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Mostra/Apri - Facoltà di Architettura - Repository - Sapienza

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Pier Luigi Nervi e l'architettura strutturalecopioso, furono messe in or<strong>di</strong>ne successivamente, anche per via del mio personale interessenel campo del cemento armato e della prefabbricazione. Dunque, piuttosto che continuaregli stu<strong>di</strong> ad Harvard, come avevo pensato in un primo tempo, optai per l’MIT, il centrodella scienza per eccellenza negli USA, così potetti approfon<strong>di</strong>re gli stu<strong>di</strong> sulle strutture, inparticolare sulle cupole in cemento armato rispetto alle quali io volevo perfino migliorarei risultati <strong>di</strong> Nervi. L’unica obiezione che facevo a Nervi, assieme ad altri colleghi, infatti,riguardava il fatto che le sue cupole avessero una struttura magnifica all’interno ma cheall’esterno tendeva a non essere evidente. Per me era importantissimo, invece, che l’internoe l’esterno fossero simili. Nelle foto del plastico del mio progetto <strong>di</strong> tesi è evidente il gioco suivolumi determinato dalla luce, un elemento fondamentale all’interno e preannunciato anchedall’esterno. è evidente il supporto strutturale che raccoglieva le ondulazioni della voltasecondo una soluzione tipica <strong>di</strong> Nervi. Poi, chiaramente, oltre al plastico c’erano i <strong>di</strong>segni, iprospetti, le sezioni, i dettagli, e <strong>di</strong> questo ebbi modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere proprio con Nervi mentreera ad Harvard. Organizzammo successivamente una mostra all’MIT sui suoi progetti. Nervifu invitato formalmente ad Harvard in occasione delle Charles Eliot Norton Lectures ma all’MIT,forse, egli aveva più contatti, come era logico. Era comunque un poeta, il massimo poetadel cemento armato e amava la tecnologia. Con lui abbiamo visitato i centri sperimentaliall’MIT dove si realizzavano plastici e modelli per esaminare le sollecitazioni, come Nerviusava fare. Così egli costruì un ottimo rapporto con l’MIT. Ci recammo insieme a Nervi,inoltre, a visitare alcuni lavori in costruzione negli USA; si percepiva, infatti, la <strong>di</strong>fferenzadel risultato architettonico dovuto ad una <strong>di</strong>versa metodologia <strong>di</strong> costruzione. Come egli ciaveva insegnato, era proprio stu<strong>di</strong>ando il metodo <strong>di</strong> costruzione che sarebbe venuta fuori, inmodo più <strong>di</strong>retto, l’espressione architettonica.Intervista a Vieri Quilici ed Ettore Masi (marzo 2010)Lucio V. Barbera: Alla fine degli anni ‘50 nella Facoltà <strong>di</strong> <strong>Architettura</strong> <strong>di</strong> Roma c’è unfermento nuovo; siamo ancora lontani dal 1968, ma comincia ad emergere una classe <strong>di</strong>studenti molto partecipi della vita culturale e politica del Paese, molto più attenti alle <strong>di</strong>verseconcezioni dell’architettura che si affacciano contemporaneamente sulla scena. Pier LuigiNervi sta affrontando alcuni dei suoi più importanti progetti, peraltro molti <strong>di</strong> essi sarannorealizzati a Roma: i progetti per le Olimpia<strong>di</strong> del 1960, che <strong>di</strong>venteranno soggetti <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o delsuo stesso corso universitario. Vieri Quilici ed Ettore Masi hanno la fortuna <strong>di</strong> aver frequentato194

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