong>di</strong> abbondanza relativa,<br />
durante tutto l‘arco dell‘anno, sono quelle dei Chironomi<strong>di</strong> e dei Chaobori<strong>di</strong>. In alcuni<br />
PAGINA 42
casi queste due famiglie <strong>di</strong> Ditteri, rappresentavano l‘unica categoria alimentare<br />
presente negli stomaci. Ciò potrebbe <strong>di</strong>pendere sia dalla loro grande abbondanza <strong>nel</strong><br />
bacino che dal loro ciclo vitale. Infatti, soprattutto i Chaobori<strong>di</strong> presentano un<br />
comportamento misto platonico-bentonico, spostandosi <strong>nel</strong>la colonna d‘acqua, in<br />
relazione alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ossigenazione delle acque ed allo sta<strong>di</strong>o vitale raggiunto. Le<br />
pupe, prima della ―schiusa‖, migrano verso la superficie dell‘acqua in folti gruppi,<br />
facilmente in<strong>di</strong>viduabili e predabili da parte del persico.<br />
Figura 2.9: Percentuale <strong>di</strong> riempimento degli stomaci analizzati.<br />
Anche lo zooplancton è ben rappresentato negli stomaci analizzati: Daphnia cucullata,<br />
D. hyalina, Leptodora kindtii e Cyclops abyssorum sono le specie maggiormente predate<br />
dalla specie <strong>nel</strong> bacino. Dati <strong>di</strong> letteratura attribuiscono una vera e propria pressione<br />
selettiva del persico sulle componenti della fauna zooplanctonica, in tutti gli sta<strong>di</strong> vitali, da<br />
larva a pesce adulto, anche se non mancano fluttuazioni stagionali legate ai cicli vitali<br />
delle specie (McCormack, 1970; Guma‘a, 1978a). Anche <strong>nel</strong> nostro caso lo zooplancton<br />
è stato osservato in tutte le classi <strong>di</strong> età dei persici catturati.<br />
Da giugno in poi, tra le categorie alimentari osservate negli esemplari con età > 2+,<br />
spiccano per importanza giovanili <strong>di</strong> scardola (S. erythrophthalmus), <strong>di</strong> gardon (R. rutilus) e<br />
<strong>di</strong> gambero americano (O. limosus) (Figura 2.10). Secondo Alessio et al. (1991), l‘ittiofagia<br />
sarebbe il principale orientamento trofico del persico <strong>nel</strong> bacino del fiume Po e tale<br />
tendenza aumenterebbe con la taglia. Secondo l‘Autore, le specie ittiche maggiormente<br />
PAGINA 43
predate dal persico sono in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> importanza: alborella (Alburnus a. alborella), persico<br />
sole (L. gibbosus) cavedano (L. cephalus) e scardola (S. erythrophthalmus).<br />
% <strong>di</strong> comparsa<br />
Figura 2.10: Principali categorie alimentari osservate <strong>nel</strong>la <strong>di</strong>eta del persico del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, 2008-2009.<br />
PAGINA 44
Durante le fasi <strong>di</strong> accrescimento, <strong>nel</strong> persico avvengono due shift ontogenetici,<br />
accompagnati sia da una <strong>di</strong>fferenziazione delle categorie <strong>di</strong> alimento predate sia da<br />
cambiamento a livello morfologico (Hjelm et. al, 2000). La <strong>di</strong>eta dei persici 0+ è per lo più<br />
dominata dallo zooplancton. Al primo shift i persici si cibano in maniera preponderante <strong>di</strong><br />
macroinvertebrati bentonici. Le maggiori capacità evasive <strong>di</strong> questa categoria <strong>di</strong> prede,<br />
richiedono un aumento significativo dell‘apertura buccale, una compressione laterale del<br />
corpo ed un maggiore sviluppo delle pinne pettorali, elementi che garantiscono un‘alta<br />
precisione <strong>di</strong> manovra e <strong>di</strong> puntamento della preda. Il secondo shift ontogenetico<br />
avviene solitamente in persici con età compresa tra il primo ed il secondo anno <strong>di</strong> vita e<br />
comporta un passaggio all‘ittiofagia. Ciò richiede un corpo più affusolato ed un<br />
peduncolo caudale robusto al fine <strong>di</strong> poter dare una buona spinta propulsiva durante la<br />
cattura delle preda. Anche le <strong>di</strong>mensioni dell‘apertura buccale aumentano in modo da<br />
consentire un‘azione <strong>di</strong> suzione dell‘acqua ed un tempo <strong>di</strong> ―handling‖ (tempo che<br />
intercorre dalla cattura all‘ingestione) ragionevolmente agevole.<br />
Nel <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, mancando l‘alborella, l‘ittiofagia del persico risulta ritardata o<br />
comunque meno evidente ed è osservabile per lo più nei mesi estivi ed all‘inizio<br />
dell‘autunno, quando il persico preda avannotti o giovanili <strong>di</strong> scardola e gardon (2-8 cm).<br />
Queste due specie, per via del loro veloce accrescimento non sarebbero molto adatte<br />
per il persico che ha una accrescimento lento e <strong>di</strong>mensioni della cavità buccale<br />
relativamente gran<strong>di</strong>. La Tabella 2.2 riporta un confronto tra l‘accrescimento dell‘alborella<br />
e della scardola in Italia settentrionale. Come si può osservare, a parità <strong>di</strong> età, la scardola<br />
mostra una <strong>di</strong>mensione superiore rispetto all‘alborella. Il persico quin<strong>di</strong> può accedere a<br />
questa risorsa solo in quei mesi dell‘anno in cui sono presenti le classi giovanili della specie<br />
(estate ed autunno).<br />
Tabella 2.2: Confronto del tasso <strong>di</strong> accrescimento della scardola e dell‘alborella in Nord-Italia. (Puzzi et al.,<br />
2001).<br />
Classi <strong>di</strong> lunghezza (cm)<br />
Specie Età 0+ Età 1+ Età 2+<br />
Scardola (S. erythrophthalmus ) 5–8 12–14 > 15<br />
Alborella (A. a. alborella ) 3–4 6–8 8–10<br />
L‘alborella invece mantiene <strong>di</strong>mensioni ridotte anche durante la fase adulta (4+, 10-12<br />
cm) rappresentando la specie foraggio per eccellenza nei laghi pre-alpini. La mancanza<br />
dell‘alborella, <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> potrebbe quin<strong>di</strong> risultare un fattore limitante<br />
l‘accrescimento del persico, soprattutto durante la fase adulta. La mancanza della<br />
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specie foraggio inoltre potrebbe innescare fenomeni <strong>di</strong> predazione intraspecifica<br />
(cannibalismo) che viene spesso osservata in popolazioni naturali <strong>di</strong> persico (Le Cren et<br />
al.,1977). Nel nostro caso, avannotti o giovanili <strong>di</strong> persico non sono mai stati osservati negli<br />
stomaci analizzati, probabilmente grazie all‘elevata produttività ed alla conseguente<br />
abbondanza <strong>di</strong> macroinvertebrati bentonici; tuttavia la presenza <strong>di</strong> cannibalismo non<br />
può essere esclusa.<br />
In conclusione, il persico può essere definito una specie opportunista, infatti, le categorie<br />
alimentari osservate, <strong>di</strong>pendono per lo più dalla loro abbondanza in ambiente naturale e<br />
seguono una certa stagionalità. Curioso è comunque il fatto che, malgrado le<br />
problematiche che il persico del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> incontra <strong>nel</strong>la ricerca delle prede ittiche,<br />
la sua crescita, confrontata con quella <strong>di</strong> altri laghi, risulta comunque elevata. Ciò<br />
potrebbe appunto <strong>di</strong>pendere dallo spiccato opportunismo e da una certa plasticità della<br />
sua <strong>di</strong>eta.<br />
2.6 POSSIBILE COMPETIZIONE INTERSPECIFICA CON SPECIE ALLOCTONE<br />
Le specie alloctone sono definite come non naturalmente appartenenti ad un<br />
determinato ecosistema, venendone però a far parte attivamente o passivamente<br />
(Delmastro, 1986). L‘introduzione in ambiente naturale <strong>di</strong> specie alloctone, è una<br />
questione <strong>di</strong> rilevante interesse viste le motivazioni che spesso spingono a questo tipo <strong>di</strong><br />
pratiche faunistiche. Occorre qui sottolineare che l‘immissione <strong>di</strong> specie alloctone in<br />
ambiente naturale è sempre causa <strong>di</strong> squilibri <strong>nel</strong>l‘ecosistema, inoltre raramente i risultati si<br />
<strong>di</strong>mostrano <strong>di</strong> qualche utilità. E‘quin<strong>di</strong> opportuno <strong>di</strong>stinguere due categorie principali <strong>di</strong><br />
immissioni: immissioni volontarie ed immissioni involontarie.<br />
Le immissioni volontarie possono essere effettuate per vari motivi, tra i quali il valore<br />
economico-commerciale, specialmente per quanto riguarda le specie più richieste dal<br />
mercato per il consumo umano e che possono garantire una buona produzione. Un'altra<br />
causa <strong>di</strong> immissioni volontarie è la biomanipolazione, una pratica sempre più <strong>di</strong>ffusa <strong>nel</strong>la<br />
gestione ecologia delle acque: si sfruttano le potenzialità <strong>di</strong> determinate specie ittiche e<br />
le interazioni con altre specie animali e vegetali, per esercitare un‘azione <strong>di</strong> controllo sulla<br />
comunità, per risolvere particolari problemi ecologici o sanitari. Un‘altra motivazione per le<br />
immissioni <strong>di</strong> specie ittiche alloctone è rappresentata dal fattore estetico-ornamentale<br />
che può spingere a popolare le acque pubbliche, oltre a laghetti privati ed agli acquari<br />
degli appassionati, <strong>di</strong> specie alloctone. E‘ così che sono comparsi il persico sole (Lepomis<br />
gibbosus), ed il classico pesce rosso (Carassius auratus) (Giussani, 1997).<br />
PAGINA 46
Le immissioni involontarie sono generalmente causate da negligenza, carenze ed<br />
inadeguatezze legislative e/o <strong>di</strong> vigilanza. Si possono così rinvenire <strong>nel</strong>le acque interne,<br />
specie che possono avere un impatto devastante sulle popolazioni autoctone oltre che<br />
sugli interi ecosistemi locali, causando danni talora irreversibili. Purtroppo a questo<br />
proposito si deve registrare un‘eccessiva intraprendenza <strong>di</strong> alcune associazioni <strong>di</strong><br />
pescatori che intervengono <strong>nel</strong>la gestione della fauna ittica, attuando ripopolamenti non<br />
autorizzati, che rappresentano un possibile fattore <strong>di</strong> rischio ecologico. Molto spesso l‘uso<br />
<strong>di</strong> ―pesci esca‖ (acquistati liberamente sul mercato) o le immissioni a scopo <strong>di</strong><br />
ripopolamento <strong>di</strong> "pesce bianco" non meglio identificato, magari proveniente dall‘Europa<br />
Centrale, sono state le cause <strong>di</strong> immissione <strong>di</strong> pesci alloctoni come è successo per il rodeo<br />
amaro (Rodeus amarus) (Giussani, 1997). L‘introduzione <strong>di</strong> una o più specie esotiche in un<br />
certo ambiente, può causare a volte, alterazioni <strong>nel</strong>la comunità biologica preesistente (Li<br />
e Moyle, 1993). Le introduzioni più <strong>di</strong>sastrose e spesso irreversibili sono quelle che causano<br />
riduzioni o ad<strong>di</strong>rittura estinzioni <strong>di</strong> specie autoctone a favore delle nuove. Si assiste ad uno<br />
sconvolgimento delle caratteristiche originarie dell‘ecosistema con un progressivo<br />
impoverimento del numero <strong>di</strong> specie e quin<strong>di</strong> una riduzione della bio<strong>di</strong>versità. Questa<br />
maggiore uniformità delle comunità ittiche, la <strong>di</strong>minuzione del numero <strong>di</strong> specie e la<br />
per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> endemismi importanti, spesso a favore <strong>di</strong> specie infestanti, sono tra le<br />
conseguenze negative delle introduzioni <strong>di</strong> specie alloctone.<br />
2.6.1 Il pesce gatto ed il gardon<br />
Il pesce gatto ed il gardon (Scheda 2.1 e Scheda 2.2) sono considerati tra i principali<br />
competitori del pesce persico, in quanto hanno uno spettro alimentare molto simile a<br />
quest‘ultimo. Entrambe le specie sono state immesse <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> volontariamente<br />
da pescatori <strong>di</strong>lettanti, per scopi sportivi. Il pesce gatto è presente <strong>nel</strong> bacino da più <strong>di</strong> 20<br />
anni, ma ha mostrato una forte crescita demografica dalla fine degli anni ‘90. Il gardon<br />
invece è presente <strong>nel</strong> bacino dagli inizi del 2000 ed è tutt‘ora in forte espansione.<br />
Entrambe le specie si sono adattate molto bene e sono ben rappresentate in tutte le<br />
classi <strong>di</strong> età. La veloce <strong>di</strong>ffusione del gardon all‘interno del bacino padano-veneto è per<br />
lo più imputabile al suo utilizzo da parte <strong>di</strong> pescatori <strong>di</strong>lettanti come esca viva. Il gardon<br />
risulta essere un forte competitore alimentare oltre che con il persico, anche con il pigo<br />
(Rutilus pigus) ed il triotto (Rutilus erythropthalmus), con i quali, inoltre, può incrociarsi<br />
efficacemente appartenendo allo stesso genere (Bellani et al., 2007).<br />
PAGINA 47
Scheda 2.1: Caratteristiche generali del gardon.<br />
Or<strong>di</strong>ne<br />
Gardon<br />
Cypriniformes<br />
Famiglia Cyprinidae<br />
Genere Rutilus<br />
Specie Rutilus rutilus<br />
Bocca me<strong>di</strong>ana, livrea grigio scuro con<br />
Morfologia<br />
sfumature verdastre. Pinne <strong>di</strong> colore<br />
Provenienza<br />
arancione o rossastro<br />
Est-Europa e Asia<br />
Habitat Lentico e lotico<br />
Onnivoro opportunista (zooplancton,<br />
Abitu<strong>di</strong>ni alimentari<br />
fitoplancton, materiale vegetale, benthos,<br />
Taglia massima<br />
pesce)<br />
1,5 kg (40 cm)<br />
Maturità sessuale 2-3 anni <strong>di</strong> età<br />
Fecon<strong>di</strong>tà 4.000-80.0000 uova per femmina<br />
Scheda 2.2: Caratteristiche generali del pesce gatto.<br />
Or<strong>di</strong>ne<br />
Pesce gatto<br />
Siluriformes<br />
Famiglia Icatluri<strong>di</strong><br />
Genere Ictalurus<br />
Specie Ictalurus melas<br />
Corpo arrotondato <strong>nel</strong>la porazione<br />
Morfologia<br />
anteriore, privo <strong>di</strong> scaglie, livrea verde<br />
giallastra, bocca ampia e presenza <strong>di</strong><br />
barbigli. Pinne pettorali e dorsale muinite<br />
Provenienza<br />
<strong>di</strong> raggio spiniforme<br />
America del Nord<br />
Habitat Lentico<br />
Onnivoro opportunista (zooplancton,<br />
Abitu<strong>di</strong>ni alimentari<br />
fitoplancton, materiale vegetale, benthos,<br />
Taglia massima<br />
pesce)<br />
1,5 kg (45 cm)<br />
Maturità sessuale 2-3 anni <strong>di</strong> età<br />
Fecon<strong>di</strong>tà 4.000-100.000 uova per femmina<br />
2.6.2 Ampiezza <strong>di</strong> nicchia ecologica e competizione interspecifica<br />
Secondo Sumari, (1971), Andersson et al., (1978), Perrson, (1983a-b, 1990, 1997), il rutilo<br />
(Rutilus rutilus) il pesce gatto (Ictalurus melas) ed il lavarello (Coregonus sp.) sono<br />
considerate le principali specie competitrici del pesce persico per quanto riguarda le<br />
risorse alimentari. In particolare rutilo e pesce gatto, entrambi eurifagici ed opportunisti,<br />
sono da considerarsi dannosi per la catena trofica dei bacini in cui vengono introdotti.<br />
Per poter determinare la presenza <strong>di</strong> fenomeni competitivi tra gardon, pesce gatto e<br />
PAGINA 48
persico, <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, sono stati innanzitutto riportati i dati sulle abitu<strong>di</strong>ni alimentari<br />
delle tre specie. Lo spettro alimentare del gardon è stato definito grazie ad una<br />
campagna <strong>di</strong> campionamento, attivata <strong>nel</strong> corso del 2009, finalizzata allo stu<strong>di</strong>o<br />
dell‘ecologia della specie <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Per quanto riguarda i dati sulla <strong>di</strong>eta del<br />
pesce gatto, sono stati invece ricavati da un precedente lavoro <strong>di</strong> tesi, svoltosi tra il 2002<br />
ed il 2004, incentrato sullo stu<strong>di</strong>o della biologia <strong>di</strong> questa specie <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Il primo passo per poter definire la presenza <strong>di</strong> fenomeni competitivi, è stato quello <strong>di</strong><br />
calcolare l‘ampiezza <strong>di</strong> nicchia trofica per le tre specie. In Tabella 2.3 sono riportati i dati<br />
relativi alle principali categorie alimentari predate dalle tre specie, tra i mesi <strong>di</strong> giugno e<br />
luglio. I dati sono stati utilizzati per il calcolo dell‘ampiezza delle nicchie ecologiche<br />
me<strong>di</strong>ante l‘applicazione dell‘in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Levins:<br />
Dove:<br />
1/<br />
R<br />
Bn = i<br />
pi = proporzione della risorsa i utilizzata dalle specie;<br />
R = numero totale delle risorse.<br />
Valori <strong>di</strong> Bn vicini ad 1 in<strong>di</strong>cano che le risorse sono utilizzate in proporzioni simili dalle specie<br />
in stu<strong>di</strong>o (equi<strong>di</strong>stribuite) mentre valori vicini allo 0 in<strong>di</strong>cano uno scarso utilizzo della risorsa.<br />
I valori dell‘in<strong>di</strong>ce mostrano ampiezze <strong>di</strong> nicchia simili per le tre specie: 0,30 per il persico,<br />
0,31 per il pesce gatto e 0,36 per il rutilo (vedasi Tabella 2.3). La maggiore ampiezza della<br />
nicchia del gardon è dovuta alla presenza negli stomaci, per quasi il 40%, <strong>di</strong> materiale<br />
vegetale.<br />
Tabella 2.3: Frequenze relative delle categorie alimentari per pesce gatto e rutilo <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (giugnoluglio).<br />
Categorie alimentari Specie<br />
Pesce gatto Rutilo Persico<br />
Chironomi<strong>di</strong> 0,04 0,01 0,04<br />
Chaobori<strong>di</strong> 0,55 0,41 0,60<br />
Oligocheti 0,10 0,01 0,01<br />
S.erythrophthalmus 0,01 0,00 0,08<br />
O. limosus 0,05 0,00 0,05<br />
Cladoceri 0,20 0,22 0,20<br />
Copepo<strong>di</strong> 0,02 0,05 0,02<br />
Materiale vegetale 0,05 0,30 0,00<br />
Numero totale <strong>di</strong> stomaci 217 120 200<br />
PAGINA 49<br />
pi<br />
2
L‘utilizzo <strong>di</strong> questo in<strong>di</strong>ce tuttavia produce un paradosso, infatti le risorse non hanno le<br />
stesse abbondanze in ambiente naturale. Possono risultare popolazioni <strong>di</strong> pesci che si<br />
cibano <strong>di</strong> un numero ridotto <strong>di</strong> categorie alimentari effettuando una vera e propria<br />
selezione delle prede oppure altre che selezionano un determinato tipo <strong>di</strong> categoria in<br />
relazione all‘ abbondanza in ambiente naturale, anche stagionale (Smith, 1982).<br />
L‘equazione <strong>di</strong> Levins infatti, non tiene conto della reale <strong>di</strong>sponibilità della risorsa<br />
<strong>nel</strong>l‘ambiente. Questo problema può essere risolto applicando l‘in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> elettività (E) <strong>di</strong><br />
Ivlev (1961), il quale integra il dato della <strong>di</strong>eta con quello delle abbondanze relative delle<br />
categorie <strong>nel</strong>l‘ambiente. Per il calcolo dell‘in<strong>di</strong>ce abbiamo utilizzato solo i dati <strong>di</strong><br />
abbondanza relativa, riguardanti le categorie alimentari osservate in tutte e tre le specie<br />
in questione: Cladoceri, Copepo<strong>di</strong>, Chaobori<strong>di</strong>, Chironomi<strong>di</strong> e Oligocheti (Tabella 2.4).<br />
L‘in<strong>di</strong>ce è stato calcolato attraverso la seguente formula:<br />
Dove:<br />
Ei = ri – pi / ri + pi<br />
ri = quantità relative <strong>di</strong> ogni categoria alimentare negli stomaci analizzati, espressa in<br />
percentuale sul totale;<br />
pi = quantità relativa della stessa categoria alimentare presente in catena trofica,<br />
espressa in percentuale sul totale (Costa e Cummins, 1972). I risultati ottenuti, dal calcolo<br />
dell‘in<strong>di</strong>ce E, vengono interpretati come grado <strong>di</strong> selettività per ognuna delle categorie<br />
alimentari osservate. Anche in questo caso un valore pari ad 1 in<strong>di</strong>ca un elevato grado <strong>di</strong><br />
selezione per una determinata categoria alimentare, un valore negativo o vicino allo 0<br />
in<strong>di</strong>ca invece una bassa selettività per quel determinato alimento. Quin<strong>di</strong>, interpretando il<br />
dato ottenuto, valori bassi dell‘in<strong>di</strong>ce possono in<strong>di</strong>care, sia una <strong>di</strong>eta opportunistica e non<br />
specializzata oppure una grande abbondanza <strong>di</strong> una determinata risorsa <strong>nel</strong>l‘ambiente.<br />
Nel nostro caso l‘in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Ivlev, calcolato per le <strong>di</strong>verse categorie alimentari (vedasi<br />
Tabella 2.4), risulta equamente basso ed in alcuni casi assume anche valori negativi<br />
(Figura 2.11). Inoltre, l‘in<strong>di</strong>ce mostra valori positivi solo per la categoria dei Chaobori<strong>di</strong>,<br />
con un massimo <strong>di</strong> 0,33 calcolato per il gardon. Ciò è dovuto probabilmente alla grande<br />
abbondanza <strong>di</strong> tale risorsa <strong>nel</strong>l‘ecosistema lacustre e dal fatto che le tre specie non sono<br />
specializzate <strong>nel</strong> consumo <strong>di</strong> nessuna delle cinque categorie analizzate.<br />
Tabella 2.4: Abbondanze relative delle varie categorie alimentari presenti <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, usate per il<br />
calcolo dell‘in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Ivlev (OLL, 2004).<br />
PAGINA 50
Collocazione Famiglia Densità me<strong>di</strong>a annuale (ind./ m3)<br />
Zooplancton<br />
Cladocera<br />
Copepoda<br />
32.000<br />
13.000<br />
Totale 45.000<br />
Densità me<strong>di</strong>a annuale (ind./ m2)<br />
Chironomidae 500<br />
Benthos<br />
Chaoboridae 720<br />
Oligochaeta 370<br />
Totale 1.590<br />
Figura 2.11: Valori calcolati dell‘in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Ivlev per persico, pesce gatto e rutilo. Come si osserva solo la classe<br />
dei Chaobori<strong>di</strong> assume valori positivi degni <strong>di</strong> nota. Ciò in<strong>di</strong>ca una scarsa specializzazione della <strong>di</strong>eta delle tre<br />
specie.<br />
L‘ipotesi <strong>di</strong> sovrapposizione <strong>di</strong> nicchia invece è stata esaminata utilizzando per il calcolo, il<br />
numero totale <strong>di</strong> categorie alimentari identificate negli stomaci delle tre specie analizzati,<br />
applicando l‘in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> MacArthur-Levins:<br />
Dove:<br />
ik<br />
<br />
<br />
<br />
PAGINA 51<br />
j<br />
j<br />
pijp<br />
pij = è la proporzione della risorsa j usata dal consumatore i<br />
pkj = e la proporzione della risorsa j usata dal consumatore k<br />
O<br />
Questa equazione è strettamente legata al calcolo del coefficiente <strong>di</strong> competizione<br />
calcolato poi per le tre specie in questione applicando l‘in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Lokta-Volterra (in<br />
Pianka, 1973):<br />
p<br />
kj<br />
ij2
O<br />
ik<br />
<br />
<br />
pij2<br />
j j<br />
PAGINA 52<br />
j<br />
pijp<br />
Dove pi è la frequenza <strong>di</strong> una certa categoria <strong>nel</strong>la <strong>di</strong>eta.<br />
La stima circa la possibilità <strong>di</strong> sovrapposizione <strong>di</strong> nicchia tra le specie, me<strong>di</strong>ante<br />
l‘applicazione dell‘in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> MacArthur-Levins, in<strong>di</strong>ca questo evento come probabile,<br />
infatti i valori ottenuti sono: 0,91 tra persico e pesce gatto e 0,70 tra persico e gardon.<br />
Anche in questo caso, valori vicini allo zero in<strong>di</strong>cano una bassa sovrapposizione <strong>di</strong><br />
nicchia, viceversa valori vicini all‘unità in<strong>di</strong>cano un‘ampia sovrapposizione (MacArthur e<br />
Pianka, 1966). Allo stesso modo, i valori dell‘in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Lotka-Volterra (in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
competizione interspecifica) calcolati mostrano valori molto vicini all‘unità: 0,94 per<br />
persico e pesce gatto e 0,70 per persico e rutilo (Tabella 2.5).<br />
Tabella 2.5: Risultati degli in<strong>di</strong>ci applicati alle tre specie (persico, pesce gatto, rutilo) <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
In<strong>di</strong>ci<br />
Specie<br />
Persico Pesce gatto Rutilo<br />
Levins (ampiezza <strong>di</strong> nicchia) 0,30 0,31 0,36<br />
Persico-P. gatto Persico-Rutilo<br />
McArthur-Levins (sovrapp. <strong>di</strong> nicchia) 0,91<br />
0,70<br />
Lokta-Volterra (competizione) 0,94<br />
0,70<br />
I risultati ottenuti, me<strong>di</strong>ante l‘applicazione degli in<strong>di</strong>ci sopraccitati, permettono <strong>di</strong><br />
concludere che le tre specie hanno abitu<strong>di</strong>ni alimentari simili, per lo più opportunistiche e<br />
legate alle abbondanze relative delle prede <strong>nel</strong> bacino. Inoltre, anche se gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />
sovrapposizione <strong>di</strong> nicchia e <strong>di</strong> competizione mostrano valori elevati, fino a quando le<br />
risorse alimentari non risulteranno limitate ma resteranno <strong>di</strong>versificate ed abbondanti si<br />
potrà escludere l‘insorgenza <strong>di</strong> fenomeni competitivi tra le tre specie. Resta comunque il<br />
fatto che i tre spettri alimentari sono molto simili e se una o più categorie alimentari<br />
dovesse drasticamente <strong>di</strong>minuire e <strong>di</strong>venire così un fattore limitante, potrebbero<br />
innescarsi meccanismi antagonistici interspecie con un conseguente aggravio dei<br />
<strong>di</strong>sequilibri all‘interno della catena trofica. Inoltre bisogna tenere conto della lenta ma<br />
costante riduzione del livello <strong>di</strong> eutrofia in atto <strong>nel</strong> bacino. La <strong>di</strong>minuzione dei nutrienti<br />
come il fosforo, che in passato erano apportati da scarichi fognari non trattati, sta infatti<br />
comportando una riduzione della trofia delle acque con conseguenze sulle capacità<br />
produttive ed impoverimento della rete trofica. Gerdeaux et al. (2006) riportano che in<br />
kj<br />
p<br />
kj 2
molti laghi prealpini francesi e svizzeri, la re-oligotrofizzazione 2 in atto ha comportato una<br />
forte <strong>di</strong>minuzione dei ciprini<strong>di</strong> e dei perci<strong>di</strong> con un vantaggio dei coregoni<strong>di</strong> che<br />
mostrano una forte ripresa demografica. Anche <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, una riduzione della<br />
produttività potrebbe provocare un cambiamento degli equilibri della catena trofica con<br />
conseguenti scompensi <strong>nel</strong>le popolazioni <strong>di</strong> perci<strong>di</strong> e ciprini<strong>di</strong>. Ciò potrebbe innescare<br />
fenomeni, non solo <strong>di</strong> competizione inter-specifica ma anche <strong>di</strong> competizione intra-<br />
specifica all‘interno delle coorti <strong>di</strong> persico.<br />
Molti Autori (Persson, 1983; 1990; Vøllestad, 1985; Bergman, 1990), si sono concentrati sullo<br />
stu<strong>di</strong>o dei possibili effetti negativi derivanti dall‘introduzione del gardon su popolazioni <strong>di</strong><br />
persico in alcuni laghi dell‘Europa Centro-Settentrionale. Dal punto <strong>di</strong> vista della nicchia<br />
ecologica, le due specie presentano notevoli <strong>di</strong>fferenze, infatti, il persico è una specie<br />
strettamente carnivora che si ciba per lo più <strong>di</strong> altre specie ittiche, benthos e<br />
zooplancton, mentre il gardon è una specie eurifagica che può utilizzare sia risorse animali<br />
che vegetali (detrito, alghe ver<strong>di</strong>, ecc.). Il gardon inoltre è considerato un ―low cost<br />
feeder‖ (utilizza poche energie <strong>nel</strong>la ricerca del cibo). Il foraggiamento della specie è<br />
caratterizzato da un‘alta velocità me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> nuoto, molto regolare in modo da mantenere<br />
basso il costo metabolico dell‘azione natatoria e <strong>nel</strong>la ricerca del cibo. Questa<br />
caratteristica permette alla specie <strong>di</strong> nutrirsi anche <strong>di</strong> zooplancton <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni<br />
mantenendo una sufficiente ―energy intake‖ tenendo conto dei costi energetici della<br />
predazione. Lo zooplancton <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni, il detrito, le alghe, costituiscono risorse<br />
aggiuntive a quelle con<strong>di</strong>vise con il persico (benthos e zooplancton), aumentando le<br />
<strong>di</strong>mensioni della nicchia ecologica e favorendo il rutilo in ambienti in cui queste risorse<br />
abbondano (Stenson, 1979). Secondo gli autori, l‘ampiezza della competizione tra le due<br />
specie <strong>di</strong>pende dalla presenza <strong>di</strong> altri competitori, dalla <strong>di</strong>stribuzione delle risorse<br />
<strong>nel</strong>l‘habitat e dalle <strong>di</strong>mensioni della popolazione <strong>di</strong> gardon. Diventano fondamentali gli<br />
assunti <strong>di</strong> Shoener (1983) e Werner (1986), secondo i quali, quando la densità <strong>di</strong> gardon<br />
supera il rapporto <strong>di</strong> 10:1 rispetto al persico, la probabilità che si inneschino fenomeni<br />
competitivi a favore del gardon è molto elevata. Si ha motivo <strong>di</strong> ritenere, ad esempio,<br />
che <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> Maggiore questo rapporto sia già stato superato da tempo. Persson (1983)<br />
riporta inoltre che il calo della popolazione <strong>di</strong> persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> Sövdeborgssjön (Svezia) è<br />
stato causato alla forte competizione con il gardon. Infatti, secondo l‘autore, la riduzione<br />
delle risorse alimentari <strong>di</strong>sponibili, soprattutto durante il periodo estivo, provoca un<br />
rallentamento della crescita nei giovani persici che non riescono più ad attingere alla<br />
risorsa zooplanctonica (competizione intraspecifica). Ciò comporta una maggior<br />
2 Re-oligotrofizzazione: termine che in<strong>di</strong>ca il processo <strong>di</strong> miglioramento dello stato trofico (riduzione della<br />
concentrazione <strong>di</strong> fosforo) delle acque <strong>di</strong> un corpo idrico.<br />
PAGINA 53
esposizione alla predazione, con il risultato che un minor numero <strong>di</strong> persici arriva all‘età<br />
riproduttiva (bassa eterogeneità della popolazione). Le popolazioni <strong>di</strong> persico risultano<br />
