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i nostri recapiti utili - Campo de'fiori

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22 <strong>Campo</strong> de’ fioriLa mia filosofia è“filosofia dell’unità”del Prof.MassimoMarsicolaPiù volte gli studentimi hanno chiestodi dare una definizionedella mia filosofia.Ho risposto dibuon grado che si può sintetizzarecosì: costruzionedell’unità apartire dall’apparentee dal molteplice; costruzionedell’unitàdalla differenza; costruzione dell’unitàmediante lo spirito. Costruzione dell’unitàmediante la verità. Infine: ri-costruzionedell’unità nella verità mediante lospirito. Si, ricostruzione. Perchè la verità ègià prima. E la vita di ciascuno acquista significatoed è spesa bene se e solo se siorienta verso la verità e abita nella verità.In tal senso la mia filosofia è anche una teologiagiacchè chi cerca la verità la trova, equesta ricerca ti conduce a Dio. Tale approdomostra l’uomo, sicchè, sul tappeto, siritrova anche, insieme, la questione antropologica.Connessa e legata a questa definizione vi èla ripartenza su basi nuove della filosofia.La filosofia come scienza rigorosa. Infatti, sivorrà chiedere: unità di che? Unità di chi?Chi è chiamato a raggiungere l’unità? Lamia risposta è la seguente: è chiamato acostruire l’unità prima di tutti chi non cel’ha. Innanzitutto la persona in se stessa,che lacerata dalla dualità spirito-carne, devepassare ad una monodualità funzionale.Mediante questa monodualità funzionale,che altro non è che il conseguimento dellapropria umanità, la persona si può relazionarein maniera feconda alle altre, formandola famiglia e la società civile, maanche la Chiesa e la civiltà.Tutto deve passare per l’identità, la conoscenza,la responsabilità, la coerenza, l’integrazione.Si potrebbe dire, alla luce dellamia dottrina, che il mondo può sperare dimigliorarsi sulla base della “filosofia scientifica”nutrita costantemente dallo Spirito diverità che può trovare applicazione incampo educativo, in economia, in politica,ed in ogni campo della conoscenza comedella vita pratica. Essa è destinata a soppiantareil “pensiero debole”, il “nichilismo”,“il relativismo”, e tutti gli “ismi” possibili,noti ed ignoti, palesi e sotterranei.Per coloro che non riescono a distaccarsi dalvecchio modo di ragionare ciò, ovviamente,suona strano. In realtà si tratta di far emergerequella verità che fin qui è stata negatae far agire quella nuova che da essa deriva.Una volta accolta si dovrà operare perchè siaffermi l’uomo nuovo, quell’uomo cioè chedecide liberamente di chiudere con l’errore,con l’uomo del passato, il fatto di terra, edabbracciare la virtù per proiettarsi nel futuro,verso l’uomo nuovo, viatico per unaumanità nuova.La difficoltà non dico di affermarsi, maanche soltanto di farsi ascoltare da partedel nuovo pensiero è dovuta al fatto chenella storia del pensiero occidentale l’unitàè sempre stata fatta coincidere con l’identitàdella cosa, garantita dal Principiod’identità. Così la cosa è identica a se stessae non vi è bisogno di ricercarla fuori da questarelazione. L’essere coincide con l’ente el’ente con l’essere, sia pure mediante il concetto.Essere ed ente si coappartengononelle loro proprietà.Sulla base di ciò mai si è pensato che l’unitàè qualcosa che sta sullo sfondo, qualcosache invece deve essere raggiunto, conseguitocome un risultato, a partire dal molteplicee dalla differenza. L’unità dev’esserericostruita. E mai si è neppure sospettatoche questo compito inerisce all’uomo, al Dasein,direbbe Heidegger, all’esserci; a coluiche accoglie l’essere in quanto lo ricerca apartire dalla sua stessa apertura.“Sua” qui rimanda tanto a quella dell‘essereche, nel darsi, privilegia l’uomo fra tutti glienti esistenti, quanto all’esserci, unica creaturacapace di aprirsi all’essere nella sua totalitàe realtà trascendente oltre cheimmanente. Anzi, risulta evidente che la trascendenzaè il risultato dell’impossibilità perciò che è immanente di darsi come definitivo,stabile. In tal senso, la totalità deglienti, la loro relazione, il loro fine, non siesaurisce affatto in ciò che sono e significanorispetto alla presenza e alla funzione,ma sono “porta del cielo” in quanto rimandanoa ciò che sta oltre la terra. Per andareal cielo occorre avere ben piantati i piedi perterra. Nessuno può guardare al cielo se noncolui che ha esperito il terreno e l’ha lavorato.Non si vuole di certo rinnegare il Principiod’identità, ma si sottolinea che esso èsolo un momento della logica, della logicaformale, che deve puntare a mostrare l’articolazionedell’essere nella sua ampiezza etotalità.I pensieri di Dio non sono i pensieri dell’uomo.Ciò significa che la logica di Dio nonè quella dell’uomo.Ma ancor di più significa che l’uomo trovala sua unità solo se giunge a pensare in Dio,nell’uno vero. Logica che deve disegnare inse stessa e da se stessa il suo proprio percorsoquale destino fondamentale dell’uomoche, <strong>utili</strong>zzando le molteplici cose delmondo, costruisce un edificio di senso (la filosofia)che trascende il mondo. Trascendersiè necessario; non è una sempliceeventualità che può essere presa o nonpresa in considerazione. È una necessità acui nessuno sfugge.Filosofia dell’unità dunque, che passa peruna nuova antropologia. Filosofia dell’essereche passa per il rinnovamento della logica.Logica dell’essere che considera lalegalità quale espressione del logos. Logicache mostra come il regno della legge ha insè leggi sue proprie che non sono e nonpossono essere le stesse che valgono per ilmondo dei fenomeni, luogo della loro applicazione.Il regno della legalità deriva dalla giustiziache, come si può capire, non essendo diquesto mondo, si possiede tutta intera nell’altro,in quello metafisico.E da esso discende nel tentativo di governareil mondo per mezzo dell’uomo.

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