44 Paratico ed Arte dei Fornai, statuto e matrico<strong>la</strong>, 1417 (ACCCr, Corp. A. 12) L’approvvigionamento del pane per <strong>la</strong> città era stato, in passato, un prob<strong>le</strong>ma <strong>di</strong> importanza fondamenta<strong>le</strong> per il qua<strong>le</strong> dettavano norme, oltre al<strong>la</strong> Corporazione, anche gli statuti comunali imponendo controlli per verificare che il pane fosse fatto secondo <strong>le</strong> rego<strong>le</strong> e sempre presente in città in misura sufficiente per <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. Meno vincoli invece erano previsti per quei fornai, detti da “massara”, che, come visto, si limitavano a cuocere il pane confezionato dai privati (ACCCr, Paratico ed Arte dei Fornai, Statuti, 1417).
ad una produzione <strong>di</strong> pregio e altamente specializzata che vendeva, probabilmente, anche attraverso altri fornai. Gli offel<strong>la</strong>ri Ne citiamo <strong>la</strong> categoria, anche se costituita da pochi aderenti, per una sua affinità con i prestinari (ricor<strong>di</strong>amo, al proposito, il sopra citato pane col “butirro”). La scarsità <strong>di</strong> queste botteghe può avere una sua logica sia perché dolci e pasticceria erano considerati articoli <strong>di</strong> lusso consumati quasi esclusivamente nel<strong>le</strong> ricorrenze e festività sia perché, analogamente al pane, ne era possibi<strong>le</strong> <strong>la</strong> produzione casalinga. Nel<strong>la</strong> categoria vennero infatti censite solo nove unità del<strong>le</strong> quali sei avevano bottega, una <strong>la</strong>vorava in casa e due erano detti “ofel<strong>la</strong>ri <strong>di</strong> giro”, ossia probabilmente ambu<strong>la</strong>nti. Del<strong>le</strong> citate sei botteghe due erano in proprietà a donne. Ricor<strong>di</strong>amo, al proposito, che in tema <strong>di</strong> dolciumi l’e<strong>le</strong>nco inizia<strong>le</strong> del<strong>le</strong> attività esercitate in Cremona al momento del censimento del <strong>1787</strong> riporta anche una categoria definita “ Festari e Biadari”. Sappiamo che, in passato, i festari erano invece uniti agli offel<strong>la</strong>ri in un’unica corporazione <strong>le</strong> cui norme statutarie si in<strong>di</strong>rizzavano, in<strong>di</strong>stintamente, ad entrambi al punto da dare l’impressione <strong>di</strong> aver quasi a che fare con <strong>la</strong> duplice denominazione <strong>di</strong> un’unica Arte (Statuti per li Festari et Offel<strong>la</strong>ri <strong>di</strong> Cremona, 1573, nuovamente approvati e pubblicati nel 1712, BSCr, II. 3.31/3). Di contro i “biadari” (nel nostro censimento uniti ai “festari”) erano artigiani de<strong>di</strong>ti al<strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> cialde e ostie (<strong>la</strong>rgamente utilizzate anche per <strong>la</strong> rifinitura del torrone) e comunque <strong>di</strong> certo anch’essi connessi all’arte dolciaria. Formaggi e grassina Col termine formaggiaro vennero censiti cinquantasette ven<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> formaggio, tutti tito<strong>la</strong>ri <strong>di</strong> bottega, eccetto i sei che esercitavano <strong>la</strong> propria attività con banchi all’aperto: tre <strong>di</strong> questi erano collocati in piazza Grande, due in piazza Picco<strong>la</strong> e uno in quel<strong>la</strong> contrada de’ Bindel<strong>la</strong>ri (l’attua<strong>le</strong> via Baldesio) che, allora come ora, col<strong>le</strong>gava <strong>le</strong> due piazze. Osserviamo che cinque censiti in questa categoria si definivano riven<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> formaggio anziché formaggiari ed erano senza bottega così che due vendevano presso <strong>la</strong> propria abitazione e tre con un banco. Si potrebbe, in questo caso, ipotizzare che il termine riven<strong>di</strong>tore fosse usato non tanto nel significato <strong>di</strong> semplice commerciante in antitesi al produttore-commerciante, ma anche per in<strong>di</strong>care attività minimali. Nell’e<strong>le</strong>nco del<strong>le</strong> categorie che si trova all’inizio <strong>di</strong> ogni Registro, <strong>la</strong> <strong>di</strong>citura usata è quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> “formaggiari e grassina” ma, esaminando i singoli fogli del<strong>le</strong> notifiche, ve<strong>di</strong>amo che formaggi e grassina erano venduti congiuntamente solo in trentasette esercizi in quanto cinque ven<strong>di</strong>tori più sei riven<strong>di</strong>tori trattavano solo formaggio, due commerciavano formaggio unitamente ad altri prodotti, cinque vendevano solo grassina <strong>di</strong> cui due con altri prodotti. Sempre in questa categoria vennero censiti anche due produttori <strong>di</strong> cande<strong>le</strong> che, vista <strong>la</strong> collocazione, si può pensare fossero <strong>di</strong> sego. L’ubicazione del<strong>le</strong> botteghe dei formaggiai era preva<strong>le</strong>ntemente circoscritta nel<strong>le</strong> a<strong>di</strong>acenze del<strong>le</strong> due citate piazze con partico<strong>la</strong>re concentrazione in con- 45
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