così mal strutturate con una forte presenza <strong>di</strong> giovanili ed una bassa presenza <strong>di</strong><br />
esemplari più anziani. Fenomeno analogo potrebbe verificarsi anche <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>,<br />
se tentativi <strong>di</strong> riduzione del fosforo abbassassero la produttività del <strong>Lago</strong>, causando<br />
competizione e sovrapposizione <strong>di</strong> nicchia tra il persico ed il gardon.<br />
Bisogna comunque tenere conto che, da un punto <strong>di</strong> vista ecologico, il gardon potrebbe<br />
essere vista come un‘ancora <strong>di</strong> salvezza le specie predatrici presenti <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> come<br />
luccio, lucioperca, ecc.. in quanto rappresenta anche se per un periodo <strong>di</strong> tempo<br />
limitato (max. età 2+-3+) un‘ottima specie foraggio che in parte ha sopperito, alla forte<br />
<strong>di</strong>minuzione dell‘alborella.<br />
Resta inoltre il fatto che il gardon, anche se si stanno spendendo molti sforzi per<br />
aumentare l‘interesse per il consumo umano, è una specie <strong>di</strong>fficile da lavorare e da<br />
commerciare. Superata una certa taglia le spine intramuscolo <strong>di</strong>ventano <strong>di</strong>fficili da<br />
―eliminare‖ e ciò compromette la possibilità <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta del filetto anche dopo lavorazione<br />
(affumicatura, marinatura, ecc..). Nel corso <strong>di</strong> una sperimentazione sulla riva piemontese<br />
del <strong>Lago</strong> Maggiore, la taglia me<strong>di</strong>a catturata è stata <strong>di</strong> circa 200 g, già al limite della<br />
possibilità <strong>di</strong> lavorazione. Lo scarso interesse commerciale, le <strong>di</strong>fficoltà della lavorazione<br />
delle carni ed i quantitativi pescati (a volte > <strong>di</strong> 200 kg per giorno) fanno del gardon un<br />
vero e proprio flagello per la pesca professionale, almeno per il momento.<br />
2.6.3 Possibile impatto del pesce siluro sul persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
- Il pesce siluro<br />
Silurus glanis (Figura 2.12), conosciuto volgarmente come pesce siluro, è un pesce<br />
d'acqua dolce appartenente alla famiglia dei Siluridae ed all'or<strong>di</strong>ne Siluriformes. È una<br />
specie autoctona in tutta l'Europa centro-orientale, è presente a Nord fino all'estremo<br />
meri<strong>di</strong>one della Finlan<strong>di</strong>a e della Danimarca, a Sud fino alla Grecia settentrionale ed alla<br />
Turchia, ad Est <strong>nel</strong> bacino del Danubio, e ad Ovest nei principali bacini fluviali francesi e in<br />
Spagna fino al bacino dell‘Ebro. E' stato introdotto in Italia da circa mezzo secolo e si è<br />
largamente <strong>di</strong>ffuso soprattutto nei bacini del Po e dell‘A<strong>di</strong>ge. Più recentemente è stato<br />
introdotto in Italia centrale (fiumi Arno e Tevere). In Lombar<strong>di</strong>a è <strong>di</strong>ffuso ormai in tutti i<br />
principali laghi prealpini (<strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> Monate, <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> Comabbio, <strong>Lago</strong><br />
Maggiore e Lugano). Una delle principali caratteristiche della specie, è innanzi tutto, la<br />
sua grande plasticità ecologica, che gli consente <strong>di</strong> colonizzare ambienti molto <strong>di</strong>versi tra<br />
PAGINA 54
<strong>di</strong> loro in relazione alle caratteristiche idrologiche e morfologiche. Ciò gli permette <strong>di</strong><br />
mantenere una posizione <strong>di</strong> netto vantaggio rispetto alle altre specie originarie del<br />
bacino padano, coprendo inoltre la posizione <strong>di</strong> predatore dominante della catena<br />
trofica. I suoi habitat ideali sono costituiti dai gran<strong>di</strong> fiumi <strong>di</strong> pianura, ma lo si trova spesso<br />
anche in palu<strong>di</strong>, stagni, laghi, lanche, bracci morti e canali <strong>di</strong> bonifica.<br />
È una specie bentonica ed ama nascondersi tra rami e fanghiglia, riposando durante la<br />
maggior parte della giornata. Caccia durante le ore notturne, posizionandosi spesso <strong>nel</strong>le<br />
zone d'acqua più vicine alla riva.<br />
Figura 2.12: Esemplare <strong>di</strong> pesce siluro catturato <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
In acque molto limpide mostra livree tendenti a sottolineare il contrasto tra dorso nero e<br />
ventre bianco. In acque torbide assume colorazioni tendenti al marrone fino a giungere al<br />
giallo screziato tipico degli esemplari che vivono in palu<strong>di</strong> e laghi molto produttivi.<br />
Raggiunge <strong>di</strong>mensioni variabili, in relazione all'habitat in cui si trova. In Kazakistan, così<br />
come lungo il corso dei fiumi Danubio, Po ed Ebro, arriva alla sua massima taglia, che<br />
corrisponde a 280 cm circa.<br />
Il pesce siluro è tra i maggiori predatori delle acque interne europee e si nutre <strong>di</strong> pesci vivi<br />
o morti, vermi, larve e quant'altro possa trovare sul fondo. Nello specifico, durante la fase<br />
giovanile, la sua alimentazione è composta da invertebrati bentonici e piccoli pesci,<br />
mentre <strong>nel</strong>la fase adulta si alimenta <strong>di</strong> qualsiasi specie ittica, consumando una quantità<br />
giornaliera pari al 3% del peso corporeo. Non mancano casi in cui il siluro preda piccoli<br />
volatili che si avvicinano alla superficie dell‘acqua, anfibi o piccoli mammiferi (ratti o topi).<br />
PAGINA 55
Le problematiche legate alla presenza del pesce siluro <strong>nel</strong>le acque interne italiane, sono<br />
svariate e vanno dalla competizione interspecifica, alla predazione attiva su specie<br />
autoctone pregiate, come tinca, barbo, persico, ecc.<br />
Nel <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> il siluro è presente da alcuni anni e sembra sia arrivato <strong>nel</strong> bacino<br />
attraverso il Canale della Brabbia che unisce il <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> al <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> Comabbio. Le<br />
catture <strong>di</strong> siluro <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, hanno mostrato un costante aumento negli ultimi 5<br />
anni ed ora la specie è sottoposta ad un piano <strong>di</strong> abbattimento partito <strong>nel</strong> 2009.<br />
Figura 2.13: Immersioni per il controllo e la cattura <strong>di</strong> esemplari <strong>di</strong> siluro <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Per poter definire le abitu<strong>di</strong>ni alimentari della specie, il suo accrescimento ed il possibile<br />
impatto negativo sulla popolazione <strong>di</strong> persico reale, a partire da marzo 2008, all‘interno<br />
del progetto PERLAVAR è stata avviata una campagna <strong>di</strong> cattura specifica rivolta alla<br />
specie. I campioni sono stati catturati con <strong>di</strong>verse metodologie: reti regolamentari<br />
(tremaglio), bertovelli posizionati vicino alle rive del bacino, canna da pesca, traina dalla<br />
barca ed infine, da Marzo 2009, me<strong>di</strong>ante pesca subacquea (Figura 2.13).<br />
Quest‘ultima è stata praticata con due squadre operative, ciascuna munita <strong>di</strong> due fucili<br />
subacquei. Le immersioni iniziavano all‘incirca un‘ora prima del tramonto fino<br />
PAGINA 56
all‘imbrunire, momento in cui siluri sono soliti avvicinarsi alle zone litorali del bacino per<br />
cacciare.<br />
In totale sono stati catturati 122 esemplari <strong>di</strong> siluro <strong>di</strong> cui 16 me<strong>di</strong>ante pesca subacquea.<br />
Su ogni campione sono state eseguite le seguenti operazioni:<br />
Misurazione lunghezza totale e standard (±1 mm).<br />
Determinazione del peso corporeo (± 10 g).<br />
Prelievo delle pinne pettorali per la determinazione delle classi <strong>di</strong> età.<br />
Prelievo dell‘apparato <strong>di</strong>gerente per il monitoraggio della <strong>di</strong>eta della specie.<br />
- Determinazione dell’età<br />
La peculiarità della cute del pesce siluro, priva <strong>di</strong> scaglie e ricoperta da uno spesso strato<br />
<strong>di</strong> muco, non ha consentito <strong>di</strong> usare il metodo scalimetrico (analisi delle scaglie) per la<br />
determinazione dell'età. Pertanto si è scelto il metodo, altrettanto valido, dell‘osservazione<br />
<strong>di</strong> sezioni sottili del primo raggio osseo delle pinne pettorali.<br />
a b<br />
Figura 2.14: a) Posizione <strong>di</strong> taglio delle ossa <strong>di</strong> siluro; b)taglio dell‘osso con l‘ausilio <strong>di</strong> un trapano; 3)<br />
osservazione al binoculare delle sezioni ottenute e conta degli annuli.<br />
Le pinne, conservate a -20°C all'interno <strong>di</strong> provette, sono state poi sottoposte a bollitura in<br />
acqua in modo tale da eliminare più facilmente i tessuti molli presenti. La pulizia finale è<br />
PAGINA 57<br />
c
avvenuta tramite sfregamento con uno spazzolino morbido in modo tale da eliminare<br />
definitivamente tutti i tessuti che circondano l'osso. Una volta pulite, le ossa sono state poi<br />
tagliate in posizione prossimale (Figura 2.14-a) con l‘ausilio <strong>di</strong> una piccola fresa da<br />
trapano (Figura 2.14-b), in questo modo è stato possibile ottenere sezioni <strong>di</strong> circa 700-800<br />
μm osservabili al binoculare (Figura 2.14-c).<br />
Risultati<br />
I 122 campioni catturati hanno fatto registrare un peso me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 4.8 kg ed una lunghezza<br />
me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 75,5 cm. L‘esemplare più piccolo catturato presentava un peso <strong>di</strong> 90 g ed una<br />
lunghezza <strong>di</strong> 24 cm, mentre quello più grande pesava oltre 41 kg e presentava una<br />
lunghezza <strong>di</strong> 190 cm. I campioni catturati avevano un‘età compresa tra 0+ e 9+.<br />
Figura 2.15: Dieta del siluro <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, in relazione alle classi <strong>di</strong> lunghezza catturate.<br />
L‘analisi dei contenuti stomacali ha mostrato che il siluro, <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, subisce<br />
durante la sua crescita, tre <strong>di</strong>fferenti cambiamenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>eta. Fino a 60 cm <strong>di</strong> lunghezza si<br />
ciba per lo più <strong>di</strong> benthos e specie ittiche legate alla vita <strong>di</strong> fondo, come il persico sole (L.<br />
gibbosus), il persico reale soprattutto nei mesi invernali e le due specie <strong>di</strong> astaci<strong>di</strong><br />
Procambarus clarkii e Orconectes limosus, molto abbondanti <strong>nel</strong> bacino (Figura 2.15).<br />
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Da 60 a 100 cm invece, si osserva un forte aumento della presenza della scardola (S.<br />
erythrophthalmus), del pesce persico e del persico sole con ancora una forte<br />
preponderanza degli astaci<strong>di</strong>. Ad una misura compresa tra 100 e 160 cm, anche se le<br />
due specie <strong>di</strong> gambero ricoprono ancora grande importanza <strong>nel</strong>la sua <strong>di</strong>eta, scardola e<br />
carassio risultano essere le due categorie alimentari maggiormente rappresentate negli<br />
stomaci (Figura 2.15).<br />
Analizzando le classi <strong>di</strong> necton catturate si osserva che il pesce persico rappresenta<br />
percentuali variabili <strong>nel</strong>la <strong>di</strong>eta del siluro comprese tra il 15 ed il 18% (Figura 2.15). La taglia<br />
me<strong>di</strong>a dei persici osservati è stata <strong>di</strong> 8-10 cm (età 0+). La maggiore presenza <strong>di</strong> persico si<br />
osserva <strong>nel</strong>la <strong>di</strong>eta <strong>di</strong> esemplari con lunghezza compresa tra 60 e 100 cm soprattutto nei<br />
mesi invernali (ottobre-<strong>di</strong>cembre) (Figura 2.16).<br />
Figura 2.16: Contenuto stomacale <strong>di</strong> un siluro <strong>di</strong> 80 cm <strong>di</strong> lunghezza catturato <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> <strong>nel</strong> mese <strong>di</strong><br />
novembre 2009. Come si può osservare sono ben riconoscibili un persico sole (in alto a sinistra) ed alcuni<br />
giovanili <strong>di</strong> persico.<br />
Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che, durante i mesi più fred<strong>di</strong>, il persico staziona in<br />
folti branchi vicino al fondale, zona in cui il siluro svolge gran parte del suo ciclo vitale. Lo<br />
stazionamento bentonico del persico, la sua bassa attività durante i mesi invernali, insieme<br />
all‘istinto opportunista del siluro, potrebbero essere i principali fattori che concorrono<br />
all‘aumento della presenza <strong>di</strong> persico <strong>nel</strong>la <strong>di</strong>eta <strong>di</strong> quest‘ultimo tra l‘autunno e l‘inverno.<br />
Inoltre la strategia predatoria del siluro, cacciatore notturno, quando gran parte dei pesci<br />
è in uno stato <strong>di</strong> torpore, gli consente un grande vantaggio rispetto alle altre specie<br />
ittiche, rendendole particolarmente vulnerabili alla predazione. La spiccata ittiofagia<br />
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legata all‘opportunismo del siluro, (preda qualsiasi specie ittica a seconda della<br />
<strong>di</strong>sponibilità e senza badare alla taglia), la strategia <strong>di</strong> caccia e la grossa taglia rendono<br />
la specie particolarmente invasiva e minacciosa, soprattutto in quegli ecosistemi già in<br />
parte compromessi da attività antropiche, come il <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Il fatto che il persico<br />
rappresenti quasi il 20% della <strong>di</strong>eta del siluro, potrebbe implicare un forte impatto sulla<br />
popolazione presente; inoltre la predazione si concentra sulla classe giovanile della<br />
specie, con un conseguente possibile abbassamento della fitness della stessa.<br />
2.7 BIOLOGIA DELLA RIPRODUZIONE DEL PERSICO NEL LAGO DI VARESE<br />
2.7.1 Calcolo della fecon<strong>di</strong>tà ed in<strong>di</strong>ce gonado-somatico<br />
Il pesce persico non presenta un evidente <strong>di</strong>morfismo sessuale, pertanto il sesso è stato<br />
determinato su esemplari sacrificati, me<strong>di</strong>ante l'esame delle gona<strong>di</strong> allo stereoscopio,<br />
dopo laparotomia. Dalle gona<strong>di</strong> femminili, è stato quin<strong>di</strong> possibile, effettuare il calcolo<br />
della fecon<strong>di</strong>tà assoluta (Fass = num. uova per kg <strong>di</strong> peso) e relativa (Frel = num. uova per<br />
femmina) me<strong>di</strong>ante un conteggio degli oociti allo stereoscopio.<br />
Calcolo della fecon<strong>di</strong>tà assoluta:<br />
Fass = Pg x N x Ps -1<br />
dove Pg = peso degli ovari; Ps = peso del sub-campione; N = numero <strong>di</strong> uova <strong>nel</strong> sub-<br />
campione.<br />
Calcolo della fecon<strong>di</strong>tà relativa:<br />
Frel = Fabs /Pt<br />
dove Fabs = fecon<strong>di</strong>tà assoluta e Pt = peso totale del pesce in kg.<br />
L‘in<strong>di</strong>ce gonado-somatico (GSI) è stato calcolato per tutti i campioni <strong>di</strong> sesso determinato<br />
attravero la seguente formula:<br />
GSI = 100 Pg / Pt<br />
dove Pg = peso delle gona<strong>di</strong> (g) e Pt = peso totale del pesce (g).<br />
La fecon<strong>di</strong>tà assoluta (Fabs) in termini <strong>di</strong> numero <strong>di</strong> uova per unità <strong>di</strong> peso degli ovari<br />
espresso in grammi, è risultata pari a: 5.038 ± 1.251 all‘età 2+ (classe <strong>di</strong> lunghezza: 16,5-18,0<br />
cm), 10.913 ± 1.134 all‘età 3+ (classe <strong>di</strong> lunghezza: 18,5-20,5 cm) e 18.551 ± 3.217 all‘età 4+<br />
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(classe <strong>di</strong> lunghezza: 21,0-22,5 cm). Il numero <strong>di</strong> oociti aumenta in relazione all‘età ed alla<br />
lunghezza delle femmine (Figura 2.17). La relazione tra la lunghezza della femmina ed il<br />
numero <strong>di</strong> uova è descritto dall‘equazione: NO = 0,0169 Lt 4.41 (r 2 = 0,93) (Figura 24-a). La<br />
fecon<strong>di</strong>tà relativa me<strong>di</strong>a (Frel) invece risulta: 105.271±12.275 (2+), 132.622±7.352 (3+) e<br />
131.252±15.555 (4+).<br />
Figura 2.17: Relazione tra numero <strong>di</strong> oociti (fecon<strong>di</strong>tà assoluta) ed età e lunghezza della femmina.<br />
Come riportato in Tabella 2.6, i valori <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà assoluta da noi osservati sono risultati<br />
simili a quelli riportati in letteratura per altre popolazioni <strong>di</strong> persico in Europa: da 3.000 a<br />
6.000 uova per femmine con lunghezza compresa tra 15 e 17 cm (2+), da 9.500 a 23.000<br />
uova per femmine con lunghezza compresa tra 19 e 23 cm (3+,4+) e da 40.000 a 47.000<br />
uova per femmine con lunghezza compresa tra 26 e 27 cm (5+).<br />
Tabella 2.6: Fecon<strong>di</strong>tà assoluta del persico in <strong>di</strong>versi laghi Europei (Thorpe, 1977, mo<strong>di</strong>ficato) e <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong><br />
Como (Negri, 1999).<br />
Località Lunghezza t. (cm) Fecon<strong>di</strong>tà assoluta<br />
<strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> 17-24 5038-18551<br />
<strong>Lago</strong> <strong>di</strong> Como 14-20 6208 - 13550<br />
Klicava Reservoir 13-33 6710 - 144000<br />
Rybinsk Reservoir 19-30 16400 - 69300<br />
Rybinsk Reservoir 13-36 16600 - 111800<br />
W. Lake Erie 18-33 8618 - 78742<br />
Da notare che rispetto al dato <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà riportato per il <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> Como (Negri, 1999), la<br />
fecon<strong>di</strong>tà assoluta me<strong>di</strong>a dei persici del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> risulta più elevata; ciò potrebbe<br />
essere messo in relazione alle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> accrescimento tra le due popolazioni, dovute<br />
alle <strong>di</strong>fferenti con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> trofia dei due bacini. Infatti, secondo Nikolsky (1963), la<br />
fecon<strong>di</strong>tà delle femmine <strong>di</strong>pende principalmente dalla feed-supply: quando le risorse<br />
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alimentari sono molto abbondanti durante tutto l‘anno, anche la produzione <strong>di</strong> uova<br />
risulta più abbondante. Anche la temperatura, essendo uno dei principali fattori <strong>di</strong><br />
regolazione dell‘accrescimento <strong>nel</strong> pesce persico, gioca un ruolo molto importante: una<br />
più elevata temperatura dell‘acqua permetterebbe, secondo alcuni autori, un aumento<br />
della fecon<strong>di</strong>tà delle femmine <strong>di</strong> persico (Zakharova, 1955 in Thorpe, 1977).<br />
L‘in<strong>di</strong>ce gonado-somatico (GSI%) è stato calcolato mensilmente, sia per i maschi che per<br />
le femmine catturate (Figura 2.18). Per le femmine, i valori massimi si osservano durante il<br />
mese <strong>di</strong> aprile, appena prima della riproduzione quando le gona<strong>di</strong> rappresentano circa il<br />
25% del peso corporeo. Per i maschi invece, il massimo è raggiunto tra <strong>di</strong>cembre e<br />
gennaio quando le gona<strong>di</strong> rappresentano circa il 9% del peso corporeo.<br />
n = 93 n = 54<br />
Figura 2.18: Andamento dei valori <strong>di</strong> GSI% per le femmine (rosa) e per i maschi (blu).<br />
Dall‘analisi delle gona<strong>di</strong> si è osservato che, in accordo con Treasurer e Holliday (1981), già<br />
durante il mese <strong>di</strong> gennaio i maschi presentavano testicoli maturi con produzione <strong>di</strong><br />
sperma; mentre le femmine, a causa del protrarsi della vitellogenesi fino a pochi giorni<br />
dall‘ovulazione, raggiungono la completa maturazione appena prima dell‘ovulazione. Da<br />
giugno a settembre, ossia in periodo post-riproduttivo, il GSI raggiunge i valori minimi per<br />
entrambi i sessi: 0,22% per le femmine e 0,42% per i maschi.<br />
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2.7.2 Età <strong>di</strong> prima maturazione sessuale<br />
In Tabella 2.7 sono riportati i dati relativi alla maturità sessuale per le <strong>di</strong>verse classi <strong>di</strong> età,<br />
<strong>nel</strong> persico catturato <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Come si può osservare, l‘età <strong>di</strong> prima<br />
maturazione sessuale per i maschi è compresa tra il primo ed il secondo anno (73-100%),<br />
mentre per le femmine la percentuale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui in via <strong>di</strong> maturazione risulta elevata solo<br />
dal terzo anno in poi (93%). Per queste ultime, la completa maturazione sarà raggiunta<br />
solo col quarto anno <strong>di</strong> vita.<br />
Tabella 2.7: Dati riguardanti la maturazione sessuale del persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, in relazione alle classi <strong>di</strong><br />
età ed al sesso.<br />
Maschi Femmine<br />
Età (anni) Maturi Immaturi Mature Immature<br />
0+ 0% 0% 0% 0%<br />
1+ 73% 27% 6% 94%<br />
2+ 100% 0% 76% 24%<br />
3+ 100% 0% 97% 3%<br />
4+ 100% 0% 100% 0%<br />
2.7.3 Stu<strong>di</strong>o della deposizione in ambiente naturale<br />
Il pesce persico in Italia Settentrionale si riproduce tra il mese <strong>di</strong> aprile ed il mese <strong>di</strong><br />
maggio, anche se in alcuni casi la riproduzione può protrarsi fino alla prima metà <strong>di</strong><br />
giugno.<br />
Dal momento che la specie depone le uova su substrati lontani dal fondo, per poter<br />
seguire la riproduzione, sono stati collocati, in <strong>di</strong>versi punti del <strong>Lago</strong>, alcuni substrati<br />
riproduttivi artificiali (fascine <strong>di</strong> legna), utilizzabili dal persico per la deposizione dei nastri<br />
ovarici. Per l‘assemblaggio delle fascine sono state utilizzate <strong>di</strong>verse essenze, nocciolo,<br />
carpino bianco, biancospino, salice, scegliendo preferibilmente rami con le prime foglie<br />
primaverili già presenti. Una volta preparati, i rami sono stati legati con le estremità rivolte<br />
tutte <strong>nel</strong>la stessa <strong>di</strong>rezione (Figura 2.19). Per poterne garantire l‘affondamento, le fascine,<br />
sono state zavorrate con mattoni forati oppure con sassi. Ad ogni fascina è stata fissata<br />
inoltre una cima provvista <strong>di</strong> una boa, in modo tale da poterne in<strong>di</strong>viduare la posizione e<br />
seguire l‘attività <strong>di</strong> riproduzione, monitorando i nastri ovarici deposti (Figura 2.19).<br />
PAGINA 63
Figura 2.19: Preparazione e posa dei substrati <strong>di</strong> frega artificiali <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Nel corso del progetto, sono state monitorate 4 stagioni riproduttive (2007-2010),<br />
posizionando, in <strong>di</strong>versi punti del <strong>Lago</strong>, 20 gruppi <strong>di</strong> substrati riproduttivi, numerati da 1 a<br />
20 (Figura 2.20). Le fascine sono state collocate ad una profon<strong>di</strong>tà variabile compresa tra<br />
1,5 e 8 m in modo tale da poter valutare la profon<strong>di</strong>tà preferita per la deposizione delle<br />
uova. I gruppi <strong>di</strong> fascine sono stati raggruppati, per l‘analisi dei dati in tre <strong>di</strong>verse zone: 1)<br />
ZONA SUD: Biandronno-Bo<strong>di</strong>o Lomnago, 2) ZONA NORD: Gavirate-Calcinate del Pesce, 3)<br />
ZONA NORD-OVEST: Bardello. In questo modo è stato possibile osservare quali siano le<br />
zone <strong>di</strong> elezione della riproduzione della specie.<br />
PAGINA 64
Figura 2.20: Zone <strong>di</strong> posizionamento delle fascine per la riproduzione del pesce persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Dalla prima settimana <strong>di</strong> aprile, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 48-72 ore i substrati sono stati visitati in modo<br />
da osservare l‘andamento della deposizione e quantificare il numero <strong>di</strong> nastri ovarici<br />
deposti per ogni zona <strong>di</strong> campionamento. Ad ogni uscita sono stati annotati: data, ora,<br />
con<strong>di</strong>zioni meteo, temperatura (°C), trasparenza dell‘acqua (m), concentrazione <strong>di</strong> O2<br />
<strong>di</strong>sciolto (mg l -1 ) e relativa percentuale (%) <strong>di</strong> saturazione, numero <strong>di</strong> nuovi nastri presenti<br />
su ogni fascina, lunghezza e larghezza del nastro (cm). (Figura 2.21).<br />
Figura 2.21: Misurazione della lunghezza e della larghezza dei nastri ovarici deposti su una fascina <strong>di</strong> nocciolo<br />
e bianco spino.<br />
A partire dal 2008, oltre ai controlli effettuati sulle fascine posizionate, il monitoraggio è<br />
stato esteso con l‘ausilio <strong>di</strong> 2 squadre <strong>di</strong> subacquei, anche ad aree limitrofe alle zone <strong>di</strong><br />
campionamento, per poter rilevare l‘eventuale presenza <strong>di</strong> nastri deposti su legnaie<br />
preesistenti o sul fondo del <strong>Lago</strong> stesso.<br />
Attraverso il monitoraggio delle fascine è stato possibile quantificare il numero <strong>di</strong> uova<br />
deposte per ogni annata, definire l‘età ed il numero <strong>di</strong> femmine in riproduzione. Durante<br />
PAGINA 65
le stagioni riproduttive del 2007 e del 2008, 15 nastri ovarici deposti sulle fascine <strong>di</strong><br />
controllo sono stati prelevati e traspostati presso l‘incubatoio A.P.D. Ti<strong>nel</strong>la ‘72 a Groppello<br />
(Figura 2.22). E‘ stato così possibile osservare la schiusa e mantenere alcune larve per le<br />
prove <strong>di</strong> svezzamento in vasche posizionate a terra.<br />
I nastri sono stati pesati e sono state inoltre misurate la lunghezza e la larghezza (cm). Da<br />
ciascun nastro sono stati prelevati 3 sub-campioni <strong>di</strong> lunghezza variabile, compresa tra 1 e<br />
3 cm.<br />
Figura 2.22: Operazioni <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong> nastri ovarici in ambiente naturale e misurazione <strong>di</strong> lunghezza e<br />
larghezza in laboratorio.<br />
Per ogni campione è stato poi calcolato:<br />
N° uova per grammo (N° uova campione / peso (g))<br />
N° uova morte<br />
N° uova vitali<br />
N° uova totali<br />
% <strong>di</strong> uova morte (N° uova vitali / N° uova totali)<br />
Diametro me<strong>di</strong>o delle uova<br />
L‘analisi dei nastri ovarici me<strong>di</strong>ante l‘utilizzo <strong>di</strong> un software per la rielaborazione<br />
dell‘immagine, (Figura 2.23), ha permesso <strong>di</strong> osservare la proporzionalità esistente tra<br />
PAGINA 66
<strong>di</strong>ametro dell‘uovo e lunghezza del nastro. Per uova la medesimo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> sviluppo, il<br />
<strong>di</strong>ametro risulta superiore nei nastri più lunghi, derivanti da femmine più anziane.<br />
Figura 2.23: Misurazione del <strong>di</strong>ametro delle uova <strong>di</strong> persico, durante le fasi <strong>di</strong> embrionatura. In questo caso<br />
prima della schiusa.<br />
Inoltre, in accordo con la letteratura (Craig, 2001), si è potuto osservare che anche la<br />
percentuale <strong>di</strong> fecondazione è proporzionale alla lunghezza del nastro. Nastri con<br />
lunghezza compresa tra 60 e 160 cm (nastri lunghi) hanno una percentuale <strong>di</strong><br />
fecondazione maggiore (99,7%) rispetto a quella calcolata per nastri con lunghezza<br />
compresa tra 30 e 40 cm (63%) (Figura 2.24).<br />
Figura 2.24: Relazione tra lunghezza del nastro e percentuale <strong>di</strong> fecondazione.<br />
PAGINA 67
Anche la larghezza ed il numero <strong>di</strong> uova variano in relazione alla lunghezza del nastro<br />
ovarico. All‘aumentare della lunghezza e <strong>di</strong> conseguenza anche della larghezza,<br />
aumenta il numero <strong>di</strong> uova (Figura 2.25).<br />
Figura 2.25: a) Relazione tra lunghezza del nastro e numero <strong>di</strong> uova; b) relazione tra larghezza del nastro e<br />
numero <strong>di</strong> uova.<br />
Tenendo conto del dato <strong>di</strong> fecon<strong>di</strong>tà assoluta delle femmine e della relazione esistente<br />
tra numero <strong>di</strong> uova e lunghezza del nastro ovarico, è stato possibile calcolare la relazione<br />
tra lunghezza della femmina e lunghezza del nastro (Figura 2.26):<br />
dove:<br />
TL = 4.6782 RL 0.3489<br />
TL = lunghezza totale della femmina (cm)<br />
RL = lunghezza del nastro (cm)<br />
Anche in questo caso, maggiori <strong>di</strong>mensioni della femmina corrispondono ad un numero<br />
maggiore <strong>di</strong> uova <strong>nel</strong> nastro. Tenendo conto <strong>di</strong> questa relazione, ad ogni nastro osservato<br />
e misurato è stato possibile assegnare taglia e classe <strong>di</strong> età della femmina che l‘aveva<br />
deposto.<br />
PAGINA 68
Figura 2.26: Relazione tra la lunghezza della femmina e la lunghezza del nastro ovarico. All‘aumentare delle<br />
<strong>di</strong>mensioni della femmina aumenta anche la lunghezza del nastro e quin<strong>di</strong> anche il numero <strong>di</strong> uova.<br />
- Osservazione della deposizione<br />
La deposizione delle uova da parte del persico reale avviene in modo completo; infatti,<br />
l‘osservazione delle gona<strong>di</strong> femminili in periodo pre-riproduttivo ha evidenziato una<br />
maturità sincrona delle uova che si evolve contemporaneamente in tutte le zone<br />
dell‘ovario. La temperatura ideale per l‘inizio della deposizione delle uova da parte della<br />
specie è compresa tra 12 e 14°C. Sui substrati posizionati per il monitoraggio della<br />
deposizione, sono stati conteggiati, 199 nastri ovarici <strong>nel</strong> 2007, 166 <strong>nel</strong> 2008, 64 <strong>nel</strong> 2009 ed<br />
84 <strong>nel</strong> 2010. Nell‘ultimo anno, l‘inizio della riproduzione è risultato più tar<strong>di</strong>vo rispetto agli<br />
altri anni <strong>di</strong> osservazione; infatti il primo nastro è stato osservato il 18 aprile, mentre dal<br />
2007 al 2009 la stagione iniziava tra il 5 ed il 12 aprile (Figura 2.27). Nel 2010 inoltre, la<br />
stagione riproduttiva si è conclusa con largo anticipo rispetto agli altri anni; infatti, l‘ultimo<br />
nastro è stato osservato il 5 maggio, mentre negli anni precedenti si è conclusa introno<br />
