1787: la Camera di Commercio conta le sue imprese
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caglieria, chi ferrarezza, chi ottonami, chi maioliche, chi libri, carta e simili e vi era annoverata<br />
pure una fi<strong>la</strong>nda. In preva<strong>le</strong>nza operavano con bottega e ne abbiamo <strong>conta</strong>te settanta<br />
mentre nove erano i fondaci, due i banchi in piazza Grande e due gli ambu<strong>la</strong>nti: cinque<br />
mercanti avevano due botteghe ciascuno e due mercanti <strong>di</strong> seta, veli, bindelli e simili<br />
avevano un fondaco in casa e andavano anche “in giro per <strong>la</strong> città”. Rari e scarsi i <strong>di</strong>pendenti<br />
che comunque non superavano mai <strong>le</strong> quattro unità. Nel<strong>la</strong> categoria era presente<br />
una so<strong>la</strong> donna, certa Anna Serafina Ro<strong>la</strong>, proprietaria <strong>di</strong> una bottega <strong>di</strong> <strong>la</strong>na e te<strong>la</strong> “nostrana<br />
e forestiera” in contrada del<strong>la</strong> Colonna (ora primo tratto <strong>di</strong> corso Campi).<br />
MERCANTI DROGHIERI 27<br />
Operavano in ventiquattro botteghe e tre fondaci, venti esercitavano <strong>la</strong> so<strong>la</strong> attività <strong>di</strong><br />
droghiere, mentre sette l’abbinavano al<strong>la</strong> ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pel<strong>la</strong>mi, fustagni, libri, lino nonché<br />
a quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>zioniere. Come <strong>di</strong>pendenti si registrava qualche raro garzone. Da<br />
tener presente che proprio negli anni in cui era in corso il nostro censimento si era ufficializzato<br />
il <strong>di</strong>vieto del<strong>la</strong> ven<strong>di</strong>ta promiscua <strong>di</strong> droghe comuni e <strong>di</strong> droghe me<strong>di</strong>cinali<br />
con <strong>la</strong> conseguente separazione fra speziali e droghieri.<br />
Le <strong>di</strong>fficoltà incontrate in Cremona ad accettare ta<strong>le</strong> imposizione fece sì che quasi<br />
tutti gli speziali si iscrivessero anche come mercanti droghieri.<br />
MERCANTI DA PELAMI DA CALZONI 1<br />
Questa attività estremamente specializzata e abbinata al<strong>la</strong> ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> “capelli forestieri”<br />
era esercitata da un certo Federico Bontempelli che aveva bottega in Contrada Sca<strong>la</strong> dei<br />
Lupi (ora via Confalonieri) ed anche un banco sotto il portico del Pa<strong>la</strong>zzo Pubblico.<br />
MERCANTI DA PELAMI 15<br />
Le botteghe erano do<strong>di</strong>ci, i fondaci due e uno vendeva <strong>di</strong>rettamente in Dogana: <strong>la</strong> maggior<br />
parte (otto) commerciava all’ingrosso ed al “retaglio”, quattro trattavano solo al “retaglio”<br />
più uno all’ingrosso ed uno al “retaglio”.<br />
Infine un certo Gaetano Mon<strong>di</strong>ni non dava precisazioni al proposito ma <strong>di</strong>chiarava <strong>di</strong><br />
trattare nel proprio fondaco “pe<strong>la</strong>mi forestieri, salumi e lini” nonché l’attività <strong>di</strong>“rifinire<br />
ogni sorta <strong>di</strong> pe<strong>la</strong>mi sia neri sia colorati”: era l’unico ad avere tre garzoni.<br />
MACELLARI 6<br />
Avevano in genere bottega in centro città e <strong>di</strong>pendenti preva<strong>le</strong>ntemente in ragione <strong>di</strong><br />
quattro <strong>la</strong>voranti e un garzone ciascuno.<br />
MURATORI E CAPI MASTRI 42<br />
La categoria, composta da <strong>di</strong>ciassette capi mastri, ventiquattro muratori e da un “solino<br />
da camera” è quel<strong>la</strong> che, con i sarti, aveva il maggior numero <strong>di</strong> <strong>la</strong>voratori e garzoni (novantasette)<br />
tutti <strong>di</strong>pendenti dai capi mastri fra i quali alcuni gestivano <strong>imprese</strong> veramente<br />
ragguardevoli come Francesco Antonio Brilli che occupava venticinque <strong>la</strong>voranti e trentanove<br />
garzoni.Vi era però anche un muratore che aveva tre <strong>la</strong>voranti e tre garzoni.<br />
NEGOZIANTI E CAMBISTI 12<br />
Gli iscritti erano tutti negozianti <strong>di</strong> tessili con ven<strong>di</strong>ta all’ingrosso con fondaci e<br />
magazzini tranne quattro che <strong>di</strong>chiaravano <strong>di</strong> “fabbricare”granate ed è qui evidente<br />
l’uso improprio del termine “fabbricare” che probabilmente si riferiva al taglio del<strong>le</strong> pietre.<br />
Di questi ultimi, due avevano negozio e uno <strong>la</strong>vorava nel<strong>la</strong> propria abitazione in<br />
contrada Maestra (ora corso Cavour). Il modello usato per <strong>la</strong> categoria dei “negozianti<br />
e cambisti” non prevedeva <strong>la</strong> specifica dei <strong>di</strong>pendenti.<br />
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