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indice cronologico maggio 2001 - Swif - Università degli Studi di Bari

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Sini, Carlo, Idoli della conoscenza<br />

pratica e della mentalità scientifica che pretende che le verità della scienza siano più vere e<br />

universali <strong>di</strong> tutte le altre in virtù del metodo, della loro capacità pre<strong>di</strong>ttiva e dell'efficacia<br />

reale della loro applicazione al mondo.<br />

Molti scienziati (<strong>di</strong> buone letture epistemologiche) saranno <strong>di</strong>sposti a concedere che<br />

nell'impresa scientifica entrano <strong>di</strong>versi aspetti sociologici, economici, filosofici, ossia molto<br />

più <strong>di</strong> quei presunti "dati <strong>di</strong> realtà" che confermerebbero la teoria. Ma nonostante, non <strong>di</strong>co<br />

Feyerabend, ma anche Popper o Quine, la <strong>maggio</strong>r parte <strong>di</strong> loro (per non <strong>di</strong>re la quasi<br />

totalità) non arriverà mai a porre in <strong>di</strong>scussione quei fatti che la scienza dovrebbe accertare<br />

oggettivamente. "Le verità della scienza, anche se criticamente perfettibili, non sono affatto<br />

relative, almeno tendenzialmente: sono universali, universalmente riproducibili e verificabili,<br />

me<strong>di</strong>ante logica ed esperimento". (p.203) Questa universalità è così evidente che in tutto il<br />

mondo, in<strong>di</strong>pendentemente dalle culture, il modello scientifico trionfa come più vero ed<br />

efficace.<br />

Il presupposto, comune alla scienza e al senso comune, è che le cose accadano come<br />

accadono, in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto che e dal come le si osserva, in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dalla pratica teorica che le investe. Il filosofo vuole però indagare i presupposti <strong>di</strong> questa<br />

universalità, ossia mostrare i contorni, la costituzione <strong>di</strong> quest'"immagine" della scienza<br />

trionfante in tutto pianeta. La ricerca genealogica sul fatto della conoscenza e su come<br />

accade la conoscenza scientifica ha proprio il compito <strong>di</strong> portarci verso quella soglia a partire<br />

dalla quale la pratica conoscitiva si costituisce attraverso una serie <strong>di</strong> operazioni che<br />

appunto si tratta <strong>di</strong> esplicitare.<br />

Coerentemente con la pratica filosofica che Sini abita consapevolmente, egli si rivolge a quel<br />

"primo, grande e unico filosofo che egli fu", (p.80) ossia al <strong>di</strong>vino Platone. Ecco, si potrebbe<br />

osservare commentando quest'affermazione, una glossa al motto <strong>di</strong> Whitehead, secondo cui<br />

tutta la filosofia non sarebbe che una glossa a Platone: quella particolare pratica <strong>di</strong>scorsiva,<br />

quell'insieme <strong>di</strong> gesti e atteggiamenti intellettuali che chiamiamo filosofia occidentale sta<br />

tutta dentro l'orizzonte platonico. Ecco perché per comprendere ogni questione filosofica<br />

bisogna ritornare a Platone o riformularla in termini platonici. Una strategia, questa,<br />

ampiamente consolidata e praticata che non è certo l'unica , ma è coerente con un certo<br />

modo <strong>di</strong> intendere e <strong>di</strong> fare filosofia.<br />

Ritornando a Platone, Sini sceglie <strong>di</strong> mettere a fuoco il Cratilo, laddove si mostra bene il<br />

problema della separazione tra i nomi e le cose, tra il linguaggio e la realtà. Partendo dalla<br />

questione sofistica sulla naturalità o convenzionalità dei nomi, Platone giunge al problema<br />

del significato. Così Sini in<strong>di</strong>ca il cuore <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>alogo: che cos'hanno in comune il nome e<br />

la cosa, cioè l'immagine che è il nome e la cosa che viene così significata? O come lo<br />

riproporrà nel Novecento il Wittgenstein del Tractatus: come fa la parola "nave" a significare<br />

la nave? Non c'è alcun rapporto <strong>di</strong> somiglianza come , poniamo, tra un <strong>di</strong>segno e il soggetto<br />

ritratto. La parola non imita come la musica e la pittura riferendosi all'aspetto sensibile delle<br />

cose, suoni, tratti colori; essa imita "l'essenza" della cosa. Si potrebbe far riferimento con<br />

Wittgenstein alla "raffigurazione": attraverso un rapporto stabilisco una similitu<strong>di</strong>ne. "Ecco<br />

due fiammiferi sul tavolo. Li pongo in modo da mostrare al giu<strong>di</strong>ce come è avvenuto<br />

l'incidente stradale. Nessuna proprietà del tavolo e dei fiammiferi ha una materia uguale alla<br />

strada e alle automobili, ma la <strong>di</strong>rezione dei fiammiferi corrisponde alla <strong>di</strong>rezione delle<br />

http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/<strong>2001</strong>-05/sini.htm (3 of 7) [09/11/2005 21.25.48]

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