alla metà dello stesso mese. La riproduzione del persico è strettamente legata alla<br />
temperatura dell‘acqua che durante i mesi primaverili tende ad aumentare<br />
velocemente, soprattutto in acque poco profonde (Thorpe, 1977). Quin<strong>di</strong> l‘inizio e la fine<br />
del periodo riproduttivo sono strettamente legati all‘andamento delle con<strong>di</strong>zioni<br />
climatiche. Probabilmente la prolungata siccità e la stabilità climatica, associate alle<br />
elevate temperature osservate <strong>nel</strong> 2007, ha comportato un anticipo della stagione<br />
riproduttiva rispetto agli anni successivi. Infatti, già il 5-04-07, la temperatura aveva<br />
raggiunto 13,5°C per poi superare i 14°C dopo il 13-04. Nel 2008 la temperatura è rimasta<br />
al <strong>di</strong>sotto <strong>di</strong> 12°C fino alla seconda metà del mese <strong>di</strong> aprile raggiungendo i 14°C solo il 25-<br />
04. Nel 2009 invece la temperatura ha subito una serie <strong>di</strong> sbalzi rimanendo al <strong>di</strong> sotto dei<br />
14°C fino al 10-04-09 per poi aumentare e raggiungere 15,2°C il 17-04. Dopo questa<br />
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veloce risalita si è assistito ad un abbassamento della temperatura, la quale è tornata alla<br />
fine del mese <strong>di</strong> aprile a 13°C circa. Viceversa <strong>nel</strong> 2010, a causa <strong>di</strong> un inverno lungo e<br />
rigido ed alla scarsa insolazione dovuta alla persistenza <strong>di</strong> cielo coperto, la temperatura<br />
dell‘acqua non ha raggiunto i valori ottimali per la specie (12-14°C), fino al 18-04-10<br />
superando i 14°C solo alla fine del mese <strong>di</strong> aprile. Anche se le acque del <strong>Lago</strong>, ogni anno<br />
mostrato regimi termici molto <strong>di</strong>fferenti, si osserva che una volta raggiunto il range <strong>di</strong><br />
temperatura ideale per la riproduzione del persico, la riproduzione ha inizio. Confrontando<br />
l‘andamento delle temperature con l‘andamento della deposizione, si osserva il persico<br />
tende a deporre il maggior numero <strong>di</strong> nastri <strong>nel</strong> mese <strong>di</strong> aprile, prima che la temperatura<br />
dell‘acqua, raggiunga livelli troppo elevati, cosa che si verifica <strong>di</strong> solito dal 10 maggio in<br />
poi (Figura 2.27). Come riportato in Figura 2.28, <strong>nel</strong> 2007 l‘81% (n = 162) dei nastri<br />
conteggiati è stato deposto <strong>nel</strong> mese <strong>di</strong> aprile mentre solo il 19% (n = 37) <strong>nel</strong>la prima metà<br />
<strong>di</strong> maggio. Nel 2008 la deposizione si è concentrata ancor <strong>di</strong> più in aprile con il 96% dei<br />
nastri deposti entro la fine del mese e solo il 4% deposti <strong>nel</strong> mese <strong>di</strong> maggio. Al contrario,<br />
<strong>nel</strong> 2009, gran parte dei nastri è stata osservata <strong>nel</strong> mese <strong>di</strong> maggio (62%) e solo il 38% in<br />
aprile. Nel 2010 invece l‘andamento della riproduzione ha mostrato due picchi il 18 ed il<br />
26 aprile con quasi il 92% dei nastri osservati (Figura 2.27). Ciò potrebbe essere dovuto ad<br />
un ritardo <strong>nel</strong>l‘inizio della riproduzione a causa delle basse temperature dell‘acqua, che<br />
hanno superato i 10°C solo dopo il 15 aprile, causando una deposizione massiva delle<br />
uova non appena la temperatura è <strong>di</strong>venuta ottimale.<br />
Il posizionamento dei substrati artificiali ha permesso <strong>di</strong> acquisire alcune informazioni sulla<br />
biologia riproduttiva della specie, (soprattutto per quanto riguarda le zone <strong>di</strong> elezione<br />
scelte per la riproduzione) utili per gestire razionalmente la popolazione. La Figura 2.29<br />
mostra il numero <strong>di</strong> nastri deposti in ognuna delle zone <strong>di</strong> campionamento durante le 4<br />
stagioni riproduttive monitorate. La ZONA SUD (Biandronno-Bo<strong>di</strong>o Lomnago) è risultata<br />
quella maggiormente frequentata dalla specie durante il periodo riproduttivo; infatti in<br />
tutti gli anni <strong>di</strong> osservazione il maggior numero <strong>di</strong> nastri è stato osservato in questa zona.<br />
Anche la ZONA OVEST (Bardello), pur con solo tre punti <strong>di</strong> osservazione (6 fascine), ha<br />
mostrato un buon numero <strong>di</strong> nastri deposti, mentre la ZONA NORD del <strong>Lago</strong> (Torrente<br />
Ti<strong>nel</strong>la-Calcinate del Pesce) è risultata quella meno frequentata dalla specie per la<br />
riproduzione. Probabilmente ciò potrebbe essere dovuto al fatto che la porzione Sud del<br />
<strong>Lago</strong> presenta una minore profon<strong>di</strong>tà, fondo ghiaioso e meno scosceso permettendo un<br />
più veloce riscaldamento delle acque dopo la stagione invernale, raggiungendo così più<br />
facilmente la temperatura ottimale per la deposizione.<br />
L‘osservazione della deposizione delle uova in ambiente naturale ha evidenziato la<br />
vali<strong>di</strong>tà dei substrati riproduttivi artificiali come mezzo a supporto della riproduzione del<br />
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persico <strong>nel</strong> bacino. Se pur con un trend che, dal 2007 al 2009, risulta negativo, con un<br />
lieve segno <strong>di</strong> ripresa <strong>nel</strong> 2010, in termini <strong>di</strong> numero <strong>di</strong> nastri osservati, la specie utilizza<br />
attivamente le fascine; ciò garantisce un elevato successo riproduttivo.<br />
Figura 2.27: Andamento della deposizione delle uova <strong>di</strong> persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, in relazione alla<br />
temperatura, <strong>nel</strong> triennio 2006-2008. La linea tratteggiata in<strong>di</strong>ca il range ottimale <strong>di</strong> temperatura per la<br />
deposizione delle uova.<br />
PAGINA 71
La scelta del luogo <strong>di</strong> deposizione può avere conseguenze rilevanti sulla fitness 3 della<br />
specie stessa; infatti, la mortalità degli embrioni è strettamente legata alle caratteristiche<br />
del luogo <strong>di</strong> deposizione delle uova (Smith et al., 2001). Alcuni stu<strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrano che se un<br />
nastro ovarico viene deposto a contatto del fondo, solo il 25-50% degli embrioni<br />
raggiunge la schiusa, viceversa se le uova vengono rilasciate su substrati lontani dal fondo<br />
si può arrivare anche al 90-95% <strong>di</strong> larve schiuse.<br />
Figura 2.28: Percentuale <strong>di</strong> nastri osservate nei mesi <strong>di</strong> aprile e maggio tra il 2007 ed il 2010.<br />
Le uova a contatto con il fondale tendono a degradarsi in quanto spesso vengono<br />
ricoperte da limo che ne limita l‘ossigenazione. Inoltre, come osservato da Gillet e Dubois<br />
(1995), le fascine sono utili anche per le larve dopo la schiusa, sia come riparo da<br />
eventuali predatori, sia durante le prime fasi dello svezzamento.<br />
3 Numero relativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> un certo in<strong>di</strong>viduo che sopravvivono e si riproducono; in<strong>di</strong>ca il risultato del<br />
successo riproduttivo dell‘adulto e dei suoi <strong>di</strong>scendenti.<br />
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Figura 2.29: Abbondanza <strong>di</strong> nastri ovarici per zona <strong>di</strong> campionamento.<br />
- Posizione dei riproduttori <strong>nel</strong> bacino durante la stagione riproduttiva<br />
Durante l‘osservazione dei substrati riproduttivi, oltre che <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> lunghezza dei nastri<br />
deposti, sono state osservate <strong>di</strong>fferenze anche <strong>nel</strong>l‘abbondanza dei nastri in relazione alla<br />
profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> posizionamento dei substrati. La Figura 2.30 mostra una sezione trasversale <strong>di</strong><br />
un transetto <strong>di</strong> campionamento della riva Sud del <strong>Lago</strong> (zona Isolino Virginia), <strong>nel</strong>la quale<br />
è riportata la <strong>di</strong>stribuzione spaziale degli in<strong>di</strong>vidui in base alla taglia. Come si può<br />
osservare, femmine <strong>di</strong> piccola <strong>di</strong>mensione, solitamente primipare (15-18 cm), tendono a<br />
deporre le uova a basse profon<strong>di</strong>tà (2-3m), femmine con lunghezza compresa tra 19 e 23<br />
cm depongono <strong>di</strong> solito tra 4 e 5 m <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà mentre femmine <strong>di</strong> più grossa<br />
<strong>di</strong>mensione (24-27 cm) tendono a deporre a profon<strong>di</strong>tà maggiori <strong>di</strong> 5-6 m.<br />
I dati riportati riguardano solo il mese <strong>di</strong> aprile, in quanto col procedere della stagione<br />
riproduttiva ed il conseguente innalzamento della temperatura dell‘acqua (in me<strong>di</strong>a<br />
14,3°C in aprile e 17,7°C in maggio a 1,5 m <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà), anche pesci più giovani<br />
tendono a deporre le uova a profon<strong>di</strong>tà maggiori. Infatti, la riproduzione della specie è<br />
strettamente legata alla temperatura (vedasi Figura 2.27). Secondo alcuni stu<strong>di</strong> effettuati<br />
sul <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> Ginevra (46°N) (Gillet et al.,1995, 2006), dall‘inizio della stagione riproduttiva<br />
(maggio) si osserva uno spostamento della deposizione delle uova a maggiori profon<strong>di</strong>tà,<br />
in relazione all‘aumentare della temperatura dell‘acqua negli strati meno profon<strong>di</strong> del<br />
bacino.<br />
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Figura 2.30: Sezione trasversale della riva Sud del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (zona Isolino Virginia) e <strong>di</strong>stribuzione spaziale<br />
delle femmine durante la stagione riproduttiva (aprile).<br />
In accordo con gli autori, lo stesso trend si è osservato <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (45°N); il fatto<br />
che i persici tendano a spostarsi a profon<strong>di</strong>tà maggiori <strong>nel</strong> mese <strong>di</strong> maggio potrebbe<br />
essere dovuto alla ricerca della temperatura ottimale per la deposizione e lo sviluppo<br />
dell‘embrione, compresa tra 12 e 14°C (Guma‘a, 1978a).<br />
- Trend riproduttivo 2007-2010<br />
In Figura 2.31, è riportato il numero <strong>di</strong> nastri deposti durante le 4 stagioni riproduttive<br />
monitorate sud<strong>di</strong>viso in classi <strong>di</strong> lunghezza. Confrontando i dati <strong>di</strong> lunghezza dei nastri<br />
deposti, si può osservare come <strong>nel</strong> 2007 il numero <strong>di</strong> nastri con lunghezza compresa tra 30<br />
e 40 cm (nastri corti) sia risultato molto più elevato rispetto agli altri anni. Viceversa sono<br />
risultati scarsi i nastri con lunghezza maggiore <strong>di</strong> 50 cm. Di conseguenza <strong>nel</strong> 2008, grazie<br />
alla forte presenza, <strong>nel</strong> 2007, <strong>di</strong> femmine primipare, il numero <strong>di</strong> nastri con lunghezza<br />
compresa tra 50 e 60 cm, è risultato elevato (n = 71). Inoltre, il 2008, rispetto al 2007, al<br />
2009 ed al 2010, è stato l‘anno che ha visto il maggior numero <strong>di</strong> nastri con lunghezza<br />
maggiore <strong>di</strong> 70 cm.<br />
1 m<br />
2 m<br />
3 m<br />
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4 m<br />
5 m<br />
Sezione della riva Sud<br />
24-27 cm 19-22 cm 16-18 cm<br />
6 m
Figura 2.31: Distribuzione delle classi <strong>di</strong> lunghezza (cm) dei nastri deposti <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (2006-2007).<br />
Al contrario il 2009, tra tutte le stagioni monitorate si è <strong>di</strong>mostrato quello con il minor<br />
numero <strong>di</strong> nastri deposti, <strong>di</strong> cui più della metà (64%) appartenenti alla classe dei nastri<br />
corti. La Figura 2.31 pertanto denuncia una drammatica scomparsa <strong>di</strong> femmine già in<br />
carriera da almeno un paio <strong>di</strong> anni, la cui causa deve essere in<strong>di</strong>viduata con precisione<br />
per una corretta gestione della pesca <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong>, ma che potrebbe essere dovuta ad un<br />
inasprimento delle catture <strong>nel</strong>la coorte <strong>di</strong> persico <strong>di</strong> taglia legale (18 cm) tra il 2007 ed il<br />
2008.<br />
2.7.4 Stima dello stock <strong>di</strong> riproduttori e del tasso <strong>di</strong> mortalità annuale<br />
In base all‘andamento della riproduzione <strong>nel</strong>le 4 stagioni riproduttive monitorate (2007-<br />
2010), è stato possibile stimare la mortalità ed il numero <strong>di</strong> femmine in età riproduttiva. Il<br />
metodo utilizzato è basato sul fatto che le femmine <strong>di</strong> persico depongono un singolo<br />
nastro ovarico per ogni stagione riproduttiva; i nastri sono facilmente conteggiabili una<br />
volta deposti e possono essere utilizzati per stimare l‘abbondanza <strong>di</strong> femmine mature <strong>nel</strong><br />
copro idrico. Inoltre, la lunghezza dei nastri ovarici, essendo <strong>di</strong>rettamente proporzionale<br />
alla taglia della femmina, la frequenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione e la lunghezza dei nastri ovarici<br />
possono essere utilizzate per stimare taglia, età e numero <strong>di</strong> femmine in riproduzione<br />
(Dubois et al., 1996; Lang, 1987). Interpolando i dati <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione della specie, raccolti<br />
durante le campagne <strong>di</strong> campionamento dal 2007 al 2010, assieme ai dati riguardanti la<br />
deposizione dei nastri ovarici, è stato possibile calcolare l‘area totale <strong>di</strong>sponibile per la<br />
riproduzione del pesce persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, che ammonta a circa 19,37 ha. Nota<br />
l‘entità <strong>di</strong> tale superficie e tenendo conto <strong>di</strong> tutte le aree monitorate durante le tre<br />
stagioni riproduttive (circa 0,04 ha), è stato possibile stimare <strong>di</strong>rettamente il numero totale<br />
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<strong>di</strong> nastri ovarici deposti <strong>nel</strong> bacino e quin<strong>di</strong> anche l‘abbondanza <strong>di</strong> femmine in età<br />
riproduttiva presenti <strong>nel</strong>le <strong>di</strong>verse stagioni riproduttive esaminate (Tabella 2.8).<br />
Tabella 2.8: Calcoli effettuati per la stima del numero <strong>di</strong> femmine e maschi in età riproduttiva <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>.<br />
Osservato<br />
Estrapolato<br />
Variabili 2007<br />
Anni<br />
2008 2009 2010<br />
Area <strong>di</strong> campionamento (ha) 0,04 0,04 0,04 0,04<br />
Area riproduttiva <strong>di</strong>sponibile (ha) 19,37 19,37 19,37 19,37<br />
Numero <strong>di</strong> nastri ovarici osservati 199 166 64 84<br />
Numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> uova per nastro 4.992 18.956 8.929 8.780<br />
Numero <strong>di</strong> uova deposte su fascine osservate 993.408 3.146.696 571.456 534.500<br />
Numero <strong>di</strong> nastri deposti per ha 4.974 4.150 1.600 2.100<br />
Stima nastri ovarici deposti 96.365 80.385 30.992 40.677<br />
Numero totale <strong>di</strong> uova deposte 481.057.824 1.523.787.538 276.727.568 258.976.900<br />
Età delle femmine 2-3-4+ 2-3-4-5+ 2-3-4-5+ 2-3-4-6+<br />
Numero totale <strong>di</strong> femmine primipare 90.070 13.074 19.854 27.599<br />
Numero totale <strong>di</strong> femmine non primipare 6.296 67.311 11138 13.077<br />
Numero totale femmine in carriera 96.366 80.385 30.992 40.676<br />
Attraverso la relazione esistente tra la lunghezza del nastro e quella della femmina, sono<br />
state determinate le classi <strong>di</strong> età delle femmine in attività riproduttiva presenti <strong>nel</strong> bacino.<br />
Come detto in precedenza <strong>nel</strong> 2007 sono stati conteggiati 199 nastri su un‘area <strong>di</strong> 0,04 ha,<br />
<strong>di</strong> cui però solo 19 deposti da femmine anziane (età > 3+) e 180 da femmine più giovani.<br />
Nel 2008 sono stati deposti sui substrati artificiali 166 nastri, <strong>di</strong> cui 27 deposti da femmine<br />
primipare e 139 deposti da femmine più anziane. Nel 2009 si è osservato un trend simile a<br />
quello del 2007, con una maggioranza <strong>di</strong> nastri deposti da femmine primipare e solo una<br />
minima parte <strong>di</strong> nastri deposti da femmine più anziane (Tabella 2.8). Oltre a ciò il 2009 è<br />
stato l‘anno in cui è stato osservato il minor numero <strong>di</strong> nastri in assoluto con solo 64<br />
ovature su 0,04 ha. Come già accennato in precedenza, questa forte <strong>di</strong>minuzione del<br />
numero <strong>di</strong> nastri ovarici osservati, potrebbe essere legata ad un eccessivo prelievo <strong>di</strong><br />
persici in carriera riproduttiva tra il 2007 ed il 2008. La forte mancanza <strong>di</strong> femmine ―adulte‖<br />
<strong>nel</strong> 2009 potrebbe rappresentare un‘ulteriore prova; infatti alla grande abbondanza <strong>di</strong><br />
femmine primipare osservata <strong>nel</strong> 2007, sarebbe dovuto corrispondere un buon numero <strong>di</strong><br />
nastri lunghi deposti da femmine <strong>di</strong> età 3+ <strong>nel</strong> 2009, cosa che invece non si è verificata.<br />
Anche <strong>nel</strong> 2010, la maggior parte dei nastri è stata deposta da femmine primipare 2+-3+<br />
(n = 57) e solo una minima parte invece derivava da femmine più anziane (n = 25). La<br />
stima dei nastri deposti <strong>nel</strong>le 4 annate sulla superficie totale <strong>di</strong>sponibile, risulta <strong>di</strong> 96.365<br />
nastri <strong>nel</strong> 2007, 80.336 <strong>nel</strong> 2008, 30.992 <strong>nel</strong> 2009 e 40.677 <strong>nel</strong> 2010 corrispondenti ad una<br />
stima del numero <strong>di</strong> femmine mature potenzialmente presenti. Perciò <strong>nel</strong> 2007 si è<br />
osservata una forte preponderanza <strong>di</strong> nastri corti e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> femmine ―giovani‖. Come si<br />
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può osservare in Tabella 2.8, tra il 2008 ed il 2009 le femmine più ―anziane‖ subiscono una<br />
forte <strong>di</strong>minuzione passando da 60.311 a solo 11.138 unità, con una percentuale <strong>di</strong><br />
mortalità calcolata pari all‘81,5%. Tenendo conto del numero totale <strong>di</strong> femmine stimato<br />
<strong>nel</strong> <strong>Lago</strong>, la riduzione tra le due annate si attesta attorno al 62%. Nel 2010 pur avendo<br />
osservato un lieve aumento del numero totale <strong>di</strong> femmine rispetto al 2009 (40.677) la<br />
situazione resta comunque non paragonabile a quella osservata <strong>nel</strong> 2008. Grazie<br />
all‘elevata presenza <strong>di</strong> nastri ovarici ―lunghi‖ <strong>nel</strong> 2008 il numero totale <strong>di</strong> uova deposte<br />
risultava il più elevato osservato nei quattro anni <strong>di</strong> osservazione (Tabella 2.8). Nel 2007<br />
invece pur avendo osservato un gran numero <strong>di</strong> nastri ovarici, il numero totale <strong>di</strong> uova<br />
deposte è risultato molto inferiore al 2008. Ciò potrebbe <strong>di</strong>pendere dal fatto che <strong>nel</strong> 2007<br />
più del 90% dei nastri ovarici aveva lunghezza 30-40 cm, presentando quin<strong>di</strong> un numero<br />
complessivo <strong>di</strong> uova inferiore.<br />
Secondo dati <strong>di</strong> letteratura (Thorpe, 1977) la sex ratio me<strong>di</strong>a per il pesce persico in alcuni<br />
dei principali laghi europei è <strong>di</strong> 60F:40M. Avendo stimato il numero <strong>di</strong> femmine in età<br />
riproduttiva per ognuno dei quattro anni <strong>di</strong> monitoraggio e conoscendo la sex ratio<br />
me<strong>di</strong>a, è stato possibile stimare anche il numero <strong>di</strong> maschi e <strong>di</strong> conseguenza osservare<br />
l‘andamento della popolazione tra un anno e l‘altro.<br />
Vista la forte riduzione <strong>di</strong> femmine, osservata tra il 2008 ed il 2009, riportiamo il dato relativo<br />
a queste due stagioni sulle quali verrà calcolato inoltre il tasso <strong>di</strong> mortalità annuale. Nel<br />
2008 la popolazione <strong>di</strong> maschi stimata è risultata pari a 53.590 in<strong>di</strong>vidui. Sommando tale<br />
dato al numero <strong>di</strong> femmine (80.385) si può stimare la popolazione <strong>di</strong> pesce persico in età<br />
riproduttiva presente <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> <strong>nel</strong> 2008: circa 133.975 esemplari. Tenendo conto<br />
<strong>di</strong> un peso me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 120 g per pesce si stima una popolazione totale <strong>di</strong> circa 16,0 t. Dal<br />
2008 al 2009 il numero <strong>di</strong> femmine anziane ha subito una forte riduzione, passando da<br />
67.311 a 11.138 femmine, con un tasso <strong>di</strong> mortalità dell‘83,4%. La percentuale <strong>di</strong><br />
sopravvivenza quin<strong>di</strong> è risultata inferiore al 20%. Tali percentuali <strong>di</strong> mortalità, anche se<br />
molto elevate, sono in accordo con dati riportati in letteratura per altri laghi europei, dove<br />
si riportano percentuali <strong>di</strong> mortalità annuale anche superiori all‘85% (Thorpe, 1977). E‘<br />
indubbio tuttavia che per una ripresa della specie <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, questo dato<br />
rappresenta un problema non trascurabile.<br />
- Mortalità annuale<br />
Per la stima della mortalità oltre ai calcoli effettuati sulla base del monitoraggio dei nastri<br />
ovarici, abbiamo utilizzato anche dati relativi alla cattura <strong>di</strong> persico con l‘attività <strong>di</strong> pesca,<br />
la stima <strong>di</strong> cattura da parte <strong>di</strong> uccelli ittiofagi e quelli relativi alle attese <strong>di</strong> mortalità<br />
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naturale. Il tasso <strong>di</strong> mortalità annuale (Z), può essere sud<strong>di</strong>viso in due principali<br />
componenti: mortalità naturale (M) e mortalità dovuta alla pesca (F). Nel nostro caso<br />
avendo considerato anche la mortalità derivante dalla predazione da parte<br />
dell‘avifauna ittiofaga (I), il tasso <strong>di</strong> mortalità Z, sarà:<br />
1) Mortalità dovuta alla pesca<br />
Z = M + F + I<br />
Lo sforzo <strong>di</strong> pesca F è stato ricavato dai dati riguardanti il pescato <strong>di</strong>lettantistico e<br />
professionale, stimando con sufficiente approssimazione i dati del pescato della stagioni<br />
comprese tra il 2007 ed il 2009.<br />
- Pescato professionale con reti branchiali<br />
La pesca professionale sul <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> è praticata da 8 pescatori, riuniti in una<br />
cooperativa, con sede a Cazzago Brabbia. Non sono <strong>di</strong>sponibili precisi dati sulle catture<br />
effettuate con la pesca professionale <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, tuttavia attraverso i<br />
campionamenti e grazie alla collaborazione della Cooperativa è stato possibile effettuare<br />
una stima delle catture <strong>di</strong> persico con la pesca professionale tra il 2007 ed il 2008. La<br />
stagione <strong>di</strong> pesca <strong>nel</strong> bacino dura me<strong>di</strong>amente 5 mesi, da giugno ad ottobre, anche se<br />
alcuni esemplari possono essere catturati prima del periodo riproduttivo (marzo) ed in<br />
inverni miti anche tra novembre e febbraio. Me<strong>di</strong>amente un professionista cattura 20<br />
persici al giorno con un peso me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 110 g. Stimando circa 160 giorni <strong>di</strong> pesca all‘anno,<br />
ogni pescatore cattura 352 kg <strong>di</strong> persico anno. Tenendo conto che la Cooperativa è<br />
formata da 8 pescatori attivi, si può stimare che ogni anno vengono catturati circa 2.816<br />
kg <strong>di</strong> persico reale. Questo dato è valido però solo per gli anni compresi tra il 2007 ed il<br />
2008, in quanto <strong>nel</strong> 2009 il pescato <strong>di</strong> persico è risultato molto scarso, con una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 2-<br />
5 persici al giorno per pescatore. Secondo le stime effettuate non ha superato in totale gli<br />
800 kg. Questo dato rispecchia la scarsa presenza <strong>di</strong> nastri ovarici <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> durante la<br />
stagione riproduttiva 2009.<br />
- Pescato amatoriale<br />
La pesca rivolta al persico da parte dei <strong>di</strong>lettanti, è molto <strong>di</strong>ffusa sul <strong>Lago</strong> e viene<br />
praticata con una serie <strong>di</strong> strumenti o mestieri (esca viva, tirlindana, amettiera, ecc..), sia<br />
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dalla riva che dalla barca. Come osservato da Calderoni e Polli (2005) <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong><br />
Lugano, il pescato amatoriale <strong>di</strong> persico spesso può eguagliare o anche superare il<br />
pescato professionale. Tenendo conto che un pescatore amatoriale pesca circa 90 giorni<br />
all‘anno e stimando un pescato <strong>di</strong> 10 persici al giorno <strong>di</strong> 80 g ciascuno, si arriva ad una<br />
cattura <strong>di</strong> circa compresa tra 70 e 75 kg/pescatore anno. Presumendo trascurabile il<br />
prelievo <strong>di</strong> persico dalle rive, sulla base del numero <strong>di</strong> permessi <strong>di</strong> pesca rilasciati dalla<br />
cooperativa ed in relazione ad alcune interviste effettuate <strong>di</strong>rettamente ai pescatori, è<br />
stato possibile stimare una presenza <strong>di</strong> circa 30 pescatori <strong>di</strong>lettanti, de<strong>di</strong>ti alla pesca dalla<br />
barca. Quin<strong>di</strong> in totale è stata stimata una cattura <strong>di</strong> persico, tra il 2007 ed il 2008, da<br />
parte dei pescatori amatoriali <strong>di</strong> circa 2.500 kg <strong>di</strong> persico reale. Anche per la pesca<br />
amatoriale del 2009, il catturato <strong>di</strong> persico è risultato molto scarso non superando i 4 pezzi<br />
al giorno per un totale stimato intorno ad 800 kg.<br />
2) Mortalità naturale<br />
Per poter valutare la mortalità naturale M, espressa in kg, è stata utilizzata la formula <strong>di</strong><br />
Pauly (1981):<br />
log M = -0,0066 – 0,279 log L∞ + 0,6543 log K + 0,4634 log T<br />
dove K, L∞ derivano dal modello <strong>di</strong> von Bertalanffy e T è la temperatura me<strong>di</strong>a del bacino<br />
o dell‘ambiente in cui vive la specie. Per il <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> risulta:<br />
log M = -0,0066 – 0,279 log 37,98 + 0,6543 log 0,158 + 0,4634 log 16<br />
Il valore <strong>di</strong> M, espresso in percentuale, rappresenta all‘incirca il 27% della popolazione,<br />
corrispondente a 4,5 t anno.<br />
3) Mortalità dovuta agli uccelli ittiofagi<br />
Tra gli anni ‘90 ed il primo decennio del XXI secolo, si è assistito ad un marcato incremento<br />
numerici all‘interno delle popolazioni <strong>di</strong> uccelli ittiofagi, sia <strong>nel</strong>la provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> che<br />
<strong>nel</strong> resto del territorio nazionale e, più in generale, a livello europeo. In modo particolare è<br />
stata registrata una notevole espansione delle popolazioni <strong>di</strong> cormorano (Phalacrocorax<br />
carbo sinensis) e <strong>di</strong> svasso maggiore (Po<strong>di</strong>ceps cristatus). Disponendo dei dati relativi alle<br />
abbondanze <strong>di</strong> cormorano e svasso presenti sul <strong>Lago</strong>, abbiamo integrato il dato <strong>di</strong><br />
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mortalità (Z) con quello relativo alla predazione del persico da parte <strong>di</strong> uccelli ittiofagi.<br />
Interpolando quin<strong>di</strong> i dati relativi alla deposizione dei nastri ovarici e quelli <strong>di</strong> mortalità, è<br />
stato possibile stimare il tasso <strong>di</strong> mortalità annuale della popolazione <strong>di</strong> persico in età<br />
riproduttiva <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
- Svasso<br />
Per quanto riguarda lo svasso maggiore (Figura 2.32) i dati in nostro possesso, sono da<br />
considerare in <strong>di</strong>fetto, in quanto non sono aggiornati, riguardando uno stu<strong>di</strong>o effettuato<br />
dalla Provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e dall‘Università dell‘Insubria <strong>nel</strong> triennio 2000-2003. Il grafico in<br />
Figura 2.33 mostra il numero <strong>di</strong> soggetti conteggiati, <strong>di</strong>rettamente sul <strong>Lago</strong>, in quel<br />
periodo.<br />
Figura 2.32: Esemplare <strong>di</strong> svasso maggiore (Foto D. Steger).<br />
Come si può osservare la più elevata maggiore <strong>di</strong> svasso viene raggiunta durante i mesi<br />
estivi. L‘incremento numerico in questi mesi è dovuto principalmente alla forte presenza <strong>di</strong><br />
coppie ni<strong>di</strong>ficanti, a cui si aggiungono poi i piccoli nati dalle covate.<br />
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Figura 2.33: Andamento della popolazione <strong>di</strong> svasso sul <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> dal 2001 al 2003 (Gagliar<strong>di</strong>, 2003).<br />
La <strong>di</strong>eta dello svasso è potenzialmente costituita da pesci <strong>di</strong> piccola taglia, come<br />
alborella, scardola e gardon, ma nei perio<strong>di</strong> più fred<strong>di</strong> può predare anche pesce gatto<br />
ed altre specie bentoniche. Anche il pesce persico risulta predato, soprattutto durante il<br />
periodo estivo, rappresentando circa il 4% dello spettro alimentare. E‘ d‘uopo precisare<br />
che questo valore deve essere inteso cautelativo derivando da un limitato numero <strong>di</strong><br />
campioni analizzati, ma risulta essere l‘unico dato <strong>di</strong>sponibile per il <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Tenendo conto che uno svasso può consumare me<strong>di</strong>amente circa 70 g <strong>di</strong> pesce per<br />
