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Linee guida - Le Buone Pratiche di cura nei Disturbi del ...

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Capitolo 3 - L’eziopatogenesi<br />

63<br />

ho praticato. Mi pento <strong>del</strong>le <strong>di</strong>ete, dei piatti prelibati rifiutati per vanità, come mi rammarico<br />

<strong>di</strong> tutte le occasioni <strong>di</strong> fare l’amore che ho lasciato correre per occuparmi <strong>di</strong> lavoro in sospeso<br />

o per virtù puritana. Passeggiando per i giar<strong>di</strong>ni <strong>del</strong>la memoria, scopro che i miei ricor<strong>di</strong><br />

sono associati ai sensi”. Può sembrare strano ma la storia <strong>del</strong> mondo è intimamente legata<br />

ad una scelta alimentare o meglio ad un <strong>di</strong>lemma alimentare <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne pratico e morale che<br />

avrà conseguenze fondamentali per tutte le generazioni future. Il Creatore aveva concesso<br />

alla prima coppia il dominio sugli animali <strong>di</strong> ogni specie e una serie <strong>di</strong> opportunità <strong>di</strong>sponibili<br />

infinite, ad eccezione <strong>di</strong> un albero posto al centro <strong>del</strong>l’Eden. Davanti al serpente che esibisce<br />

la mela, Eva non mostra alcun tentennamento, sceglie la mela e non addenta il serpente<br />

che comunque, se cucinato ai ferri, non è molto <strong>di</strong>ssimile dall’anguilla ai ferri. La teoria <strong>del</strong><br />

controllo ha preso le mosse da Eva. L’esegesi biblica, che ha visto nella mancata resistenza alla<br />

tentazione l’origine <strong>di</strong> tutti i mali <strong>del</strong>l’umanità, ha prodotto la teoria <strong>del</strong>le donne che vanno<br />

opportunamente sorvegliate. Cavalcando il preconcetto <strong>del</strong>la propensione alla lussuria che<br />

la letteratura attribuiva al gentil sesso, tribunali ecclesiastici e secolari accusarono <strong>del</strong>le<br />

<strong>di</strong>sgrazie <strong>del</strong>le comunità quelle donne che, occupate come cuoche, guaritrici e levatrici,<br />

maneggiavano erbe, giravano <strong>di</strong> notte e si trovavano spesso accanto alla vita o alla morte,<br />

alla nascita o alla malattia. Nel 1428 a To<strong>di</strong>, fu condannata al rogo e arsa sulla Piazzetta <strong>del</strong><br />

Montarone, Matteuccia <strong>di</strong> Francesco <strong>del</strong> Castello <strong>di</strong> Ripabianca, presunta strega, fattucchiera<br />

e maliarda. Matteuccia, che aveva come unica colpa quella <strong>di</strong> aver <strong>cura</strong>to Braccio Fortebraccio<br />

da Montone, capitano <strong>di</strong> ventura sconfitto da papa Martino V Colonna, confessò sotto le<br />

atroci torture <strong>del</strong>l’Inquisizione <strong>di</strong> recarsi al noce <strong>di</strong> Benevento a cavallo <strong>di</strong> un capro. Strana<br />

terra l’Umbria madre <strong>di</strong> santi, capitani <strong>di</strong> ventura e streghe! <strong>Le</strong> letture simboliche possono<br />

essere molte, ma certo tutto nasce dal primo morso alla mela: in quel preciso momento Eva<br />

instaurava, comunque, un predominio femminile sull’alimentazione domestica che persiste<br />

fino ad oggi e, se vogliamo, anche quello <strong>del</strong>la <strong>di</strong>eta ricca <strong>di</strong> carboidrati su quella iperproteica.<br />

Ha anche compiuto la scelta più facile, un consumo privo <strong>di</strong> fatica e scrupoli compiuto senza<br />

valutare il significato completo <strong>del</strong> gesto. Da allora la mela raffigura ciò che è possibile<br />

cogliere senza fatica, ma anche, insieme ad alcuni frutti, il senso <strong>del</strong> peccato originale o<br />

<strong>del</strong> proibito, metafora <strong>del</strong> desiderio e nutrimento perfetto, gustoso e salutare. Quel gesto<br />

ha, in fondo, portato ad una simbiosi inscin<strong>di</strong>bile tra donna e cibo. Termino queste brevi<br />

riflessioni con un accenno alla filmografia più o meno recente. E’ innegabile che <strong>di</strong>versi film<br />

hanno come tema centrale o almeno come argomento forte la tavola o il cibo: l’immagine <strong>del</strong><br />

grande schermo ha una forza <strong>di</strong> penetrazione notevole e alcune pellicole hanno analizzato<br />

il rapporto tra società e cibo in modo più critico, e senz’altro più piacevole, <strong>di</strong> tanti trattati<br />

scientifici. In “Un tocco <strong>di</strong> zenzero”, un film <strong>di</strong> Tassos Boulmetis <strong>del</strong> 2003, il valore culturale<br />

e sociale <strong>del</strong>l’alimentazione è compiutamente espresso attraverso due fondamentali sistemi<br />

<strong>di</strong> senso profondamente interconnessi: la cultura visuale e la narrazione. E tutti i temi che<br />

abbiamo trattati fino ad ora, il piacere, il gusto, i sensi, la magia, l’etica e l’identità culturale<br />

e sociale <strong>del</strong> cibo e <strong>del</strong>l’atto alimentare, sono affrontati senza remore e trattati in modo<br />

profondo. Sembra quasi che i registi, gli sceneggiatori, gli stessi attori abbiano compreso,<br />

prima degli addetti ai lavori, la valenza <strong>del</strong>l’atto alimentare. Non è un caso che protagonista<br />

<strong>di</strong> tante altre pellicole sia il cioccolato, il cibo degli dei ma anche un cibo peccaminoso e<br />

intrigante che evoca sensuali piaceri nascosti. Che ci piaccia o no, il modo in cui mangiamo e<br />

gli stessi alimenti sono correlati a ciò che si è o si vuole <strong>di</strong>ventare. È la presentazione privata<br />

<strong>del</strong> singolo attraverso il cibo.

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