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36 <strong>Panorama</strong><br />
Letture<br />
sapevo avesse tanta potenza. I vortici mi hanno sbattuto sul<br />
fondo, tra i sassi, a un certo punto ho visto solo bianco, tanto<br />
bianco, spuma e bolle che non riuscivo ad afferrare. Poi,<br />
quasi per miracolo, sono riaffiorata. Ho preso tanta paura e<br />
sono rimasta lì tutta la notte. Sopra di me c’era una lunga e<br />
intensa striscia di stelle azzurrine. Non ne ho mai viste tante.<br />
Poi, tra i rami è sbucata la luna e tutto s’è fatto argento. Di<br />
notte un cerbiatto si è messo a bere vicino a me, forse non mi<br />
ha visto, non ha avuto paura. Io sono rimasta immobile. Poi<br />
è scappato, impaurito da un rumore lontano. Ho guardato il<br />
bosco con occhi nuovi e un gran senso di libertà. Credo sia<br />
la più bella sensazione che abbia mai provato. È come galleggiare<br />
senza peso e senza pensieri. Avere la consapevolezza<br />
di aver intrapreso un lungo viaggio senza ritorno, non per<br />
la mia anima almeno. Il mio corpo tornerà tra i monti, ma la<br />
mia anima rimarrà nel mare.<br />
Non ricordo di aver dormito sta notte, se l’ho fatto ho sognato<br />
il bosco, il fiume, le stelle e il mare. Alle prime luci del<br />
sole sono ripartita, sollecitata dal muso di un orso curioso.<br />
Mi sono aggrappata a un tronco e ho seguito la corrente. Il<br />
fiume scende ripido e il paesaggio cambia in continuazione.<br />
Non sono mai andata così lontano. Mi chiedo se si sono accorti<br />
della mia mancanza...non credo. Questi giorni tutto il<br />
paese è nei campi, è difficile capire chi c’è e chi non c’è. È il<br />
momento migliore per saltare qualche giornata faticosa. Di<br />
solito d’estate si parte coi carri quand’è ancora buio, così si<br />
lavora col fresco. Da noi la terra è di tutti, perché se non ci<br />
diamo una mano è dura. Una famiglia non può fare tutto da<br />
sola, così, molto tempo fa, qualcuno ha deciso che non ci siano<br />
più proprietà, così sono tutti contenti. Il grano, il raccolto,<br />
la frutta, si divide tutto in base al numero dei membri di<br />
una famiglia...è così da sempre, ma a me questa cosa sa tanto<br />
di fregatura. Soprattutto perché le femmine prendono la<br />
metà dei maschi e in famiglia mia siamo 3 sorelle e 2 fratelli.<br />
Noi ragazze sgobbiamo molto più degli altri, non è facile andare<br />
nei campi, tagliare la legna, occuparsi della casa, degli<br />
animali, di tutto e essere consapevoli di ricevere comunque<br />
meno degli altri. Non è giusto che a causa di una vecchia e<br />
stupida legge o tradizione ormai, qualcuno possa decidere<br />
il valore di un essere umano. Nonostante la nostra fatica ci<br />
fanno sentire inferiori. Gli uomini alla sera vanno all’osteria.<br />
Io ci sono stata una volta sola all’osteria e da quel giorno mi<br />
guardano male. Le mie amiche dicono che non è bene che<br />
una ragazza vada in un posto come quello. Non so perché lo<br />
dicono, ma so che non hanno ragione. Io ho giocato a carte<br />
coi miei fratelli e mi è piaciuto. Ho giocato a carte tutta la<br />
sera e ho bevuto del vino. È stato divertente. Siamo tornati a<br />
casa cantando, ma quando siamo arrivati, i miei fratelli hanno<br />
continuato a ridere, mentre io sono stata chiusa nella legnaia,<br />
per punizione. Al mattino le ho sentite da mia madre<br />
e sono dovuta andare in chiesa. Il prete è un signore arcigno<br />
e ignorante. Anche lui mi ha punito, senza sapere il perché,<br />
senza chiedermi nemmeno se mi era piaciuto, cosa avevo<br />
pensato. Cos’avevo capito. Poi ha cercato di mettermi paura<br />
parlando dell’Inferno, del peccato. Io ho capito cosa sono<br />
inferno e peccato: sono solo cose inventate dagli uomini per<br />
spaventare e frenare altri uomini che ci cascano come polli.<br />
Lui questi discorsi timorati li fa ogni domenica e la gente risponde<br />
in preghiera e gli porta dei doni. Dicono siano offerte<br />