giorno, l‘impatto sulla fauna ittica potrebbe risultare importante. Trattando i dati a<br />
<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong>visi per stagione, estate ed inverno, è possibile calcolare il consumo me<strong>di</strong>o<br />
<strong>di</strong> pesce persico da parte della specie. Nel periodo compreso tra aprile e novembre il<br />
numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> svassi conteggiati è stato <strong>di</strong> 333, mentre per il periodo <strong>di</strong>cembre-marzo<br />
è stato <strong>di</strong> 143, con una me<strong>di</strong>a annuale <strong>di</strong> 230 in<strong>di</strong>vidui (Gagliar<strong>di</strong>, 2003). Il consumo <strong>di</strong><br />
pesce persico da parte dello svasso, calcolato per il periodo invernale è <strong>di</strong> circa 55 kg<br />
mentre per il periodo estivo e <strong>di</strong> circa 245 kg per un totale <strong>di</strong> circa 300 kg persico anno.<br />
Inoltre lo svasso è in grado <strong>di</strong> operare forte predazione proprio sull‘alborella,<br />
fondamentale specie foraggio <strong>nel</strong>la catena alimentare del persico, ma anche <strong>di</strong> altri<br />
potenti predatori (luccio, boccalone), i quali in assenza <strong>di</strong> alborella, si rivolgono spesso al<br />
persico per la loro mensa.<br />
- Cormorano<br />
In Provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono presenti alcuni stormi <strong>di</strong> cormorani (Figura 2.34), localizzati in<br />
<strong>di</strong>versi posatoi (roost) dove gli in<strong>di</strong>vidui tendono a raggrupparsi. In particolare quelli<br />
presenti <strong>nel</strong> posatoio della Palude Brabbia, tendono solitamente ad alimentarsi sia <strong>nel</strong><br />
<strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> che in laghi limitrofi come Comabbio e Monate. In base ai dati derivanti<br />
da uno stu<strong>di</strong>o, effettuato tra il 2000 ed il 2003 sulle popolazioni <strong>di</strong> uccelli ittiofagi presenti in<br />
PAGINA 81
Provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> (Gagliar<strong>di</strong>, 2003), ed in relazione ai dati derivanti dai censimenti<br />
annuali effettuati dalla Provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, è stato possibile osservare il trend della<br />
popolazione <strong>di</strong> cormorano svernate e ni<strong>di</strong>ficante per i vari mesi dell‘anno fino ad aprile<br />
2010.<br />
Figura 2.34: Esemplare <strong>di</strong> cormorano(Foto S. Gandolla).<br />
Nel periodo <strong>di</strong> svernamento compreso tra ottobre e marzo, il numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> cormorani<br />
censiti presso il posatoio della Palude Brabbia, tra ottobre ed agosto, è passato <strong>di</strong> 365<br />
in<strong>di</strong>vidui presenti tra il 2000 ed il 2003, a 504 in<strong>di</strong>vidui osservati <strong>nel</strong> 2009-2010 (+ 27%) (Figura<br />
2.35). La Tabella 2.9 riporta le percentuali <strong>di</strong> aumento calcolate per il periodo compreso<br />
tra 2001 ed il 2010 per ogni mese <strong>di</strong> censimento e come si può osservare, escludendo il<br />
mese <strong>di</strong> febbraio <strong>nel</strong> quale si osserva una netta <strong>di</strong>minuzione delle presenze, il trend mostra<br />
un forte aumento del numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui per tutti i mesi dell‘anno. Uno dei dati più<br />
preoccupanti è sicuramente quello relativo ai mesi estivi con un aumento delle presenze<br />
pari all‘87%. Ciò è dovuto al fatto che molti degli in<strong>di</strong>vidui presenti in Palude Brabbia<br />
restano al roost anche per ni<strong>di</strong>ficare. Tenendo conto <strong>di</strong> circa 200 coppie ni<strong>di</strong>ficanti ed<br />
una produzione me<strong>di</strong>a per ogni nido <strong>di</strong> 2,3 nuovi nati, alla fine dell‘estate il numero <strong>di</strong><br />
cormorani supera le 400 presenze. Il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui stanziali, che scelgono quin<strong>di</strong> la<br />
Palude Brabbia, come zona <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione, è aumentato <strong>di</strong> circa 8 volte dal 2001.<br />
Tabella 2.9: Aumento percentuale della presenza <strong>di</strong> cormorano dal 2001al 2009 presso il posatoio della Palude<br />
Brabbia (Provincia <strong>Varese</strong>, 2010).<br />
Mese Ottobre Novembre Dicembre Gennaio Febbraio Marzo Aprile-Agosto<br />
Aumento % 31,4 62,1 15,1 15,9 -286,7 51,9 87,6<br />
PAGINA 82
Una valutazione della presenza e della <strong>di</strong>stribuzione dei cormorani potenzialmente in<br />
attività predatoria sul corpo idrico, ha portato ad una stima delle presenze durante la<br />
stagione <strong>di</strong> svernamento, <strong>di</strong> circa 210 in<strong>di</strong>vidui al giorno.<br />
N° <strong>di</strong> cormorani<br />
800<br />
700<br />
600<br />
500<br />
400<br />
300<br />
200<br />
100<br />
0<br />
Settembre Ottobre Nov embre Dicembre Gennaio Febbraio Marzo Aprile-<br />
PAGINA 83<br />
Mese<br />
200-2001 2006-2007 2009-2010<br />
Agosto<br />
Figura 2.35: Andamento numerico degli in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> cormorano presso il posatoio della Palude Brabbia 2000-<br />
2001 (Gagliar<strong>di</strong>, 2003; Provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, 2007-2010).<br />
Tenendo conto del fatto che l‘abbondanza <strong>di</strong> pesce persico <strong>nel</strong>la <strong>di</strong>eta può variare<br />
durante l‘anno, in base alla posizione della specie <strong>nel</strong>la colonna d‘acqua, in me<strong>di</strong>a<br />
questa specie ittica ricopre il 10,6% dello spettro alimentare del cormorano (Gagliar<strong>di</strong>,<br />
2003), anche se il dato è stato ottenuto da un limitato numero <strong>di</strong> campioni analizzati e<br />
pertanto deve essere preso con cautela. Considerando che ogni cormorano consuma<br />
circa 430 g <strong>di</strong> pesce al giorno, circa 45 g potrebbero essere rappresentati da pesce<br />
persico. Di conseguenza in un anno i soli cormorani sul <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> potrebbero<br />
consumare oltre 2.835 kg <strong>di</strong> persico. Ovviamente tale dato, è da considerarsi una stima<br />
in<strong>di</strong>cativa, in quanto non si conosce con certezza il numero me<strong>di</strong>o giornaliero <strong>di</strong><br />
cormorani in attività predatoria sul <strong>Lago</strong>.<br />
Sommando i dati <strong>di</strong> mortalità calcolati o stimati per la popolazione <strong>di</strong> persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>, la mortalità Z, <strong>nel</strong> 2009 risulta pari a 13t, equivalente all‘80% dei persici in età<br />
riproduttiva (lunghezza > 18 cm). Il tasso <strong>di</strong> sopravvivenza annuale risulta quin<strong>di</strong> pari al<br />
20%, con 16.077 femmine e 10.718 maschi. Questo basso tasso <strong>di</strong> sopravvivenza, derivante<br />
dal sovra-sfruttamento della risorsa ittica, ha poi avuto ripercussioni anche sul 2010,<br />
quando pur avendo osservato un lieve aumento del numero complessivo <strong>di</strong> femmine in<br />
carriera riproduttiva (23% in più rispetto al 2009) si resta comunque molto al <strong>di</strong> sotto del<br />
numero <strong>di</strong> femmine stimato per il 2008 (80.385). Benché <strong>nel</strong> 2008 si sia riscontrato un<br />
numero <strong>di</strong> nastri molto inferiore a quello del 2007, il numero <strong>di</strong> uova è risultato comunque
maggiore, vista l‘elevata percentuale <strong>di</strong> femmine ―adulte‖ e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> nastri lunghi<br />
deposti. In seguito ai calcoli effettuati per la stima della mortalità, si può evincere che per<br />
poter assicurare alla popolazione <strong>di</strong> persico del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> il mantenimento <strong>di</strong> un<br />
buon equilibrio tra produzione ittica e prelievo, il numero minimo <strong>di</strong> femmine adulte in età<br />
riproduttiva presente <strong>nel</strong> bacino deve risultare non inferiore a 60.000. Tale numero <strong>di</strong><br />
femmine in carriera, tenendo conto dell‘elevato tasso <strong>di</strong> mortalità del persico, dovrebbe<br />
essere adatto per assicurare una produzione annuale <strong>di</strong> uova simile a quella ottenuta <strong>nel</strong><br />
2008. Con una tale produzione <strong>di</strong> uova, le coorti <strong>di</strong> persico potranno essere ben<br />
rappresentate per tutte le classi <strong>di</strong> età ed in questo modo si potrà avere una popolazione<br />
stabile e capace <strong>di</strong> autosostenersi. Resta il fatto che tale risultato potrà essere raggiunto<br />
solo con un abbassamento, per un sufficiente periodo <strong>di</strong> tempo, del tasso <strong>di</strong> sfruttamento<br />
della risorsa, riducendo quin<strong>di</strong> il tasso <strong>di</strong> mortalità annuale (pesca + predazione). In questa<br />
operazione sarà fondamentale anche il controllo dell‘avifauna ittiofaga.<br />
In base a queste stime, per poter meglio definire il tasso <strong>di</strong> sfruttamento ottimale degli<br />
stock <strong>di</strong> persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, è stato applicato alla popolazione, il modello<br />
pre<strong>di</strong>ttivo Yeld-per-Recruit (Y‘/R) <strong>di</strong> Beverton & Holt (1966) mo<strong>di</strong>ficato da Pauly & Soriano<br />
(1981). Il modello richiede alcuni parametri <strong>di</strong> crescita calcolati attraverso la formula <strong>di</strong><br />
von Bertalanffy (t0, K, L∞), il tasso <strong>di</strong> mortalità naturale (M), la mortalità dovuta alla pesca<br />
(F) e la mortalità totale (Z) usate per il calcolo del tasso <strong>di</strong> sfruttamento (E = F/Z). La<br />
relazione <strong>di</strong> Beverton & Holt è stata stimata utilizzando il Sofware “Fisat II” program<br />
package (FAO-ICLARM Stock Assessment Tools) che permette <strong>di</strong> applicare svariati modelli<br />
pre<strong>di</strong>ttivi per la gestione della pesca soprattutto per popolazioni <strong>di</strong> pesci tropicali e delle<br />
acque interne. Sulla base delle informazioni inserite <strong>nel</strong> programma, è possibile stimare sia<br />
la biomassa relativa <strong>di</strong> una determinata specie rispetto all‘in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> reclutamento<br />
(Relative Biomass/Recruit index (B’/R)), sia il tasso <strong>di</strong> sfruttamento ottimale della risorsa<br />
ittica (Relative Yield /Recruit index (Y’/R)).<br />
Nel nostro caso il modello è stato applicato alle classi <strong>di</strong> età <strong>di</strong> persico maggiormente<br />
sfruttate dalla pesca professionale 2+,3+,4+ (19 - 23 cm).<br />
La Figura 2.36 mostra il modello <strong>di</strong> Beverton & Holt applicato alla popolazione <strong>di</strong> persico<br />
del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> con taglia compresa tra 19 e 23 cm tra il 2007 ed il 2008. Tale range <strong>di</strong><br />
lunghezza è quello maggiormente sfruttato dalla pesca professionale e <strong>di</strong>lettantistica. In<br />
base ai dati sul pescato professionale e <strong>di</strong>lettantistico e sull‘impatto delle popolazioni <strong>di</strong><br />
uccelli ittiofagi (svasso e cormorano), è stato possibile applicare il modello pre<strong>di</strong>ttivo. La<br />
linea blu in<strong>di</strong>ca l‘ipotetica porzione <strong>di</strong> persici 19-23 cm rispetto alla popolazione totale<br />
presente <strong>nel</strong> bacino (0,6), se non venisse praticata pesca sul bacino (B‘/R). In relazione al<br />
PAGINA 84
pescato professionale e <strong>di</strong>lettantistico (5,3 t anno -1 ) tra il 2007 ed il 2008 è stato calcolato<br />
uno sforzo <strong>di</strong> pesca (E) <strong>di</strong> 0,44 equivalente ad un decremento dello stock 19-23 cm <strong>di</strong><br />
circa il 40% (da 0,6 a 0,2 linea rossa). In accordo con Thorpe (1977) in Tabella 2.10 viene<br />
riportata la struttura ottimale per una popolazione <strong>di</strong> persico <strong>di</strong> laghi europei.<br />
Tabella 2.10: Ipotetica struttura <strong>di</strong> popolazione per il persico reale (Thorpe, 1977).<br />
Tenendo conto della <strong>di</strong>stribuzione delle <strong>di</strong>verse classi <strong>di</strong> lunghezza riportata in tabella è<br />
possibile calcolare il tasso ottimale <strong>di</strong> sfruttamento della risorsa ittica (E) per la classe <strong>di</strong><br />
lunghezza 19-23 cm equivalente a 0,33 (cioè 3,9 t anno -1 , linea verde). Tenendo presente<br />
un tasso <strong>di</strong> sfruttamento attuale <strong>di</strong> circa 5,3 t anno -1 (0,44) il modello richiede una<br />
riduzione del prelievo pari al 26,41%.<br />
Visto l‘elevato e non monitorato sfruttamento della risorsa persico <strong>nel</strong> bacino, le<br />
<strong>di</strong>namiche della popolazione risultano piuttosto complicate da valutare. Esse, infatti, sono<br />
soggette a continue fluttuazioni, che mostrano andamenti complessi (Tyutyunov et al.,<br />
1993).<br />
Figura 2.36: Modello <strong>di</strong> Beverton & Holt applicato allo stock <strong>di</strong> persico reale con lunghezza 19-23 cm per il<br />
<strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. La linea blu in<strong>di</strong>ca il valore <strong>di</strong> B‘/R senza pesca <strong>nel</strong> bacino, la linea rossa in<strong>di</strong>ca il tasso <strong>di</strong><br />
PAGINA 85
sfruttamento attuale della risorsa ittica (E) e la linea verde in<strong>di</strong>ca il tasso <strong>di</strong> sfruttamento ottimale per la specie<br />
<strong>nel</strong> bacino.<br />
Le oscillazioni <strong>di</strong> abbondanza delle popolazioni naturali <strong>di</strong> persico possono essere<br />
spiegate in parte da fluttuazioni stocastiche dell‘ambiente in cui vive la specie, da<br />
variazioni dello sforzo <strong>di</strong> pesca o da <strong>di</strong>namiche intrinseche alle popolazioni stesse. In<br />
natura, infatti, la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> una popolazione oscilla attorno ad un valore <strong>di</strong> biomassa<br />
costante detto Carring Capacity (K) (Craig, 1982). Tale valore può variare in rapporto a<br />
fattori densità <strong>di</strong>pendenti (<strong>di</strong>sponibilità trofica, competizione intra- ed interspecifica e<br />
cannibalismo) oppure a fattori non sempre <strong>di</strong>pendenti dalle densità (concentrazione <strong>di</strong><br />
ossigeno <strong>di</strong>sciolto, temperatura e caratteristiche chimico-fisiche dell‘acqua).<br />
Popolazioni con gran<strong>di</strong> fluttuazioni <strong>di</strong> abbondanza, risultano negativamente influenzate<br />
da variazioni ambientali non regolari e da fenomeni <strong>di</strong> origine antropica come la pesca e<br />
l‘inquinamento (Craig, 1982). Anche l‘età e la taglia <strong>di</strong> reclutamento <strong>di</strong>pendono da<br />
numerosi fattori: sia abiotici (temperatura, trasparenza e livelli dell‘acqua), che biotici<br />
(<strong>di</strong>mensione della popolazione riproduttiva, <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> prede e pressione da parte dei<br />
predatori compreso il cannibalismo e le patologie). Per quanto riguarda i fattori biotici,<br />
Craig (1978) ha osservato che <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> Windermere in Scozia, povero <strong>di</strong> specie foraggio<br />
la maggiore o la minore abbondanza <strong>di</strong> giovanili <strong>di</strong> persico durante i mesi estivi, può<br />
determinare le performance d‘accrescimento estivo degli esemplari adulti che praticano<br />
cannibalismo, interferendo pesantemente sul tasso <strong>di</strong> reclutamento. Tra i fattori abiotici,<br />
particolarmente importante, secondo l‘Autore, è la temperatura me<strong>di</strong>a estiva dell‘acqua,<br />
specialmente <strong>nel</strong> corso del primo anno <strong>di</strong> vita del pesce, visto che questo parametro<br />
influenza <strong>di</strong>rettamente le performance <strong>di</strong> crescita. Risulta infatti fondamentale che i pesci<br />
raggiungano una taglia adeguata prima che si verifichi l‘abbassamento invernale delle<br />
temperature, in modo tale che il pesce possa superare il periodo <strong>di</strong> minore <strong>di</strong>sponibilità<br />
trofica, quando comunque per via delle temperature basse, anche il metabolismo è<br />
ridotto.<br />
Popolazioni <strong>di</strong> persico non sfruttate dalla pesca, tendono a mantenere una biomassa<br />
costante ed un certo equilibrio (Craig, 1982). Tutto questo è consentito, secondo l‘Autore,<br />
attraverso una sorta <strong>di</strong> sincronizzazione tra l‘accrescimento e l‘abbondanza della<br />
popolazione. Spesso si assume che l‘abbondanza <strong>di</strong> una popolazione <strong>di</strong> pesce sia<br />
determinata dalla sopravvivenza degli sta<strong>di</strong> larvali, la quale può provocare gran<strong>di</strong><br />
cambiamenti <strong>nel</strong> numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che compongono la popolazione stessa. Secondo<br />
Jensen (1993) in una popolazione <strong>di</strong> perci<strong>di</strong>, con una mortalità taglia-<strong>di</strong>pendente, le<br />
variazioni <strong>nel</strong> tasso <strong>di</strong> sopravvivenza delle larve hanno effetti insignificanti sul numero <strong>di</strong><br />
adulti. Sembra infatti, che la maggior parte dei perci<strong>di</strong> tra cui anche il perisco, possano<br />
―mo<strong>di</strong>ficare‖ l‘età <strong>di</strong> maturazione sessuale, la fecon<strong>di</strong>tà e la longevità in modo tale da<br />
PAGINA 86
creare un produzione costante <strong>di</strong> uova, sempre in relazione alle con<strong>di</strong>zioni ambientali a<br />
cui essi sono soggetti.<br />
In conclusione, in una popolazione <strong>di</strong> persico non sfruttata dalla pesca, il numero <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>vidui che la compongono, subirà probabilmente variazioni cicliche e regolari se<br />
osservate a lungo termine. Sul lungo termine, infatti, queste popolazioni si auto-<br />
regoleranno con una bassa produzione <strong>di</strong> uova ed un basso tasso <strong>di</strong> sopravvivenza delle<br />
larve; <strong>nel</strong> breve termine invece l‘abbondanza sarà regolata da elevati tassi <strong>di</strong> mortalità<br />
durante la stagione invernale (Craig, 2001).<br />
Lo sfruttamento <strong>di</strong> tali popolazioni da parte della pesca, può completamente<br />
mascherare questo fenomeno <strong>di</strong> autoregolazione. Un esempio è la popolazione <strong>di</strong><br />
lucioperca americano (Stizoste<strong>di</strong>on vitreum) del <strong>Lago</strong> Erie (Nord USA). Questa specie, dal<br />
1860 (inizio della raccolta dei dati) e fino ai primi anni del ‗900, era molto abbondante <strong>nel</strong><br />
bacino ma la popolazione subiva continue ed ampie variazioni. Regier et al. (1969),<br />
hanno suggerito che queste fluttuazioni fossero dovute principalmente alla pesca<br />
intensiva, attraverso la quale venivano catturati molti degli in<strong>di</strong>vidui in età riproduttiva.<br />
Questo fenomeno sembra molto simile a quello che sta succedendo <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Il<br />
continuo prelievo <strong>di</strong> adulti in età riproduttiva comporta una forte riduzione della<br />
produzione <strong>di</strong> uova da una stagione riproduttiva all‘altra. Per due o più stagioni la pesca<br />
resta molto scarsa per poi aumentare <strong>di</strong> nuovo dopo qualche anno (Figura 2.37-a). Il<br />
trend osservato però, sulla base dei dati raccolti, non ha più un andamento delle<br />
fluttuazioni ciclico e costante ma rispecchia un andamento ciclico tendente verso valori<br />
sempre più bassi (Figura 2.37-b). La forte riduzione del numero <strong>di</strong> nastri ovarici osservati tra<br />
il 2008 ed il 2009, sarebbe quin<strong>di</strong> riconducibile ad un sovra-sfruttamento della risorsa <strong>nel</strong><br />
bacino, al quale contribuirebbero ovviante le operazioni <strong>di</strong> pesca, ma la predazione da<br />
parte dell‘avifauna ittiofaga potrebbe avere un peso anche notevolmente superiore. Lo<br />
sfruttamento della risorsa quin<strong>di</strong>, condurrebbe ad una forte riduzione degli stock naturali, i<br />
quali superata una certa soglia <strong>di</strong> sfruttamento non riescono più ad auto-mantenersi. Per<br />
poter sostenere la pesca <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong>, è richiesta quin<strong>di</strong> una gestione oculata dello<br />
sfruttamento delle popolazioni ittiche (Albert, 2004). A tale proposito, molti paesi Europei,<br />
tra i quali l‘Italia, hanno introdotto leggi che regolamentano il prelievo alieutico ed il<br />
fermo biologico della pesca durante il periodo riproduttivo. Oltre a queste misure <strong>di</strong><br />
protezione, per poter mantenere equilibrate le risorse ittiche <strong>di</strong> un bacino, si possono<br />
programmare interventi mirati <strong>di</strong> ripopolamento e <strong>di</strong> controllo dei predatori avicoli ed<br />
ittici.<br />
PAGINA 87
Biomassa <strong>di</strong>sponibile<br />
Tempo (anni)<br />
Figura 2.37: a) Andamento della biomassa <strong>di</strong> un‘ipotetica popolazione <strong>di</strong> persico sfruttata dalla pesca; b)<br />
andamento della biomassa <strong>di</strong> persico in una popolazione <strong>di</strong> persico sofrasfruttata dalla pesca.<br />
Attraverso <strong>di</strong>verse tecniche <strong>di</strong> allevamento è possibile produrre stock ittici da reintrodurre<br />
in ambiente naturale ad una taglia idonea, quando gli in<strong>di</strong>vidui sono meno vulnerabili <strong>di</strong><br />
fronte all‘aggressività dei fattori ambientali e dei predatori. I dati riportati mostrano con<br />
evidenza che le pressioni sulla specie non provengono dalla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> alimento né<br />
da eccessiva mortalità naturale giovanile, in quanto le per<strong>di</strong>te all‘interno della coorte 0+<br />
sono conformi a quelle riportate in letteratura per altri ambienti lacustri (Thorpe, 1977). Le<br />
pressioni sono da ricondurre alle per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui in carriera riproduttiva o prossimi a tale<br />
sta<strong>di</strong>o del ciclo biologico. Seguirà <strong>nel</strong>le conclusioni, una valutazione sugli interventi<br />
possibili per ovviare al problema. Tuttavia è possibile fin da ora affermare che per la<br />
salvaguar<strong>di</strong>a della specie <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> si rende necessario effettuare semine. La<br />
quantità <strong>di</strong> persico da seminare per continuare il mantenimento dell‘attività <strong>di</strong> pesca,<br />
<strong>di</strong>pende dalla taglia del pesce introdotto. Al fine <strong>di</strong> garantire un reclutamento pari a<br />
quello considerato minimo in<strong>di</strong>spensabile, ossia sostenuto da un numero <strong>di</strong> femmine simile<br />
a quello stimato per il 2007 ed il 2008, si ricava che occorrerebbe introdurre, ciascun<br />
atunno-inverno, un numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui 2+ pari a 40.000 esemplari oppure 250.000 in<strong>di</strong>vidui<br />
1+ oppure ancora 500.000 giovanili 0+ alla fine dell‘estate. In alternativa, si rende<br />
necessaria l‘introduzione <strong>di</strong> 2.500.000 post-larve tra la fine della primavera e l‘inizio<br />
PAGINA 88<br />
a<br />
b
dell‘estate. Verranno <strong>di</strong> seguito descritte (vedasi Cap. 4) soluzioni praticabili per<br />
raggiungere tali obiettivi <strong>di</strong> reclutamento artificiale con in<strong>di</strong>vidui autoctoni.<br />
PAGINA 89
3. Descrittori fisiologici molecolari<br />
dello standard <strong>di</strong> vita del persico<br />
<strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
3.1 L’IPOSSIA<br />
L‘ossigeno è in<strong>di</strong>spensabile per la maggior parte degli organismi viventi. Cambiamenti<br />
ambientali possono però ridurne per perio<strong>di</strong> più o meno lunghi la sua <strong>di</strong>sponibilità<br />
<strong>nel</strong>l‘ambiente, la quantità <strong>di</strong> ossigeno <strong>di</strong>sponibile è un parametro critico soprattutto in<br />
ambiente acquatico. L‘acqua, infatti, contiene solo 1/30 dell‘ossigeno presente in un<br />
equivalente volume d‘aria, senza contare che la percentuale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione dell‘ossigeno in<br />
acqua è pari a 1/10.000 <strong>di</strong> quella <strong>nel</strong>l‘aria (Dejours, 1975). Sebbene fenomeni <strong>di</strong> ipossia<br />
(bassi livelli <strong>di</strong> ossigeno) in ambiente acquatico siano eventi stagionali naturali, negli ultimi<br />
25 anni si è assistito ad un incremento dell‘incidenza <strong>di</strong> tali fenomeni dovuto<br />
all‘eutrofizzazione delle acque (Smith, 2003). Nei laghi eutrofici come il <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> il<br />
fenomeno è aggravato dalla stratificazione termica nei mesi più cal<strong>di</strong>, con sviluppo <strong>di</strong><br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ossigenazione nettamente <strong>di</strong>verse lungo la colonna d‘acqua con elevati<br />
livelli <strong>di</strong> ossigeno negli strati superficiali e con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ipossia e anossia negli strati più<br />
profon<strong>di</strong>. L‘ipossia rappresenta un grave rischio per le con<strong>di</strong>zioni generali delle specie<br />
ittiche in particolare per quelle poco tolleranti i bassi livelli <strong>di</strong> ossigeno, come il pesce<br />
persico (<strong>Perca</strong> <strong>fluviatilis</strong>). Assistiamo a fenomeni <strong>di</strong> particolare resistenza all‘anossia in<br />
alcune specie, quali il carassio (C. carassius e C. auratus) i quali sono in grado <strong>di</strong><br />
sopravvivere per alcuni giorni in assenza completa <strong>di</strong> ossigeno (Hochachka, 1986). Resta il<br />
fatto che, sebbene non così tolleranti, molte specie ittiche anche se esposte ad una<br />
severa ipossia, sono in grado <strong>di</strong> sopravvivere per tempi più o meno lunghi, mettendo in<br />
atto una serie <strong>di</strong> adattamenti fisiologici come l‘aumento del metabolismo anaerobico dei<br />
carboidrati per produrre energia (Dunn e Hochachka, 1987; Greaney et al., 1980;<br />
Krumschnabel et al., 2000; Virani e Rees, 2000), l‘aumento della frequenza <strong>di</strong> ventilazione<br />
e dell‘affinità dell‘emoglobina per l‘ossigeno. Inoltre l‘ipossia sembra regolare anche la<br />
superficie funzionale delle branchie dei pesci. Nella spigola o branzino (Dicentrarchus<br />
labrax), ad esempio, la superficie respiratoria totale delle branchie risulta essere<br />
inversamente proporzionale alla concentrazione <strong>di</strong> ossigeno in acqua (Saroglia et al.,<br />
PAGINA 90
2002). La capacità <strong>di</strong> adattamento all‘ipossia, non significa comunque che il pesce non<br />
sia successivamente soggetto a patologie causate da indebolimento delle <strong>di</strong>fese<br />
ossigeno <strong>di</strong>pendenti.<br />
Poiché gli adattamenti che i pesci mettono in atto per sopravvivere a fenomeni ipossici<br />
derivano da cambiamenti <strong>nel</strong>l‘espressione genica (Gracey et al., 2001), descrittori<br />
molecolari (geni) della risposta del pesce ai livelli <strong>di</strong> ossigenazione, possono essere dei<br />
potenti strumenti per il monitoraggio della salute delle acque e delle risorse ittiche che le<br />
popolano. Dalla letteratura il descrittore più promettente, a questo scopo è il gene HIF-1α<br />
co<strong>di</strong>ficante per la sub-unità α del fattore trascrizionale HIF-1 (Hypoxia Inducible Factor 1), il<br />
gene ―maestro‖ <strong>nel</strong>la regolazione delle risposte dell‘organismo all‘ipossia. Nei mammiferi,<br />
HIF-1 attiva la trascrizione <strong>di</strong> geni che co<strong>di</strong>ficano per proteine in grado <strong>di</strong> incrementare il<br />
trasporto dell‘ossigeno, come il fattore <strong>di</strong> crescita per l‘endotelio vascolare (VEGF,<br />
vascular endothelial growth factor) (Semenza, 1999).<br />
Uno stu<strong>di</strong>o condotto in precedenza, dalla nostra unità <strong>di</strong> ricerca, su branzino ha<br />
<strong>di</strong>mostrato l‘efficienza del gene HIF-1α quale in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> stress da ipossia anche nei<br />
pesci. In branzino, infatti la carenza <strong>di</strong> ossigeno <strong>di</strong>sciolto influenza l‘espressione del gene<br />
HIF-1α <strong>nel</strong> fegato, inducendo una ―up-regulation‖, ovvero un aumento <strong>di</strong> espressione,<br />
durante l‘ipossia acuta e cronica (Terova et al., 2008).<br />
Fin dalla prima caratterizzazione <strong>di</strong> HIF-1α <strong>nel</strong>l‘uomo (Semenza e Wang, 1992), sono stati<br />
isolati numerosi cDNAs in <strong>di</strong>versi vertebrati, ma sono state identificate solo poche<br />
sequenze ortologhe nei pesci. I pochi dati <strong>di</strong>sponibili mostrano che HIF-1 è espresso nei<br />
pesci in <strong>di</strong>versi tessuti, quali fegato, gona<strong>di</strong> e tessuti embrionali (Soitamo et al., 2001). La<br />
prima sequenza <strong>di</strong> HIF-1α ad essere stata caratterizzata è stata quella della trota iridea<br />
(Oncorhynchus mikiss) (Soitamo et al., 2001). Negli anni seguenti sono state ottenute<br />
numerose sequenze, complete o parziali, in <strong>di</strong>verse specie quali carpa nuda Gymnocypris<br />
przewalskii (Cao et al., 1989), carpa erbivora (Ctenopharyngodon idella) (Law et al.,<br />
2006), zebrafish (Danio rerio) (Rojas et al., 2007), ombrina (Micropogonias undulatus)<br />
(Rahman e Thomas, 2007), persico reale (<strong>Perca</strong> <strong>fluviatilis</strong>) (Rytkönen et al., 2007) e branzino<br />
(Dicentrarchus labrax) (Terova et al., 2008).<br />
Nella presente ricerca abbiamo testato la possibilità <strong>di</strong> poter utilizzare il gene HIF-1α come<br />
marker molecolare per descrivere la sofferenza da ipossia in una specie pregiata<br />
d‘acqua dolce sensibile alla carenza <strong>di</strong> ossigeno quale il pesce persico reale (<strong>Perca</strong><br />
