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indice cronologico maggio 2001 - Swif - Università degli Studi di Bari

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Jaegwon Kim, La mente e il mondo fisico<br />

assumendo che i nostri stati mentali, inclusa la coscienza, siano effettivamente riducibili ai<br />

processi neurobiologici, che si svolgono nel nostro cervello. Ma con ciò non si conclude<br />

asserendo che la cosa stia effettivamente così: per Kim infatti non si può concludere dal<br />

fatto che solo il riduzionismo sia in grado <strong>di</strong> risolvere il problema mente-corpo, con<br />

l'affermazione per cui, per ciò stesso, il riduzionismo sia vero. A tutt'oggi, infatti, la mente<br />

non è stata ridotta ad eventi fisici. D'altro canto Kim rifiuta, come si vedrà meglio in seguito,<br />

la posizione <strong>di</strong> Descartes, per cui il mondo fisico ammette causalità esterne ad esso: stando<br />

all'ipotesi fisicalista, <strong>di</strong> contro, il mondo fisico è causalmente chiuso e non ammette<br />

interferenze esterne.<br />

Il primo dei quattro capitoli del libro è sostanzialmente <strong>di</strong>viso a metà tra una ricostruzione<br />

storica della genesi e dello sviluppo nella filosofia contemporanea della filosofia della mente<br />

e un'analisi del concetto <strong>di</strong> sopravvenienza. Originariamente si può derivare l'intera<br />

questione dal testo <strong>di</strong> Ryle del 1948 "The Concept of Mind", che però, per <strong>di</strong>versi motivi,<br />

rimane estraneo alla tra<strong>di</strong>zione fisicalista e materialistica, che invece nasce ufficialmente<br />

negli anni '50 con gli ormai classici articoli <strong>degli</strong> australiani Place e Smart e del neopositivista<br />

Herbert Feigl<br />

Per chi come Kim completò la propria formazione universitaria nell'ambiente dominato dalla<br />

cultura scientifica tra gli anni '50 e gli anni '60, il materialismo rappresentava una teoria<br />

molto plausibile ed efficace. La riduzione <strong>di</strong> ogni aspetto del mentale a nient'altro che ad<br />

elementi materiali del mondo fisico sembrava la giusta soluzione alla vexata quaestio del<br />

rapporto tra fisico e mentale e, soprattutto in linea con le scoperte <strong>di</strong> Watson e Crick del Dna<br />

e della rivoluzione scientifica ed epistemologica che ne derivò. Ben presto però la fortuna <strong>di</strong><br />

quel primo materialismo declinò sottoposto alle sostanziali revisioni <strong>di</strong> Putnam da una parte<br />

e <strong>di</strong> Davidson dall'altra. Putnam propose un argomento molto affascinante, detto della<br />

realizzazione multipla, per cui le proprietà mentali sono tipi funzionali a un livello superiore <strong>di</strong><br />

astrazione rispetto ai tipi psicochimici o biologici: questa posizione (il funzionalismo)<br />

permetteva larga autonomia alle scienze psicologiche e soprattutto al nascente cognitivismo.<br />

La posizione <strong>di</strong> Davidson è più complessa e si può <strong>di</strong>videre in due momenti <strong>di</strong>stinti anche se<br />

non separati. La prima è quella del monismo anomalo, teoria per cui il mentale è posto su un<br />

piano del tutto <strong>di</strong>verso da quello fisico. In particolare i tipi mentali sono, secondo questa<br />

teoria, irriducibili ai tipi fisici. Allo stesso tempo però tutti gli eventi in<strong>di</strong>viduali ("occorrenze <strong>di</strong><br />

eventi") sono eventi fisici. Quest'ultima osservazione stabilisce da un punto <strong>di</strong> vista<br />

ontologico il primato della materia e quin<strong>di</strong> gratifica, e gratificò subito, allorquando venne<br />

proposta, la componente fisicalistica <strong>di</strong> quella parte del mondo filosofico cresciuto<br />

nell'ambiente positivistico <strong>degli</strong> ultimi anni '50.<br />

A ben vedere però la tesi del monismo anomalo non <strong>di</strong>ce molto sulla consistenza del<br />

rapporto mente-corpo: infatti nonostante ogni evento mentale sia <strong>di</strong> fatto un evento fisico, ciò<br />

non consente <strong>di</strong> trarre connessioni nomologiche tra tipi mentali e tipi fisici. Secondo Kim il<br />

monismo anomalo è <strong>di</strong> fatto reticente e lascia intatta la necessità <strong>di</strong> una teoria che ci <strong>di</strong>ca <strong>di</strong><br />

più sul rapporto tra fisico e mentale: "credo che le nostre teorie mente-corpo debbano <strong>di</strong>rci <strong>di</strong><br />

più, una storia positiva su come le proprietà mentali e le proprietà fisiche sono in relazione e<br />

che augurabilmente ci spieghino anche perché sono correlate in tal modo" (p. 6). Forse,<br />

commenta Kim, è questo il motivo per cui Davidson ha introdotto negli anni '70 il concetto <strong>di</strong><br />

sopravvenienza. Secondo questa seconda parte della teoria <strong>di</strong> Davidson, non possono<br />

http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/<strong>2001</strong>-05/kim.htm (2 of 11) [09/11/2005 21.25.47]

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