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NON INDAGATE IN CALABRIA<br />

GLI HANNO TOLTO L’INCHIESTA “POSEIDONE” DI MANO quando la posta in palio<br />

s’è alzata, nel momento in cui i nomi che venivano toccati erano quelli di politici<br />

di primo piano (Lorenzo Cesa, segretario Udc), ufficiali di alto rango delle forze<br />

dell’ordine (il generale della Finanza Walter Cretella Lombardo) ed amministratori<br />

con una lunga trafila di incarichi in società controllate dallo Stato (Giovanbattista<br />

Papello, ex consigliere Anas ed ex responsabile del Commissariato ambiente calabrese).<br />

Il sostituto procuratore di Catanzaro Luigi De Magistris aveva iniziato a indagare<br />

sullo scandalo della depurazione delle acque in Calabria nel 2005. Ma, nel momento<br />

in cui le ipotesi di reato sono passate dalla truffa ai danni dell’Ue (per i fondi erogati),<br />

al disastro ambientale, corruzione e riciclaggio, sino all’associazione a delinquere,<br />

s’è intuito che l’indagine aveva cominciato a dare fastidio. Interrogazioni parlamentari,<br />

ispezioni ministeriali, una serie impressionante di atti di citazione in sede civile<br />

con richieste di risarcimento milionarie per i cronisti e le testate nazionali e locali<br />

che riportavano notizie su “Poseidone”.<br />

Il colpo di grazia a De Magistris, destituito dall’incarico e ora impossibilitato<br />

a scavare su un ammanco di 200 milioni di euro nei fondi destinati all’emergenza<br />

ambientale nella regione meridionale, è giunto nella settimana di aprile in cui<br />

l’Espresso riportava l’ultimo, clamoroso sviluppo dell’inchiesta. Ovvero: la contestazione<br />

della legge Anselmi, la norma varata dopo lo scandalo P2 che punisce la costituzione<br />

di associazioni segrete, per un gruppo di industriali, generali e parlamentari, tutti legati<br />

secondo il sostituto procuratore in quella che il settimanale ha ipotizzato essere<br />

“La loggia degli affari”.<br />

Il procuratore capo di Catanzaro Mariano Lombardi poche ore dopo ha revocato<br />

la delega a De Magistris. L’inchiesta ha ballato per un po’ fra le procure del Sud:<br />

dapprima Salerno, poi di nuovo Catanzaro. Ma, da quel momento, non se n’è saputo<br />

più nulla. In molti erano rimasti colpiti dall’epilogo di quell’articolo: si concludeva infatti<br />

riferendo che «il figlio della compagna di Lombardi nel 2006 aveva creato<br />

un’immobiliare con Giancarlo Pittelli, avvocato, onorevole di Forza Italia, indagato<br />

dal sostituto procuratore». E chiosava: «Il capo di De Magistris convive serenamente<br />

col socio del nemico numero uno del suo pm. Cose che capitano, in Calabria».<br />

A quel punto si sono mossi un po’ tutti: Csm, ministero della Giustizia, soprattutto<br />

Pittelli è partito al contrattacco. Ha tenuto una conferenza stampa pronunciando<br />

parole di fuoco contro il giudice che indagava su di lui, denunciandolo alla procura<br />

di Salerno per fuga di notizie. Il Consiglio superiore della magistratura ha aperto<br />

un fascicolo su una presunta violazione del segreto d’indagine di cui si sarebbe<br />

reso responsabile De Magistris. La notizia dell’apertura del fascicolo è contenuta<br />

in una lettera che il Consigliere del Presidente della Repubblica per gli affari<br />

dell’amministrazione della giustizia ha inviato al senatore Pittelli. La comunicazione<br />

all’esponente di Forza Italia ha fatto seguito ad una missiva che il parlamentare aveva<br />

inviato il 28 febbraio scorso al Capo dello Stato, per segnalare che alcune sue<br />

conversazioni telefoniche sarebbero state illegalmente utilizzate (a detta del senatore)<br />

in procedimenti penali e che il loro contenuto era stato poi divulgato dai mezzi<br />

d’informazione. De Magistris è rimasto solo. In difesa dell’operato del sostituto<br />