<strong>fluviatilis</strong>), in previsione <strong>di</strong> utilizzare tale marker per descrivere lo standard <strong>di</strong> vita della<br />
specie <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
PAGINA 91
3.2 SPERIMENTAZIONE<br />
La fase sperimentale ha coinvolto esemplari <strong>di</strong> persico provenienti dall‘Incubatoio del<br />
Ti<strong>nel</strong>la (Groppello <strong>di</strong> Gavirate, <strong>Varese</strong>). I pesci sono stati trasferiti <strong>nel</strong> sistema a ricircolo<br />
situato presso l‘Università dell‘Insubria al Dipartimento <strong>di</strong> Biotecnologie e Scienze<br />
Molecolari, dove sono state allestite le prove <strong>di</strong> ipossia, tre settimane prima dell‘inizio della<br />
sperimentazione. Due tipi <strong>di</strong> prove sono state condotte in vasche da circa 5 L: una per<br />
valutare la risposta molecolare all‘ipossia acuta e l‘altra a quella cronica. Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
ipossia sono state raggiunte in entrambe le prove <strong>di</strong>minuendo il flusso dell‘aria fino a 0,1–<br />
0,2 NL/min e allontanando l‘ossigeno insufflando azoto (N2) (Figura 3.1).<br />
Per la prima prova sono stati applicati livelli i letali incipienti <strong>di</strong> ipossia (ossigeno <strong>di</strong>sciolto =<br />
0,4 ± 0,1 mg/l ), su 3 soggetti <strong>di</strong> persico <strong>di</strong> 37,7 ± 11,5 g per 1 ora circa. La concentrazione<br />
non era comunque letale, anche se già in grado <strong>di</strong> causare overturning. Sono poi stati<br />
prelevati dalla vasca in normossia (9,8 mg/l), 3 pesci <strong>di</strong> controllo.<br />
NORMOSSIA<br />
AZOTO<br />
per lo strippaggio<br />
dell’ossigeno<br />
Figura 3.1: Sistema sperimentale per creare, in modo controllato, le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ipossia acuta e cronica.<br />
Per la 2° prova (cronica) sono stati utilizzati, 15 soggetti <strong>di</strong> pesce persico <strong>di</strong> 65,5 ± 30,2 g<br />
<strong>di</strong>visi in 3 gruppi sperimentali: uno mantenuto in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> normossia (D.O. = 9 mg/l) e<br />
gli altri due a livello <strong>di</strong> ipossia corrispondente al 30% del valore <strong>di</strong> saturazione (2,8 ± 0,3<br />
mg/l). Tre pesci sono stati campionati dalla vasca controllo e da una delle vasche<br />
esposte a ipossia dopo 15 gg <strong>di</strong> esposizione continua alle rispettive con<strong>di</strong>zioni<br />
sperimentali. Dopo 15 gg <strong>di</strong> esposizione all‘ipossia i livelli <strong>di</strong> DO <strong>nel</strong>la terza vasca sono stati<br />
PAGINA 92<br />
IPOSSIA
invece riportati <strong>nel</strong>la norma (9 mg/L) entro 1h, aumentando il flusso d‘aria <strong>nel</strong>la vasca fino<br />
a 1,5 NL/min. Dopo un periodo <strong>di</strong> 24 h dal recupero, ovvero 24 h dall‘inizio della<br />
riossigenazione, tre pesci sono stati campionati dalla vasca. Cervello, muscolo dorsale,<br />
fegato sono stati prelevati e conservati a –80°C fino al momento delle misure<br />
dell‘espressione genica.<br />
In Figura 3.2 sono riportati i grafici corrispondenti ai livelli <strong>di</strong> ossigeno applicati <strong>nel</strong> corso<br />
delle prove <strong>di</strong> ipossia acuta (Figura 3.2-a) e cronica (Figura 3.2-b) su pesce persico.<br />
Figura 3.2: Andamento dei livelli <strong>di</strong> ossigeno <strong>di</strong>sciolto (DO) durante la prova <strong>di</strong> ipossia cronica (a) ed acuta(b).<br />
3.2.1 Risultati ottenuti<br />
La quantificazione dell‘attività trascrittomica del gene HIF-1α è stata effettuata utilizzando<br />
il metodo assoluto <strong>di</strong> quantificazione via Real-time PCR. Questa tecnica è molto sensibile<br />
e permette <strong>di</strong> quantificare il numero <strong>di</strong> copie <strong>di</strong> trascritti del gene HIF-1α tramite l‘utilizzo <strong>di</strong><br />
una curva standard costruita usando campioni a numero noto <strong>di</strong> copie del nostro gene in<br />
stu<strong>di</strong>o.<br />
L‘RNA totale estratto da cervello, fegato e muscolo <strong>di</strong> pesce persico è stato sottoposto a<br />
real-time RT-PCR contemporaneamente ai RNA della curva standard <strong>di</strong> HIF-1α (Figura 3.3)<br />
PAGINA 93
Figura 3.3: Curve <strong>di</strong> amplificazione per il gene HIF-1α <strong>di</strong> persico. Le curve corrispondenti allo standard sono in<br />
rosso, quelle dei campioni <strong>di</strong> tessuto ipossico sono rappresentate in verde.<br />
L‘analisi <strong>di</strong> real-time PCR effettuata ha rilevato che l‘esposizione a livelli molto bassi <strong>di</strong><br />
ossigeno <strong>di</strong>sciolto (DO = 0,4 ± 0,1 mg/L) per 1h, provoca un aumento significativo (p
Figura 3.4: Livelli <strong>di</strong> espressione <strong>di</strong> HIF-1α in <strong>di</strong>fferenti tessuti <strong>di</strong> persico esposto a ipossia acuta. L‘altezza<br />
dell‘istogramma in<strong>di</strong>ca il valore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> espressione <strong>di</strong> HIF-1α <strong>di</strong> tre pesci, le barre rappresentano la<br />
deviazione standard dalla me<strong>di</strong>a. Differenze fra le lettere in<strong>di</strong>cano <strong>di</strong>fferenze significative fra le me<strong>di</strong>e<br />
determinate me<strong>di</strong>ante analisi della varianza ANOVA (p < 0,05).<br />
Nel caso dell‘esposizione prolungata (15 gg) a livelli <strong>di</strong> ossigeno <strong>di</strong>sciolto pari a 2,8 ± 0,3<br />
mg/L (ipossia cronica) non sono state osservate in cervello e in fegato <strong>di</strong>fferenze<br />
significative <strong>nel</strong>l‘espressione <strong>di</strong> HIF-1α rispetto ai controlli (Figura 3.5).<br />
PAGINA 95
Figura 3.5: Livelli <strong>di</strong> espressione <strong>di</strong> HIF-1α in <strong>di</strong>fferenti tessuti <strong>di</strong> persico esposto a ipossia cronica. L‘altezza<br />
dell‘istogramma in<strong>di</strong>ca il valore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> espressione <strong>di</strong> HIF-1α <strong>di</strong> tre pesci, le barre rappresentano la<br />
deviazione standard dalla me<strong>di</strong>a. Differenze fra le lettere in<strong>di</strong>cano <strong>di</strong>fferenze significative fra le me<strong>di</strong>e<br />
determinate me<strong>di</strong>ante analisi della varianza ANOVA (p < 0,05).<br />
PAGINA 96
In muscolo invece abbiamo registrato un comportamento opposto a quello atteso con<br />
livelli <strong>di</strong> espressione del gene HIF-1α inferiori nei pesci esposti a ipossia rispetto ai rispettivi<br />
controlli mantenuti in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> normossia. Sebbene il livello critico <strong>di</strong> ossigeno per il<br />
persico fosse stato fissato da Fry <strong>nel</strong> 1957 a 7 mg/L a una temperatura dell‘acqua <strong>di</strong> 20°C,<br />
uno stu<strong>di</strong>o successivo effettuato da Thorpe <strong>nel</strong> 1977 si riporta la capacità del persico <strong>di</strong><br />
sopravvivere anche a concentrazioni <strong>di</strong> DO inferiori, pari a 2,5 mg/L. Poiché il contenuto<br />
me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> DO da noi utilizzato durante l‘esposizione a ipossia cronica era superiore a tale<br />
valore, la mancata attivazione del gene HIF-1α può trovare in questo una possibile<br />
spiegazione. Inoltre il pesce persico del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> potrebbe non essere così sensibile<br />
alla mancanza <strong>di</strong> ossigeno essendosi adattato a vivere in un ambiente eutrofico in cui<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ipossia si verificano frequentemente durante l‘upwelling delle acque e la<br />
stratificazione termica nei mesi più cal<strong>di</strong>. Il muscolo rimane comunque il tessuto che in<br />
caso <strong>di</strong> severa ipossia è in grado <strong>di</strong> mantenere memoria dell‘evento, per almeno 24 ore.<br />
PAGINA 97
4. Allevamento del persico<br />
del persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Data la necessità <strong>di</strong> intervenire con semine <strong>di</strong> persico autoctone <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, al<br />
fine <strong>di</strong> ricostituire lo stock <strong>di</strong> persico reale e <strong>di</strong> consentire un proseguimento con successo<br />
delle attività <strong>di</strong> pesca, verranno <strong>di</strong> seguito esaminate possibili tecniche e protocolli<br />
adottabili al fine <strong>di</strong> produrre materiale adatto al reclutamento.<br />
4.1 RIPRODUZIONE CONTROLLATA E SCHIUSA DELLE LARVE<br />
Già precedentemente all‘avvio del progetto PERLAVAR, era stato costituito un primo<br />
stock <strong>di</strong> riproduttori con 87 femmine e 66 maschi, mantenuto in cattività. I riproduttori sono<br />
stati stabulati in una vasca da 3 m 3 presso l‘incubatoio dell‘ A.P.D. Ti<strong>nel</strong>la <strong>di</strong> Groppello <strong>di</strong><br />
Gavirate (Va), in modo da poter ottenere nastri ovarici fecondati <strong>nel</strong>le stagioni<br />
successive. A partire dal 2007, <strong>nel</strong> corso della stagione riproduttiva, sono state posizionate<br />
sul fondo della vasca alcune fascine <strong>di</strong> legna, in modo tale da poter ricreare le con<strong>di</strong>zioni<br />
ideali per la deposizione delle uova (Figura 4.1).<br />
Figura 4.1: Nastro ovarico deposto in vasca su substrato riproduttivo costituito da rami sommersi.<br />
Nelle complesso, in 4 stagioni riproduttive successive, sono stati deposti e prelevati dalla<br />
vasca 322 nastri ovarici, equivalenti a circa 3.800.000 uova. La percentuale <strong>di</strong><br />
fecondazione osservata è stata compresa tra il 50 ed il 70%, inferiore rispetto a quella<br />
ottenuta in ambiente naturale (80-90%). Ciò potrebbe essere dovuto a due principali<br />
fattori: carenze nutrizionali <strong>nel</strong>la <strong>di</strong>eta dei riproduttori, non <strong>di</strong>sponendo ancora <strong>di</strong> mangimi<br />
PAGINA 98
speciali per il persico, o da errori <strong>di</strong> manipolazione e stress provocati sui riproduttori stessi.<br />
La maggior parte dei nastri sono stati mantenuti in impianto fino all‘ottenimento della<br />
schiusa delle larve. Solo <strong>nel</strong> 2010, a causa della grande produzione ottenuta, per i limitati<br />
spazi a <strong>di</strong>sposizione, parte dei nastri è stata immessa <strong>di</strong>rettamente in <strong>Lago</strong>. Come<br />
mostrato in Figura 4.2 i nastri, una volta deposti, sono stati posizionati all‘interno <strong>di</strong> truogoli<br />
oppure in vasi Zug per le fasi <strong>di</strong> embrionatura e <strong>di</strong> schiusa. La temperatura dell‘acqua è<br />
stata misurata ogni 2 giorni ed il tempo <strong>di</strong> incubazione delle uova è stato riportato in gra<strong>di</strong><br />
giorno (GG):<br />
GG = Tempo <strong>di</strong> incubazione (giorni) * Temperatura (°C)<br />
In me<strong>di</strong>a le uova <strong>di</strong> persico schiudono in 90-110 GG, ad una temperatura <strong>di</strong> 11°C; con<br />
l‘aumento della temperatura (> 14°C), il tempo <strong>di</strong> schiusa si riduce a 70-80 GG. Come si<br />
può osservare dalla Tabella 4.1, il numero <strong>di</strong> persici prodotti dal 2007 al 2010, è all‘incirca<br />
quintuplicato. Oltre a ciò, grazie al consolidamento dei protocolli operativi relativi alle fasi<br />
<strong>di</strong> svezzamento e <strong>di</strong> allevamento della specie, è aumentato anche il numero <strong>di</strong> post-larve<br />
e giovanili prodotti ed immessi <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong>. Si è infatti passati da 145.000 pezzi prodotti <strong>nel</strong><br />
2007 ad una produzione <strong>di</strong> 618.000 pezzi <strong>nel</strong> 2010, <strong>di</strong> cui 60.000 avannotti (1,2 g) e 8.000<br />
giovanili (2-4 g) (Tabella 4.1).<br />
Figura 4.2: Trogoli e vasi Zug utilizzati per l‘incubazione delle uova <strong>di</strong> pesce persico (Incubatoio Ti<strong>nel</strong>la ‘72,<br />
Groppello).<br />
PAGINA 99
Tabella 4.1: Quantità <strong>di</strong> larve, post-larve, avannotti e giovanili <strong>di</strong> persico prodotti e seminati <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
durante lo svolgimento del progetto. E‘ inoltre riportata la sommatoria equivalente al numero <strong>di</strong> giovanili 0+<br />
corrispondenti (*) e le relative percentuali <strong>di</strong> sopravvivenza attese per ogni sta<strong>di</strong>o vitale fino alla taglia<br />
giovanile, dopo immissione in <strong>Lago</strong>.<br />
Sta<strong>di</strong>o vitale Taglia 2007<br />
Giovanili 0+<br />
corrispondenti<br />
2008<br />
Giovanili 0+<br />
corrispondenti<br />
PAGINA 100<br />
2009<br />
Giovanili 0+<br />
corrispondenti<br />
2010<br />
Giovanili 0+<br />
corrispondenti<br />
Larva 6 mm 120.000 396 250.000 825 450.000 1.485 230.000 759 0,33<br />
Post-larva 1,5 cm 25.000 413 55.000 908 90.000 1.485 320.000 5.280 1,65<br />
Avannotto 2,5 cm ÷ ÷ 13.500 1.485 65.000 7.150 60.000 6.600 11,00<br />
Giovanile > 5-8 cm ÷ ÷ ÷ ÷ 3.500 3.500 8.000 8.000 ÷<br />
Totale immesso 145.000 809* 318.500 3.218* 608.500 13.620* 618.000 20.639*<br />
4.1.1 Primo svezzamento e gestione dello stock<br />
Dopo il riassorbimento del sacco vitellino (70 GG a 16°C, 3-4 giorni), per i primi 25 giorni le<br />
larve sono state alimentate ad-libitum con zooplancton pescato in <strong>Lago</strong> (Figura 4.3) ed<br />
Artemia salina schiusa presso l‘impianto. Una volta catturato, lo zooplancton, veniva<br />
passato su filtri successivi <strong>di</strong> rete, con misure della maglia comprese tra 140 e 500 µm, <strong>di</strong><br />
modo tale da <strong>di</strong>viderlo per taglie. In questo modo alle larve veniva fornito zooplancton <strong>di</strong><br />
taglia adeguata alle loro <strong>di</strong>mensioni (Figura 4.3). Lo zooplancton <strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>mensioni<br />
veniva posto in sacchetti <strong>di</strong> plastica (circa 450 g cad.) e surgelato a -20°C per usi<br />
successivi. Dal 25° al 50° giorno, la <strong>di</strong>eta è stata integrata con dosi crescenti <strong>di</strong> mangime<br />
estruso e <strong>di</strong>sidratato del tipo ―Perla larva 6.0‖ (Skretting ® , 62% proteine, 11% lipi<strong>di</strong>)<br />
<strong>di</strong>stribuendolo automaticamente con un <strong>di</strong>stributore a molla 12 h.<br />
A due mesi dalla schiusa (fine <strong>di</strong> giugno), con l‘aumentare delle <strong>di</strong>mensioni degli<br />
avannotti, si è passati ad un mangime estruso con <strong>di</strong>ametro del pellet compreso tra 600 e<br />
1000 μm: ―Nutra HP 0.75‖ (Skretting ® , 55% proteine, 18% lipi<strong>di</strong>)con razione giornaliera pari al<br />
3% del peso dello stock, in accordo con Mélard et. al. (1995a e 1995b). Oltre al mangime,<br />
a partire da giugno e fino ad ottobre, la <strong>di</strong>eta degli avannotti è stata integrata con<br />
Chironomi<strong>di</strong> surgelati (Chironomus sp.).<br />
Dalla fine del secondo mese <strong>di</strong> allevamento, quin<strong>di</strong> con scadenza mensile, gli avannotti<br />
sono stati selezionati in base alla taglia. Come mostrato in Figura 4.4, la selezione delle<br />
taglie è stata eseguita con l‘ausilio <strong>di</strong> selezionatori manuali, partendo da una misura<br />
minima del lume delle griglie <strong>di</strong> 2,5 mm fino ad un massimo <strong>di</strong> 8 mm. La selezione è<br />
necessaria durante le fasi <strong>di</strong> allevamento del persico a causa dell‘ampia eterogeneità <strong>di</strong><br />
taglie che caratterizza la specie. Il coefficiente <strong>di</strong> variazione <strong>di</strong> peso (CV = DVS/me<strong>di</strong>a) <strong>di</strong><br />
larve <strong>di</strong> persico alla schiusa, è normalmente compreso tra il 15% ed il 18% (Kestemont et<br />
al., 1996). Nel nostro caso è stato osservato un CV me<strong>di</strong>o per le quattro annate pari al<br />
18,6%.<br />
% sopr
Figura 4.3: Cattura e selezione dello zooplancton usato per il primo svezzamento delle larve <strong>di</strong> persico.<br />
La selezione delle taglie, permette <strong>di</strong> eliminare problemi <strong>di</strong> stress che rappresentano<br />
cause <strong>di</strong> inibizione della crescita, con comportamenti territoriali ed isolamento degli<br />
in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> taglia minore. Una frequente rimozione degli in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> taglia maggiore,<br />
anche se consente comunque l‘instaurarsi <strong>di</strong> nuove gerarchie <strong>nel</strong>le popolazioni<br />
selezionate, permette <strong>di</strong> ridurre l‘incidenza del cannibalismo (Mélard et al., 1995a). Le<br />
conseguenze <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> taglia risultano molto evidenti soprattutto durante lo<br />
sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> post-larva. Le post-larve <strong>di</strong> persico infatti, hanno una bocca larga in relazione<br />
alla loro taglia iniziale, quin<strong>di</strong> sono in grado <strong>di</strong> aggre<strong>di</strong>re o cannibalizzare in<strong>di</strong>vidui più<br />
piccoli.<br />
PAGINA 101
Figura 4.4: Operazioni <strong>di</strong> selezione delle taglie.<br />
Vista la limitata <strong>di</strong>mensione della faringe e la fragilità delle larve, spesso l‘effetto <strong>di</strong> tali<br />
aggressioni è letale sia per la preda che per il predatore che rimane strozzato (Figura 4.5).<br />
Inoltre l‘eterogeneità <strong>di</strong> taglia comporta l‘instaurarsi <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> territorialità e <strong>di</strong><br />
competizione intraspecifica per l‘accesso all‘alimento.<br />
Figura 4.5: Cannibalismo tra larve <strong>di</strong> persico durante le prime fasi <strong>di</strong> svezzamento. Spesso a causa delle<br />
limitate <strong>di</strong>mensioni della bocca l‘aggressore muore strozzato dalla preda.<br />
PAGINA 102
4.1.2 Accrescimento avannotti 2007-2010<br />
Confrontando il peso degli avannotti allevati durante i quattro anni dello stu<strong>di</strong>o (Figura<br />
4.6), si possono osservare <strong>di</strong>fferenze statisticamente significative (p< 0,05) tra i mesi <strong>di</strong><br />
luglio, agosto e settembre del 2008, rispetto alle altre annate. Questa netta <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />
accrescimento <strong>di</strong>pende principalmente dalle più basse temperature dell‘acqua<br />
registrate <strong>nel</strong> 2008. Come si può osservare in Tabella 4.2, <strong>nel</strong> 2008 la temperatura me<strong>di</strong>a<br />
dell‘acqua delle vasche <strong>di</strong> allevamento è risultata significativamente inferiore (p
larve tendono a cibarsi <strong>di</strong> Cladoceri e Copepo<strong>di</strong> <strong>di</strong> più gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni (Craig, 2001).<br />
Nel nostro caso, utilizzando zooplancton pescato <strong>di</strong>rettamente in ambiente naturale,<br />
sud<strong>di</strong>viso per taglia me<strong>di</strong>ante filtrazione, la percentuale <strong>di</strong> sopravvivenza durante il primo<br />
svezzamento si è mantenuta elevata (50-70%) in accordo con Mélard et al. (1995b).<br />
Durante il graduale passaggio alla <strong>di</strong>eta con mangime, il tasso <strong>di</strong> mortalità dello stock ha<br />
subito però un forte incremento, tuttavia con successivi stu<strong>di</strong>, e miglioramenti <strong>nel</strong>la<br />
presentazione della <strong>di</strong>eta il risultato potrà essere migliorato.<br />
2007<br />
2009<br />
Figura 4.6: Andamento del peso dei persici allevati <strong>nel</strong> 2007, 2008, 2009 e 2010; (*) e (°) in<strong>di</strong>cano la presenza <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fferenze statisticamente significative tra il peso raggiunto dagli avannotti durante le varie annate <strong>di</strong><br />
allevamento (p < 0,05). Notare le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> scala riportate sull‘asse delle or<strong>di</strong>nate.<br />
Il successo della transizione da cibo vivo a <strong>di</strong>eta secca, è solitamente <strong>di</strong>pendente dalla<br />
taglia, pesci <strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>mensioni avranno maggiori possibilità <strong>di</strong> accesso all‘alimento.<br />
In alcune specie allevate, la maggiore taglia <strong>di</strong> alcuni soggetti può comportare<br />
un‘intensificazione <strong>di</strong> interazioni agonistiche all‘interno dello stock allevato che spesso<br />
possono sfociare in fenomeni <strong>di</strong> cannibalismo (Kestemont et al., 2003).<br />
PAGINA 104<br />
2008<br />
2010<br />
*<br />
*<br />
*<br />
°<br />
*
4.1.3 Mortalità delle larve<br />
In tutte le annate, il tasso <strong>di</strong> mortalità delle larve durante il riassorbimento del sacco<br />
vitellino, è risultato abbastanza contenuto restando <strong>di</strong> poco al <strong>di</strong> sopra della mortalità<br />
fisiologica (15%). Il pesce persico però è una specie che risulta molto sensibile agli stress<br />
ambientali o da maneggiamento, soprattutto se lo stock allevato deriva da riproduttori<br />
selvatici e quin<strong>di</strong> non addomesticati. Nel nostro caso, sia <strong>nel</strong> 2007 che <strong>nel</strong> 2008, il tasso <strong>di</strong><br />
mortalità <strong>di</strong> larve e post-larve dopo il primo mese <strong>di</strong> vita, ha subito un forte aumento ed in<br />
alcune delle vasche ha raggiunto il 90%. Viceversa, <strong>nel</strong> 2009 e <strong>nel</strong> 2010, il tasso <strong>di</strong> mortalità<br />
si è mantenuto costante fino allo sta<strong>di</strong>o giovanile, riducendosi drasticamente <strong>nel</strong> tempo.<br />
Sono molti i fattori che concorrono <strong>nel</strong>l‘aumentare il tasso <strong>di</strong> mortalità del persico in<br />
allevamento, ma tra questi, gli sbalzi <strong>di</strong> temperatura sono sicuramente i più importanti<br />
(Mèlard et al., 1995a). In tutte le annate, la temperatura dell‘acqua delle vasche <strong>di</strong><br />
svezzamento, poste all‘aperto ed alimentate con acqua superficiale pescata dal <strong>Lago</strong>,<br />
ha subito alcune rapide fluttuazioni. Nel 2007 e <strong>nel</strong> 2008, si sono registrati continui e<br />
repentini cambi delle con<strong>di</strong>zioni metereologiche, con variazioni termiche dell‘acqua<br />
comprese tra 2 e 6 °C da un giorno all‘altro. Tutto ciò ha indubbiamente contribuito ad<br />
aumentare lo stress delle larve allevate ed ha giocato un ruolo importante<br />
<strong>nel</strong>l‘innalzamento del tasso <strong>di</strong> mortalità registrato. Lo stress dovuto sia alla temperatura<br />
che alla presenza degli operatori, ha contribuito fortemente alla debilitazione delle post-<br />
larve che, in poco tempo, hanno smesso <strong>di</strong> alimentarsi assumendo comportamenti<br />
apatici ed una pigmentazione scura. Attraverso un‘analisi al microscopio binoculare, si<br />
poteva osservare anche la presenza <strong>di</strong> esoftalmo bilaterale. Visto l‘elevato tasso <strong>di</strong><br />
mortalità e i sintomi riscontrati, il 9-05-07 alcuni campioni <strong>di</strong> post-larva (n =30) sono stati<br />
spe<strong>di</strong>ti alla Sezione Diagnostica dell‘Istituto Zooprofilattico <strong>di</strong> Brescia per un‘analisi<br />
anatomopatologica, batteriologica, virologica e parassitologica. Le analisi effettuate<br />
hanno confermato la presenza <strong>di</strong> esoftalmo bilaterale su tutti i campioni osservati e la<br />
presenza dell‘agente eziologico Aeromonas sobria (Figura 4.7). Le infezioni causate da<br />
batteri Aeromonas spp. sono probabilmente le più comuni che si possono riscontrare in<br />
pesci allevati sia con tecnica intensiva che estensiva.<br />
Aeromonas sobria produce un‘ampia gamma <strong>di</strong> tossine, quali emolisine extracellulari,<br />
citotossine e proteasi. Le infezioni da Aeromonas spp. sono più comuni quando il pesce è<br />
sottoposto ad uno stress che lo rende suscettibile all‘attacco dei batteri opportunisti. Le<br />
fonti più comuni <strong>di</strong> stress per il pesce in acquacoltura sono la scadente qualità delle<br />
acque, gli sbalzi termici, il maneggiamento da parte degli operatori, fenomeni <strong>di</strong><br />
dominanza e cannibalismo e la densità. Secondo dati <strong>di</strong> letteratura il persico risulta molto<br />
PAGINA 105
suscettibile all‘aggressione da Aeromonas, soprattutto durante il cambio <strong>di</strong> stagione tra<br />
inverno e primavera, anche in ambiente naturale ed il tasso <strong>di</strong> mortalità negli stock<br />
allevati, a causa <strong>di</strong> questa infezione, può essere dell‘1-2% al giorno (Wahli et al., 2005).<br />
Con l‘allevamento a ricircolo, mantenendo la temperatura dell‘impianto costante,<br />
l‘incidenza della malattia viene molto ridotta ed in alcuni casi il tasso <strong>di</strong> mortalità scende<br />
anche al <strong>di</strong> sotto dello 0,5%.<br />
Figura 4.7: Persico infettato da Aeromonas sobria (Wahli et al., 2005).<br />
Per quanto riguarda il 2008, la forte mortalità è stata causata dall‘ingresso in impianto del<br />
parassita Ichthyophthirius multifilis si presume a causa <strong>di</strong> un errore da parte del personale<br />
addetto. Il parassita tende ad infestare soggetti indeboliti o con malformazioni corporee<br />
quali scoliosi o lordosi che implicano <strong>di</strong>fficoltà <strong>nel</strong> nuoto ed apatia, rendendo più facile<br />
l‘attacco da parte del parassita. La Figura 4.8 mostra un soggetto con vescica natatoria<br />
ridotta ed una evidente malformazione della spina dorsale, infestato da una serie <strong>di</strong><br />
trofonti (sta<strong>di</strong>o parassitario <strong>di</strong> I. multifilis). Quando il parassita è incistato risulta <strong>di</strong>fficile<br />
eliminarlo e può causare lesioni cutanee o branchiali, facilmente colonizzabili da batteri e<br />
miceti.<br />
A causa <strong>di</strong> questa parassitosi e successive batteriosi, sostenute da germi opportunisti,<br />
entro la metà del mese <strong>di</strong> giugno 2008 erano già state perse circa 80.000 larve. Con<br />
l‘applicazione <strong>di</strong> un protocollo <strong>di</strong> profilassi e <strong>di</strong>sinfezione (sale marino + cloramina T) sullo<br />
stock rimasto e sulle nuove larve nate, la mortalità in poco tempo si è arrestata.<br />
PAGINA 106
Figura 4.8: Post-larva <strong>di</strong> persico con malformazioni alla spina dorsale, infestata da Ichthyophthirius multifilis. Le<br />
frecce in<strong>di</strong>cano alcuni parassiti incistati sotto pelle.<br />
La Figura 4.9 mostra il confronto tra il tasso <strong>di</strong> mortalità <strong>di</strong> post-larve <strong>di</strong> persico nate il 12-04-<br />
08, allevate senza l‘applicazione del protocollo <strong>di</strong> profilassi (Figura 4.9-a) ed il tasso <strong>di</strong><br />
mortalità <strong>di</strong> larve nate il 22-05-08 mantenute isolate dal resto dell‘allevamento ed alle<br />
quali è stato applicato il protocollo <strong>di</strong> profilassi (Figura 4.9-b). Nel secondo caso, si osserva<br />
che la mortalità, dopo un primo periodo in cui resta comunque elevata, tende a<br />
<strong>di</strong>minuire progressivamente. L‘elevata mortalità a pochi giorni dalla nascita, può essere<br />
ascritta alle normali per<strong>di</strong>te fisiologiche che affliggono le larve durante i primi sta<strong>di</strong> vitali.<br />
Nella vasca in cui il protocollo <strong>di</strong> profilassi è stato applicato precocemente, nessuna delle<br />
larve trovate morte ha mostrato segni della parassitosi.<br />
PAGINA 107
Figura 4.9: a) Mortalità <strong>di</strong> post-larve <strong>di</strong> persico in una vasca con applicazione tar<strong>di</strong>va del protocollo <strong>di</strong><br />
profilassi; b) mortalità <strong>di</strong> larve e post-larve in una vasca con applicazione precoce del protocollo (2008).<br />
4.1.4 Qualità delle larve<br />
Alcuni Autori, Kestemont et al. (2003), hanno osservato che sia la percentuale <strong>di</strong><br />
sopravvivenza che le performance <strong>di</strong> accrescimento, sono maggiori in larve nate alla<br />
prima schiusa rispetto a quelle con schiusa più tar<strong>di</strong>va. Partendo da tale presupposto, è<br />
stata eseguita una prova <strong>di</strong> qualità delle larve su alcuni nastri deposti <strong>nel</strong> 2008. Nel mese<br />
<strong>di</strong> aprile sono stati prelevati, dalla vasca dei riproduttori, tre nastri ovarici con lunghezza<br />
compresa tra 30 e 40 cm. I tre nastri sono stati posizionati per la schiusa in tre <strong>di</strong>versi trogoli<br />
in modo da non consentire il rimescolamento delle larve nate. Per ogni nastro ovarico<br />
sono state poi preparate, all‘interno <strong>di</strong> uno schiu<strong>di</strong>toio <strong>di</strong> tipo californiano, una serie <strong>di</strong><br />
nursery da acquario con maglia da 250 μm e volume <strong>di</strong> circa 4 litri. Solitamente, in un<br />
nastro con lunghezza pari a 40 cm ad una temperatura <strong>di</strong> 15°C, la schiusa <strong>di</strong> tutte le larve<br />
avviene in 3 giorni. Quin<strong>di</strong> abbiamo definito i tempi <strong>di</strong> schiusa come: T1 = inizio della<br />
schiusa; T2 = 24h dall‘inizio della schiusa; T3 = 48h ultime larve in schiusa. Per ognuno dei tre<br />
nastri, sono state quin<strong>di</strong> preparate 12 nursery (Figura 4.10), 3 per ogni tempo <strong>di</strong> schiusa,<br />
PAGINA 108
numerate progressivamente (per es. T1A, T1B, T1C; T2A, T2B, T2C, ecc..). In ogni nursery sono<br />
state immesse 200 larve appartenenti ai tre tempi <strong>di</strong> schiusa (600 larve per ogni intervallo).<br />
Figura 4.10: Nursery usate durante la prova <strong>di</strong> definizione della qualità delle larve.<br />
Per evitare <strong>di</strong> mescolare larve nate durante le ore notturne, ogni mattina alle ore 8:00 le<br />
larve presenti, originate dalla schiusa notturna, venivano spostate in una vasca esterna, in<br />
questo modo ci si assicurava il prelievo <strong>di</strong> larve nate dopo l‘intervallo <strong>di</strong> tempo<br />
desiderato, ossia 24 h dal prelievo precedente. La Figura 4.11 riporta<br />
l‘andamento della lunghezza <strong>di</strong> larve nate a tempi <strong>di</strong>versi, durante i primi 5 giorni dopo la<br />
