indice cronologico maggio 2001 - Swif - Università degli Studi di Bari
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Jaegwon Kim, La mente e il mondo fisico<br />
Una volta reinquadrato il tema del riduzionismo fisicalista all'interno <strong>di</strong> una cornice che ne<br />
rende almeno ragionevole l'assunzione, Kim nella seconda lezione si ripropone e ci<br />
ripropone la domanda su come sia possibile per la mente esercitare i propri poteri in un<br />
mondo fondamentalmente fisico. Innanzitutto ancor prima <strong>di</strong> formulare ipotesi <strong>di</strong> risposta Kim<br />
afferma a chiare lettere che una causazione mentale purchessia esiste. Eliminare la<br />
causazione mentale non significherebbe infatti solo eliminare la possibilità <strong>di</strong> agire nel<br />
mondo, <strong>di</strong> credere cioè <strong>di</strong> poter agire nel mondo e realmente <strong>di</strong> farlo, ma eliminerebbe altresì<br />
la possibilità <strong>di</strong> conoscere il mondo. Infatti non solo la memoria, ma il pensiero, il desiderio<br />
ecc. sono tutte cose rese possibili dall'assunzione dell'esistenza della causazione mentale.<br />
A questo punto Kim prima elenca e poi analizza tre tipici elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà che rendono<br />
particolarmente problematica l'assunzione della causazione mentale: 1) il monismo<br />
anomalo, 2) la teoria computazionale e la teoria dell'esternalità del contenuto; 3)<br />
l'"esclusione causale".<br />
Il monismo anomalo <strong>di</strong> Davidson, come già detto nel primo capitolo, impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> prendere<br />
in considerazione nessi causali tra eventi mentali. Non solo non esistono per Davidson nessi<br />
causali tra eventi mentali e eventi fisici, ma non ne esistono nemmeno tra eventi mentali<br />
presi in se stessi. Sempre per Davidson le uniche strutture causali presenti nel mondo sono<br />
quelle fisiche e se gli eventi mentali danno l'impressione <strong>di</strong> avere effetti causali questo<br />
avviene perché sono identici a eventi fisici causalmente efficaci. Il mentale in quanto tale è<br />
causalmente inefficace e l'intera struttura causale del mondo non verrebbe mo<strong>di</strong>ficata da<br />
una universale soppressione <strong>di</strong> quello. Il mentale in questa maniera assume uno statuto<br />
epifenomenico e la domanda iniziale va riformulata in maniera tale da vedere se le proprietà<br />
anomale possono essere (e se si, come) proprietà causali. (Davidson ha proposto <strong>di</strong><br />
utilizzare la sopravvenienza come modello per risolvere la <strong>di</strong>fficoltà, anche se Kim, più<br />
avanti, argomenterà il suo scetticismo in proposito).<br />
Dopo il monismo anomalo si passa ad affrontare il tema del sintatticismo, per cui le proprietà<br />
mentali sono causali solo in virtù delle proprietà formali-sintattiche e non <strong>di</strong> quelle<br />
semantiche. Il modello dominante in questo caso è quello computazionale, preso a prestito<br />
dai processi <strong>di</strong> informazione presenti nei computer <strong>di</strong>gitali. La causazione in questo secondo<br />
modello avviene in modo relazionale ed estrinseco: due organismi aventi le stesse proprietà<br />
fisiche <strong>di</strong> base possono avere comportamenti esterni <strong>di</strong>versi: pren<strong>di</strong>amo due rane con<br />
proprietà fisiche identiche, una sulla Terra, l'altra su Terra-Gemella, che <strong>di</strong>fferiscono solo<br />
perché sulla prima esistono mosche, mentre sulla seconda no. La prima rana,<br />
opportunamente stimolata, crede <strong>di</strong> vedere una mosca, l'altra crede <strong>di</strong> vedere un'altra cosa<br />
("schmy", piccoli pipistrelli <strong>di</strong> cui si cibano le rane su Terra - Gemella). Il comportamento in<br />
entrambi i casi scatta a prescindere da ciò che è creduto internamente dall'agente, bensì<br />
motivato solo dalla "forma", dalla relazione intercorrente tra agente e mondo circostante. In<br />
questo caso la relazione causale è esterna e non interna all'agente, dove invece credevamo<br />
fosse situata e pertanto si pone il problema <strong>di</strong> vedere come è possibile che relazioni esterne<br />
vengano considerate relazioni causali. Il terzo problema infine è posto dall'esclusione<br />
causale. La questione si pone nel modo seguente: un evento mentale m, nel tempo t, causa<br />
l'evento fisico p. m e p appartengono ai generi M e P e in virtù <strong>di</strong> ciò è mantenuta la<br />
relazione causale. La domanda è: p, nello stesso tempo t, ha anche una causa fisica <strong>di</strong><br />
genere fisico N? Se esclu<strong>di</strong>amo che p abbia una causa fisica, rica<strong>di</strong>amo nel dualismo<br />
interazionista cartesiano, ma se p ha anche una causa fisica in t, allora bisogna domandarsi<br />
http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/recensioni/crono/<strong>2001</strong>-05/kim.htm (6 of 11) [09/11/2005 21.25.47]