Dallo scavo al Museo

Fig.1
SCHEDA TECNICA
Nell’arte di incidere occorre tenere conto di una proprietà
fondamentale dei materiali, la durezza, valutata
secondo la Scala di Mohs, in cui il più morbido, il talco,
ha indice 1, mentre il valore 10 è quello del diamante,
l’unica pietra capace di incidere tutte le altre. Le pietre
da tagliare, fissate a un sostegno, erano lavorate con
seghe o mole rotanti secondo due tipi
di taglio: a forma convessa (a cabochon),
oppure a sfaccettatura,
accentuando le forme geometriche
naturali in cui alcuni minerali cristallizzano
(Fig.1). La sfaccettatura, moltiplicando
i piani attraverso cui si
rifrange la luce, rende le gemme più
luminose e splendenti: Plinio osserva a proposito: “La
stessa natura sembrano averla i berilli (smeraldi)… Li
produce l’India, di rado si trovano altrove. Sono tutti rifiniti
in forma esagonale da ingegnosi specialisti, poiché il
loro colore che in una muta superficie è offuscato, è ravvivato
dal riflesso degli angoli; tagliati in altro modo
non hanno lucentezza” Naturalis
Historia, XXXVII, 76 (20).
Le pietre tagliate e levigate potevano
essere incise con punte di
diversa forma e dimensione, facilitando
l’operazione con polveri
abrasive emulsionate da liquidi
oleosi. La forma più antica e più
diffusa di incisione, l’intaglio, era
Fig.2a
Fig.2b
Fig.3
SCHEDA TECNICA
praticata ad incavo in negativo, mentre
l’incisione a rilievo, il cammeo, era una
tecnica molto utilizzata per raffigurare
ritratti (Fig.2a-b). Le pietre destinate a
fabbricare collane o pendenti erano forate
con trapani ad arco e poi infilate su
maglie di catena metalliche o su cordoncini
(Fig.3).