schiusa. Come si può osservare per tutti e tre i nastri usati per la prova, larve nate al tempo<br />
T0 (inizio della schiusa), hanno mostrato una lunghezza significativamente inferiore<br />
(p
tutti tre i nastri, mentre i gruppi T1 e T2 hanno mostrato sopravvivenze più basse:<br />
rispettivamente 3 % e 1,15%.<br />
Kestemont et al., (2003) hanno osservato che larve <strong>di</strong> persico e <strong>di</strong> spigola (Dicentrarcus<br />
labrax), schiuse tar<strong>di</strong>vamente, risultano meno competitive <strong>di</strong> quelle schiuse<br />
precocemente. La stessa osservazione proviene dalle esperienze <strong>di</strong> avannotterie<br />
commerciali <strong>di</strong> spigola (Saroglia, dati non pubblicati).<br />
Lo stesso risultato è inoltre stato ottenuto da Buriez, (2007) in uno stu<strong>di</strong>o effettuato su larve<br />
<strong>di</strong> luccio (Esox lucius). Come <strong>nel</strong> nostro caso, l‘Autore ha osservato che il tempo <strong>di</strong> schiusa<br />
influenza la taglia iniziale delle larve: le larve precoci hanno una lunghezza alla schiusa<br />
inferiore a quelle tar<strong>di</strong>ve. Secondo Kestmont et al. (2003), larve nate durante le prime fasi<br />
della schiusa risultano avvantaggiate rispetto a quelle nate successivamente, in quanto<br />
possono accedere prima alla <strong>di</strong>eta esogena, crescendo più velocemente e<br />
potenzialmente cannibalizzare gli in<strong>di</strong>vidui nati più tar<strong>di</strong>vamente.<br />
PAGINA 110
Figura 4.11: Accrescimento delle larve nate a <strong>di</strong>versi tempi (T0, T1, e T2) da uno stesso nastro ovarico durante i<br />
primi 5 giorni dalla schiusa, (* in<strong>di</strong>ca p
In base a queste considerazioni, potrebbe essere suggerita una selezione delle larve<br />
<strong>di</strong>rettamente alla nascita e ciò dovrebbe permettere una riduzione dell‘eterogeneità <strong>di</strong><br />
taglia iniziale altre ad un miglioramento del tasso <strong>di</strong> sopravvivenza dello stock allevato.<br />
Figura 4.12: Sopravvivenza delle larve (%) in relazione al tempo <strong>di</strong> schiusa dopo 15 gg <strong>di</strong> alimentazione<br />
esogena.<br />
4.1.5 Efficienza <strong>di</strong> predazione<br />
Durante il mese <strong>di</strong> Giugno 2007, è stata effettuata una prova <strong>di</strong> efficienza <strong>di</strong> predazione<br />
su post-larve <strong>di</strong> pesce persico, allo scopo <strong>di</strong> definire la razione giornaliera ottimale <strong>di</strong><br />
zooplancton da fornire durante le prime fasi <strong>di</strong> allevamento. Per l‘esperimento sono stati<br />
utilizzati 2 gruppi <strong>di</strong> post-larve, pre-svezzate presso l‘incubatoio dell‘A.P.D. Ti<strong>nel</strong>la <strong>di</strong><br />
Groppello (Va). Le post-larve del primo gruppo avevano un peso me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 0,155 g (±<br />
0,052) mentre quelle del secondo gruppo pesavano 0,257 g (± 0,083).<br />
Durante le prove, le post-larve <strong>di</strong>vise in quattro gruppi, sono state mantenute in vaschette<br />
<strong>di</strong> plexiglass (Figura 4.13) ed alimentate con quattro <strong>di</strong>fferenti razioni giornaliere <strong>di</strong><br />
zooplancton: primo gruppo 2,5%, 5%, 10% e 20% del peso corporeo me<strong>di</strong>o, secondo<br />
gruppo, 50%, 100%, 150% e 200%. Per ogni razione giornaliera sono state effettuate tre<br />
repliche al giorno (V1,V2,V3), per 4 giorni. Lo zooplancton usato per alimentare le post-<br />
larve veniva pescato giornalmente <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, con un retino da plancton con<br />
mesh da 80 µm e successivamente filtrato su un setaccio con mesh da 450 µm, per<br />
eliminare zooplanctonti <strong>di</strong> taglia troppo piccola. La sospensione cosi ottenuta, detta<br />
―sospensione madre‖, veniva trasportata presso i laboratori in una tanica da 30 l. Dalla<br />
PAGINA 112
sospensione madre, opportunamente omogeneizzata, venivano prelevati 5 campioni da<br />
150 ml per quantificare la concentrazione <strong>di</strong> zooplanctonti.<br />
Figura 4.13: Vaschette usate per l‘esperimento <strong>di</strong> efficienza <strong>di</strong> predazione.<br />
Nota la concentrazione della sospensione madre, si procedeva all‘alimentazione delle<br />
post-larve somministrando ad ognuna delle vaschette il volume <strong>di</strong> sospensione<br />
necessario. Al fine <strong>di</strong> conteggiare gli zooplanctonti consumati, giornalmente, dopo aver<br />
rimosso le post-larve, lo zooplancton morto veniva lasciato se<strong>di</strong>mentare sul fondo delle<br />
vaschette sperimentali. Alla fine <strong>di</strong> ogni giornata <strong>di</strong> sperimentazione, feci e zooplancton<br />
morto venivano asportati dal fondo e conservati in bottiglie da 1 l. Da ogni vaschetta<br />
venivano poi prelevati 3 campioni <strong>di</strong> acqua in provette da 50 ml, in modo tale da poter<br />
valutare la quantità <strong>di</strong> zooplancton ancora presente in sospensione e quin<strong>di</strong> non<br />
consumato dalle post-larve. Il numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> zooplanctonti presenti nei 3 campioni,<br />
veniva poi rapportato al volume totale <strong>di</strong> acqua presente <strong>nel</strong>le vaschette (7 l), in modo<br />
da poter calcolare il numero degli zooplanctonti rimasti vivi. Le feci e gli organismi morti,<br />
venivano lasciati se<strong>di</strong>mentare in coni Imhoff da 1 l <strong>di</strong> capacità, in modo tale che le feci,<br />
più pesanti, se<strong>di</strong>mentassero per prime sul fondo del cono. In questo modo è stato possibile<br />
separare le feci dallo zooplancton morto che veniva recuperato e conteggiato. Alla fine<br />
<strong>di</strong> ogni ciclo <strong>di</strong> 24 h, l‘acqua delle vaschette veniva sostituita per eliminare eventuali<br />
residui delle razioni precedenti, le quali avrebbero potuto interferire con il calcolo della<br />
quantità <strong>di</strong> prede consumate.<br />
Al termine <strong>di</strong> entrambe le prove è stata calcolata la quantità <strong>di</strong> zooplanctonti predati <strong>nel</strong><br />
tempo <strong>di</strong> 60‖ dalle post-larve alimentate con le razioni massime dei due esperimenti (20%-<br />
PAGINA 113
200%), così da verificare che i dati sul consumo <strong>di</strong> zooplancton fossero atten<strong>di</strong>bili. Sono<br />
inoltre stati calcolati i valori <strong>di</strong> SGR% (Specific Growth Rate) e <strong>di</strong> FCR (Feed Conversion<br />
Ratio), per le post-larve <strong>di</strong> entrambe le prove:<br />
Dove:<br />
TFS<br />
FCR <br />
FBW<br />
IBW<br />
TFS = Grammi <strong>di</strong> zooplancton in peso secco forniti<br />
FBW = Peso finale me<strong>di</strong>o delle post-larve<br />
FBI = Peso iniziale me<strong>di</strong>o delle post-larve<br />
Dove:<br />
FBW = Peso finale me<strong>di</strong>o delle post-larve<br />
FBI = Peso iniziale me<strong>di</strong>o delle post-larve<br />
t2-t1 = Durata dell‘esperimento in giorni<br />
-Primo gruppo<br />
Ln(FBW) Ln(FBI)<br />
SGR <br />
t2<br />
t1<br />
Le razioni giornaliere <strong>di</strong> zooplancton somministrate al primo gruppo <strong>di</strong> post-larve, erano<br />
pari al 2,5%, 5%, 10% e 20% del peso corporeo me<strong>di</strong>o (0,155 ± 0,052 g) (Tabella 4.3). Per la<br />
prova, sono state allestite 12 vaschette contenenti ognuna 6 post-larve <strong>di</strong> persico.<br />
Tabella 4.3: Razioni <strong>di</strong> zooplancton in %, mg e numero <strong>di</strong> zooplanctonti, somministrate <strong>nel</strong> primo esperimento.<br />
Razione % Razione in peso secco (mg) Razione (N° <strong>di</strong> zooplanctonti)<br />
2,5 23,25 1300<br />
5 46,5 2600<br />
10 93 5200<br />
20 186 10400<br />
Come mostrato in Figura 4.14, la relazione osservata tra la razione giornaliera<br />
somministrata e la quantità <strong>di</strong> zooplancton consumato dalle post-larve, è <strong>di</strong> tipo lineare<br />
(R 2 = 0,99). Inoltre il numero <strong>di</strong> zooplanctonti consumati, è risultato statisticamente<br />
<strong>di</strong>fferente tra le <strong>di</strong>verse razioni utilizzate (p
Figura 4.14: Relazione tra razione giornaliera e numero <strong>di</strong> zooplanctonti consumati per post-larva (*p0,05) (Figura 4.15).<br />
*<br />
*<br />
*<br />
Tabella 4.4: Crescita standard giornaliera (SGR%) ed efficienza <strong>di</strong> conversione (FCR) <strong>nel</strong> primo esperimento.<br />
Razione giornaliera (%) Razione per post-larva (g) Peso iniziale (g) Peso finale (g) Incremento <strong>di</strong> peso (g) SGR% FCR<br />
2,5 0,004 0,155 0,198 0,043 6,065 0,364<br />
5 0,008 0,155 0,229 0,074 9,777 0,419<br />
10 0,016 0,155 0,242 0,087 11,172 0,710<br />
20 0,031 0,155 0,269 0,114 13,769 1,089<br />
Come mostrato in Tabella 4.4, i valori <strong>di</strong> SGR calcolati per le post-larve sono cresciuti con<br />
l‘aumentare della razione somministrata, per valori compresi tra 6,1% (razione 2,5%) e<br />
13,8% (razione 20%). L‘FCR è risultato compreso tra 0,36 (razione 2,5%) e 1,09 (razione 20%).<br />
Il numero <strong>di</strong> zooplanctonti consumati <strong>nel</strong> corso delle 14 ore <strong>di</strong> luce, dalle post-larve<br />
PAGINA 115<br />
*
alimentate con la razione massima dell‘esperimento (20%), è stata pari a 2,3<br />
zooplanctonti al minuto.<br />
Figura 4.15: Incremento del peso delle post-larve al variare della razione giornaliera.<br />
- Secondo gruppo<br />
Nel secondo esperimento sono state utilizzate post-larve con un peso me<strong>di</strong>o (0,257 g ±<br />
0,083), quasi doppio rispetto al primo gruppo. La meto<strong>di</strong>ca della prova è stata identica<br />
alla precedente, con la <strong>di</strong>fferenza che le razioni giornaliere erano più elevate e per ogni<br />
vaschetta erano presenti solo 5 post-larve. Le razioni fornite sono state significamene più<br />
alte in quanto si voleva verificare quale fosse la quantità massima <strong>di</strong> zooplancton che le<br />
post-larve possono consumare (Tabella 4.5).<br />
Tabella 4.5: Razioni <strong>di</strong> zooplancton in %, mg e numero <strong>di</strong> zooplanctonti somministrate <strong>nel</strong> secondo<br />
esperimento.<br />
Razione % Razione in peso secco (mg) Razione (N° <strong>di</strong> zooplanctonti)<br />
50 642,5 35600<br />
100 1285 71200<br />
150 1927,5 106800<br />
200 2570 142400<br />
Come mostrato in Figura 4.16, la relazione tra razione giornaliera somministrata e<br />
zooplanctonti consumati dalle post-larve, è risultata essere <strong>di</strong> tipo logaritmico e la<br />
quantità <strong>di</strong> prede consumate tende ad un plateau con l‘aumentare della razione<br />
PAGINA 116
giornaliera. Al contrario, la quantità <strong>di</strong> razione giornaliera che le post-larve hanno<br />
consumato, si riduce con l‘aumento della razione giornaliera stessa (Figura 4.17).<br />
N°<strong>di</strong> zooplanctonti consumati per larva<br />
*<br />
16000<br />
14000<br />
12000<br />
10000<br />
8000<br />
6000<br />
4000<br />
*<br />
40 60 80 100 120 140 160 180 200 220<br />
Razione giornaliera (%)<br />
Figura 4.16: Relazione esistente tra razione somministrata e numero <strong>di</strong> zooplanctonti consumati per larva<br />
(*p
*<br />
Figura 4.17: relazione esistente tra razione somministrata e percentuale <strong>di</strong> zooplanctonti consumati (*p
Figura 4.18: Incremento del peso delle post-larve al variare della razione giornaliera.<br />
Tabella 4.6: Crescita standard giornaliera (SGR%) ed efficienza <strong>di</strong> conversione (FCR) <strong>nel</strong> secondo esperimento.<br />
Razione giornaliera (%) Razione per post-larva (g) Peso iniziale (g) Peso finale (g) Incremento <strong>di</strong> peso (g) SGR% FCR<br />
50 0,129 0,257 0,330 0,073 6,274 7,005<br />
100 0,257 0,257 0,381 0,124 9,863 8,265<br />
150 0,386 0,257 0,412 0,155 11,818 9,923<br />
200 0,514 0,257 0,428 0,171 12,765 12,001<br />
- Considerazioni sulla prova<br />
Durante il primo esperimento, alle post-larve sono state fornite razioni <strong>di</strong> cibo pari al 2,5%,<br />
5%, 10% e 20% del loro peso corporeo me<strong>di</strong>o (0,155 ± 0,052 g). La quantità <strong>di</strong> zooplancton<br />
consumata, è risultata compresa tra il 96,8% del totale fornito (1.258 ± 54 zooplanctonti<br />
predati su 1.300) per la razione pari al 2,5% del peso corporeo delle post-larve ed il 96,2%<br />
per la razione pari al 20% ( 9.908 ± 320 zooplanctonti predati su 10.400). La relazione tra<br />
zooplancton somministrato e consumato è risultata quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> tipo lineare (R 2 =0,99) in<br />
quanto le razioni venivano quasi completamente consumate <strong>nel</strong> corso delle 14 ore <strong>di</strong><br />
luce.<br />
Nella seconda prova, sono state applicate razioni <strong>di</strong> cibo più elevate rispetto alla prima:<br />
50%, 100%, 150% e 200% del peso corporeo me<strong>di</strong>o delle post-larve. In questo caso la<br />
percentuale <strong>di</strong> zooplancton predato, rispetto al totale fornito, è <strong>di</strong>minuita con relazione<br />
esponenziale inversa, all‘aumentare della razione giornaliera (Figura 4.17). Le post-larve<br />
PAGINA 119
alle quali è stata somministrata una razione giornaliera pari al 50% del proprio peso<br />
corporeo, hanno consumato me<strong>di</strong>amente il 74,7% dello zooplancton fornito (26.603 ±<br />
2.594 zooplanctonti predati su 36.600), mentre quelle che hanno avuto a <strong>di</strong>sposizione la<br />
razione massima, pari al 200% del proprio peso corporeo, hanno consumato in me<strong>di</strong>a solo<br />
il 51,2% dello zooplancton fornito giornalmente (72.943 ± 3.677 zooplanctonti predati su<br />
142.400). La relazione tra razione somministrata e zooplanctonti consumati, è <strong>di</strong> tipo<br />
logaritmico e tende ad un plateau, in<strong>di</strong>cando che la razione <strong>di</strong> zooplancton pari al 200%<br />
del peso delle post-larve, è vicina alla quantità massima <strong>di</strong> cibo che le post-larve <strong>di</strong><br />
persico possono consumare giornalmente.<br />
Calcolando il numero <strong>di</strong> zooplanctonti che le post-larve hanno predato me<strong>di</strong>amente in<br />
un minuto, alle razioni più elevate, è stato osservato che per la razione pari al 20% il<br />
consumo è stato in me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 2,3 zooplanctonti al minuto durante le ore <strong>di</strong> luce, mentre<br />
per la razione pari al 200%, le post-larve hanno consumato in me<strong>di</strong>a 20,3 zooplanctonti al<br />
minuto. Peterka e Matena (2002), effettuando uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> efficienza <strong>di</strong> predazione in<br />
persici <strong>di</strong> lunghezza pari a 30-50 mm, ha misurato la quantità <strong>di</strong> zooplanctonti consumata<br />
dopo 5, 10 e 20 minuti dall‘alimentazione, osservando che a concentrazioni pari a 150<br />
zooplanctonti l -1 , gli avannotti possono consumare fino a 6-7 prede al minuto. Il confronto<br />
<strong>di</strong> questo risultato con quelli riscontrati <strong>nel</strong> nostro stu<strong>di</strong>o, deve tenere conto del fatto che<br />
<strong>nel</strong> nostro esperimento lo zooplancton <strong>nel</strong>le vaschette sperimentali era molto più<br />
concentrato (circa 20.000 zooplanctonti l -1 per la razione pari al 200 %) ed i tempi <strong>di</strong><br />
alimentazione delle post-larve erano molto più lunghi.<br />
In entrambe le prove, l‘incremento <strong>di</strong> peso delle post-larve alimentate con <strong>di</strong>verse razioni<br />
giornaliere non è risultato statisticamente significativo (p>0,05). Questo risultato potrebbe<br />
essere dovuto alla forte eterogeneità della taglia delle post-larve utilizzate durante<br />
l‘esperimento. Infatti, il coefficiente <strong>di</strong> variazione (C.V.), pur essendo in accordo con valori<br />
riportati in letteratura (35.3%-38.1%) (Kestemont et al., 2003), è risultato piuttosto elevato<br />
(34%-32%). Valori elevati <strong>di</strong> eterogeneità tra post-larve non sono dovuti esclusivamente a<br />
fattori genetici ma a questo riguardo svolgono un ruolo molto importante sia la quantità a<br />
<strong>di</strong>sposizione, sia il metodo utilizzato per la somministrazione del cibo in cattività (Fontaine<br />
et al.,1997). Garantendo il giusto approvvigionamento alla fonte alimentare a tutti gli<br />
esemplari, possono infatti essere ridotti i fenomeni <strong>di</strong> competizione intraspecifica. Anche il<br />
cannibalismo risulta essere un fattore in grado <strong>di</strong> influenzare la <strong>di</strong>fferenza tra le taglie delle<br />
post-larve in uno stock (Baras et al., 2003).<br />
I valori <strong>di</strong> FCR e SGR ottenuti, hanno permesso <strong>di</strong> identificare quale, tra le razioni fornite,<br />
potrebbe essere quella da considerarsi ottimale per le post-larve <strong>di</strong> persico. Il valore più<br />
alto <strong>di</strong> SGR è stato osservato <strong>nel</strong>le post-larve alle quali è stata fornita una quantità <strong>di</strong><br />
PAGINA 120
zooplancton pari in peso secco, al 20% del loro peso corporeo. Con tale razione è stato<br />
osservato un FCR <strong>di</strong> 1,09 che essendo prossimo a 1, rappresenta un rapporto <strong>di</strong><br />
conversione dell‘alimento da considerarsi molto buono. Nelle razioni giornaliere inferiori<br />
(2,5%,5% e 10%), l‘FCR è ancora più basso ma la crescita delle post-larve è stata piuttosto<br />
contenuta. Nelle razioni fornite <strong>nel</strong> secondo stu<strong>di</strong>o (50%, 100%, 150% e 200%), sia la SGR<br />
che l‘FCR hanno assunto valori più <strong>di</strong>stanti da quelli ottimali rispetto alla razione 20%. Dai<br />
risultati ottenuti <strong>nel</strong> nostro stu<strong>di</strong>o, la razione <strong>di</strong> zooplancton in peso secco da considerarsi<br />
ottimale per le post-larve, al fine <strong>di</strong> ottenere le migliori performance <strong>di</strong> accrescimento,<br />
deve essere pari al 20% del peso corporeo. Questo risultato è in accordo con Fiogbè et al.<br />
(2003), in cui si osserva che <strong>nel</strong> persico, come in tutti i pesci, la razione ottimale è<br />
solitamente inferiore alla razione massima.<br />
4.2 ALLEVAMENTO IN RISAIA SET-ASIDE<br />
Alla fine del mese <strong>di</strong> maggio 2008, 2009 e 2010, è stata effettuata una prova <strong>di</strong><br />
accrescimento <strong>di</strong> larve <strong>di</strong> persico, <strong>nel</strong>le acque <strong>di</strong> una risaia ritirata dalla produzione<br />
agricola. La Comunità Europea, per far fronte agli eccessi produttivi <strong>di</strong> cereali, ha<br />
contingentato le produzioni agricole fino alla fine del 2008 (Regolamento CE n.<br />
1272/1988), invitando gli agricoltori a destinare una parte della superficie agricola alla<br />
―non coltura‖ o ad usi alternativi (terreni detti set-aside), il tutto collegato ad incentivi<br />
economici ed ai criteri d‘attuazione della politica agricola comunitaria (PAC). E‘ stata<br />
in<strong>di</strong>viduata una risaia <strong>di</strong>sponibile <strong>nel</strong>le vicinanze del Comune <strong>di</strong> Mortara (Pv) ed il 25<br />
maggio 2008, il 30 maggio 2009 e 2010, vi sono state immesse circa 30.000 larve ottenute<br />
da un nastro deposto in vasca dallo stock <strong>di</strong> riproduttori del Ti<strong>nel</strong>la. La superficie messa a<br />
<strong>di</strong>sposizione è stata <strong>di</strong> circa 1200 m 2 . L‘acqua usata per il riempimento della risaia<br />
derivava in parte da una risorgiva localizzata vicino alla risaia stessa ed in parte da un<br />
canale irriguo. Il flusso d‘acqua poteva essere regolato a piacere, entro 0,2 ed 1,2 m 3 min -<br />
1 . Nel 2010, a <strong>di</strong>fferenza delle due annate precedenti, la risaia è stata preparata con un<br />
solco centrale profondo circa 90 cm e largo 1,5 m. Questo solco è stato ideato per poter<br />
facilitare le attività <strong>di</strong> recupero del pesce e per ridurre la predazione da parte <strong>di</strong> uccelli<br />
ittiofagi come la garzetta (Egretta garzetta)e l‘airone cenerino (Ardea cinerea), <strong>nel</strong>la<br />
zona molto abbondanti. Nello stesso tempo il solco potrebbe facilitare lo sviluppo dello<br />
zoobenthos importante alimento per gli avannotti <strong>di</strong> persico.<br />
Durante le prove, ogni 15 giorni, sono stati monitorati i principali parametri chimico-fisici<br />
dell‘acqua in ingresso ed in uscita: concentrazione e percentuale <strong>di</strong> saturazione <strong>di</strong><br />
ossigeno, temperatura e pH. Oltre a ciò, con scadenza mensile, è stato effettuato un<br />
PAGINA 121
monitoraggio dell‘accrescimento dello stock. Con l‘ausilio <strong>di</strong> una ―bilancia‖ con maglia<br />
da 0,5 cm venivano pescati circa 50 in<strong>di</strong>vidui sui quali venivano effettuate una serie <strong>di</strong><br />
misurazioni biometriche: lunghezza totale (cm), lunghezza standard (cm) e peso (g).<br />
Durante i campionamenti veniva anche osservato l‘aspetto esterno degli in<strong>di</strong>vidui<br />
catturati al fine <strong>di</strong> determinare la presenza <strong>di</strong> parassiti o segni <strong>di</strong> batteriosi in corso. Il 18<br />
settembre 2008 ed il 12 ottobre 2009, la risaia è stata svuotata e tutti gli in<strong>di</strong>vidui presenti (n<br />
≈ 13.500 <strong>nel</strong> 2008 e n ≈ 15.600 <strong>nel</strong> 2009) sono stati prelevati e trasportati presso l‘incubatoio<br />
ittico del Ti<strong>nel</strong>la. Dopo un periodo <strong>di</strong> quarantena, circa il 90% <strong>di</strong> essi è stato liberato <strong>nel</strong><br />
<strong>Lago</strong> mentre una piccola parte è stata mantenuta in impianto ad integrazione dello stock<br />
<strong>di</strong> avannotti presente.<br />
I campionamenti effettuati <strong>nel</strong>la risaia per il monitoraggio dello stock, hanno mostrato una<br />
crescita costante in tutte e due le annate. Tenendo conto che la prova del 2010 è<br />
tutt‘ora in corso, riportiamo comunque i primi dati relativi al tasso <strong>di</strong> accrescimento delle<br />
post-larve immesse. Come mostrato in Figura 4.19, il peso me<strong>di</strong>o degli avannotti derivanti<br />
dalla risaia alla fine <strong>di</strong> settembre 2008 e 2009 (rispettivamente 2,17±0,6 g e 2,19±0,7 g) non<br />
mostra <strong>di</strong>fferenze significative, (p>0,05). Come riportato <strong>nel</strong>lo stesso grafico, effettuando<br />
un confronto tra pesci allevati in vasca ed in risaia per le tre annate, il peso me<strong>di</strong>o finale<br />
degli avannotti allevati in risaia <strong>nel</strong> 2008 e <strong>nel</strong> 2009, è risultato significativamente inferiore<br />
(p
mantenuta più bassa. Negli stessi anni, a causa <strong>di</strong> questa grande produzione <strong>di</strong> piante<br />
acquatiche in pochi centimetri d‘acqua, anche la ricerca dell‘alimento potrebbe essere<br />
risultata <strong>di</strong>fficoltosa, innescando fenomeni <strong>di</strong> competizione intraspecifica e cannibalismo.<br />
A questo proposito, potrebbe essere consigliabile in futuro un <strong>di</strong>serbo preventivo della<br />
risaia in aprile-maggio, prima dell‘immissione degli avannotti. Inoltre anche le con<strong>di</strong>zioni<br />
metereologiche, verificatesi <strong>nel</strong> 2010, potrebbero avere favorito il crearsi <strong>di</strong> un substrato<br />
alimentare particolarmente ricco.<br />
°<br />
Risaia-08<br />
* °<br />
Risaia-10<br />
*<br />
Figura 4.19: Confronto del tasso <strong>di</strong> accrescimento del novellame allevato in risaia set-aside (2008-2010) e<br />
quello allevato in vasca. Nel grafico che riporta il dato <strong>di</strong> accrescimento per l‘anno 2010, la zona in grigio<br />
in<strong>di</strong>ca un calcolo previsionale dell‘accrescimento (ve<strong>di</strong> testo). (*) in<strong>di</strong>ca che la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> accrescimento<br />
tra persici allevati in risaia e quelli in vasca è statisticamente significativa (p
La percentuale <strong>di</strong> sopravvivenza (2008-2009)degli avannotti non ha superato il 25% (circa<br />
7.200 in<strong>di</strong>vidui) e la causa potrebbe essere dovuta principalmente alla predazione da<br />
parte <strong>di</strong> uccelli ittiofagi come aironi cenerini (Ardea cinerea), garzette (Egretta garzetta)<br />
ed altri Ardei<strong>di</strong> spesso presenti sulle rive ed all‘interno della risaia. Se da un lato le piante<br />
acquatiche cresciute <strong>nel</strong>la risaia hanno limitato gli spostamenti del pesce<br />
compromettendone le performance <strong>di</strong> accrescimento, dall‘altro hanno sicuramente<br />
contribuito alla sua protezione. Per quanto riguarda invece il 2010, i primi rilevamenti<br />
hanno mostrato una maggiore presenza <strong>di</strong> persico rispetto alle annate precedenti,<br />
soprattutto a livello della zona del solco. Sulla base del campionamento <strong>di</strong> luglio si può<br />
per ora prevedere una percentuale <strong>di</strong> sopravvivenza finale prossima al 50% dello stock<br />
immesso.<br />
La tecnica <strong>di</strong> svezzamento ed allevamento del novellame <strong>di</strong> persico in risaia, pur<br />
lasciando spazi a successivi miglioramenti, si mostra particolarmente promettente per la<br />
produzione a costi contenuti, <strong>di</strong> una sufficiente quantità <strong>di</strong> persico da immettere <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Le limitazioni indotte dalla necessità <strong>di</strong> svuotare la risaia entro il mese <strong>di</strong><br />
settembre o inizi <strong>di</strong> ottobre, non è <strong>di</strong> per se un ostacolo in quanto i giovanili 0+ <strong>di</strong> oltre 6<br />
mesi ottenuti, sarebbero già in grado <strong>di</strong> affrontare le successive fasi <strong>di</strong> sviluppo <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong><br />
con per<strong>di</strong>te da predazione molto contenute (Vedasi Tabella 4.1 e pag. 150). Inoltre le<br />
immissioni <strong>di</strong> pesce allo scopo <strong>di</strong> ripopolamento degli stock ittici naturali, dovrebbero<br />
essere effettuate con pesci caratterizzati ―rusticità‖ tipica dei pesci selvatici, Forneris et al.<br />
(1996), caratteristica presente nei persici allevati in risaia su catena trofica naturale.<br />
4.3 ALLEVAMENTO IN ACCUMULATORE DI PLANCTON<br />
Larve e post-larve <strong>di</strong> persico, per la loro alimentazione zooplanctofaga, crescono<br />
efficacemente <strong>nel</strong>le acque del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, affrontando tuttavia imponenti rischi <strong>di</strong><br />
predazione. Una fase <strong>di</strong> allevamento in ambiente protetto, come ad esempio in gabbie<br />
<strong>di</strong> rete flottanti, annulla da un lato la minaccia costituita dai predatori limitando però la<br />
<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> risorsa alimentare. L‘illuminazione notturna all‘interno delle gabbie,<br />
sfruttando il fototattismo 4 degli organismi planctonici, potrebbe almeno in parte, ovviare<br />
al problema, attirando il plancton e concentrandolo all‘interno della gabbia <strong>di</strong> rete. Il<br />
pesce persico è una specie che si presta ad un tipo <strong>di</strong> allevamento in ambienti confinati<br />
(gabbie galleggianti, vasche, ecc.) grazie alle sue abitu<strong>di</strong>ni gregarie, alla relativamente<br />
bassa aggressività e alla <strong>di</strong>eta sufficientemente opportunista (Fontaine et al., 1996).<br />
4 Fototattismo: Movimento <strong>di</strong> un organismo guidato da stimoli luminosi.<br />
PAGINA 124
Al fine <strong>di</strong> valutare il beneficio <strong>di</strong> tale tecnica, <strong>nel</strong> 2008, è stata allestita una gabbia <strong>di</strong> rete<br />
galleggiante e sono state effettuate prove <strong>di</strong> allevamento. La struttura utilizzata per le<br />
prove è stata posta <strong>nel</strong>la zona nord del bacino, vicino alla foce del torrente Ti<strong>nel</strong>la. La<br />
gabbia, con un volume <strong>di</strong> 2,5 m 3 , veniva illuminata durante le ore notturne da una<br />
lampada led (60W, 24V) alimentata da una batteria ricaricabile collegata ad un pan<strong>nel</strong>lo<br />
solare. Il pan<strong>nel</strong>lo e la batteria erano posizionati su <strong>di</strong> una piccola piattaforma<br />
galleggiante, vicina alla gabbia (Figura 4.20). Per poter valutare le <strong>di</strong>namiche dello<br />
zooplancton sia all‘interno che all‘esterno della gabbia, sono stati effettuati<br />
campionamenti settimanali durante tutto il periodo della sperimentazione. Il primo<br />
campionamento è stato effettuato <strong>nel</strong> corso <strong>di</strong> un intero ciclo <strong>di</strong> 24 h, per poter osservare<br />
quali fossero le ore <strong>di</strong> maggiore accumulo; visti i primi risultati, gli altri campionamenti sono<br />
stati effettuati solo durante ore notturne.<br />
Figura 4.20: Visione d‘insieme della struttura reggente la gabbia e del pan<strong>nel</strong>lo solare collegato al sistema<br />
d‘illuminazione.<br />
Ogni ciclo <strong>di</strong> campionamenti prevedeva il prelievo <strong>di</strong> tre campioni d‘acqua in tre <strong>di</strong>versi<br />
punti: un punto <strong>di</strong> controllo posto a 15 m dalla gabbia, un punto a ridosso della rete<br />
esterna della gabbia ed un terzo punto all‘interno della stessa. I campioni venivano<br />
prelevati me<strong>di</strong>ante bottiglia <strong>di</strong> Ruttner dalla capacità <strong>di</strong> 1 litro. Durante i prelievi venivano<br />
monitorati anche alcuni parametri chimici e fisici dell‘acqua, quali concentrazione e<br />
percentuale <strong>di</strong> saturazione <strong>di</strong> ossigeno, assieme alla temperatura (°C), pH. Queste misure<br />
venivano ripetute per ogni metro della colonna d‘acqua, partendo dalla superficie fino al<br />
PAGINA 125
fondo (-7 m). La densità dello zooplancton nei campioni prelevati, è stata valutata<br />
tramite filtrazione su filtri da 4,9 cm <strong>di</strong> <strong>di</strong>metro e porosità 0,45 μm. Tutti gli organismi contati<br />
ed osservati sono stati classificati a livello <strong>di</strong> genere tramite l‘utilizzo <strong>di</strong> manuali specifici<br />