procuratore una lettera di quattordici giudici, suoi colleghi, che lo difendono a spada<br />

tratta. Si è levata una sola voce, dai palazzi della politica, per esprimergli solidarietà:<br />

quella di Antonio Di Pietro. Giovanni Vignali<br />

Al pm De Magistris è stata<br />

revocata la delega. Indagava<br />

sugli illeciti relativi ai fondi Ue<br />

sulla depurazione. Nel suo<br />

fascicolo molti nomi eccellenti<br />

| 52 | valori | ANNO 7 N.50 | GIUGNO 2007 |<br />

turno ha lasciato alla Valle del Marro: una scia di sangue<br />

sui muri, un cancello, donato dall’Associazione Anti<br />

Racket, utilizzato per farne delle croci, utensili rubati,<br />

uffici sfasciati.<br />

Un “chiaro messaggio”<br />

Il “chiaro messaggio” al gruppo di don Ciotti si aggiunge<br />

ad una serie di altri incidenti che dagli operatori<br />

delle varie cooperative di Locri vengono così riassunti:<br />

«due devastanti attentati contro il Centro Polifunzionale<br />

“Magna Grecia” del Comune di Ardore, gestito<br />

da una impresa di giovani che cercava di creare opportunità<br />

di lavoro e di aggregazione nel territorio; ripetuti<br />

attentati presso il Centro Giovanile Salesiano di Locri,<br />

cuore della Pastorale Giovanile della Diocesi, per<br />

impedire ad una ditta di condurre importanti lavori di<br />

ristrutturazione; la pesante lettera minatoria recapitata<br />

nei giorni scorsi alla senatrice Maria Grazia Laganà; le<br />

insistenti voci di sfratto della Comunità di Liberazione<br />

di Gioiosa Jonica (tra i fondatori del Consorzio Goel) da<br />

una struttura pubblica ottenuta con regolare contratto<br />

di affitto e ristrutturata ripetutamente a proprie spese,<br />

proprio mentre la ditta che sta eseguendo uno dei tanti<br />

lavori di miglioria viene derubata; un clamoroso furto<br />

in pieno centro ad un commerciante di materiale<br />

edile a Gioiosa Jonica, Francesco Attachi, impegnato<br />

nel sociale, e ancora altri furti ed intimidazioni in tutta<br />

la zona; ed infine le intimidazioni ricevute dell’associazione<br />

Don Milani di Gioiosa Jonica, il cui presidente,<br />

Francesco Rigitano, è responsabile del locale coordinamento<br />

di Libera della Locride».<br />

Il “Don Milani” è appena riuscito a costruire un<br />

campetto di calcio, non certo un centro sportivo polifunzionale,<br />

ma fin da subito il chiosco annesso al campetto<br />

è stato derubato. A distanza di pochi giorni sono<br />

state ritrovate dentro il chiosco ben 6 cartucce caricate<br />

a pallettoni poste in bell’evidenza. Il messaggio intimidatorio<br />

è chiaro, diretto, pesante e preoccupante. «Le<br />

iniziative della magistratura nei confronti di suoi membri<br />

così evidentemente schierati contro le cosche hanno<br />

costituito il segnale che ha indotto la mai tacitata arroganza<br />

della ’ndrangheta a rinvigorirsi più forte che<br />

mai», spiega ancora Linarello.<br />

Infatti, è di pochi giorni fa la notizia che il procuratore<br />

della Repubblica di Catanzaro, Mariano Lombardi,<br />

ha revocato la delega al sostituto procuratore Luigi De<br />

Magistris in relazione all’inchiesta "Poseidone" sui presunti<br />

illeciti nella gestione dei finanziamenti dell’Unione<br />

europea nel settore della depurazione in Calabria (vedi<br />

box). Nel corso delle indagini sono state indagate una<br />

cinquantina di persone, nomi di un certo rilievo che<br />

hanno evidentemente indotto qualcuno a ritenere troppo<br />

aggressivo De Magistris e dunque inadatto a portare<br />

avanti un’inchiesta che riguarda sempre di più i legami<br />

di potere occulto e non tra criminalità e politica.<br />

Ragioni procedurali (è uscito dal pool antimafia reggino<br />

per la normale rotazione prevista dalla legge e si è<br />

visto negare dai superiori il permesso di rientrarvi), attualmente<br />

