IIdesign focus essayil contract come terra di mezzotra design ed architetturathe contract as middle groundbetween design and architecturetext by Alfonso MoroneIl contractrappresenta,proprio per la relazioneche istituisce con l’architettura,una fenomenologia ricorrente,spesso alla base di alcuni tra i piùnoti capolavori del design italiano.Contracts represent, precisely becauseof the relationship it establisheswith architecture, a recurrentphenomenon. And many of themost famous masterpiecesof Italian design owetheir existenceto contracts.
Il contract rappresenta quella “terra di mezzo” che si situatra le modalità proprie dell’architettura, per cui il manufatto ènecessariamente irripetibile perché legato al pretesto contestuale,e quelle del design, il cui prodotto è infinitamente replicabile proprioperché atopico. Nel contract il prodotto si configura all’internodi un progetto specifico sulle sue necessità, per poi prendere illargo da esse, seguendo una via autonoma che lo porta, spesso, asopravvivere alla stessa scomparsa dell’elemento originario che loaveva generato ed a cui, in maniera apparentemente indissolubile,appariva legato.Si tratta di una circostanza che riporta il design alle sue origini,al confronto con la cultura della piccola serie e del fare artigianale,e che proprio per questo resta il segno più evidente dell’appartenenzadi questa nuova disciplina, che si misura con il fare seriale dellaproduzione industriale, alla dimensione storica ed immutabiledell’architettura.Nel panorama del nostro Paese, tradizionalmente segnato dallaprevalenza della figura del designer-architetto, il contract rappresenta,proprio per la relazione che istituisce con l’architettura, unafenomenologia ricorrente, spesso alla base di alcuni tra i più noticapolavori del design italiano.Proprio questa premessa spinge a ripercorrere alcuni noti esempi diquesta prassi che rappresentano, allo stesso tempo, episodi fondativinella storia del design italiano e della sua capacità di legarsi abisogni sociali collegati alla mobilità, all’ospitalità, all’intrattenimentosino alla scolarizzazione di massa, e che dall’estensione collettivapassano, pari pari, alla dimensione individuale della residenza.Possiamo dare l’avvio a questa piccola rassegna partendo propriodall’approccio globale al progetto di uno dei maestri del razionalismoitaliano, Giuseppe Terragni attraverso quella che è la sua operapiù famosa: la Casa del Fascio. Qui Terragni disegna tutto: finiture,porte, maniglie, pavimenti, lampade, tavoli, scrivanie, scaffalature esedute, come la sedia “Lariana” e la poltroncina “Benita”, costruite intubolare metallico e piani di legno o imbottiti. Qualche anno dopo,lo stesso approccio totalizzante si ritroverà nell’asilo del quartiereSant’Elia. Il progetto d’arredo, in questo caso, è ricondotto alla scaladel bambino. Viene pertanto progettata una piccola seduta, anch’essain tubolare metallico con piano e schienale in compensato, in cui iltubolare si piega, collegando in un’unica linea continua lo schienaleal pavimento per poi terminare nel disegno del sedile. Una sediasolida, confortevole e sicura che rappresenta, nelle sue aspirazioni,una sorta di archetipo per ricerche su oggetti specifici per l’infanziache verranno tanti anni dopo.Passiamo al contributo di colui che rappresenta, meglio di ogni altro,il pontiere tra la tradizione architettonica italiana la nascente culturadel design. Gio Ponti, tra tanto altro, progettò gli interni di alcunenavi, vanto della Marina Mercantile italiana, che furono uno deisimboli della volontà di rinascita del nostro paese dopo il conflittomondiale. I transatlantici “Conte Grande”, “Conte Biancamano”,“Giulio Cesare”, “Andrea Doria” che collegavano l’Italia conl’America del Nord e del Sud; le motonavi “Oceania” e “Africa”,con gli omonimi continenti, rappresentarono un riferimento per laaffermazione internazionale di uno stile peculiarmente italiano.Negli arredi che Ponti progetta per i grandi transatlantici egli segnauna nuova tappa dall’affrancamento dal decorativismo, ancoraprevalente nel mobile lussuoso, per intraprendere decisamente lavia del cosiddetto “styling del sottile”, cioè del mobile che aspiraad una leggerezza conquistata attraverso un continuo processo diassottigliamento degli elementi costruttivi. Già la poltroncina “504”,progettata per le sale da pranzo del Conte Grande, presentava dellegambe molto sottili, rastremate verso la punta rivestita con un rinforzometallico nel punto terminale. Questo modello, ulteriormente ridottonel peso, eliminando i braccioli, e con lo schienale leggermenteinclinato, darà luogo alla “699”, universalmente nota comeSuperleggera. La seduta più nota di Giò Ponti, tenuta in produzionedalla Cassina per oltre trent’anni.Ancora il mare si ritrova come tema fondante di un altro progettocollettivo di Ponti: l’Albergo Parco dei Principi a Sorrento.Con trenta disegni diversi della pavimentazione, ognuno dei qualipermette nel montaggio due o tre combinazioni, si ottengonocento diverse applicazioni, corrispondenti esattamente al numerodelle stanze dell’Albergo. Una ricerca specifica, generata dallamagia del luogo, che pure trova una sua estensione, una sorta digeneralizzazione, nella produzione industriale delle piastrelle inmaiolica fatta dal produttore salernitano D’Agostino.Avviandoci alla conclusione di questa breve ed incompleta antologiapossiamo solo sfiorare l’attività di uno dei maestri indiscussi deldesign italiano come Achille Castiglioni. Egli si dedicò al prodottoindustriale da una cognizione dell’elemento spaziale che deriva dallasua formazione architettonica e che possiamo ritrovare chiaramentein progetti come quello della lampada a sospensione Splügen Bräu.Nata dalle esigenze specifiche di un bar-ristorante, lo Splügen Bräua Milano appunto, doveva fornire una luce bassa sul tavolo dapranzo, evitando la trasmissione di calore sul banco. La soluzioneè un diffusore “a termos” in alluminio lucidato, cavo e corrugato,che grazie ad una superficie di scambio termico amplificata, comequella di un radiatore, permette una efficace dispersione del calore,mentre la calotta riflettente posta in basso riesce a trasmettere unaluce concentrata sul piano del tavolo.La capacità dell’oggetto, partendo da una necessità specifica dirisolvere un bisogno generale, cioè quello di avere una luce bassasul piano di un tavolo da pranzo, è dimostrata dal suo enormesuccesso. Ancora oggi, infatti, questa lampada continua ad essereprodotta da Flos.Contracts represent the “middle ground” between the characteristicapproaches of architecture, where the construction is perforceunrepeatable because it is linked to the contextual pretext, andthose of design, whose product can be replicated infinitely preciselybecause it is not related to any given site. In contracts, the product iscreated as part of a specific project, on the basis of its requirements,to then depart from it and venture on its own path, which often makesit survive the very disappearance of the project within which context