(CNR: Guide per il riconoscimento delle specie animali delle acque interne).<br />
Nel corso del primo campionamento <strong>di</strong> 24 ore, la densità <strong>di</strong> zooplancton all‘interno della<br />
gabbia durante le ore <strong>di</strong>urne è risultata pari a 10 (±4) zooplanctonti l -1 , significativamente<br />
inferiore (p
isultato <strong>di</strong> circa 830 zooplanctonti pesce -1 . Pur trattandosi <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza simile<br />
a quello riscontrato durante le prove <strong>di</strong> laboratorio (vedasi paragrafo 4.3) e pur<br />
permettendo un il mantenimento <strong>di</strong> un‘alimentazione <strong>di</strong> base per le post-larve, è<br />
comunque molto inferiore alla capacità predatoria osservata durante le prove <strong>di</strong><br />
laboratorio che può raggiungere, con adeguata <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> prede, anche 14.000<br />
zooplanctonti consumati <strong>nel</strong>l‘arco <strong>di</strong> 14 ore <strong>di</strong> luce (vedasi paragrafo 4.3).<br />
N° zooplanctonti l -1<br />
Tempo (ore)<br />
Figura 4.22: Densità me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> zooplancton <strong>nel</strong>la gabbia e negli altri due punti <strong>di</strong> campionamento (Esterno<br />
gabbia, punto <strong>di</strong> controllo a 15 m) durante l‘intero periodo <strong>di</strong> sperimentazione (90 gg) del 2008. È stata<br />
osservata una <strong>di</strong>fferenza statisticamente significativa (p
40,2%, i Copepo<strong>di</strong> il 25,2 ed i rotiferi il 34,6%. I dati raccolti sono risultati simili a quelli<br />
osservati da altri autori che hanno effettuato prove <strong>di</strong> allevamento in laghi eutrofici.<br />
(Žiliukiene e Ziliukas, 2006; Žiliukiene, 2004).<br />
All‘inizio della sperimentazione, le post-larve presentavano un peso me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 0,25 ± 0,082<br />
g, significativamente inferiore (p
formanti la comunità zooplanctonica. Quin<strong>di</strong>, larve e post-larve <strong>di</strong> persico, tendono a<br />
selezionare prede <strong>di</strong> maggiori <strong>di</strong>mensioni in relazione all‘aumento del fabbisogno<br />
energetico. Secondo Nikolsky (1963), una <strong>di</strong>eta planctofaga prolungata non garantisce<br />
un bilancio energetico positivo, perciò è necessario il passaggio ad altri tipi <strong>di</strong> prede,<br />
caratterizzate da un ―rewar<strong>di</strong>ng‖ più vantaggioso e con valori nutrizionali più elevati.<br />
Quin<strong>di</strong> il fatto che i pesci siano rimasti confinati all‘interno della gabbia e che abbiano<br />
avuto accesso a risorse alimentari meno varie è più limitate o <strong>di</strong> minori <strong>di</strong>mensioni, rispetto<br />
ai coetanei selvatici, ha fatto si che all‘aumentare della taglia del predatore non si sia<br />
verificato il passaggio verso una <strong>di</strong>eta energeticamente più adeguata come, per<br />
esempio, larve e pupe <strong>di</strong> Chironomi<strong>di</strong> (Žiliukiene e Ziliukas, 2006) riducendo così il tasso <strong>di</strong><br />
accrescimento.<br />
Per quanto riguarda il tasso <strong>di</strong> accrescimento specifico (SGR%) calcolato per lo stock <strong>di</strong><br />
pesci allevati in gabbia per 90 giorni, è risultato del 1,4% contro quello dei selvatici del<br />
3,51% (Tabella 4.7). Valori <strong>di</strong> SGR <strong>di</strong> questo tipo sono giustificati dal fatto che gli stock ittici<br />
su cui sono stati calcolati, avevano taglie <strong>di</strong> partenza significativamente <strong>di</strong>fferenti. Infatti, il<br />
peso iniziale delle post-larve poste <strong>nel</strong>la gabbia <strong>nel</strong> mese <strong>di</strong> giugno 2007 (0,25 ± 0,08 g), è<br />
risultato significativamente inferiore (p
stock allevato con questo sistema è quin<strong>di</strong> strettamente legato alle abitu<strong>di</strong>ni alimentari e<br />
all‘aggressività della specie allevata. Come osservato da Rösch e Eckman (1986) <strong>nel</strong> caso<br />
<strong>di</strong> specie non carnivore allevate in gabbie illuminate e in assenza <strong>di</strong> malattie o parassitosi,<br />
il tasso <strong>di</strong> sopravvivenza può aumentare considerevolmente raggiungendo anche valori<br />
vicini al 90%. Oltre che al cannibalismo, altri problemi possono intervenire <strong>nel</strong>l‘allevamento<br />
in gabbie galleggianti, come basse densità <strong>di</strong> zooplancton dovute alle <strong>di</strong>namiche<br />
naturali, la presenza <strong>di</strong> altre specie planctofaghe (Scar<strong>di</strong>nius erythrophtalmus, Coregonus<br />
sp.) al <strong>di</strong> fuori della gabbia che possono ridurre le risorse alimentari in ingresso, malattie e<br />
parassitosi che in alcuni casi possono anche decimare lo stock allevato (Champigneulle e<br />
Béltran, 1996).<br />
4.3.1 Monitoraggio delle acque<br />
Già durante i primi anni ‘70 del XX secolo, l‘eutrofizzazione delle acque del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
aveva compromesso in parte gli equilibri della catena trofica comportando una drastica<br />
riduzione degli stock ittici pregiati, tra i quali anche quelli <strong>di</strong> persico (Giorgetti e Zanetti,<br />
comunicazione personale). L‘anossia degli strati profon<strong>di</strong>, la forte produttività epilimnica e<br />
fenomeni <strong>di</strong> up-welling che spesso si verificano durante i perio<strong>di</strong> estivo ed autunnale,<br />
possono arrecare forti <strong>di</strong>sagi alla fauna ittica provocando spesso morie massive <strong>di</strong> pesce.<br />
Queste caratteristiche hanno reso necessario, specialmente durante le prove <strong>di</strong><br />
allevamento in gabbia, il monitoraggio costante <strong>di</strong> alcuni dei principali parametri fisici<br />
dell‘acqua, quali temperatura, ossigeno <strong>di</strong>sciolto, pH. Nel corso delle prove ed in<br />
occasione dei campionamenti ittici, sono state effettuate anche analisi dell‘acqua per la<br />
titolazione dei principali inquinanti quali azoto ammoniacale e nitroso. Per una<br />
approfon<strong>di</strong>ta documentazione sulla qualità delle acque del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, si rimanda<br />
alla documentazione dell‘ARPA (2009). Le informazioni <strong>di</strong> seguito riportate sono limitate ai<br />
parametri <strong>di</strong> qualità che <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> sono critici per la vita del persico, monitorati<br />
<strong>nel</strong> corso della prova <strong>di</strong> allevamento in gabbia galleggiante.<br />
- Temperatura<br />
La temperatura nei mesi estivi, ha mostrato un andamento tipico <strong>di</strong> un <strong>Lago</strong> meromittico<br />
durante la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> stratificazione termica (Lalumera, 2003), con temperature<br />
elevate negli strati superficiali (23,5 ± 1,94 °C ad 1 metro <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà) e temperature più<br />
basse (19 ± 1,15 °C a 7 metri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà) al <strong>di</strong> sotto del termoclino localizzato tra 3 e 4<br />
metri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà. La temperatura me<strong>di</strong>a dell‘acqua osservata nei primi 4 m della<br />
PAGINA 130
colonna d‘acqua, è stata <strong>di</strong> 23,3 1,93 °C, mentre tra i 5 m <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà ed il fondo (7 m),<br />
si è assistito ad una <strong>di</strong>minuzione netta della temperatura <strong>di</strong> circa 3,5 °C (Figura 4.24).<br />
Figura 4.24: Andamento della temperatura me<strong>di</strong>a dell‘acqua (°C) fino ai 7 m <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
La temperatura rilevata durante la sperimentazione, nei primi tre metri della colonna<br />
d‘acqua, è risultata tra 21 e 25,4 °C, ossia vicina all‘optimum termico per il persico, , come<br />
in<strong>di</strong>cato da Ferguson (1958) e Hokanson (1977).<br />
- Ossigeno<br />
La specie, in relazione alla temperatura ed alla qualità dell‘acqua, può sopravvivere<br />
anche in presenza <strong>di</strong> concentrazioni piuttosto basse <strong>di</strong> O2, ossia fino a 2,5 mg l -1 (Thorpe,<br />
1977), anche se il livello critico, al <strong>di</strong> sotto del quale le attività metaboliche del persico<br />
risultano ridotte al minimo è <strong>di</strong> 7 mg l -1 a 20 °C Fry (1957).<br />
La curva dell‘andamento della concentrazione <strong>di</strong> ossigeno, Figura 4.25, mostra un<br />
andamento clinogrado. In questi casi, la concentrazione <strong>di</strong> ossigeno mostra una<br />
variabilità accentuata all‘interno della colonna d‘acqua. In superficie si osservava una<br />
leggera sovra-saturazione <strong>di</strong> O2 (113%) con una concentrazione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 9,5 2,05 mg l -1 .<br />
All‘aumentare della profon<strong>di</strong>tà, la concentrazione tendeva a <strong>di</strong>minuire fino a -3 m 7,56 <br />
1,38 mg l -1 ). Al <strong>di</strong> sotto dei 4 m, avveniva un calo drastico della concentrazione <strong>di</strong><br />
ossigeno che sul fondo (-7 m), si attestava su un valore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 0,27 0,50 mg l -1 .<br />
PAGINA 131
Figura 4.25: Andamento della concentrazione <strong>di</strong> Ossigeno <strong>di</strong>sciolto (mg l -1 ) all‘interno della colonna d‘acqua<br />
(0-7 m) <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
In una sola occasione, durante il nostro monitoraggio, a causa <strong>di</strong> un fenomeno <strong>di</strong> up-<br />
welling (20-08-2007) che ha rimescolato in parte le acque ipolimniche con quelle<br />
epilimniche, la concentrazione <strong>di</strong> ossigeno è scesa fino ad un valore <strong>di</strong> 6,5 mg l -1 anche in<br />
superficie.<br />
Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> anossia degli strati ipolimnico, rimangono un problema irrisolto <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>. La perdurante con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> scarsa ossigenazione degli strati profon<strong>di</strong> e la<br />
presenza <strong>di</strong> sacche anossiche, influiscono sugli equilibri all‘interno della comunità ittica,<br />
sfavorendo ampiamente le specie più esigenti, in favore <strong>di</strong> specie euriecie infestanti,<br />
come per esempio il carassio.<br />
- pH<br />
Il pH, ha mostrato un andamento paragonabile a quello dalla temperatura e<br />
dell‘ossigeno <strong>di</strong>sciolto, anche se il campo <strong>di</strong> variazione tra superficie e fondo è risultato <strong>di</strong><br />
un solo punto <strong>di</strong> pH. Il valore me<strong>di</strong>o registrato <strong>nel</strong>l‘intera colonna d‘acqua è stato molto<br />
elevato, pari a 9,08 0,32, tuttavia è stato osservato che i valori registrati a sette metri <strong>di</strong><br />
profon<strong>di</strong>tà erano leggermente meno alcalini <strong>di</strong> quelli superficiali (8,6 0,21). (Figura 4.26).<br />
PAGINA 132
Il valore <strong>di</strong> pH fortemente alcalino <strong>nel</strong>lo strato epilimnico, è indubbiamente dovuto<br />
all‘elevata produzione primaria ed al conseguente utilizzo della CO2 libera da parte del<br />
fitoplancton (Lalumera, 2003).<br />
Figura 4.26: Andamento del pH <strong>nel</strong>la colonna d‘acqua (0-7 m) <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.<br />
Viceversa, l‘abbassamento del pH <strong>nel</strong>lo strato ipolimnico, è invece da attribuirsi<br />
all‘ambinete riducente che si viene a creare in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ipossia/anossia. La<br />
biodegradazione delle particelle <strong>di</strong> se<strong>di</strong>mento consuma ossigeno, ne consegue una<br />
riduzione della concentrazione ed un e accumulo <strong>di</strong> anidride carbonica, con un<br />
conseguente abbassamento del pH. Lalumera (2003), riporta il pH me<strong>di</strong>o <strong>nel</strong>la colonna<br />
d‘acqua pari a 7,8 con un minimo <strong>di</strong> 6,3 fino ad un massimo <strong>di</strong> 10,6 <strong>nel</strong> corso del 2003. La<br />
letteratura riporta che il persico può sopravvivere a valori <strong>di</strong> pH compresi tra 5,0 e 10,0<br />
(Craig, 2001; Dawn et al., 2005). In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> pH superiori a 10 però, si osserva una<br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>nel</strong>l‘escrezione <strong>di</strong> ammoniaca, con conseguente aumento dell‘ammoniaca.<br />
Inoltre in queste con<strong>di</strong>zioni si osservano <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfunzioni fisiologiche a danno della<br />
funzionalità muscolare e branchiale (Dawn et al., 2005). Al contrario, livelli <strong>di</strong> pH < 5<br />
possono causare alti tassi <strong>di</strong> mortalità <strong>nel</strong>le popolazioni <strong>di</strong> persico presenti in laghi con<br />
bassa alcalinità e alte concentrazioni <strong>di</strong> alluminio in soluzione. Bassi livelli <strong>di</strong> pH sono<br />
associati ad elevate concentrazioni <strong>di</strong> alluminio <strong>nel</strong> sangue a causa della sua solubilità a<br />
pH < 5,5. Quando il pH aumenta, l‘alluminio precipita causando il blocco della capacità<br />
respiratoria delle branchie (Linløkken et al., 2007). Un fenomeno analogo potrebbe<br />
PAGINA 133
presentarsi <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> anche nei confronti <strong>di</strong> terre quali il Lantanio, qualora<br />
venissero eventualmente utilizzate per la segregazione del fosforo in eccesso.<br />
- Composti dell’azoto<br />
Il persico è molto sensibile ai composti dell‘azoto come ammoniaca e nitriti, soprattutto<br />
<strong>nel</strong>lo sta<strong>di</strong>o larvale. Dati <strong>di</strong> letteratura (Toner e Rougeot, 2008) riportano, come la<br />
concentrazione massima <strong>di</strong> ammoniaca in<strong>di</strong>ssociata alla quale larve <strong>di</strong> persico possono<br />
sopravvivere sia 0,02 mg l -1 (Tabella 4.8). L‘equilibrio dell‘azoto ammoniacale, (NH3→ NH4),<br />
è controllato dal pH della soluzione. Con l‘aumentare del pH aumenta la percentuale <strong>di</strong><br />
azoto ammoniacale in forma non ionizzata (N-NH3) che è tossica. Ciò si verifica con gli<br />
elevati valori <strong>di</strong> pH del <strong>Lago</strong> che favoriscono la presenza <strong>di</strong> ammoniaca in forma tossica.<br />
La sensibilità all‘azoto ammoniacale è <strong>di</strong>versa tra le specie ittiche ed è anche influenzata<br />
da altri fattori, quali temperatura e pressione <strong>di</strong> ossigeno.<br />
Secondo Rand e Petrocelli, 1985, in acqua dolce, un‘esposizione cronica a<br />
concentrazioni <strong>di</strong> ammoniaca vicine a 0,05 mg l -1 , comporta problemi per i pesci. In<br />
letteratura sono riportate raccomandazioni per le concentrazioni <strong>di</strong> ammoniaca<br />
in<strong>di</strong>ssociata in ambiente acquatico. I dati riportano come concentrazione critica per<br />
l‘azoto ammoniacale in acqua dolce valori < 0,1 mgl -1 come N-NH3(Emerson et al., 1975;<br />
EIFAC, 1986;). In relazione poi alla <strong>di</strong>versa sensibilità della specie ed allo sta<strong>di</strong>o vitale, le<br />
concentrazioni <strong>di</strong> azoto ammoniacale critiche, variano da un minino <strong>di</strong> 0,02 mgl -1 per<br />
pesci allo sta<strong>di</strong>o larvale, 0,07 mgl -1 per specie adulte sensibili come i salmoni<strong>di</strong> e < 0,1 mgl -1<br />
per le specie più resistenti come i ciprini<strong>di</strong> limnofili (carpa, carassio, ecc..) (Messer et al.,<br />
1984). Elevati livelli <strong>di</strong> azoto ammoniacale possono debilitare il pesce, rendendolo più<br />
vulnerabile a parassitosi o malattie, incidendo quin<strong>di</strong> anche in<strong>di</strong>rettamente sul tasso <strong>di</strong><br />
mortalità (Hargreaves & Kucuk, 2001).<br />
Purtroppo gli effetti <strong>di</strong> un‘esposizione per lunghi perio<strong>di</strong> del pesce all‘ammoniaca non<br />
sono del tutto chiari e sono limitati ad alcune delle principali specie allevate come la trota<br />
o la spigola (Pinto et al., 2007). Lee (2008) ha svolto uno stu<strong>di</strong>o sulla tossicità<br />
dell‘ammoniaca <strong>nel</strong> persico giallo (<strong>Perca</strong> flavescens), riportando, per l‘ammoniaca, un<br />
valore letale per il 50% degli in<strong>di</strong>vidui (LC50) pari a 0,77 mg l -1 , ma si è trattato <strong>di</strong> esposizioni<br />
acute per 2-4 giorni.<br />
L‘Agenzia per la Protezione dell‘Ambiente Americana (USEPA, 1985) riporta come limite<br />
massimo da non superare in ambiente naturale, una concentrazione <strong>di</strong> ammoniaca pari<br />
a 0,07 mg l -1 .<br />
PAGINA 134
Secondo dati dell‘ARPA <strong>nel</strong> 2008 <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> la concentrazione <strong>di</strong> N-NH3 ha<br />
superato tale limite <strong>nel</strong> mese <strong>di</strong> ottobre, dove ha raggiunto <strong>nel</strong>l‘epilimnio valori superiori a<br />
0,08 mg l -1 . Nell‘ipolimnio invece le concentrazioni sono risultate superiori a 0,13 mg l -1 .<br />
Probabilmente questo avvenimento è stato casuale e limitato <strong>nel</strong> tempo, visto che negli<br />
altri mesi dell‘anno le concentrazioni <strong>di</strong> N-NH3 <strong>nel</strong>l‘epilimnio sono sempre risultate<br />
significativamente più basse rispetto al limite in<strong>di</strong>cato in letteratura. Se però il fenomeno<br />
dovesse verificarsi nei mesi primaverili (aprile-maggio) quando la maggior parte delle<br />
specie ittiche si riproduce, potrebbero verificarsi mortalità massive degli sta<strong>di</strong> larvali e<br />
post-larvali.<br />
Anche il nitrito (NO2 - ) è tossico per la fauna ittica, se raggiunge concentrazioni superiori a<br />
0,1 mgl -1 (Wickins, 1981; USEPA, 1985). La concentrazione <strong>di</strong> nitrito (NO2 - ) <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong> per il 2008 riportata da ARPA (2009) supera il livello <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a solo negli strati<br />
profon<strong>di</strong> e durante il periodo <strong>di</strong> massima stratificazione delle acque.<br />
Tabella 4.8: Limiti <strong>di</strong> concentrazione <strong>di</strong> composti dell‘azoto, pH, ossigeno <strong>di</strong>sciolto ed anidride carbonica,<br />
raccomandati per la vita del persico in acqua dolce (Toner e Rougeot, 2008).<br />
Variabili Limiti raccomandati<br />
pH 6--9<br />
Ammoniaca NH3 < 0,02 mgl -1<br />
-<br />
Nitrati NO3 < 1 mgl -1<br />
-<br />
Nitriti NO2 < 0,1 mgl -1<br />
Ossigeno <strong>di</strong>sciolto (DO)<br />
> 4 mgl -1<br />
5-10 mgl -1<br />
CO 2<br />
Soli<strong>di</strong> sospesi<br />
Cl -<br />
Cloro libero<br />
PAGINA 135<br />
< 80 mgl -1<br />
> 4 mgl -1<br />
> 0,003 mgl -1<br />
In conclusione, alcuni parametri <strong>di</strong> qualità che caratterizzano le acque del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong>, <strong>di</strong>ventano spesso marginali riducendo il volume idrico <strong>nel</strong> quale il persico può<br />
sopravvivere, crescere e riprodursi. Non possiamo escludere che con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> per se<br />
estreme, non abbiano selezionato un genotipo <strong>di</strong> P. <strong>fluviatilis</strong> adattato alla sopravvivenza<br />
agli elevati valori <strong>di</strong> pH o <strong>di</strong> ammoniaca che si osservano <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>.
5. Conclusioni<br />
del persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
La ricerca svolta, si è concentrata sullo stu<strong>di</strong>o della biologia e dell‘ecologia del persico<br />
reale (<strong>Perca</strong> <strong>fluviatilis</strong>) <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Lo stu<strong>di</strong>o si è focalizzato sia sul monitoraggio<br />
<strong>di</strong>retto della specie <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> (abitu<strong>di</strong>ni alimentari, accrescimento e riproduzione) sia sullo<br />
stu<strong>di</strong>o in campo ed in laboratorio, <strong>di</strong> quei fattori, biotici ed abiotici che influenzano la<br />
popolazione durante il suo ciclo vitale come: pesca, predazione da parte <strong>di</strong> uccelli e<br />
pesci ittiofagi, competizione interspecifica con specie alloctone e stress ambientali.<br />
Oltre a questo, sono state effettuate prove <strong>di</strong> allevamento della specie in cattività,<br />
partendo dalla riproduzione in ambiente controllato ed allo svezzamento larvale fino<br />
all‘accrescimento <strong>di</strong> giovanili ed adulti.<br />
In questo capitolo saranno riassunti tutti i principali risultati della ricerca svolta e riportate le<br />
più significative conclusioni e raccomandazioni a cui le attività <strong>di</strong> campo e <strong>di</strong> laboratorio<br />
sono giunte.<br />
ACCRESCIMENTO IN AMBIENTE NATURALE<br />
- Il persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> mostra un tasso <strong>di</strong> accrescimento, molto buono,<br />
quando confrontato con quello <strong>di</strong> popolazioni residenti in altri laghi europei o pre-<br />
alpini. Ciò è peraltro curioso, per il fatto che <strong>nel</strong>la <strong>di</strong>eta del persico del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Varese</strong> è carente la presenza <strong>di</strong> pesce foraggio e la specie si deve adattare per<br />
un tempo più lungo ad un‘alimentazione con rewar<strong>di</strong>ng limitato, come<br />
zooplancton e zoobenthos.<br />
- Le femmine, a parità <strong>di</strong> età, mostrano una taglia maggiore dei maschi; ciò<br />
potrebbe <strong>di</strong>pendere dalla <strong>di</strong>fferenza temporale della maturazione delle gona<strong>di</strong>.<br />
Le femmine, infatti, maturando le gona<strong>di</strong> dal terzo anno <strong>di</strong> età possono investire<br />
per più tempo il budget energetico per la crescita somatica. Ciò si tramuta in un<br />
maggior tasso <strong>di</strong> accrescimento(circa il 20% in più rispetto ai maschi <strong>di</strong> pari età).<br />
RIPRODUZIONE E MATURITÀ SESSUALE<br />
- L‘analisi delle gona<strong>di</strong> femminili, ha permesso <strong>di</strong> osservare una maturazione<br />
sincrona delle uova, che vengono deposte in un unico nastro ovarico. La<br />
fecon<strong>di</strong>tà assoluta osservata, varia da un minimo <strong>di</strong> 5.038 per femmine con<br />
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lunghezza compresa tra 16,5 e 18 cm (2+) fino ad un massimo <strong>di</strong> 45.000 uova<br />
osservato in una femmina <strong>di</strong> 27 cm (6+).<br />
- La stagione riproduttiva del persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, varia in relazione alle<br />
con<strong>di</strong>zioni termiche. Nei 4 anni <strong>di</strong> osservazione, l‘inizio della riproduzione è sempre<br />
stato osservato tra la prima e la seconda settimana <strong>di</strong> aprile per poi concludersi<br />
tra la prima e l‘ultima settimana <strong>di</strong> maggio. La durata me<strong>di</strong>a della riproduzione<br />
della specie <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> è quin<strong>di</strong> compresa tra 3 e 5 settimane. Questo periodo è<br />
particolarmente lungo e ciò potrebbe <strong>di</strong>pendere da una regolazione specie-<br />
specifica della riproduzione, per poter limitare fenomeni <strong>di</strong> competizione<br />
intraspecifica durante la scelta delle zone riproduttive, limitate solo ad alcuni<br />
punti del bacino. Inoltre ciò permette una <strong>di</strong>luizione della produzione <strong>di</strong> nuove<br />
generazioni <strong>di</strong> persico, contribuendo ad aumentare sia il tasso <strong>di</strong> sopravvivenza<br />
delle larve che la fitness della specie.<br />
- La forte riduzione <strong>di</strong> uova osservata dal 2007 in poi, può solo in parte essere<br />
spiegata con le con<strong>di</strong>zioni metereologiche avverse alla specie. Verosimile è un<br />
eccessivo sforzo <strong>di</strong> cattura operato dai vari tipi <strong>di</strong> cattura, compresi pesca e<br />
fauna ittiofaga, a scapito <strong>di</strong> riproduttori già in carriera <strong>di</strong> età 3+, 4+, negli anni<br />
interessati.<br />
- Lo stu<strong>di</strong>o ha permesso <strong>di</strong> osservare la grande vali<strong>di</strong>tà del posizionamento dei<br />
substrati artificiali (fascine) a sostegno della riproduzione del persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong>. La<br />
specie li utilizza attivamente e ciò garantisce un elevato successo riproduttivo e <strong>di</strong><br />
conseguenza un aumento della fitness. Inoltre le fascine possono anche fungere<br />
da ―nursery‖ durante il riassorbimento del sacco vitellino da parte delle larve,<br />
durante i primi sta<strong>di</strong> vitali.<br />
- La profon<strong>di</strong>tà ideale <strong>di</strong> posizionamento dei substrati artificiali è compresa tra 1,5<br />
ed 8 m e varia in relazione alla taglia del pesce e durante la stagione riproduttiva.<br />
- Le informazioni relative alle abitu<strong>di</strong>ni riproduttive del perisco, ottenute me<strong>di</strong>ante il<br />
monitoraggio dei substrati riproduttivi, risultano molto utili per una gestione<br />
razionale della pesca su questa specie. La <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> nastri, infatti, ha<br />
mostrato che la zona Sud del <strong>Lago</strong> (Biandronno-Bo<strong>di</strong>o Lomnago) è quella<br />
maggiormente frequentata durante il periodo riproduttivo. All‘incirca l‘80% dei<br />
nastri ovarici deposti nei 4 anni è stato osservato in questa zona. Una zona <strong>di</strong><br />
ban<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pesca è stata recentemente creata <strong>nel</strong>la zona Nord del <strong>Lago</strong> (foce<br />
del Torrente Ti<strong>nel</strong>la), una seconda potrebbe essere creata <strong>nel</strong>la zona Sud del<br />
bacino vista la grande abbondanza <strong>di</strong> nastri ovarici osservati. Le zone <strong>di</strong> ban<strong>di</strong>ta<br />
<strong>di</strong> pesca, risultando particolarmente appetibili ai pescatori de<strong>di</strong>ti al<br />
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acconaggio, potrebbero essere monitorate con web-cam ad un costo assai<br />
irrisorio. Nelle stesse zone sarebbe opportuno intensificare l‘attività <strong>di</strong> caccia<br />
selettiva al siluro.<br />
TASSO DI MORTALITÀ ANNUALE E SFRUTTAMENTO DELLA RISORSA<br />
- Me<strong>di</strong>ante il conteggio dei nastri ovarici osservati sui substrati riproduttivi, è stato<br />
possibile definire il numero <strong>di</strong> femmine e <strong>di</strong> maschi in età riproduttiva presenti <strong>nel</strong><br />
bacino. Tra il 2008 ed il 2009 si è osservato un calo netto del numero <strong>di</strong> nastri<br />
deposti (- 62%) e quin<strong>di</strong> del numero <strong>di</strong> femmine. Tenendo conto <strong>di</strong> quest‘ultimo<br />
dato e del dato <strong>di</strong> mortalità (Z) derivante dal prelievo dovuto alla pesca<br />
professionale e <strong>di</strong>lettantistica e da quello <strong>di</strong> uccelli ittiofagi, il tasso <strong>di</strong> mortalità<br />
annuale del persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> risulta dell‘80% tentativamente<br />
scomponibile in valori percentuali quali, 21% alla pesca professionale, 19.2 % alla<br />
pesca <strong>di</strong>lettantistica, 24% agli uccelli ittiofagi e 35% alla mortalità naturale. Anche<br />
se tale dato è simile a quello riportato da altri Autori per altri laghi europei, resta il<br />
fatto che il tasso <strong>di</strong> sfruttamento della risorsa <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, risulta molto<br />
elevato, soprattutto negli anni in cui la popolazione è più abbondante, come si è<br />
verificato tra il 2008 ed il 2009.<br />
- La rete con maglia da 25 mm, utilizzata per la pesca professionale, seleziona<br />
persici con taglia compresa tra 18 e 23 cm (2+-4+). Spesso quin<strong>di</strong> vengono<br />
catturate femmine che probabilmente non hanno ancora raggiunto la maturità<br />
sessuale, con una conseguente riduzione della fitness della specie stessa.<br />
- Le stime effettuate, interpolando i dati <strong>di</strong> deposizione con quelli <strong>di</strong> mortalità delle<br />
femmine <strong>nel</strong> bacino, hanno permesso <strong>di</strong> calcolare che il numero minimo <strong>di</strong><br />
femmine in età riproduttiva che deve essere presente ogni anno <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong>, per<br />
garantire una produzione ittica sufficiente al mantenimento della specie è <strong>di</strong><br />
almeno 60.000 fattrici.<br />
- Il modello <strong>di</strong> Beverton & Holt applicato alla coorte <strong>di</strong> persico (19-23), in<strong>di</strong>ca un<br />
tasso <strong>di</strong> sfruttamento ideale della specie pari a 3,9 t per anno. Considerando il<br />
prelievo della stagione <strong>di</strong> pesca 2008 (5,8 t), il valore calcolato dal modello<br />
suggerisce una riduzione del tasso <strong>di</strong> sfruttamento pari al 34%. Un primo step per la<br />
riduzione <strong>di</strong> tale sfruttamento potrebbe essere quello <strong>di</strong> effettuare maggiori<br />
controlli ed adottare alcune restrizioni per i pescatori amatoriali come, ad<br />
esempio introduzione <strong>di</strong> un numero massimo giornaliero <strong>di</strong> capi catturabili (20<br />
capi per persona) o vietare la pesca con determinate esche quali ciucciotti o<br />
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esca viva. La Provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, dalla stagione 2009, ha introdotto l‘utilizzo del<br />
libretto segna-catture per alcune delle più importanti specie ittiche come il<br />
luccio, il persico reale e la trota. Tale strumento, integrato con le informazioni<br />
derivanti dal pescato professionale, permetterà <strong>di</strong> quantificare il prelievo delle<br />
specie pregiate fornendo criteri oggettivi per verificare l‘adeguatezza delle scelte<br />
gestionali adottate. Inoltre, da Giugno 2008, la Provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> ha vietato la<br />
