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indice cronologico maggio 2001 - Swif - Università degli Studi di Bari

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Sini, Carlo, Idoli della conoscenza<br />

conoscenza.<br />

Nel Cratilo come in un laboratorio privilegiato, possiamo vedere all'opera quella scissione<br />

che apre il <strong>di</strong>vario, lo iato tra il nome e la cosa e in seguito al quale la conoscenza acquista<br />

appunto quel carattere enigmatico da cui la ricerca ha preso le mosse. Ma se fin dall'origine<br />

nomi e cose sono stati unite, " il dualismo su cui si incentra il problema della conoscenza<br />

sarebbe allora un falso problema, un modo astrattamente intellettualistico <strong>di</strong> pensare, perché<br />

l'esperienza dell'uomo affonda le sue ra<strong>di</strong>ci in una solidarietà dell'uomo con il mondo, della<br />

parola con la cosa che è più antico delle domande che ci poniamo sul conoscere" (p.182)<br />

Non bisogna però pensare che il lavoro genealogico, con l'analisi <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>alogo<br />

platonico, abbia esaurito il suo compito. La genealogia, come Sini l'intende, " relativizza<br />

anche se stessa e perciò non si attribuisce in alcun modo un sapere più vero. Invece c'è un<br />

tipo <strong>di</strong> conoscenza (la conoscenza scientifica) che si attribuisce e riven<strong>di</strong>ca per sé il sapere<br />

vero, cioè universale e oggettivo." (p.202). Da dove le viene questa sicurezza? Come<br />

costruisce la propria "oggettività"? I concetti che incontriamo dentro determinate pratiche<br />

scientifiche intellettuali sono oggetti costruiti entro queste pratiche e non esistono come tali<br />

all'esterno. L'esempio della matematica come costruzione è al riguardo illuminante. "Non ci<br />

sono mai nella realtà tre mele, tre pere o tre donne come le pensa il sig. Rossi, perché un<br />

conto sono le mele e un conto è il "tre". Le mele <strong>di</strong>ventano tre quando le ho contate" (p.198)<br />

, applicando loro una pratica astrattiva e idealizzante, complessa che si tratta <strong>di</strong> determinare,<br />

riprendendo con ciò anche il progetto husserliano della Krisis . C'è un contare<br />

precategoriale, con le <strong>di</strong>ta sulla punta del naso, fatto <strong>di</strong> gesti e <strong>di</strong> intrecci <strong>di</strong> pratiche , che è<br />

la base su cui il contare aritmetico può costituirsi. In questo modo è possibile mostrare, e a<br />

questo Sini de<strong>di</strong>ca la parte conclusiva della sua opera che prelude a successive ricerche,<br />

come l'oggettività scientifica si costruisca attraverso le pratiche universalizzanti della<br />

decontestualizzazione, della retrocessione del testimone (usando un'espressione <strong>di</strong> Peirce),<br />

del <strong>di</strong>stanziamento e della ricollocazione del soggetto in posizione <strong>di</strong> osservatore universale.<br />

Quando gli scienziati copernicani contrappongono il modello eliocentrico a quello<br />

geocentrico <strong>di</strong>cono che in<strong>di</strong>pendentemente da ogni tempo, luogo, contesto , pratica,<br />

concetto, il sole è realmente al centro del nostro sistema solare e attorno a lui orbitano tutti i<br />

pianeti, Terra compresa. Già ai tempi <strong>di</strong> Giosuè le cose stavano così, anche se lui e i suoi<br />

contemporanei non lo sapevano. Ma per costruire questa immagine del mondo bisogna , per<br />

<strong>di</strong>re un'ovvietà, andare contro il senso comune secondo cui è il Sole e non la Terra a<br />

muoversi. Bisogna accettare che le prove strumentali siano più vere delle prove visuali.<br />

Bisogna operare un <strong>di</strong>stacco dal proprio concreto punto <strong>di</strong> vista. La scienza costruisce non<br />

solo "oggetti" su cui compiere le proprie operazioni, ma il soggetto umano in generale , il<br />

testimone universale, fuori del tempo, dello spazio e delle pratiche. "Lo scienziato che <strong>di</strong>ce<br />

che la Terra gira intorno al Sole non nomina, come lui crede, <strong>degli</strong> oggetti reali esistenti in<br />

sé; nomina invece un luogo del soggetto. Dice che il soggetto , ogni esser soggetti così<br />

atteggiati, si può collocare là dove questa proposizione ha un senso e <strong>degli</strong> effetti universali,<br />

inerenti e <strong>di</strong>pendenti dal tipo particolare della sua decontestualizzazione" (p.238)<br />

Chi guarda, chi interpreta il mondo in modo scientifico? Risposta: tutti devono fare così,<br />

perché quello è il mondo vero. Il filosofo non è d'accordo. Pensa che vada problematizzta<br />

questa ovvietà, che se ne debba mostrare l'origine e anche il telos. La pratica scientifica è<br />

http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/<strong>2001</strong>-05/sini.htm (5 of 7) [09/11/2005 21.25.48]

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