piesse Io t<strong>in</strong>ta di aria Tersite Rossi Realiti Sciò I lettori di QT ricorderanno <strong>il</strong> reality show trent<strong>in</strong>o, voluto dall’Assessore Panizza, fam<strong>il</strong>iarmente conosciuto come “La Vacàda”. Nel mese di giugno altri quattro protagonisti sono entrati <strong>in</strong> gioco, tra i quali un noto personaggio politico: Nadia Ioriatti La livella F<strong>in</strong>o agli anni ‘70 <strong>in</strong> pubblico le donne portavano <strong>il</strong> lutto stretto con calze velate e abiti neri. L’uomo un bottone di raso nero all’occhiello. Il periodo variava col grado di parentela della persona scomparsa. Un anno per un genitore, molto più per figli o coniuge. Senza le esagerazioni tipiche di altre realtà, <strong>il</strong> lutto lo portavano tutti. Ricchi e poveri, religiosi e non. Riuniti dalla poesia di Totò: “A morte ‘o ssaje ched’è?...è una livella”. C’era la figura della vedova <strong>in</strong> gramaglie rimasta con figli piccoli da allevare e che aveva la solidarietà di tutto <strong>il</strong> vic<strong>in</strong>ato. E quella della vedova allegra sulla quale si levavano le chiacchiere. Il patimento del vedovo dicevano <strong>in</strong>vece fosse breve e paragonab<strong>il</strong>e a quella specie di scossa che si prende sbattendo <strong>il</strong> gomito… Fa male sì, ma passa <strong>in</strong> fretta! A noi bamb<strong>in</strong>i veniva <strong>in</strong>segnato a portare rispetto alle persone <strong>in</strong> lutto col divieto di fare schiamazzi <strong>in</strong> loro presenza. Nelle case vic<strong>in</strong>e si abbassavano volume delle radio e toni della voce. La morte faceva parte della vita e avveniva fra le pareti domestiche, quale elemento previsto anche se doloroso. L’ospedalizzazione estrema ha <strong>in</strong>vece espulso la morte dalle case, occultandola alla visib<strong>il</strong>ità sociale. Nella mia <strong>in</strong>fanzia ricordo senza traumi un cug<strong>in</strong>etto, morto dopo pochi giorni di vita, vestito di bianco come fosse per una festa. Quando gli adulti non guardavano, noialtri cug<strong>in</strong>etti lo si toccava, dapprima <strong>in</strong>curiositi come da un gioco nuovo, per poi tenerlo <strong>in</strong> braccio come una bambola. Quando morì <strong>il</strong> nonno più caro, ero adolescente e lì capii cosa vuol dire non esserci più. La morte di mio padre <strong>in</strong>vece fa sempre male a pensarci. Avrei, come ha scritto Auden, spento le stelle, imballato la luna e smontato <strong>il</strong> sole… Manifestando così al mondo tutto <strong>il</strong> mio dolore. Non avrei <strong>in</strong>vece impedito ai miei figli allora piccoli, 8 e 3 anni, di vedere <strong>il</strong> nonno morto. Si evita <strong>il</strong> più a lungo possib<strong>il</strong>e per tenerli lontani da quel dolore, non dando però loro modo di farne esperienza. La società iperattiva non dà <strong>il</strong> tempo di chiudersi <strong>in</strong> lutto, sembra non sia opportuno esibirlo e dopo tre giorni si riprende <strong>il</strong> lavoro. Terapia d’urto dove solo i forti sopravvivono! Cancellato l’unico segnale pubblico di riconoscimento, magari si camm<strong>in</strong>a vic<strong>in</strong>i ma ignari del periodo funesto che sta attraversando quel signore che si ferma a comprare <strong>il</strong> giornale. Chi portava una volta <strong>il</strong> lutto era autorizzato a non aver voglia di parlare o sorridere. Non