pesca <strong>di</strong>lettantistica alla traina con più <strong>di</strong> tre esche, <strong>nel</strong> tentativo <strong>di</strong> ridurre<br />
l‘impatto soprattutto sulle classi giovanili <strong>di</strong> persico. Oltre a ciò, tenendo presente<br />
l‘importanza storica e socio-culturale della pesca professionale, sarebbe<br />
comunque auspicabile, per una migliore gestione della risorsa, una raccolta dati<br />
obbligatoria anche da parte della Cooperativa Pescatori. Potrebbe essere<br />
introdotto, a titolo sperimentale, l‘utilizzo <strong>di</strong> reti con maglia da 28 mm, che<br />
consentirebbe la cattura <strong>di</strong> persici <strong>di</strong> taglia maggiore, riducendo l‘impatto della<br />
pesca su classi <strong>di</strong> età che hanno appena raggiunto la maturità sessuale.<br />
Visto il continuo aumento <strong>di</strong> contingenti svernanti <strong>di</strong> cormorano, sul territorio della<br />
Provincia <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> e visto l‘impatto che questi hanno sui popolamenti ittici,<br />
potrebbe essere auspicabile un più massiccio intervento per il contenimento<br />
della specie. La stima del consumo <strong>di</strong> pesce persico da parte dei cormorani sul<br />
<strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, anche se derivante da dati parziali, eguaglia quella del pescato<br />
professionale con circa 2,8 t / anno. Ma questa sarebbe anche l‘entità del danno<br />
arrecabile alla coorte <strong>di</strong> persico <strong>di</strong> età 3+, qualora come verificatosi <strong>nel</strong> 2008, con<br />
una sola estate <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssennata attività <strong>di</strong> pesca venissero catturate, in una decina<br />
<strong>di</strong> giornate circa 6.000 femmine 5 da 150 g <strong>di</strong> peso, con una per<strong>di</strong>ta<br />
corrispondente a circa 114.000.000 uova sulla stagione successiva.<br />
Bisogna considerare che oltre al prelievo <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> pesci, esistono numerosi effetti<br />
secondari che si ripercuotono sulla fauna ittica. Diversi stu<strong>di</strong> documentano una<br />
serie <strong>di</strong> effetti in<strong>di</strong>retti, conseguenti alla predazione da parte dei cormorani sulle<br />
comunità ittiche che vanno ad incidere sulla struttura <strong>di</strong> popolazione. Una delle<br />
principali problematiche deriva dal ferimento dei soggetti che sfuggono alla<br />
cattura e successivo con<strong>di</strong>zionamento dello stato <strong>di</strong> salute, maggiore<br />
suscettibilità a malattie e parassitosi trasmissibili anche a soggetti sani. In secondo<br />
luogo, la pressione predatoria esercitata dal cormorano, potrebbe alterare il<br />
comportamento dei pesci i quali, rafforzando il comportamento <strong>di</strong>fensivo,<br />
ridurrebbero il tempo de<strong>di</strong>cato al foraggiamento. Ne risulterebbe un danno non<br />
5 Si tratta <strong>di</strong> una stima, effettuata anche sulla base <strong>di</strong> testimonianze che riportano 30 barche <strong>di</strong> pescatori<br />
amatoriali presenti sul <strong>Lago</strong> tra luglio ed agosto 2008.<br />
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soltanto al patrimonio ittico, ma anche alle attività <strong>di</strong> pesca professionale e<br />
sportiva.<br />
SPETTRO ALIMENTARE E POSSIBILI FENOMENI DI COMPETIZIONE INTERSPECIFICA<br />
- L‘analisi dei contenuti stomacali ha mostrato un ampio spettro <strong>di</strong> categorie<br />
alimentari predate dal persico. Tra le principali troviamo, invertebrati acquatici<br />
come zooplancton e benthos la cui importanza <strong>nel</strong>la <strong>di</strong>eta varia in relazione alla<br />
stagione e <strong>di</strong> conseguenza alla loro abbondanza relativa <strong>nel</strong>l‘ambiente. Il persico<br />
potrebbe essere considerato una specie opportunista che <strong>di</strong>rige dal terzo anno <strong>di</strong><br />
vita in poi la sua <strong>di</strong>eta verso l‘ittiofagia.<br />
- La mancanza dell‘alborella potrebbe rappresentare un collo <strong>di</strong> bottiglia per<br />
l‘accrescimento del persico <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong>. Infatti, le altre popolazioni <strong>di</strong> ciprini<strong>di</strong><br />
presenti (scardola, gardon), a causa del loro veloce accrescimento sono<br />
<strong>di</strong>sponibili per il perisco solo durante il loro primo anno <strong>di</strong> vita, mentre l‘alborella,<br />
per via delle ridotte <strong>di</strong>mensioni, costituirebbe una buna specie foraggio<br />
catturabile dal persico fino al quarto-quinto anno <strong>di</strong> età.<br />
- La previsione, circa la sovrapposizione <strong>di</strong> nicchia e <strong>di</strong> competizione interspecifica<br />
calcolata per persico, gardon e pesce gatto, mostra probabilità molto elevate<br />
che l‘evento possa verificarsi. La produttività ancora elevata del <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>,<br />
associata all‘ampio range <strong>di</strong> prede presenti <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong>, consente tuttavia <strong>di</strong><br />
escludere, almeno per il momento, l‘instaurarsi <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> competizione tra le<br />
tre specie. Resta comunque il fatto che il gardon è una specie eurifagica, con<br />
una forte crescita demografica <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Come già successo in altri<br />
laghi prealpini come il Verbano, il gardon potrà presto <strong>di</strong>ventare il ciprinide<br />
dominante. Questa prospettiva, associata al lento ma costante fenomeno <strong>di</strong><br />
riduzione della trofia (re-oligotrofizzazione) in atto <strong>nel</strong> <strong>Varese</strong>, potrebbe<br />
rappresentare un problema per il mantenimento delle attuali con<strong>di</strong>zioni <strong>nel</strong>la<br />
catena trofica lacustre. Con queste premesse è forse il caso <strong>di</strong> intervenire il prima<br />
possibile con un piano <strong>di</strong> contenimento <strong>di</strong> questa specie alloctona ed<br />
eventualmente valorizzarne le carni per scopi alimentari.<br />
- Lo stu<strong>di</strong>o, avviato sulla <strong>di</strong>eta del siluro <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>, ha mostrato che la<br />
specie preda attivamente il persico, che rappresenta circa il 20% della sua <strong>di</strong>eta.<br />
La presenza <strong>di</strong> persico negli stomaci analizzati aumenta nei mesi invernali. Ciò<br />
potrebbe essere dovuto al fatto che, nei perio<strong>di</strong> più fred<strong>di</strong>, il persico staziona in<br />
folti branchi vicino al fondale, zona in cui il siluro svolge gran parte del suo ciclo<br />
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vitale. Lo stazionamento del persico in tale zona, la bassa attività della specie<br />
durante i mesi invernali e l‘istinto opportunista del siluro, potrebbero spiegare<br />
l‘aumento della presenza <strong>di</strong> persico <strong>nel</strong>la <strong>di</strong>eta del siluro tra l‘autunno e l‘inverno.<br />
La spiccata ittiofagia del siluro, legata all‘opportunismo alimentare, la strategia <strong>di</strong><br />
caccia e la grossa taglia, rendono la specie particolarmente invasiva e<br />
minacciosa, soprattutto in quegli ecosistemi già in parte compromessi da attività<br />
antropiche, come il <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Anche se non abbiamo ancora riscontri<br />
obiettivi, è ragionevole suggerire che proprio <strong>nel</strong>la fase riproduttiva, il siluro<br />
potrebbe costituire un grosso pericolo per i riproduttori <strong>di</strong> persico.<br />
PROVE DI ALLEVAMENTO DEL PERSICO<br />
- Me<strong>di</strong>ante la riproduzione controllata, dal 2007 al 2010, sono stati prodotti ed<br />
immessi <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> circa 1.700.000 tra larve, post-larve, avannotti e<br />
giovanili <strong>di</strong> persico reale.<br />
- La percentuale <strong>di</strong> fecondazione delle uova ottenute me<strong>di</strong>ante riproduzione<br />
assistita è risultata inferiore a quella osservata in ambiente naturale.<br />
Probabilmente ciò e dovuto allo stress che i riproduttori subiscono dalla presenza<br />
degli operatori ed anche da probabili carenze nutrizionali legate al mangime<br />
usato per il loro mantenimento. Sulla base dell‘esperienza con altre specie è<br />
tuttavia ragionevole pensare che questo problema sia in futuro superabile.<br />
- La temperatura gioca un ruolo fondamentale rispetto alle performance <strong>di</strong><br />
accrescimento della specie in ambiente controllato. Nel 2007 e <strong>nel</strong> 2008, infatti,<br />
grazie ad una più elevata temperatura dell‘acqua, l‘accrescimento degli<br />
avannotti è risultato significativamente maggiore <strong>di</strong> quello osservato <strong>nel</strong> 2009.<br />
- La selezione delle taglie durante le fasi <strong>di</strong> accrescimento, risulta essere una<br />
pratica necessaria per limitare per<strong>di</strong>te dovute a fenomeni <strong>di</strong> cannibalismo.<br />
- Per quanto riguarda la qualità delle larve, i dati da noi rilevati, in accordo con<br />
quelli riportati in letteratura, mostrano che il tempo <strong>di</strong> schiusa influenza sia il tasso<br />
<strong>di</strong> sopravvivenza che le performance <strong>di</strong> accrescimento. Le larve nate da uno<br />
stesso nastro <strong>nel</strong>le prime 24h, sono quelle che hanno mostrato le migliori<br />
performance.<br />
- La prova <strong>di</strong> efficienza <strong>di</strong> predazione effettuata sulle post-larve, ha permesso <strong>di</strong><br />
osservare che la migliore conversione della razione giornaliera ed il migliore tasso<br />
<strong>di</strong> accrescimento è stato ottenuto con la razione del 20% del peso corporeo. Ciò<br />
risulta in un consumo giornaliero <strong>di</strong> 1.651 (±53) zooplanctonti per larva. Il consumo<br />
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massimo <strong>di</strong> zooplancton si è osservato con la razione del 200% del peso corporeo,<br />
con 9.459 (±1653) zooplanctonti per larva.<br />
- Il persico prodotto all‘interno <strong>di</strong> accumulatori <strong>di</strong> plancton (gabbie illuminate) ha<br />
mostrato tassi <strong>di</strong> accrescimento inferiori sia a quelli ottenuti in vasca che a quelli<br />
stimati per persici della stessa annata catturati in ambiente naturale. Tuttavia, tale<br />
tecnica permette <strong>di</strong> ottenere giovanili <strong>di</strong> perisco <strong>di</strong> spiccata ―rusticità‖ adatti<br />
quin<strong>di</strong> per programmi <strong>di</strong> ripopolamento. Tuttavia occorre tenere conto che<br />
l‘allevamento <strong>di</strong> persico in gabbia galleggiante è possibile, alle nostre latitu<strong>di</strong>ni,<br />
solo <strong>nel</strong> periodo compreso tra i mesi <strong>di</strong> giugno ed ottobre; infatti quando la<br />
temperatura dell‘acqua è inferiore ai 15°C, la crescita del persico è praticamente<br />
azzerata.<br />
- L‘allevamento in risaia, si è mostrato molto promettente. Benché il tasso <strong>di</strong><br />
sopravvivenza sia per ora risultato inferiore al 50%, tale tecnica permette <strong>di</strong><br />
produrre giovanili <strong>di</strong> persico a basso costo e ad elevata rusticità. Inoltre con<br />
interventi atti a contenere l‘attività <strong>di</strong> uccelli ittiofagi, la sopravvivenza aumenta<br />
sensibilmente. Già con l‘esperienza del 2010, si osserva come l‘incidenza della<br />
predazione da parte <strong>di</strong> uccelli possa essere controllata.<br />
DESCRITTORI FISIOLOGICI MOLECOLARI DELLO STANDARD DI VITA DEL PERSICO NEL LAGO DI VARESE<br />
- L‘insieme dei dati raccolti aggiunge nuove informazioni sulla sensibilità del pesce<br />
persico alla carenza <strong>di</strong> ossigeno e l‘attività del gene che co<strong>di</strong>fica per la proteina<br />
HIF-1α risulta essere un ottimo descrittore, suggerendo quin<strong>di</strong> lo stesso gene come<br />
can<strong>di</strong>dato per la descrizione dello standard <strong>di</strong> ossigenazione delle acque in cui il<br />
persico vive. Grazie alla <strong>di</strong>ffusione delle nuove tecnologie <strong>di</strong> biologia molecolare,<br />
il monitoraggio dell‘espressione dei geni <strong>di</strong> un organismo sottoposto a varie<br />
con<strong>di</strong>zioni ambientali è sempre meno costosa, più rapida, riproducibile e<br />
affidabile. L‘approccio molecolare che abbiamo adottato in questo progetto<br />
origina dall‘evidenza crescente che i cambiamenti ambientali sono in grado <strong>di</strong><br />
causare risposte a livello del trascrittoma. Di conseguenza, l‘analisi molecolare<br />
dell‘espressione genica <strong>nel</strong>la nostra ricerca, è orientata all‘identificazione <strong>di</strong> geni<br />
la cui espressione è specificamente mo<strong>di</strong>ficata dai fattori ambientali.<br />
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5.1 CICLO BIOLOGICO DEL PERSICO REALE NEL LAGO DI VARESE<br />
La Figura 5.1 descrive il ciclo biologico del persico reale (P. <strong>fluviatilis</strong>) <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong>. Il<br />
suo stu<strong>di</strong>o ha permesso <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re le conoscenze sull‘ecologia della specie, sulle sue<br />
abitu<strong>di</strong>ni alimentari, riproduttive e sul suo accrescimento <strong>nel</strong> bacino. Informazioni,<br />
necessarie per poter gestire in modo adeguato la risorsa.<br />
Figura 5.1: Ciclo biologico del pesce persico<br />
E‘ stato stimato il tasso <strong>di</strong> mortalità annuale relativo alla specie <strong>nel</strong>le varie fasi del ciclo<br />
biologico, in<strong>di</strong>viduandone per ogni sta<strong>di</strong>o le cause principali. Di seguito riportiamo per<br />
ogni sta<strong>di</strong>o del ciclo vitale, l‘impatto della mortalità naturale, dell‘ittiofagia e della<br />
mortalità dovuta alla pesca, come osservato <strong>nel</strong>le stagioni 2008-2009, insieme alle possibili<br />
soluzioni per poter ridurre il tasso <strong>di</strong> mortalità dove possibile, o per poter sostenere la<br />
popolazione me<strong>di</strong>ante pratiche ittiogeniche.<br />
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Da uovo a larva<br />
Tenendo conto della produzione <strong>di</strong> uova <strong>di</strong> persico calcolata per il 2009 (276.727.568) si è<br />
stimato un numero <strong>di</strong> femmine in carriera <strong>nel</strong> bacino equivalente a circa 31.000 (fattrici).<br />
La percentuale <strong>di</strong> fecondazione me<strong>di</strong>a delle uova, osservata, è stata del 75%, <strong>di</strong> conseguenza<br />
la stima estrapolata del numero <strong>di</strong> uova che hanno terminato l‘embrionatura è stato <strong>di</strong> circa<br />
207.545.676. Tenendo conto <strong>di</strong> un ulteriore per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> circa il 20% degli embrioni come<br />
suggerito dalla letteratura, la stima del numero <strong>di</strong> uova che arrivano alla schiusa è pari a<br />
166.036.540. La percentuale <strong>di</strong> mortalità delle larve nei primi giorni <strong>di</strong> vita può essere stimata<br />
intorno all‘80% (rimangono circa 33.207.308 larve svezzate).<br />
A questo sta<strong>di</strong>o, oltre alla predazione da parte <strong>di</strong> altre specie ittiche, la mortalità è dovuta per<br />
lo più alla fragilità intrinseca ed ai problemi legati alla formazione della vescica natatoria.<br />
Possibili interventi<br />
Posizionamento <strong>di</strong> fascine per facilitare la deposizione e mantenere elevato il tasso <strong>di</strong><br />
natalità.<br />
Schiusa <strong>di</strong> uova e primo svezzamento delle larve in ambiente controllato (Incubatoio<br />
Ti<strong>nel</strong>la o in sistemi RAS), dove il tasso <strong>di</strong> mortalità si aggira intorno al 20%.<br />
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Da larva a post-larva/avannotto<br />
Dalla sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> larva svezzata, fino al raggiungimento della taglia <strong>di</strong> 1-1,5 g (postlarva/avannotto)<br />
la predazione da parte <strong>di</strong> pesci ittiofagi, come il lucioperca, il pesce gatto<br />
o lo stesso persico, unita alla mortalità intrinseca, rappresentano la maggiore causa <strong>di</strong><br />
mortalità per la specie. Dati <strong>di</strong> letteratura riportano, per questo sta<strong>di</strong>o un tasso <strong>di</strong> mortalità<br />
equivalente a circa l‘85% dello stock. Di conseguenza superano lo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> postlarva/avannotto<br />
circa 5.000.000 <strong>di</strong> persici.<br />
Possibili interventi<br />
Allevamento degli sta<strong>di</strong> larvali e post-larvali fino allo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> avannotto in ambiente<br />
controllato: Incubatoio Ti<strong>nel</strong>la, risaia oppure in sistemi RAS. A questo sta<strong>di</strong>o la<br />
percentuale <strong>di</strong> mortalità in cattività è compresa tra il 15 ed il 20%.<br />
PAGINA 145
Da post-larva/avannotto a giovanile 0+<br />
Dallo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> post-larva/avannotto, fino ad arrivare alo sta<strong>di</strong>o giovanile (0+) il tasso <strong>di</strong><br />
mortalità riportato in letteratura è dell‘80% circa. Nel nostro caso, vista la forte pressione<br />
predatoria da parte dello svasso e del siluro sulle classi giovanili <strong>di</strong> persico, è stata adottata<br />
una percentuale <strong>di</strong> mortalità più elevata (89%) rispetto a quella riportata. Il numero <strong>di</strong><br />
persici che raggiunge lo sta<strong>di</strong>o giovanile 0+ quin<strong>di</strong> si riduce a circa 550.000.<br />
Possibili interventi<br />
Maggiore controllo delle popolazioni <strong>di</strong> svasso e <strong>di</strong> siluro.<br />
Allevamento <strong>di</strong> larve e giovanili <strong>di</strong> perisco in ambiente controllato come risaie,<br />
incubatoio del Ti<strong>nel</strong>la, risaia oppure in sistemi a ricircolo (RAS). La percentuale <strong>di</strong><br />
mortalità a questo sta<strong>di</strong>o è compresa tra il 5 ed il 15%.<br />
PAGINA 146
Da giovanile 0+ a giovanile 1+<br />
Anche a questo sta<strong>di</strong>o, l‘impatto maggiore sulle coorti <strong>di</strong> giovanili <strong>di</strong> persico, è dato dalla<br />
predazione da parte <strong>di</strong> uccelli e pesci ittiofagi. Oltre che ad il siluro ed allo svasso, a questa<br />
taglia (> 30 g), anche il cormorano preda il persico, il quale si muove in folti branchi vicino<br />
alle zone litorali del <strong>Lago</strong>, risultando così facilmente in<strong>di</strong>viduabile da parte della fauna<br />
avicola ittiofaga.<br />
Possibili interventi<br />
Riduzione dei contingenti <strong>di</strong> cormorano presenti sul <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Costruzione <strong>di</strong> ripari per la fauna ittica, <strong>nel</strong>le zone litorali del bacino.<br />
Allevamento del persico in ambiente controllato, fino alla taglia giovanile (20-30g)<br />
presso l‘incubatoio del Ti<strong>nel</strong>la oppure in sistemi RAS. (Percentuale <strong>di</strong> mortalità<br />
compresa tra il 5 ed il 10% dello stock).<br />
PAGINA 147
Da giovanile 1+ a riproduttore<br />
Durante questo sta<strong>di</strong>o vitale sono molteplici i fattori <strong>di</strong> natura antropica o naturale che<br />
rivestono un ruolo importante <strong>nel</strong>la riduzione della popolazione <strong>di</strong> persico:<br />
1) Pesca professionale (reti branchiali 25 mm)<br />
2) Pesca amatoriale (il catturato amatoriale può superare quello professionale)<br />
3) Bracconaggio (pesca <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui sotto misura legale (18 cm) ed utilizzo <strong>di</strong> mezzi<br />
non consentiti come bertovelli, maglie della rete < 25 mm, ecc.)<br />
4) Uccelli e pesci ittiofagi: cormorani, svassi, siluro e lucioperca<br />
In questo caso il tasso <strong>di</strong> mortalità è variabile, ma dati <strong>di</strong> letteratura riportano che, per<br />
persici con età compresa tra 1+ e 2+, può arrivare a percentuali superiori all‘80%. Stessa<br />
percentuale <strong>di</strong> mortalità è stata da noi calcolata anche per persici in età riproduttiva<br />
con taglia compresa tra 19 e 23 cm (3+ e 4+).<br />
Inoltre stime da noi effettuate, interpolando il calcolo delle mortalità con il dato relativo<br />
alla deposizione delle uova in ambiente naturale, hanno permesso <strong>di</strong> concludere che il<br />
numero minimo <strong>di</strong> femmine (fattrici) necessario per assicurare un numero <strong>di</strong> giovanili<br />
adeguato al sostentamento della popolazione è <strong>di</strong> almeno 60.000. Al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> tale<br />
numero la popolazione rischierebbe una forte riduzione della capacità riproduttiva che<br />
potrebbe avere conseguenze anche importanti sulla fitness della specie.<br />
Possibili interventi<br />
Maggiore controllo sul prelievo da parte della pesca <strong>di</strong>lettantistica e professionale<br />
Introduzione della maglia da 28-32 mm come unica maglia regolamentare per la<br />
pesca del pesce persico<br />
Controllo delle popolazioni <strong>di</strong> cormorano, svasso e siluro <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong><br />
Allevamento <strong>di</strong> persico in ambiente controllato fino a taglia giovanile 1+<br />
PAGINA 148
Vista l‘elevata percentuale <strong>di</strong> mortalità del persico, durante le varie fasi del ciclo vitale,<br />
per poter innalzare il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che arrivano all‘età adulta, si potrebbero<br />
applicare alcune delle tecniche <strong>di</strong> allevamento, sperimentate durante lo stu<strong>di</strong>o. Queste<br />
tecniche, permettono <strong>di</strong> superare alcuni dei momenti cruciali del ciclo biologico, come<br />
ad esempio lo sta<strong>di</strong>o da larva a giovanile, durante il quale l‘incidenza della predazione<br />
da parte <strong>di</strong> pesci ed avifauna ittiofaga è molto elevata. L‘allevamento in ambiente<br />
―protetto‖ assicura un‘elevata percentuale <strong>di</strong> sopravvivenza degli in<strong>di</strong>vidui, i quali, una<br />
volta rilasciati in ambiente naturale, potranno concorrere al mantenimento <strong>di</strong> una fitness<br />
elevata per la specie (Tabella 5.1).<br />
Figura 5.2: Schema <strong>di</strong> un possibile ciclo biologico del persico, con passaggi in ambiente controllato, al fine <strong>di</strong><br />
ridurre le per<strong>di</strong>te dovute alla predazione in ambiente naturale ed il prelievo da parte della pesca. In relazione<br />
al tipo <strong>di</strong> tecnica applicata si possono ottenere <strong>di</strong>versi sta<strong>di</strong> vitali del persico. In relazione alla taglia immessa si<br />
otterranno <strong>di</strong>verse percentuali <strong>di</strong> sopravvivenza dello stock immesso. Pesci <strong>di</strong> maggiore taglia avranno<br />
maggiori possibilità <strong>di</strong> raggiungere lo sta<strong>di</strong>o adulto e potersi riprodurre.<br />
PAGINA 149
Tabella 5.1: Tassi <strong>di</strong> mortalità del pesce persico, in ambiente naturale ed in ambiente controllato. La stima della mortalità, è stata calcolata su <strong>di</strong> una produzione<br />
ipotetica <strong>di</strong> 1.000.000 larve <strong>di</strong> persico.<br />
Sta<strong>di</strong>o vitale<br />
Da larva sacco vitellino a larva<br />
svezzata<br />
Da larva svezzata a Post-larvaavannotto<br />
Da avannotto a giovanile 0+<br />
Da giovanile 0+ a giovanile 1+<br />
Mortalità in ambiente naturale<br />
– 80% 200.000<br />
– 89%*<br />
– 55%**<br />
Da giovanile 1+ ad adulto – 75%** 371<br />
PAGINA 150<br />
Da larva sacco vitellino a larva<br />
svezzata<br />
– 20% 800.000<br />
Ti<strong>nel</strong>la = - 20% 640.000<br />
Risaia = - 25% 600.000<br />
RAS = - 15% 680.000<br />
Ti<strong>nel</strong>la = - 10% 576.000<br />
Risaia = - 15% 510.000<br />
RAS = - 5% 646.000<br />
Da giovanile 1+ ad adulto RAS = -10% 523.260<br />
Sopravvivenza (adulto) 0,03% Sopravvivenza (adulto)° 52,00%<br />
* A questo sta<strong>di</strong>o la percentuale <strong>di</strong> mortalità si innalza in quanto inizia la prdazione da parte <strong>di</strong> uccelli ittiofagi (svasso)<br />
°Tasso <strong>di</strong> sopravvivenza finale calcolato sulla produzione in RAS<br />
**Sta<strong>di</strong> nei quali la cattura da parte del cormorano <strong>di</strong>venta rilevante<br />
Sopravvivenza<br />
– 85% 30.000<br />
3.300<br />
1.485<br />
Sta<strong>di</strong>o vitale<br />
Da larva svezzata a Post-larvaavannotto<br />
Da avannotto a giovanile 0+<br />
Da giovanile 0+ a giovanile 1+<br />
Mortalità in cattività<br />
Sopravvivenza<br />
RAS = - 10% 581.400
5.2 DIMENSIONAMENTO STRUTTURA PER LA PRODUZIONE AVANNOTTI E GIOVANILI DI<br />
PERSICO<br />
La stima riportata al paragrafo 2.7.4 circa la consistenza dello stock <strong>di</strong> riproduttori, del<br />
tasso <strong>di</strong> mortalità e quin<strong>di</strong> del reclutamento necessario, consente il <strong>di</strong>mensionamento<br />
delle semine <strong>di</strong> novellame. Dalla Figura 5.2 e dalla Tabella 5.1, si desume come la<br />
produzione controllata <strong>di</strong> persico reale da semina consenta <strong>di</strong> superare alcuni passaggi<br />
del ciclo biologico, nei quali variabili antropiche, abiotiche e biotiche presenti <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong>,<br />
causerebbero un elevato tasso <strong>di</strong> mortalità.<br />
Per poter garantire una sufficiente popolazione <strong>di</strong> femmine in età riproduttiva, stimata in<br />
almeno 60.000 in<strong>di</strong>vidui per anno, a fronte <strong>di</strong> per<strong>di</strong>te naturali e dovute alle catture, è<br />
necessario introdurre ogni anno <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> un quantitativo <strong>di</strong> almeno 500.000 in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong><br />
età 0+, oppure 250.000 in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> età 1+. Nel primo caso la produzione è ottenibile in<br />
risaia, con in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> 7 mesi <strong>di</strong> vita, mentre <strong>nel</strong> secondo caso occorre prevedere<br />
l‘allestimento <strong>di</strong> un impianto tipo RAS.<br />
300.000 300.000 larve larve<br />
750.000 750.000 larve larve<br />
Produzione<br />
in risaia<br />
Produzione<br />
in RAS<br />
Figura 5.3: Soluzioni alternative per la produzione <strong>di</strong> persico da semina <strong>nel</strong> <strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong> a sostegno della<br />
popolazione esistente. Vengono riportate due proposte: in alto l‘allevamento in risaia per la produzione <strong>di</strong><br />
giovanili 0+ ed in basso l‘allevamento in RAS per la produzione <strong>di</strong> giovanili oppure fino ad adulti da destinare<br />
al mercato.<br />
PAGINA 151<br />
-<br />
Produzione <strong>di</strong> 500.000<br />
giovanili 0 + 4 6 g<br />
Produzione <strong>di</strong> 250.000<br />
giovanili 0+ 40 -50g<br />
Produzione <strong>di</strong> adulti<br />
120 g<br />
<strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
<strong>Lago</strong> <strong>di</strong> <strong>Varese</strong><br />
Al mercato
Al fine <strong>di</strong> sostenere una popolazione autoctona del <strong>Lago</strong>, è il caso <strong>di</strong> evitare semine <strong>di</strong><br />
persico proveniente da altri bacini idrografici. La sola alternativa rimane quin<strong>di</strong> la<br />
produzione controllata <strong>di</strong> una popolazione autoctona da ripopolamento. Tra le tecniche<br />
utilizzabili, è possibile scegliere una produzione intensiva od estensiva, come sommarizzato<br />
in Figura 5.3. La tecnica estensiva, da noi sperimentata, si basa sulla raccolta delle uova in<br />
<strong>Lago</strong> o in pond artificiale, incubazione delle stesse e semina in risaia dopo il riassorbimento<br />
del sacco vitellino. In alternativa, le larve possono essere allevate all‘interno <strong>di</strong> un<br />
allevamento intensivo, preferibilmente a ricircolazione delle acque (RAS).<br />
1) Allevamento in risaia<br />
Uno dei principali vantaggi dell‘allevamento in risaia, in con<strong>di</strong>zioni set-aside, oppure in<br />
risicoltura è riconducibile ai costi contenuti dell‘operazione. L‘affitto <strong>di</strong> una risaia <strong>di</strong> circa<br />
1,5 ha, ha un costo stimato in 2.500-3.000 € per ogni ciclo produttivo <strong>di</strong> 6 mesi. Ipotizzando<br />
<strong>di</strong> utilizzare 6 ha <strong>di</strong> risaia, la spesa sarebbe <strong>di</strong> circa 15.000€ per anno. Gli ulteriori costi <strong>di</strong><br />
gestione e <strong>di</strong> personale, contenibili in 30.000€/anno, consentirebbero la produzione del<br />
necessario quantitativo <strong>di</strong> novellame 0+ ad un costo <strong>di</strong> circa 45.000€/anno.<br />
Questa tecnica permette <strong>di</strong> produrre 500.000 persici 0+ a 6 mesi <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> taglia 2-4 g<br />
come biomassa in<strong>di</strong>viduale, i quali una volta immessi possono facilmente adattarsi alle<br />
nuove con<strong>di</strong>zioni.<br />
2) Allevamento in RAS<br />
L‘allevamento intensivo in sistemi RAS ad acqua ricircolata, presenta il vantaggio <strong>di</strong> poter<br />
produrre persico <strong>di</strong> qualsiasi taglia, da avannotto (2 g) a pesce adulto (120 g), con<br />
sopravvivenze superiori. Ai costi <strong>di</strong> gestione costituiti dall‘acquisto <strong>di</strong> mangimi, costi<br />
energetici e <strong>di</strong> personale, stimati in 70.000€/anno occorre aggiungere un costo<br />
dell‘impianto <strong>di</strong> circa 250.000€. I costi più elevati, sono giustificabili dal fatto che tale<br />
tecnica consente <strong>di</strong> produrre persico <strong>di</strong> taglia commerciale lungo tutto l‘anno,<br />
consentendo inoltre <strong>di</strong> produrre almeno 250.000 persici <strong>di</strong> età 1+ con taglia compresa tra<br />
40 e 50 g.<br />
PAGINA 152
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