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Linee guida - Le Buone Pratiche di cura nei Disturbi del ...

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128 <strong>Linee</strong> <strong>guida</strong> REGIONALI per la <strong>di</strong>agnosi ed il trattamento dei <strong>di</strong>sturbi <strong>del</strong> comportamento alimentare<br />

reale che si ha <strong>di</strong> se stessi nel momento attuale e come si vorrebbe essere, cioè quale<br />

dovrebbe essere l’immagine ideale o desiderata. L’utilità <strong>di</strong> tali test è sostenuta dall’ipotesi<br />

che quanto è maggiore la <strong>di</strong>fferenza tra la <strong>di</strong>mensione reale e quella ideale, tanto più grande<br />

sarà anche l’insod<strong>di</strong>sfazione <strong>del</strong> proprio corpo e <strong>di</strong> conseguenza l’alterazione <strong>del</strong>l’immagine<br />

mentale <strong>di</strong> se stessi.<br />

Al terzo gruppo appartengono quegli strumenti, me<strong>di</strong>ante cui sia possibile stu<strong>di</strong>are gli<br />

atteggiamenti verso l’immagine <strong>del</strong> proprio corpo. Il limite consiste nel fatto che l’immagine<br />

mentale <strong>del</strong> corpo si articola in molteplici aspetti che riguardano il versante percettivo, le<br />

numerose componenti affettive, il comportamento, le strategie <strong>di</strong> evitamento e, infine, i<br />

vissuti profon<strong>di</strong> <strong>di</strong> estra<strong>nei</strong>tà, <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco da sé <strong>del</strong> corpo, <strong>di</strong> depersonalizzazione.<br />

Da questi 20 anni <strong>di</strong> ricerca sull’immagine corporea, il quadro che ne deriva appare<br />

caratterizzato da un’evidente confusione concettuale e metodologica, e da numerose<br />

<strong>di</strong>fficoltà emergenti quando si cerca <strong>di</strong> confrontare ed interpretare i risultati <strong>del</strong>le varie<br />

ricerche (Smeets et al, 1997). Innanzitutto, dalla rassegna <strong>del</strong>la lettura risulta evidente<br />

la mancanza <strong>del</strong>la conferma <strong>del</strong>l’ipotesi percettiva, una lacuna che spiega gli insuccessi<br />

dei meto<strong>di</strong> percettivi nella rilevazione dei <strong>di</strong>sturbi <strong>del</strong>l’immagine corporea (Williamson<br />

et al., 2002). La risposta più comune <strong>di</strong> fronte a tale <strong>di</strong>fficoltà è stata quella <strong>di</strong> tentare<br />

<strong>di</strong> analizzare la componente attitu<strong>di</strong>nale, in particolare l’insod<strong>di</strong>sfazione per il proprio<br />

corpo, come l’aspetto più rilevante da sondare nel <strong>di</strong>sturbo <strong>del</strong>l’immagine corporea,<br />

ragion per cui è stato messo a punto un grande numero <strong>di</strong> strumenti per misurare tale<br />

requisito. Si è constatato, tuttavia, che me<strong>di</strong>ante l’uso <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong>fferenti si conseguono<br />

risultati in conflitto fra <strong>di</strong> loro e, confrontando i vari stu<strong>di</strong>,non si ottengono dati <strong>di</strong> un<br />

qualche significato che sia <strong>di</strong>rimente dal punto <strong>di</strong> vista valutativo. Sembrerebbe, dunque,<br />

che le <strong>di</strong>screpanze ottenute, esplorando la stima corporea, derivino dall’applicazione <strong>di</strong><br />

metodologie valutative <strong>di</strong>ssimili, ciascuna <strong>del</strong>le quali è in grado <strong>di</strong> misurare uno specifico<br />

costrutto, non sovrapponibile agli altri (Mussap et al., 2008). In realtà, la questione<br />

riguarda la <strong>di</strong>atriba sull’ipotesi che la <strong>di</strong>storsione <strong>del</strong>l’immagine corporea sia causata da<br />

fattori o percettivi o affettivi, tras<strong>cura</strong>ndo un aspetto fondamentale, cioè che le componenti<br />

affettive e cognitive sono state ampiamente riconosciute come parte <strong>del</strong>lo stesso processo<br />

percettivo (McCabe et al., 2006). Allora, quando si cerca <strong>di</strong> definire l’immagine corporea<br />

(Skrzypek et al., 2001), è <strong>di</strong> fondamentale importanza prendere in considerazione tanto i<br />

fattori sensoriali–percettivi, quanto i fattori non sensoriali–attitu<strong>di</strong>nali.<br />

7.3. Problemi <strong>di</strong> metodo, problemi <strong>di</strong> esito<br />

La valutazione <strong>di</strong> esito <strong>nei</strong> DCA deve tenere conto <strong>di</strong> un elemento fondamentale che<br />

riguarda il mantenimento dei risultati ottenuti, perché tutti gli stu<strong>di</strong> rilevano una grande<br />

<strong>di</strong>fferenza tra gli outcome a breve e a lungo termine (Berkman et al., 2007). Una metaanalisi<br />

<strong>di</strong> Hans–Cristoph Steinhausen <strong>del</strong> 2002 ci riassume alcune <strong>del</strong>le questioni che si pongono<br />

analizzandogli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> esito a lungo termine; 119 stu<strong>di</strong> a lungo termine: effettuati in<br />

Inghilterra e Germania ci confermano che è necessario tenere conto <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi aspetti per<br />

potere valutare complessivamente l’esito <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sturbo alimentare nella biografia <strong>del</strong>la<br />

persona che si ammala. Dallo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Steinhausen emerge infatti che i sintomi psichiatrici<br />

dopo la remissione <strong>del</strong>la patologia alimentare sono molto elevati (ansia, <strong>di</strong>sturbi ossessivi,<br />

<strong>di</strong>sturbo bipolare, abuso <strong>di</strong> sostanze, depressione, <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> personalità)e tendono a

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