al vaglio del Csm, rendono invece impossibile<br />

la prosecuzione del lavoro contro la ’ndrangheta per<br />

Gratteri contro il quale per altro è stato recentemente<br />

scoperto e sventato un attentato in preparazione di tale<br />

portata che i vertici della magistratura calabrese hanno<br />

dichiarato che «la decisione di preparare un attentato<br />

contro Gratteri non può essere frutto soltanto della decisione<br />

di una o due cosche della Locride, ma implica il<br />

consenso del ghota ndranghetistico dell’intera provincia.<br />

Al massimo dieci “famiglie”, tra Reggio città, Piana<br />

di Gioia Tauro e Ionica, il cui assenso è strategico per effettuare<br />

un atto criminale di tale portata».<br />

Colpito chi indaga<br />

«È stato colpito quel pezzo di magistratura locale brava,<br />

che lavora e che ottiene ottimi risultati», sottolinea Linarello,<br />

«la ’ndrangheta alla luce di questi segnali si è<br />

rinvigorita. Hanno capito che è il momento giusto per<br />

colpire al fianco il territorio che non si adegua. Tutti i<br />

fenomeni si sono verificati nell’arco di un mese ed è<br />

quindi lecito vedere una relazione di causa effetto tra i<br />

provvedimenti che colpiscono dei personaggi simbolo<br />

della lotta alla criminalità organizzata e la recrudescenza<br />

degli atti intimidatori. Ma il segnale in realtà», aggiunge<br />

ancora Linarello, «è che non c’è proprio la volontà<br />

di combattere il sistema ’ndrangheta e massoneria<br />

deviata da parte dello stato: lo Stato non ha mai comin-<br />

| economiasolidale |<br />

LIBERA NEL MIRINO DEI MAFIOSI<br />

UN DANNEGGIAMENTO IN UN TERRENO CONFISCATO ALLA MAFIA e assegnato<br />

ad una cooperativa che aderisce al consorzio “Liberaterra” è stato denunciato<br />

ai carabinieri di Corleone. Il fondo si trova in contrada Pietralunga, nel territorio<br />

del Comune di Monreale, dove i carabinieri hanno effettuato un sopralluogo per<br />

presentare una relazione alla Procura distrettuale antimafia di Palermo. Il terreno è stato<br />

confiscato al presuntio mafioso Giovanni Simonetti, ed era stato assegnato qualche<br />

tempo fa alla coop “Lavoro e Non”, che fa riferimento all’associazione Libera di don Luigi<br />

Ciotti. Sono stati danneggiati per circa il 70 per cento i germogli delle viti, in vista<br />

della fruttificazione delle piante il prossimo anno. «È in atto una controffensiva da parte<br />

delle organizzazioni mafiose - afferma in una nota don Luigi Ciotti, presidente di Libera -<br />

evidentemente preoccupate dai risultati che si stanno ottenendo nei campi della legalità.<br />

Non ci faremo intimidire e siamo convinti che i cittadini e le istituzioni sapranno ancora<br />

una volta rispondere con fermezza. Ai giovani impegnati quotidianamente nei campi<br />

di lavoro dei beni confiscati alle mafie vogliamo dire di continuare ad avere lo stesso<br />

coraggio dimostrato finora insieme alla consapevolezza di avere accanto tutta l’Italia<br />

che crede nei valori della democrazia, della libertà e della legalità».<br />

A don Ciotti e ai ragazzi della Coop è arrivata la solidarietà del premier Romano Prodi.<br />

“Esprimo - ha detto Prodi - solidarietà e indignazione per l’accaduto, auspico inoltre<br />

che continui con sempre più vigore la lotta per sradicare la criminalità organizzata.”<br />

ciato il contrasto». «A tutto ciò», conclude il presidente<br />

di Goel, «si aggiunge una sorta di impermeabilità mediatica:<br />

fa notizia un morto per un incidente stradale ma<br />

non uno ucciso dalle cosche! Solo don Ciotti riesce in<br />

qualche modo infrangere questo muro e far circolare il<br />

suo grido di protesta per il resto nessuno guarda più alle<br />

vicende legate alla ’ndrangheta e alle sue vittime». .

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