serviva nemmeno spiegare <strong>il</strong> perché. Ci vorrà una legge per riprist<strong>in</strong>arlo, pur senza renderlo obbligatorio? Sarebbe un dolore da riconoscere e rispettare. Se ora fossi su facebook, sarebbe fac<strong>il</strong>e. Fonderei <strong>il</strong> gruppo “per tutti quelli che vogliono <strong>in</strong>dossare un fiocchetto nero quando han subito un lutto”. Così capiresti al volo se la cassiera del supermercato non ha voglia di scherzare quel giorno. E se quell’amico <strong>in</strong>vece lo toglierà, vorrà dire che <strong>il</strong> peggio è passato e gli è tornata voglia di sorridere. Matteo, 29 anni: sociologo, laureatosi con una tesi su “I riflessi sociali dell’<strong>in</strong>troduzione del gusto puffo nelle gelaterie tra <strong>il</strong> 1998 e <strong>il</strong> 2001”. Disoccupato per scelta, ha deciso di non <strong>in</strong>traprendere nessun lavoro che non corrisponda perfettamente al suo prof<strong>il</strong>o professionale. Meglio conosciuto come “quel del spritz”, partecipa a “La Vacàda” perché non sopporta più la madre che lo costr<strong>in</strong>ge a pulire ogni settimana la sua cameretta con “Swiffer <strong>il</strong> cattura-polvere”. Francesca, 32 anni: <strong>in</strong>segnante precaria di tedesco, è stata assunta part-time <strong>in</strong> nero da un assessore della giunta Dellai amante dei cappelli piumati per dargli ripetizioni di l<strong>in</strong>gua. A causa degli scarsi risultati dell’allievo (dopo tre mesi di lezioni coniugava ancora <strong>il</strong> verbo essere come un alcolizzato: ich p<strong>in</strong>, du pez, er lares…), è stata licenziata. Ha deciso di partecipare a “La Vacàda” <strong>in</strong> alternativa alla frequentazione del Punto d’<strong>in</strong>contro di Don Dante Clauser. Ion, 41 anni: camionista di orig<strong>in</strong>i moldave, lavora e vive a Trento da alcuni anni. Condivide con altri sei connazionali <strong>il</strong> sottotetto di una mansarda affittato da un’anziana trent<strong>in</strong>a a 1.000 euro al mese. Lavora <strong>in</strong> nero oltre l’orario perché altrimenti “verrà cacciato a calci <strong>in</strong> culo”. Ha deciso di partecipare a “La Vacàda” perché da quando gli è scaduto <strong>il</strong> permesso di soggiorno non si fida di quel gruppo di ragazzi vestiti di verde che ogni notte gironzola sotto casa. Remo, 48 anni: svizzero di nascita, è f<strong>in</strong>ito a lavorare <strong>in</strong> banca <strong>in</strong> val del Chiese. Alla guida di un’orda di lanzichencchi, ha messo a ferro e fuoco <strong>il</strong> congresso di un partito sedicente di s<strong>in</strong>istra, diventandone ben presto: segretario, lìder maximo, assessore, vices<strong>in</strong>daco, direttore generale, custode del tesoro della Giovani Querce e depositario del terzo segreto di Fatima Berl<strong>in</strong>guer. Inspiegab<strong>il</strong>mente scaricato dai suoi poco prima delle elezioni prov<strong>in</strong>ciali, ha sofferto molto. Ha deciso di partecipare a “La Vacàda” perché l’ha scambiata per <strong>il</strong> congresso fondativo di un nuovo partito. 28 luglio 2009
MONITOR Selezione degli appuntamenti e guida critica per le vostre serate estive Calendario a cura di Carlo Dogheria. Presentazioni di Alberto Brodesco, Duccio Dogheria, Daniele F<strong>il</strong>osi, Tullio Garbari, Luigi Ghezzi, Mario Panzeri, Ettore Paris, Giorgia Sossass, Michele Stern<strong>in</strong>i, Stefano Zanella 29