indice cronologico maggio 2001 - Swif - Università degli Studi di Bari

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http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/2001-05/fichte.htm Università degli Studi di Bari - Laboratorio di Epistemologia Informatica e Dipartimento di Scienze Filosofiche Fichte, Johann Gottlieb, La destinazione dell'uomo Traduzione di Remo Cantoni, a cura di C. Cesa. Roma-Bari, Laterza, 2001, pp. 139, Lit. 28.000, ISBN 88-420-6221-9 Recensione di Gilberto Gobbo Indice - L'autore [Parole chiave: natura, rappresentazione, agire, spontaneità, sapere, Io, fede, Spirito, dialettica, opposizione, destinazione, modelli, cuore] È stata nuovamente pubblicata per i tipi di Laterza - la prima volta il testo tradotto venne pubblicato nel 1970 con il titolo La missione dell'uomo - la traduzione di Remo Cantoni dell'opera fichtiana Die Bestimmung des Menschen riveduta e corretta da Claudio Cesa sulla base della Gesamtausgabe. Religione e destinazione dell'uomo: due termini che segnano due momenti originari ed originanti dell'esperienza filosofica fichtiana. Da una parte l'incontro con Kant (1790) viene anticipato da scritti finalizzati a contribuire al soddisfacimento del "bisogno di unirsi con Dio degli uomini" (Gesamtausgabe, Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Cannstatt, 1962, II, 1, 288); sono questi gli anni che vanno dal 1788 al 1790. La polemica sull'ateismo, poi, segna l'avvio della rinnovata riflessione intorno a tematiche religiose per il periodo che va dal 1800 al 1806. L'interesse per le tematiche religiose, in realtà, non abbandona mai Fichte; prova di ciò è, ad esempio, il fatto che "tra i rami del sapere che sarebbero stati fondati dalla dottrina della scienza" (p. XI), avrebbe dovuto esserci anche una teoria della teologia, come si evince dal "Programma" della Dottrina della Scienza, 1794, (Gesamtasugabe, I, 2, 151). Die Bestimmung des Menschen viene redatta da Fichte alla fine del 1799 e viene inviata alle stampe nel 1800. Lo scritto, ritenuto a torto o a ragione il punto di svolta fra il primo ed il secondo Fichte, può essere considerato una trilogia e in effetti lo è, se la sua lettura viene accompagnata da quello stesso coinvolgimento drammatico che accompagna, ad esempio, la lettura del Faust goethiano. Le vicende dell'Io commuovono il lettore, poiché lungo la riflessione ed il dialogo prende corpo la domanda fondamentale per il sapere e stringente per l'esistenza: "Donde giunge la certezza al sapere? Donde arriva la solidità alla coscienza ed al conoscere? Che cosa fa sì che il mio sapere sia sapere di tutti e sia sapere universale?" Questa domanda è drammatica, poiché la libertà dell'Io si trova di fronte al rischio ed alla scelta: o l'Io esce da se stesso per trovare il fondamento di sé e dell'altro da sé, o l'Io resta in sé. Secondo Fichte http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/2001-05/fichte.htm (1 of 4) [09/11/2005 21.25.41]
http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/2001-05/fichte.htm la questione sopra indicata è stringente e diventa un punto di svolta da affrontare con assoluta decisione nell'ambito del ragionamento e del discorso dialettico: in questo periodo della sua esistenza e del suo lavoro teoretico, egli si trova nella condizione di dover dire che l'Io, se resta in sé, non raggiunge quella certezza, la cui esigenza, per l'uomo, è viscerale, improrogabile. "Questa voce", scrive Fichte, "mi trae fuori dalla rappresentazione, dal mero sapere, verso qualcosa che si trova fuori di esso ed è ad esso completamente opposto: qualcosa che è di più, è più elevato di ogni sapere e che contiene in sé lo scopo finale del sapere stesso" (p. 76). Il sapere, ci dice Fichte, è contraddittorio se resta chiuso in se stesso; il sapere, esercitando le proprie capacità, non può non restare fedele alla sua natura, la finitezza. Perciò in esso emerge un impulso che spinge al di fuori di sé. Il percorso fichtiano, allora, è segnato da tre tappe: la prima, intitolata "Dubbio" è un monologo dell'Io con se stesso; la seconda, intitolata "Sapere" è un dialogo dell'Io con lo Spirito, con la parte di sé che anticipa sempre la riflessione e la decisione; la terza parte, intitolata "Fede", è un monologo dell'Io abbandonato alle dinamiche effettive dell'agire e della spontaneità, immerso cioè a guardare la propria natura: "Se io agirò, saprò senza dubbio che agisco e come agisco. Questo sapere però non sarà l'agire stesso, ma un guardarlo" (p. 76). La ricerca del prerazionale accompagna tutta la ricerca fichtiana, dai primi agli ultimi scritti (p. X) e l'intera riflessione presente nel testo diventa uno sguardo penetrante rivolto all'interiorità dell'uomo e non solo alla coscienza al fine di riportare alla luce della rappresentazione "I concetti finalistici" (p. 77). La riflessione fichtiana, nella parte dedicata al sapere, compie il passo decisivo, dal punto di vista teoretico, per passare all'ambito della fede. Il desiderio di realtà, il desiderio di gustare con pienezza la realtà del sapere qualcosa, guida attraverso ragionamenti stringenti la riflessione in un gioco dialettico di contrapposizioni che, quasi spasmodicamente, conducono la riflessione all'impasse ed alla conclusione che altro dall'intelletto e dalla ragione è l'organo della realtà del sapere e della verità. "Ora tu cerchi pur sempre qualcosa di reale", con le parole dello Spirito, "che esista al di là della mera immagine - a buon diritto come io so bene - e cerchi una realtà diversa da quella or ora annientata, come io dal pari so. Ma ti affaticheresti invano se la volessi creare mediante il tuo sapere o dal tuo sapere e se la volessi abbracciare con la tua conoscenza. Se non possiedi un altro organo per afferrarla, non la troverai mai" (p. 74). Sembra qui d'udire il motto pascaliano: "Il cuore ha ragioni che la ragione non ha". Che cosa appare al sapere abbandonandosi all'agire libero e forte dell'Io, che cosa v'è di prerazionale nella Thätigkeit dell'Io? Si è detto che appaiono i concetti finalistici, cioè ciò che indica all'uomo la sua missione: tali concetti sono quei modelli prerazionali che orientano l'azione dell'uomo. Dal punto di vista sistematico, ciò che appare è una struttura praticotrascendentale con carattere platonico formata da: ● forza reale ed efficace che produce un essere ● i modelli di ciò che si deve produrre, esterni a tale forza, eppure cogenti e persuasivi nei suoi confronti ● la conoscenza, che "deve fare da spettatrice" (p. 77) La fede pratica, in tale contesto, acquista tutto il suo valore filosofico, teoretico e religioso, ma anche sociale e politico. Per quanto riguarda il soggetto ed il rapporto fra soggetti essa è atteggiamento di obbedienza alla natura dell'uomo che diviene forma di ogni azione http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/2001-05/fichte.htm (2 of 4) [09/11/2005 21.25.41]
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