a Gesù, ma Gesù non mangia e non beve, e tantomeno ha<br />
bisogno di soldi. Quelle cose se le pappa il prete. Quando ho<br />
provato a dire queste cose ancora un po’ mi mandavano via<br />
dal paese. La mia famiglia, a volte, si vergogna di me perché<br />
dico quello che penso.<br />
Forse, se non torno a casa è meglio per tutti.<br />
Il fiume si è calmato. Sono arrivata nelle pianure. Gli animali<br />
pascolano all’ombra delle querce. Un rametto cade sulla<br />
mia mano, tra le dita. Lo porto con me. La foglia è color<br />
ruggine, ha un lembo traforato che sembra pizzo. C’è anche<br />
una bacca legnosa, qualcuno un giorno mi ha detto che è la<br />
casetta di un verme che vive sull’albero. Se si guarda meglio,<br />
ogni bacca ha un piccolo buco: è la porticina. Da bambini<br />
con le bacche costruivamo le zattere e le lasciavamo lungo<br />
il fiume, chissà se una di quelle è mai giunta fino a qui.<br />
Vedo avvicinarsi delle case. Hanno i tetti meno ripidi delle<br />
nostre, con i coppi rossastri e le finestre grandi, girate tutte<br />
a sud. L’orizzonte è più largo, il cielo più grande e le nuvole<br />
sembrano seta. L’aria profuma di erbe aromatiche, distinguo<br />
il rosmarino e profumo di rose. È quasi il tramonto. Mi fermo.<br />
Ho il braccio impigliato in un canneto. Vedo la strada da<br />
qui e un campo di grano già falciato. Ripenso ancora al mio<br />
paese. Qui c’è tanta luce, tanti colori. Non so perché qualcuno,<br />
un giorno lontano abbia deciso di vivere dove vivo io.<br />
Noi viviamo a un passo dalla cima, chiusi in una gola che lascia<br />
passare pochi raggi di sole. È sempre umido e sembra<br />
che anche le persone marciscano a viverci. Coloro che se ne<br />
sono andati non sono mai tornati. Come avessero paura dei<br />
fantasmi. E un po’ come fantasmi lo siamo. Tagliati fuori dal<br />
mondo, sulla vetta delle assurdità. Se la mia famiglia avesse<br />
coraggio prenderebbe il carro e partirebbe, ma sono troppo<br />
legati a quel nulla immenso per poter capire cosa sia la<br />
libertà. Credono di essere padroni della propria vita, invece<br />
galleggiano in un’illusione. Sono schiavi della piccola società<br />
ignorante cui appartengono. Soffrono per non cambiare e<br />
sopportano per salvare le apparenze e omologarsi al pensiero<br />
di comunione.<br />
Fra qualche anno li carico sul carro e li porto tutti via con<br />
me.<br />
Sta calando la notte. Al paese qui vicino si accendono i<br />
lampioni. Mi sciolgo come per incanto dal canneto e proseguo<br />
un piccolo tratto fino a uno spiazzo roccioso sotto un<br />
ponte. Vedo il fiume scendere ancora e girare di scatto, poi<br />
lo perdo, perdo i contorni delle cose mentre le ombre avanzano.<br />
Sento voci di bambini e un trascinare di sgabelli davanti<br />
alle porte di casa. L’odore di minestra, dolci. In questo<br />
paese devono essere ricchi. I bambini gridano “Via”.<br />
Li vedo correre come formichine su e giù per gli argini e<br />
bloccarsi dietro agli alberi, appiattirsi sull’erba come i gatti<br />
e aspettare, come il falco pellegrino. Li osservo dal mio<br />
covo, non si accorgono neanche di me, sono intenti a restare<br />
nascosti, silenziosi come animali braccati. Ad uno ad<br />
uno vengono scoperti, qualcuno ride, altri corrono, uno scivola<br />
nell’acqua, si sente la voce imperante di una madre,<br />
poi tutto si zittisce e ricomincia d’accapo. Non sono diversi<br />
dai bambini che vivono al mio paese, né da me quand’ero<br />
bambina. Gli stessi giochi, le stesse parole. Dall’osteria si<br />
leva un canto ubriaco, sono voci di uomini, proprio come<br />
da me. Le voci delle donne sono sussurri tesi, maledicono<br />
cose che non capisco, dicono spesso “Sst, più piano che ci<br />
sono i bambini”. Così non sento neppure io. Credo parlino<br />
delle stesse cose delle donne del mio paese, frasi spezzate<br />
a metà e pronunciate a denti stretti, di nascosto, quando